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Repressione nel Carcere di S. Sebastiano (Sassari)
- Subject: Repressione nel Carcere di S. Sebastiano (Sassari)
- From: "Comit. Intern.sta Arco Iris" <ale.ramon at numerica.it>
- Date: Thu, 20 Apr 2000 13:32:05 +0200
Ogni carcere è costruito con i mattoni dell’infamia ed è chiuso con le sbarre per paura che Cristo veda come gli uomini straziano i loro fratelli. Oscar Wilde Nonostante siano passate due settimane ancora non è chiaro quanto sia successo lunedì 3 aprile nel carcere di S. Sebastiano posto nel cuore della città di Sassari in Sardegna. Sappiamo bene però che il carcere è delitto, privazione , violenza e lunedì in Via Roma 51, a Sassari il carcere ha mostrato il suo vero volto in tutta la sua brutalità, facendo rimbombare ulteriormente le parole del nuovo comandante della polizia penitenziaria, Ettore Tomassi che all’indomani della sua nomina, ossia il giorno del pestaggio si sarebbe presentato alla popolazione carceraria con le seguenti parole :"Io sono il vostro dio, in 15 giorni diventerete come agnellini. Sappiate che il lager è un paradiso, qui inizia l’inferno". Questi i fatti: In occasione di una protesta interna al carcere, esplosa spontaneamente a causa delle insostenibili condizioni di vita all’interno dello stesso, aggravate dal fatto che, essendo in atto la sostituzione o uno sciopero della direttrice, sarebbero stati sospesi per alcuni giorni " servizi aggiuntivi" come il "supplemento spesa" allo spaccio (ossia la possibilità di poter comprare allo spaccio del carcere alimenti oltre quelli passati dalla mensa), e il ricovero ospedaliero (giudicate se questi servizi siano aggiuntivi o innegabili!), in più sono stati chiusi i rubinetti dell’acqua, altra cosa forse superflua….. Non è da tralasciare la situazione di un presunto sovraffollamento di detenuti per cui si volevano effettuare dei trasferimenti in altre carceri dell’isola. A tutto questo i prigionieri hanno reagito iniziando, la notte del 3 aprile, a sbattere utensili vari alle sbarre ed a urlare per denunciare il loro malessere pubblicamente. L’amministrazione, per tutta risposta, avrebbe fatto intervenire le squadre speciali : G.O.M. (gruppi operativi mobili della polizia penitenziaria, una struttura d’intervento rapido, come tutte le polizie, ma non hanno compiti punitivi. Giustificabili con situazioni di difficoltà e criminali impegnativi da gestire), per ristabilire l’ordine costituito. Questo chiaramente secondo le istituzioni. Avendo la situazione destato eccessivo clamore Diliberto prontamente è intervenuto e dopo aver promesso indagini e inchieste, ha sentito il dovere di soffermarsi sul lavoro dei secondini, sottolineando che, riportiamo esattamente le sue parole, :"la polizia penitenziaria svolge un lavoro difficile e molto delicato, che deve essere realizzato in strutture adeguate e moderne, ma a S. Sebastiano sono costretti a lavorare in condizioni allucinanti". Ecco perché si sta pensando di vendere l’area appetibile e centrale a privati a patto che questi diano allo stato chiavi in mano, un nuovo carcere, cioè lo stato vuole costruire un nuovo carcere efficiente e moderno a costo zero. Questo, per loro è l’unico problema e l’unica soluzione. A volte, aggiungiamo noi, lavorare con difficoltà, causa stress, quindi è giusto che le guardie si sfoghino sulle vite umane da loro custodite, legalizzando a loro piacimento pestaggi, soprusi e torture, tanto sono detenuti che sono lì per espiare delle colpe, non persone ma solo dei carcerati. Quello che è successo il 3 aprile è stato un massacro, una spedizione punitiva in piena regola, con testimoni screditati ed inutili in quanto semplici prigionieri. Ecco la lampante funzione repressiva, e non rieducativa o di recupero del carcere, in tutta la sua massima espressione. L’art. 27 della costituzione italiana che recita :"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", è stato tranquillamente calpestato, ancora una volta, in nome della democrazia e dell’ordine pubblico. Bilancio (provvisorio e non ufficiale!), 70 detenuti pestati a sangue perquisiti da cima a fondo (intestino compreso), e trasferiti in altre strutture, per alcuni nessun colloquio nessuna visita…. Forse perché si vuole impedire di vedere i segni del massacro, o si vuol tentare di occultare le prove e curare senza troppi clamori fratture, ecchimosi, perdita improvvisa di diversi denti in una settimana circa. Troppi segni gli aguzzini hanno sbadatamente lasciato sui corpi dei ribelli…… prima sono entrati nelle celle, devastandole, rompendo armadietti, brande e gettando dalle finestre indumenti, cibo, riserve d’acqua e quant’altro, poi li hanno assaliti. Si sa che uno è in coma, uno ha entrambi i polsi fratturati, molti non sono stati neppure ancora visitati, tutti, compresa la sezione femminile. Hanno comunque preso calci e pugni alla schiena, alle gambe e ai testicoli. Solo alcuni parenti delle vittime hanno voluto parlare, con gli occhi insanguinati dalla rabbia per come hanno trovato i loro congiunti," il viso quasi intatto, solo un po’ sofferto… il corpo dilaniato, dolori ovunque impossibilitati ad assumere posizioni "normali"", (troppe fratture non previste forse?) e così via……..più che un racconto un bollettino di guerra. La risposta non tarda ad arrivare: venerdì 14 aprile i familiari dei prigionieri riuniti in un comitato spontaneo hanno organizzato una fiaccolata di solidarietà, la partecipazione è stata di circa 150 persone tutti in silenzio hanno sfilato nelle vie intorno al carcere, senza simboli né bandiere. I detenuti hanno risposto accendendo le loro fiaccole (accendini) con le braccia che cercavano di raggiungere i manifestanti in un abbraccio soffocato ed impossibile. L’atmosfera si è scaldata nel momento in cui i cuori si sono incontrati al di là della sbarre, al di là delle celle e delle mura apparentemente invalicabili. Ma il resto della città non ha capito o non ha voluto capire. Una richiesta di solidarietà per un fatto così aberrante a cui non si è risposto pienamente forse perché sono detenuti e dopo tutto se sono dentro sono colpevoli e se lo meritano………. La maggioranza silenziosa, quindi, continuerà a tacere acconsentendo a mattanze legali ed impunite, continuerà a fingere di non sentire le urla che troppe volte hanno squarciato quelle mura per uscire fuori, ma l’importante è, che il carcere sia fuori dalla città, così che i prigionieri non possano turbare ulteriormente la "povera vita dei cittadini onesti" troppo occupati a pensare esclusivamente a se stessi. All’appuntamento non sono mancati purtroppo i soliti avvoltoi venuti a chiudere la loro campagna elettorale cavalcando gli eventi ed elargendo promesse; a loro va tutto il nostro disprezzo. Non sono mancati neppure simpatici casi di auto-combustione spontanea (cioè la spontanea messa al rogo di auto) di alcune guardie e generosi pacchi regalo dal contenuto ESPLOSIVO lasciati qua e là nelle carceri sarde…. - Esprimiamo la nostra solidarietà ai prigionieri e ai familiari - Ribadiamo il nostro profondo disprezzo nei confronti di coloro che gestiscono, ad ogni livello le strutture carcerarie - nonché il rifiuto di riconoscere lo stato italiano borghese, imperialista e nel caso della Sardegna straniero e colonialista. Saluti rivoluzionari Con tenerezza e forza Sa Cunfederatzione de sos comunistas Sardos
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