peru: emere un serio concorrenteper fujimori



Perù, Fujimori e il .lustrascarpe.
di MARIO VARGAS LLOSA
LA FARSA preparata con cura dalla dittatura peruviana dal 1996 per far
.rieleggere. per la terza volta il presidente Fujimori domenica 9 aprile in
comizi abilmente preparati, ha cominciato improvvisamente a fare acqua. Se,
nonostante tutto, il regime che manipola nell'ombra l'onnipotente e sinistro
Vladimiro Montesinos insiste a volersi perpetuare contro la maggioranza degli
elettori peruviani con una truffa colossale, lo farà sfidando la comunità
internazionale di paesi democratici che si è fatta avanti per avvertirlo delle
conseguenze che avrebbe il nuovo legicidio.
Il 29 marzo, con un'iniziativa senza precedente, il portavoce della Casa Bianca,
Joe Lockhart, ha denunciato a Washington l'assenza di garanzie democratiche che
rendono le elezioni presidenziali peruviane .libere e giuste. e ha appoggiato le
numerose organizzazioni di osservatori e per i diritti umani che, sul terreno,
hanno dato l'allarme contro il tentativo di manipolazione e i molteplici soprusi
commessi dal regime. Alla vigilia, nel Congresso statunitense, era stata
presentata una risoluzione bicamerale sostenuta da parlamentari repubblicani e
democratici in cui si esprimeva preoccupazione e si chiedeva al presidente
Clinton di avvertire Fujimori che, se non ci saranno elezioni libere, gli Stati
Uniti modificheranno i loro rapporti economici e politici con il Perù.
Due scandali recenti hanno avuto un'eco decisiva nell'opinione pubblica degli
Stati Uniti sulla natura del regime peruviano. Il primo fu la denuncia, da parte
di alcuni dei falsificatori stessi, di quasi un milione di firme falsificate nei
registri anagrafici di Perù 2000 per iscrivere la candidatura di Fujimori, e
accettate docilmente dalle autorità elettorali, in un delizioso anticipo di ciò;
che potrà avvenire con il contenuto delle urne il 9 aprile. E il secondo, quando
il governo ha inviato a Washington, come testimone a discarico in uno dei
processi contro lo stato peruviano presso la Commissione Diritti Umani dell'Oea,
il maggiore Ricardo Anderson Kohatsu, un noto membro degli squadroni terroristi
di Vladimiro Montesinos nonchè torturatore e stupratore di Leonor La Rosa -
attualmente in esilio in Svezia -, la tetraplegica il cui martirio nelle cantine
del piccolo Pentagono peruviano è stato divulgato in tutto il mondo da molte
organizzazioni per i diritti umani. Con un gesto di cui è difficile misurare
dove finisca la viltà e dove cominci la stupidità , il cancelliere della
dittatura, Trazegnies, ha salvato lo sbirro, concedendogli l'immunità
diplomatica, dalle mani del Fbi che lo aveva catturato nell'aeroporto di
Houston. La stampa americana ha così cominciato - con un certo ritardo - a
rendere conto della vera realtà peruviana.
Tuttavia, la pressione internazionale, da sola, non è mai stata sufficiente a
impedire un broglio elettorale e tanto meno per mettere fine a un regime
autoritario, a meno che non si accompagni a una decisa mobilitazione popolare a
favore della democratizzazione all'interno del paese stesso. Ed è ciò; che sta
avvenendo in Perù nelle ultime settimane, in un modo che ha sorpreso tutti, a
cominciare dal regime stesso.
La sorpresa ha uno splendido volto da indio, una biografia così stupenda per un
candidato presidenziale peruviano che sembra uscita da una sceneggiatura
cinematografica, una moglie che è un vero lusso e un nome sonoro e affilato come
una spada: Alejandro Toledo. Era l'underdog, l'ultima ruota del carro, tra i
candidati dell'opposizione. In effetti, la feroce .guerra sporca. portata avanti
su giornali, radio e televisioni dall'esercito di cacografi al servizio di
Vladimiro Montesinos sembrava aver letteralmente sepolto sotto una montagna di
insulti e di calunnie i due candidati principali dell'opposizione, ammutoliti
dall'impossibilità di avere accesso alla televisione per rispondere alle accuse:
il sindaco di Lima, Alberto Andrade, e l'ex capo della Previdenza Sociale, Luis
Castaeda Lossio. Ed ecco che, da un giorno all'altro, a partire dai sobborghi
più umili delle città e dai più lontani villaggi delle Ande, all'improvviso,
come obbedendo a una misteriosa consegna solidale, la candidatura
dell'inesistente Alejandro Toledo ha cominciato a salire come la schiuma, ad
arrampicarsi e saltare come un capriolo e con un impeto così travolgente che
nemmeno le inchieste più favorevoli al governo lo hanno potuto ignorare.
