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la saga di elian
- Subject: la saga di elian
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Mon, 17 Apr 2000 01:06:26 -100
Pubblico altri articoli apparsi oggi sul "corriere della Sera" perche' mi pare che la vicenda sia paradigmatica sotto molti aspetti: 1. perche' testimonia come la mentalita' da guerra fredda sia ancora viva; 2. perche' il mondo ddei mass-media continuino a celebrare se stessi spettacolarizzando tutto e condannando allo stesso tempo la spettacolarizzazione; 3. perche' per gli Stati Uniti ormai l'emigrazione cubana, foraggiata e coccolata per decenni, ormai costituisce un imbarazzante ostacolo sulla via degli affari sull'isola; 4. perche' nessuno tiene nela minima considerazione i dritti e la volonta' di Elian. Una decina di anni fa era stata stipulata, ma forse mai ratificata da un numero sufficiente di stati, la convenzione internazionale concernetne i diritti dei fanciulli. Ebbene, questa e' la riprova di come tali diritti vengan tutelati. BUONA LETURA, PLG ------------------------------------------------------------------------------ Il governo di Washington garantisce che tra qualche giorno il piccolo naufrago tornera' a casa. Ma lo zio non abbandona l'intransigenza Quattro miliardi se resti a Miami con Elian" Il padre rifiuta l'offerta degli anticastristi: "Cuba e' la mia patria Ancora rimandato l'incontro DAL NOSTRO CORRISPONDENTEWASHINGTON Due milioni di dollari (quattro miliardi di lire), la casa, l'auto, un lavoro: questo e' il prezzo di Elian, questa e' l'offerta che non si puo' rifiutare padre del bambino, da non meglio identificati rappresentanti dei prozii, affinche' resti negli Stati Uniti assieme a lui. Ma Juan Miguel la ha rifiutata, con veemenza, senza esitazione, perche' la paternita' non ha prezzo. "Elian e' mio figlio, Cuba e' il nostro Paese, a Cuba abbiamo il resto della famiglia, e noi ritorneremo da loro", ha risposto sull'orlo della lacrime. Lo ha svelato l'ex senatore italo americano Dennis DeConcini, dopo avere trascorso mezza giornata con lui. DeConcini, un democratico, e' il presidente dell'"Alleanza per i rapporti con Cuba", un uomo che vorrebbe la revoca dell'embargo contro di essa e il dialogo con Castro. "Juan Miguel mi ha fatto capire ha detto che la somma verrebbe versata dal piu' potente gruppo dei rifugiati cubani anticastristi a Miami La rivelazione ha indignato la maggior parte degli americani. In precedenza, il Washington Post aveva gia' criticato il video in cui Elian chiedeva di restare negli Usa: "Il comportamento dei prozii aveva scritto e' sempre piu' inquietante e avvilenteDeConcini ha parlato mentre al tribunale federale di Atlanta in Georgia e a quello di Washington erano in corso due nuove, dure battaglie legali. I prozii del bambino hanno chiesto al primo di ingiungere al ministero della Giustizia di non estradarlo. E al secondo di sentenziare che Cuba viola i diritti umani, e che Elian deve percio' restare a Miami. Il ministero e' gia' andato al contrattacco. Ha assicurato al tribunale di Atlanta che per ora vuole soltanto che il piccolo si riunisca al padre, e che essi resteranno negli Usa finche' l'iter giudiziario non si sara' esaurito. E ha presentato al tribunale di Washington un dossier a riprova che a Cuba i diritti umani di Elian verrebbero rispettati. Ha infine comunicato ai prozii che emettera' un "ordine di partenza controllato", sospendera' cioe' l'estradizione automatica di Elian, purche' essi acconsentano a mandare il piccolo dal genitore. Il primo tribunale non si e' ancora pronunciato ma il secondo ha rinviato la questione alla prossima settimana. E'quindi probabile che il braccio di ferro si protragga per alcuni giorni. Il ministero della Giustizia si proclama fiducioso, presto Juan Miguel dovrebbe abbracciare Elian.Da Miami l'attenzione dell'America si e' cosi' spostata su Washington. La villa del rappresentante cubano, dove soggiorna Juan Miguel Gonzalez e' stata messa sotto assedio dai media. Juan Miguel ha concesso una breve intervista alla tv Cnn, lontano dalle