la saga di elian



Pubblico altri articoli apparsi oggi sul "corriere della Sera" perche' mi pare
che la vicenda sia paradigmatica sotto molti aspetti:
1. perche' testimonia come la mentalita' da guerra fredda sia ancora viva;
2. perche' il mondo ddei mass-media continuino a celebrare se stessi
spettacolarizzando tutto e condannando allo stesso tempo la
spettacolarizzazione;
3. perche' per gli Stati Uniti ormai l'emigrazione cubana, foraggiata e
coccolata per decenni, ormai costituisce un imbarazzante ostacolo sulla via
degli affari sull'isola;
4. perche' nessuno tiene nela minima considerazione i dritti e la volonta' di
Elian.
Una decina di anni fa era stata stipulata, ma forse mai ratificata da un numero
sufficiente di stati, la convenzione internazionale concernetne i diritti dei
fanciulli.
Ebbene, questa e' la riprova di come tali diritti vengan tutelati.

BUONA LETURA, PLG
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Il governo di
Washington garantisce che tra qualche giorno il piccolo
naufrago tornera' a casa. Ma lo zio non abbandona
l'intransigenza
Quattro miliardi se
resti a Miami con Elian"
Il padre rifiuta
l'offerta degli anticastristi: "Cuba e' la mia patria
Ancora rimandato l'incontro
DAL NOSTRO CORRISPONDENTEWASHINGTON Due milioni di
dollari (quattro miliardi di lire), la casa, l'auto, un
lavoro: questo e' il prezzo di Elian, questa e' l'offerta
che non si puo' rifiutare
padre del bambino, da non meglio identificati
rappresentanti dei prozii, affinche' resti negli Stati Uniti
assieme a lui. Ma Juan Miguel la ha rifiutata, con
veemenza, senza esitazione, perche' la paternita' non ha
prezzo. "Elian e' mio figlio, Cuba e' il nostro Paese, a Cuba
abbiamo il resto della famiglia, e noi ritorneremo da
loro", ha risposto sull'orlo della lacrime. Lo ha svelato
l'ex senatore italo americano Dennis DeConcini, dopo avere
trascorso mezza giornata con lui. DeConcini, un
democratico, e' il presidente dell'"Alleanza per i rapporti
con Cuba", un uomo che vorrebbe la revoca dell'embargo
contro di essa e il dialogo con Castro. "Juan Miguel mi ha
fatto capire ha detto che la somma verrebbe versata dal
piu' potente gruppo dei rifugiati cubani anticastristi a
Miami La rivelazione ha indignato la maggior parte degli
americani. In precedenza, il Washington Post aveva gia'
criticato il video in cui Elian chiedeva di restare negli
Usa: "Il comportamento dei prozii aveva scritto e'
sempre piu' inquietante e avvilenteDeConcini ha
parlato mentre al tribunale federale di Atlanta in Georgia
e a quello di Washington erano in corso due nuove, dure
battaglie legali. I prozii del bambino hanno chiesto al
primo di ingiungere al ministero della Giustizia di non
estradarlo. E al secondo di sentenziare che Cuba viola i
diritti umani, e che Elian deve percio' restare a Miami.
Il ministero e' gia' andato al contrattacco. Ha
assicurato al tribunale di Atlanta che per ora vuole
soltanto che il piccolo si riunisca al padre, e che essi
resteranno negli Usa finche' l'iter giudiziario non si sara'
esaurito. E ha presentato al tribunale di Washington un
dossier a riprova che a Cuba i diritti umani di Elian
verrebbero rispettati. Ha infine comunicato ai prozii
che emettera' un "ordine di partenza controllato",
sospendera' cioe' l'estradizione automatica di Elian, purche'
essi acconsentano a mandare il piccolo dal genitore. Il
primo tribunale non si e' ancora pronunciato ma il secondo
ha rinviato la questione alla prossima settimana. E'quindi
probabile che il braccio di ferro si protragga per alcuni
giorni. Il ministero della Giustizia si proclama fiducioso,
presto Juan Miguel dovrebbe abbracciare Elian.Da Miami
l'attenzione dell'America si e' cosi' spostata su Washington.
La villa del rappresentante cubano, dove soggiorna Juan
Miguel Gonzalez e' stata messa sotto assedio dai media. Juan
Miguel ha concesso una breve intervista alla tv Cnn,
lontano dalle telecamere. Si e' detto sconvolto dal video
del figlio e rassegnato a una lunga attesa. Con la moglie e
l'ultimo bambino di pochi mesi si e' poi recato in visita
alla cattedrale di Washington e al Centro metodista.