Tutti sanno che le elezioni, nelle attuali circostanze, sono un'autentica farsa,
che i risultati sono probabilmente già pronti nelle cantine di Montesinos e che
adesso spetta all'esercito, che lo stesso Montesinos ha messo al suo servizio e
che ha il controllo delle elezioni, far sì che i voti di domenica coincidano con
quanto ha programmato il padrone. Eppure, nonostante tutto, hanno fiducia che
questo huyaco, questa valanga, sia così travolgente, così massiccia, da
inceppare o far saltare in aria il prolisso meccanismo dell'inganno.
Non c'è nulla di strano nel fatto che grandi masse di peruviani umili ed
emarginati si siano entusiasmati per una figura come quella di Alejandro Toledo,
nonostante la precarietà della sua candidatura che, ad esempio, non ha la
solidità del programma di governo e i collaboratori su cui può; contare Alberto
Andrade. Ma quella di Toledo è una storia che accende l'immaginazione. E' nato
52 anni fa nelle Ande del nord, in una famiglia contadina: erano 16 fratelli, di
cui sette sono morti. Da bambino ha fatto il lustrascarpe, ma la povertà non gli
impedì di studiare e di lavorare al tempo stesso e di vincere premi, borse di
studio, e di andare negli Stati Uniti, dove, grazie al suo impegno e ai suoi bei
voti, si laureò; prima all'Università di San Francisco, per poi conseguire il
dottorato in uno dei centri accademici più prestigiosi del mondo: Stanford. Fu,
poi, funzionario dell'Onu, della Banca Mondiale, della Oit a Ginevra e dell'Ocde
a Parigi. Ha insegnato in diverse università e per un certo tempo è stato
ricercatore associato a Harvard. Davvero non si possono chiedere credenziali
migliori.
La credenziale, però;, che gli ha fatto guadagnare più simpatie nel popolo
peruviano è forse la donna con cui si è sposato, quando era studente negli Stati
Uniti: l'antropologa americana Eliane Karp. Ebrea belga- polacca, figlia di
partigiani antinazisti, parla otto lingue, compreso il quechua delle Ande, e ha
trascorso molti anni lavorando nel programma di sviluppo della Banca Mondiale e
di Usaid nelle comunità indigene sui monti del Perù. Oltre ad essere simpatica e
capace, è una magnifica oratrice e le sue conferenze entusiasmano il pubblico.
Ha davvero qualche possibilità Toledo, armato solo della sua popolarità
crescente, di vincere le elezioni peruviane? Dipenderà in gran parte
dall'esercito, a cui compete la responsabilità di vegliare sulla .purezza. dei
comizi. Naturalmente, le forze armate sono state la prima istituzione purgata
dal regime - vale a dire, da Montesinos - dei suoi ufficiali costituzionalisti,
indocili alle sue consegne, o semplicemente onesti. I suoi amici vennero messi
nei posti di comando e da allora una piccola mafia fedele all'uomo forte dirige
l'istituzione militare. Tuttavia, questo sistema umilia e frustra innumerevoli
ufficiali che si vedono sbarrare le porte di una promozione, a causa del
favoritismo che ha sostituito ogni altro tipo di considerazione all'interno
dell'istituzione. Pochi giorni fa è stato reso noto il comunicato di un gruppo
di colonnelli che si dichiarano contrari alla rielezione e ai brogli, che ha
attizzato quelle speranze di cambiamento. Spero che questi colonnelli esistano,
spero che ciò; che dicono sia vero, spero - contro ciò; che mi dice la ragione -
che domenica il popolo peruviano cominci finalmente a uscire dal pozzo di
menzogne, di demagogia, di servilismo e di abiezione in cui è piombato dal 5
aprile del 1992.
(Traduzione di Luis E. Moriones)
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Perù, l'erede degli Incas lancia la sfida a Fujimori
L'avversario più insidioso per il presidenteè il centrista .sangue misto.
Alejandro Toledo
di CARLO PIZZATI
CUZCO - Quell'ex lustrascarpe dai capelli lunghi che ha chiuso ieri la sua
campagna elettorale tra i suoi indios, nella capitale della cultura Inca, è
l'unica vera minaccia alla rielezione per la terza volta consecutiva del
presidente peruviano Alberto Fujimori. L'economista Alejandro Toledo è riuscito
dove Mario Vargas Llosa e l'ex segretario generale dell'Onu, il peruviano Javier
Perez de Cuellar, fallirono nel '90 e nel '95: minacciare seriamente la
longevità al potere del .Chino., come viene soprannominato il presidente
peruviano di origini giapponesi.
Gli ultimi sondaggi sul voto di domenica fanno tremare il governo di Lima. La
Apoyo dà Fujimori al 45 per cento e Toledo al 36, mentre la Analistas e
Consultores riduce la forbice addirittura all'1 per cento: il presidente al 42
quelli che ancora non hanno scelto tra .el Chino. e .el Cholo., come vengono
soprannominati i peruviani urbanizzati dal sangue misto, come Toledo.