telecamere. Si e' detto sconvolto dal video del figlio e rassegnato a una lunga attesa. Con la moglie e l'ultimo bambino di pochi mesi si e' poi recato in visita alla cattedrale di Washington e al Centro metodista. DeConcini ha dichiarato al Corriere di averlo trovato "teso ed emotivo. "Perche' non rimani qui?", gli ho chiesto. Mi ha mostrato le foto di tutti i congiunti. "Perche' siamo una famiglia molto unita", ha ribattuto. "Non siamo ricchi, ma ho un lavoro e una casa dignitosi E'un uomo semplice, legato a Elian e gli altri figli, non e' un sofisticato funzionario di partito. Credo che parli con il cuore, non perche' Castro o i servizi segreti glielo imponganoPer l'America, la vicenda di Elian e' diventata l'evento mediatico dell'anno. Ma la vicenda assume sempre piu' un tono da guerra fredda, di lotta tra anticomunisti e moderati. Un'amara vignetta presenta un gruppo di americani a Cuba che chiede asilo politico a Castro. "Perche'?", vuole sapere Fidel. "Perche' non ne possiamo piu' di questo martellamento dei media su Elian", e' la risposta. Ennio Caretto ------------------------------------------------------------------------------ La Cbs gia' prepara il film: "Jennifer Lopez madre del piccolo esule" Un film-tv sulla vicenda di Elian. I grandi network americani si stanno gia' organizzando per cominciare le riprese: in testa e' la Cbs, che secondo il New York Post u' pensa gia' al cast. La Cbs spera anche di ottenere nella stesura del copione la collaborazione dei familiari di Elian. Il tabloid Star indica che per il fondamentale ruolo del piccolo esule cubano sarebbe gia' stato contattato Haley Joel Osment, protagonista de "Il sesto senso I giornalisti del Post si sono poi divertiti a ipotizzare un cast per il film: il rocker Carlos Santana nei panni dello zio Lazaro di Miami, la cantante Jennifer Lopez dovrebbe essere mamma Elizabeth. E la cugina Marisleysis, una sorta di seconda mamma per Elian? Il Post nei suoi panni vedrebbe bene Salma Hayek, la ballerina di Dal tramonto all'alba ------------------------------------------------------------------------------- L'ALTRO PROTAGONISTA Tra propaganda e affetto, l'enigma di papa' Juan Miguel Prima del tragico viaggio della moglie e del figlioletto avviso' il fratello: "Prenditi cura di loro" DAL NOSTRO INVIATOMIAMI In quei giorni di fine novembre, si erano sentiti spesso. Come succede alle famiglie qualsiasi, agli zii e ai nipoti, finche' untori e politicanti non vengono a bussare alla loro porta. Juan Miguel chiamava zio Lazaro da Cuba, pareva preoccupato, arrivano Elizabeth e Elian, prenditi cura di loro Zio Lazaro da Miami provava a insistere un po', come sempre: Tranquillo, ma dovresti scappare anche tu da quell'inferno, lo sai... Dopo il naufragio del banana boat nel mare della Florida e la morte di mamma Elizabeth tra le onde, zio Lazaro s'era trovato in casa quello scricciolo spaventato di Elian, quel ni±o che aveva visto soltanto una volta, nel '98, quando, dopo molti anni, era andato a trovare il ramo cubano dei Gonzalez, quelli rimasti con Castro, che a lui era sempre parso un brujo, un maledetto stregone, e che invece per i suoi parenti ostinati era il luminoso padre della patria. E nei primi giorni pensava di fare semplicemente l'unica cosa ragionevole: restituire subito il piccolo al suo papa'. Ma tutto questo succedeva prima che in questa saga di famiglia comparissero loro, gli altri. Prima che Fidel facesse di Elian una bandiera da sventolare nelle parate di piazza contro i maledetti yankee, impadronendosi di Juan Miguel e del suo cuore. Prima che le potenti lobby degli esuli cubani di Miami, il Movimento per la democrazia di Ramon Sanchez e i Fratelli per la Salvezza di Jose Basulto, circondassero con i loro dollari la casa di Little Havana, montando la testa al vecchio Lazaro. Prima che arrivassero mille telecamere a diffondere in mondovisione anche gli starnuti di Elian.Adesso papa' Juan Miguel nega perfino di aver mai saputo del viaggio della speranza di Elizabeth, la moglie da cui aveva divorziato, assieme al loro bambino. E non potrebbe