DeConcini ha dichiarato al Corriere di averlo trovato "teso
ed emotivo. "Perche' non rimani qui?", gli ho chiesto. Mi ha
mostrato le foto di tutti i congiunti. "Perche' siamo una
famiglia molto unita", ha ribattuto. "Non siamo ricchi, ma
ho un lavoro e una casa dignitosi E'un uomo semplice,
legato a Elian e gli altri figli, non e' un sofisticato
funzionario di partito. Credo che parli con il cuore, non
perche' Castro o i servizi segreti glielo imponganoPer
l'America, la vicenda di Elian e' diventata l'evento
mediatico dell'anno. Ma la vicenda assume sempre piu' un
tono da guerra fredda, di lotta tra anticomunisti e
moderati. Un'amara vignetta presenta un gruppo di americani
a Cuba che chiede asilo politico a Castro. "Perche'?", vuole
sapere Fidel. "Perche' non ne possiamo piu' di questo
martellamento dei media su Elian", e' la risposta.
Ennio Caretto
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La Cbs gia' prepara il
film: "Jennifer Lopez madre del piccolo esule"
Un film-tv sulla vicenda di Elian. I grandi network
americani si stanno gia' organizzando per cominciare le
riprese: in testa e' la Cbs, che secondo il New York Post
u' pensa gia' al cast. La Cbs spera anche di ottenere nella
stesura del copione la collaborazione dei familiari di
Elian. Il tabloid Star indica che per il fondamentale
ruolo del piccolo esule cubano sarebbe gia' stato
contattato Haley Joel Osment, protagonista de "Il sesto
senso I giornalisti del Post si sono poi divertiti a
ipotizzare un cast per il film: il rocker Carlos Santana
nei panni dello zio Lazaro di Miami, la cantante Jennifer
Lopez dovrebbe essere mamma Elizabeth. E la cugina
Marisleysis, una sorta di seconda mamma per Elian? Il Post
nei suoi panni vedrebbe bene Salma Hayek, la ballerina di
Dal tramonto all'alba
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L'ALTRO PROTAGONISTA
Tra propaganda e affetto, l'enigma  di papa' Juan Miguel
Prima del tragico viaggio della moglie e del figlioletto
avviso' il fratello: "Prenditi cura di loro"
DAL NOSTRO INVIATOMIAMI In quei giorni di fine
novembre, si erano sentiti spesso. Come succede alle
famiglie qualsiasi, agli zii e ai nipoti, finche' untori e
politicanti non vengono a bussare alla loro porta. Juan
Miguel chiamava zio Lazaro da Cuba, pareva preoccupato,
arrivano Elizabeth e Elian, prenditi cura di loro Zio
Lazaro da Miami provava a insistere un po', come sempre:
Tranquillo, ma dovresti scappare anche tu da
quell'inferno, lo sai... Dopo il naufragio del banana
boat nel mare della Florida e la morte di mamma Elizabeth
tra le onde, zio Lazaro s'era trovato in casa quello
scricciolo spaventato di Elian, quel ni±o che aveva visto
soltanto una volta, nel '98, quando, dopo molti anni, era
andato a trovare il ramo cubano dei Gonzalez, quelli
rimasti con Castro, che a lui era sempre parso un brujo, un
maledetto stregone, e che invece per i suoi parenti
ostinati era il luminoso padre della patria. E nei
primi giorni pensava di fare semplicemente l'unica cosa
ragionevole: restituire subito il piccolo al suo papa'. Ma
tutto questo succedeva prima che in questa saga di famiglia
comparissero loro, gli altri. Prima che Fidel facesse di
Elian una bandiera da sventolare nelle parate di piazza
contro i maledetti yankee, impadronendosi di Juan Miguel e
del suo cuore. Prima che le potenti lobby degli esuli
cubani di Miami, il Movimento per la democrazia di Ramon
Sanchez e i Fratelli per la Salvezza di Jose Basulto,
circondassero con i loro dollari la casa di Little Havana,
montando la testa al vecchio Lazaro. Prima che arrivassero
mille telecamere a diffondere in mondovisione anche gli
starnuti di Elian.Adesso papa' Juan Miguel nega perfino
di aver mai saputo del viaggio della speranza di Elizabeth,
la moglie da cui aveva divorziato, assieme al loro bambino.