Forse proprio perchè la sfida elettorale è così accesa, i rischi di scontri
violenti si fanno sempre più seri. Le voci di malcontento tra le forze militari
si sono fatte sentire: alcuni giorni fa un gruppo di ufficiali, sotto anonimato,
ha dichiarato che non accetterà la rielezione di Fujimori.
Ci sono già stati 20 feriti durante scontri tra sostenitori del governo e
opposizione. La candidata Marta Chavez di .Perù 2000. (la coalizione di
Fujimori) è finita in ospedale con otto punti sotto all'occhio destro per una
pietra volante. E i .toledisti. minacciano una vera e propria rivolta. .Se il
.Chino. vincerà al primo turno sarà grazie a una frode elettorale - dice Edwin
Gonzalez, presidente della Camera di commercio di Cuzco e militante toledista -
e potrà esserci una guerra civile..
I rischi di frode sono concreti. Una fonte anonima dell'Onpe, l'ente che
sorveglia la legittimità del voto, ha rivelato che nei seggi sono state trovate
penne con l'inchiostro simpatico. Il voto dopo tre ore scompare, la scheda
diventa nulla, avvantaggiando Fujimori che gode di un sicuro 30 per cento. Sono
state scoperte anche cedole di voto con la crocetta già segnata sul nome del
candidato-presidente. Lo scambio, secondo l'opposizione, è questo: l'elettore
entra con la cedola già pronta, mette in tasca quella che gli hanno consegnato,
infila nell'urna quella preparata. Poi riceve 5 mila lire per quella bianca.
Nonostante i rischi di frode, l'.onda breve. del .Cholo., assurto al secondo
posto nei sondaggi in appena un mese, potrebbe costringere al ballottaggio di
giugno. Il segreto del .fenomeno Toledo. è presto spiegato. I consensi che
raccoglie sono soprattutto tra quegli 8 milioni di .cholos. come lui che negli
ultimi anni hanno abbandonato i villaggi andini per affollare i centri urbani,
lavorando nelle fabbriche, nei pescherecci oppure chiedendo l'elemosina.
Mentre il presidente (soprannominato dai suoi nemici .el Chinochet., per alcune
sue pratiche poco democratiche, come quella di fare un autogolpe nel ' 92 per
delegittimare un Parlamento ostile e cambiare la Costituzione a suo favore)
rincorre ancora gli indios offrendo sacchi di mais e bottiglie di latte, Toledo
ha captato il cambiamento del paese e corteggia chi vuole posti di lavoro e non
solo prebende.
Il fascino del centrista di Perù Posible viene anche dalla sua storia. Nasce in
un paesino povero in una famiglia con 16 fratelli, fa il lustrascarpe e i lavori
più umili. Grazie ad una borsa di studio finisce all'Università di San
Francisco, in California. E lì la voglia di emergere e l'ambizione da American
Dream lo trasforma in un economista che si laurea a Stanford, prende due master
e un dottorato, e finisce a lavorare per la Banca Mondiale.
.Se io posso essere presidente - spiega Toledo - questo significa che anche gli
altri cholos come me possono diventarlo.. I suoi lineamenti da antico guerriero
Inca, i simboli del re Sole e delle altre divinità Quechua usati nella sua
campagna elettorale ricordano all'elettore questa sua peruvianità (contrapposta
alla giapponesità di Fujimori). Ma come Manco Capac, il semi-dio fondatore di
Cuzco che secondo la leggenda emerse dalle acque del lago Titicaca assieme alla
moglie Mama Ocllo, anche Toledo ha una compagna che lo ha aiutato in popolarità
. Eliane Karp, antropologa belga incontrata a Stanford, che arringa la folla con
una passione degna di Evita Peron, agli occhi dei cholos è un'altra conquista:
una moglie bianca di uno strato sociale superiore a quello di Toledo che lo fa
apparire come ancora più vincente.
Il programma centrista del Cholo promette facilitazioni fiscali ed incentivi
alle piccole e media imprese, ma anche più garanzie alla democrazia peruviana e
alla magistratura. Fujimori invece ricorda i suoi successi di 10 anni al potere:
la sconfitta del terrorismo di Sendero Luminoso e i Tupac Amaru, la diminuzione
della produzione di coca, la costruzione di molte infrastrutture in tutto il
paese.
Grandi risultati raggiunti con metodi spesso pi— vicini a quelli di una
dittatura che non a una democrazia. Dieci anni durante i quali, per•;, povert… e
disoccupazione sono aumentati. Ed Š anche tra questi poveri e questi disoccupati
che Toledo conta di raccogliere i voti che potrebbero portare al ballottaggio.
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FONTE: LA REPUBBLICA - 7/4/2000

PIER LUIGI GIACOMONI
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