fare altrimenti perche', sapendo, avrebbe dovuto denunciare la fuga all'occhiuta polizia castrista: non l'ha fatto e potrebbe passare grossi guai. Adesso non vuol piu' vedere zio Lazaro, "nessuna riunione e' possibile finche' lui non mi rende cio' che mi ha preso E zio Lazaro, che un tempo lo descriveva come un padre amorevole, dice adesso che Juan Miguel s'e' sempre disinteressato del bambino. Peggio, che e' stato violento con lui. Peggio ancora, che in una delle telefonate di questi quattro mesi, gli avrebbe raccontato la piu' infame delle menzogne: "Tua madre e' ancora viva, Elian, e' qui a Cuba, devi tornare Verita' e menzogne si mescolano all'odio ormai, nella vita quotidiana dei Gonzalez, povera e semplice gente rovinata da un manipolo di mascalzoni di vario colore. Elian non e' l'unico ad essere stato abusato, in questa storia infernale. Verita' e menzogne stanno chiuse nei due volti di Juan Miguel, questo padre enigmatico che finora non ha fatto o non ha potuto fare la sola mossa che qualsiasi papa' farebbe e che salverebbe suo figlio: camminare da solo, nelle strade di Little Havana, bussare alla porta di Lazaro, prendere per mano Elian e portarlo fuori dal circo, non importa dove."Rivoglio il mio bambino, ma non voglio il vostro asilo politico. Me gusta Cuba", ha detto a Janet Reno, strappandole una lacrimuccia di commozione. Cosa devo fare per provarvi che amo mio figlio? chiesto impaziente a uno dei molti politici del circo, il deputato Joe Serrano. Dicono che sia stato tentato dai cubani anticastristi: due milioni di dollari per restare. Castro se l'e' comprato per molto meno, con quell'immagine da ambasciatore della rivoluzione e con quei completi, grigio e blu, con cui si fa riprendere davanti alla casa di Bethesda, nel Maryland, dove la diplomazia del suo Paese l'ha imprigionato. Mai, nel piccolo villaggio di Cardenas u' niente macchine, tanti pescatori, poca carne per i bambini u' Juan Miguel avrebbe sognato di indossare due completi cosi'. Anche se, a Cardenas, Juan Miguel passa per un riccone, perche' viene pagato in dollari dal centro turistico Varadero dove fa il cassiere e guadagna dieci volte lo stipendio medio e miserabile di un cubano pagato in pesos. Guadagnava abbastanza, quando la sua vita era ancora normale, per regalare a Elian i Power Rangers di importazione e la cioccolata tedesca al suo compleanno. Aveva perfino l'aria condizionata, che a Elian piaceva tanto, e una macchina vera, del '56, una Nash Rambler, li' a Cardenas, dove tutto comincia. Da li' partono cinque degli otto fratelli Gonzalez, quelli della prima generazione, in cerca di liberta' in America. Ogni tanto Castro apre la gabbia. Come nell'80, quando andarono via a decine di migliaia e Castro li fece passare tutti per delinquenti aprendo anche le prigioni e spedendo negli Stati Uniti qualche migliaio di galeotti veri. Bastava dichiararsi escoria, rifiuto sociale, per avere il via libera, e molti cubani preferirono diventare escorias che restare sulla sua isola. Zio Lazaro e' di quella generazione. Suo fratello Juanito, il padre di Juan Miguel, e' sempre stato comunista, invece. Juan Miguel ha preso dal padre: "Me gusta Cuba", diceva agli zii d'America, e in genere finiva a prese in giro. Adesso dice che non va a Little Havana, nella Miami cubana, perche' senno' prenderebbe un fucile... Raccontano che in questi quattro mesi ha perso i capelli e s'e' ammalato di stomaco, vedendo Elian trasformato in un pezzo del sogno americano che lui dice di detestare. Ma qualcuno sostiene che lui stesso avesse chiesto il visto piu' volte, anche se all'Immigrazione non se ne trova traccia. Adesso piange davanti alle tv, con in braccio Gianni, 6 mesi, il figlio avuto dalla seconda moglie e benedetto da Castro alla partenza in aeroporto. Basterebbe forse un silenzio stampa umanitario: non piu' abbagliati dai faretti, Juan Miguel e zio Lazaro potrebbero di nuovo guardarsi in faccia. Goffredo Buccini ------------------------------------------------------------------------------- LA SFIDA DEL MINISTRO Dalla strage di bimbi a Waco al