E non potrebbe fare altrimenti perche', sapendo, avrebbe
dovuto denunciare la fuga all'occhiuta polizia castrista:
non l'ha fatto e potrebbe passare grossi guai. Adesso non
vuol piu' vedere zio Lazaro, "nessuna riunione e' possibile
finche' lui non mi rende cio' che mi ha preso E zio Lazaro,
che un tempo lo descriveva come un padre amorevole, dice
adesso che Juan Miguel s'e' sempre disinteressato del
bambino. Peggio, che e' stato violento con lui. Peggio
ancora, che in una delle telefonate di questi quattro mesi,
gli avrebbe raccontato la piu' infame delle menzogne: "Tua
madre e' ancora viva, Elian, e' qui a Cuba, devi tornare
Verita' e menzogne si mescolano all'odio ormai, nella vita
quotidiana dei Gonzalez, povera e semplice gente rovinata
da un manipolo di mascalzoni di vario colore. Elian non e'
l'unico ad essere stato abusato, in questa storia
infernale. Verita' e menzogne stanno chiuse nei due volti di
Juan Miguel, questo padre enigmatico che finora non ha
fatto o non ha potuto fare la sola mossa che qualsiasi papa'
farebbe e che salverebbe suo figlio: camminare da solo,
nelle strade di Little Havana, bussare alla porta di
Lazaro, prendere per mano Elian e portarlo fuori dal circo,
non importa dove."Rivoglio il mio bambino, ma non
voglio il vostro asilo politico. Me gusta Cuba", ha detto a
Janet Reno, strappandole una lacrimuccia di commozione.
Cosa devo fare per provarvi che amo mio figlio?
chiesto impaziente a uno dei molti politici del circo, il
deputato Joe Serrano. Dicono che sia stato tentato dai
cubani anticastristi: due milioni di dollari per restare.
Castro se l'e' comprato per molto meno, con quell'immagine
da ambasciatore della rivoluzione e con quei completi,
grigio e blu, con cui si fa riprendere davanti alla casa di
Bethesda, nel Maryland, dove la diplomazia del suo Paese
l'ha imprigionato. Mai, nel piccolo villaggio di Cardenas u'
niente macchine, tanti pescatori, poca carne per i bambini
u' Juan Miguel avrebbe sognato di indossare due completi
cosi'. Anche se, a Cardenas, Juan Miguel passa per un
riccone, perche' viene pagato in dollari dal centro
turistico Varadero dove fa il cassiere e guadagna dieci
volte lo stipendio medio e miserabile di un cubano pagato
in pesos. Guadagnava abbastanza, quando la sua vita era
ancora normale, per regalare a Elian i Power Rangers di
importazione e la cioccolata tedesca al suo compleanno.
Aveva perfino l'aria condizionata, che a Elian piaceva
tanto, e una macchina vera, del '56, una Nash Rambler, li' a
Cardenas, dove tutto comincia. Da li' partono cinque degli
otto fratelli Gonzalez, quelli della prima generazione, in
cerca di liberta' in America. Ogni tanto Castro apre la
gabbia. Come nell'80, quando andarono via a decine di
migliaia e Castro li fece passare tutti per delinquenti
aprendo anche le prigioni e spedendo negli Stati Uniti
qualche migliaio di galeotti veri. Bastava dichiararsi
escoria, rifiuto sociale, per avere il via libera, e molti
cubani preferirono diventare escorias che restare sulla sua
isola. Zio Lazaro e' di quella generazione. Suo fratello
Juanito, il padre di Juan Miguel, e' sempre stato comunista,
invece. Juan Miguel ha preso dal padre: "Me gusta Cuba",
diceva agli zii d'America, e in genere finiva a prese in
giro. Adesso dice che non va a Little Havana, nella Miami
cubana, perche' senno' prenderebbe un fucile... Raccontano
che in questi quattro mesi ha perso i capelli e s'e'
ammalato di stomaco, vedendo Elian trasformato in un pezzo
del sogno americano che lui dice di detestare. Ma
qualcuno sostiene che lui stesso avesse chiesto il visto
piu' volte, anche se all'Immigrazione non se ne trova
traccia. Adesso piange davanti alle tv, con in braccio
Gianni, 6 mesi, il figlio avuto dalla seconda moglie e
benedetto da Castro alla partenza in aeroporto. Basterebbe
forse un silenzio stampa umanitario: non piu' abbagliati dai
faretti, Juan Miguel e zio Lazaro potrebbero di nuovo
guardarsi in faccia.
Goffredo Buccini
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LA SFIDA DEL MINISTRO  Dalla strage di bimbi a Waco
al sogno del lieto fine: l'ultima occasione della
Reno
DAL NOSTRO CORRISPONDENTEWASHINGTON Se la triste
favola di Elian avra' un lieto fine, e dopo i sussurri e le
grida di Miami i rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba
cambieranno, il merito sara' di Janet Reno, il ministro
della Giustizia. Per la comunita' di esuli anticastristi in
Florida e forse per lo stesso Elian, la Reno e' il diavolo:
nei loro cartelli di protesta i primi la raffigurano con le
corna, la coda, il forcone e tra le fiamme come il diavolo.
E nel doloroso video che ha sconvolto il mondo, Elian
chiede al padre di difenderlo "dalla vecchia che mi vuole
riportare a Cuba Ma la maggioranza silenziosa degli
americani, il 60%, che sono per la restituzione di Elian al
genitore, e il presidente Clinton, che le ha affidato il
caso, vedono in lei il volto umano del Paese, la risposta
alla sfida di Fidel.Alla conferenza stampa in cui ha
rinunciato all'uso della forza contro i prozii del piccolo,
Janet Reno ha spiegato perche' il caso sia diventato per lei
una crociata personale. Da un lato, la salvezza di Elian
sarebbe il suo riscatto da un'altra tragedia, quella della
setta dei "davidiani" a Waco nel Texas nel '93, che
s'immolarono coi loro figli nella battaglia contro la
polizia federale. Dall'altro, sarebbe la smentita delle
accuse mosse da Castro al capitalismo americano.
Nubile, senza figli, il ministro assunse la carica nel
gennaio del '93 per difendere la causa dei bambini, la
minoranza piu' indifesa d'America (il 20% vive in poverta').
Ma Waco distrusse il suo progetto: fu lei a ordinare
l'attacco dell'Fbi, e l'orrore di quelle decine di morti
non la ha ancora abbandonata. Subito dopo, la Reno venne
travolta dagli scandali di Clinton, che le attirarono la
fama ingiustificata di essere piu' ligia al presidente
che non alla giustizia.La vicenda di Elian e' la sua
prima e ultima occasione di fugare i fantasmi di Waco e del
Sexgate, e di lasciare la sua impronta sul Paese.
L'impronta di una donna che ha sacrificato alla legge e
allo Stato la sua vita personale, che soffre per non
essersi mai formata una famiglia, che crede nel sistema
nonostante tutti i suoi difetti e che vuole dimostrare al
mondo che Castro, per ora vincitore nella guerra della
propaganda, ha torto.A 64 anni, con un principio di
morbo di Parkinson, Janet Reno rischia il proprio posto
nella Storia per un bambino sconosciuto. Lo fa nel nome di
tutti gli altri bambini separati dai genitori, nel nome di
Miami dove e' nata, cresciuta ed e' stata procuratore e
nel nome della democrazia. Dalla parte opposta di chi la
demonizza, c'e' anche chi invoca il pugno di ferro contro i
prozii di Elian, e contesta il suo guanto di velluto. Ma il
ministro e' persuaso di vincere con l'amore e la
persuasione. Senza dubbio, per ragioni politiche le
elezioni, Castro e via di seguito non vuole un altro
scontro tra la folla e la polizia, sia pure non sanguinoso
come a Waco. Ma la sua preoccupazione principale e' il
piccolo: spera ancora che questa vicenda non gli lasci un
marchio, non lo derubi della sua fanciullezza.
E. C.
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LA STORIA
NAUFRAGIOIl 25 novembre 1999 Elian Gonzalez, sei
anni, viene trovato al largo della Florida. Da due giorni
era alla deriva dopo il naufragio della barca con cui aveva
lasciato Cuba con la madre Elizabeth,
annegataMIAMILo zio paterno Lazaro Gonzalez, esule
a Miami, ottiene l'affidamento temporaneo di Elian e inizia
un'azione legale per farlo restare negli Stati
UnitiDUELLO Il ministro della Giustizia Reno chiede
che il piccolo sia consegnato a suo padre. I parenti di
Miami rifiutano, negli Usa arriva da Cuba il papa'
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FONTE: IL CORRIERE DELLA SERA - SAB. 15/4/2000
http://www.rcs.it
N. B. sull'url:
www.corriere.it/elian.html
le immagini del bambino elian gonzalez

SHALOM, PLG
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