sogno del lieto fine: l'ultima occasione della Reno DAL NOSTRO CORRISPONDENTEWASHINGTON Se la triste favola di Elian avra' un lieto fine, e dopo i sussurri e le grida di Miami i rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba cambieranno, il merito sara' di Janet Reno, il ministro della Giustizia. Per la comunita' di esuli anticastristi in Florida e forse per lo stesso Elian, la Reno e' il diavolo: nei loro cartelli di protesta i primi la raffigurano con le corna, la coda, il forcone e tra le fiamme come il diavolo. E nel doloroso video che ha sconvolto il mondo, Elian chiede al padre di difenderlo "dalla vecchia che mi vuole riportare a Cuba Ma la maggioranza silenziosa degli americani, il 60%, che sono per la restituzione di Elian al genitore, e il presidente Clinton, che le ha affidato il caso, vedono in lei il volto umano del Paese, la risposta alla sfida di Fidel.Alla conferenza stampa in cui ha rinunciato all'uso della forza contro i prozii del piccolo, Janet Reno ha spiegato perche' il caso sia diventato per lei una crociata personale. Da un lato, la salvezza di Elian sarebbe il suo riscatto da un'altra tragedia, quella della setta dei "davidiani" a Waco nel Texas nel '93, che s'immolarono coi loro figli nella battaglia contro la polizia federale. Dall'altro, sarebbe la smentita delle accuse mosse da Castro al capitalismo americano. Nubile, senza figli, il ministro assunse la carica nel gennaio del '93 per difendere la causa dei bambini, la minoranza piu' indifesa d'America (il 20% vive in poverta'). Ma Waco distrusse il suo progetto: fu lei a ordinare l'attacco dell'Fbi, e l'orrore di quelle decine di morti non la ha ancora abbandonata. Subito dopo, la Reno venne travolta dagli scandali di Clinton, che le attirarono la fama ingiustificata di essere piu' ligia al presidente che non alla giustizia.La vicenda di Elian e' la sua prima e ultima occasione di fugare i fantasmi di Waco e del Sexgate, e di lasciare la sua impronta sul Paese. L'impronta di una donna che ha sacrificato alla legge e allo Stato la sua vita personale, che soffre per non essersi mai formata una famiglia, che crede nel sistema nonostante tutti i suoi difetti e che vuole dimostrare al mondo che Castro, per ora vincitore nella guerra della propaganda, ha torto.A 64 anni, con un principio di morbo di Parkinson, Janet Reno rischia il proprio posto nella Storia per un bambino sconosciuto. Lo fa nel nome di tutti gli altri bambini separati dai genitori, nel nome di Miami dove e' nata, cresciuta ed e' stata procuratore e nel nome della democrazia. Dalla parte opposta di chi la demonizza, c'e' anche chi invoca il pugno di ferro contro i prozii di Elian, e contesta il suo guanto di velluto. Ma il ministro e' persuaso di vincere con l'amore e la persuasione. Senza dubbio, per ragioni politiche le elezioni, Castro e via di seguito non vuole un altro scontro tra la folla e la polizia, sia pure non sanguinoso come a Waco. Ma la sua preoccupazione principale e' il piccolo: spera ancora che questa vicenda non gli lasci un marchio, non lo derubi della sua fanciullezza. E. C. ------------------------------------------------------------------------------- LA STORIA NAUFRAGIOIl 25 novembre 1999 Elian Gonzalez, sei anni, viene trovato al largo della Florida. Da due giorni era alla deriva dopo il naufragio della barca con cui aveva lasciato Cuba con la madre Elizabeth, annegataMIAMILo zio paterno Lazaro Gonzalez, esule a Miami, ottiene l'affidamento temporaneo di Elian e inizia un'azione legale per farlo restare negli Stati UnitiDUELLO Il ministro della Giustizia Reno chiede che il piccolo sia consegnato a suo padre. I parenti di Miami rifiutano, negli Usa arriva da Cuba il papa' ------------------------------------------------------------------------------- FONTE: IL CORRIERE DELLA SERA - SAB. 15/4/2000 http://www.rcs.it N. B. sull'url: www.corriere.it/elian.html le immagini del bambino elian gonzalez SHALOM, PLG -------------------------------------------------------------------------------
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