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romero
- Subject: romero
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Fri, 31 Mar 2000 07:24:55 +200
Oscar Arnulfo Romero e' morto vent'anni fa. Un morto scomodo per tanti. Un morto che parla ancora alle nostre anime e ai nostri cuori. ai Salvadoregni, pero', parla la lingua dell'emancipazione ed e' sicuramente per questo che per loro e' gia' santo. BUONA LETTURA, PLG ------------------------------------------------------------------------------- A lezione d'utopia dal vescovo Romero Vent'anni fa hanno ucciso il vescovo Romero, in Salvador. Dodici religiosi sono stati assassinati prima di lui e dopo di lui: quattro gesuiti in una sola notte. La loro Chiesa del silenzio doveva tacere. Rompeva le regole di un mondo che fingeva d'essere libero ed era solo feroce con chi moriva di fame. Il piccolo vescovo aveva inaugurato un'altra speranza nel più affollato continente cristiano. L'ho incontrato in cattedrale: sembrava un cantiere spogliato da un incendio. Dopo l'omelia cominciava un silenzio innaturale. Con giornali e tv imbavagliate, la voce del vescovo era la sola a far sapere quante persone erano sparite durante la settimana: uomini senza divisa, con scarpe militari, le avevano spinte dentro auto senza targa mentre i poveretti uscivano dall'università o tornavano dai campi. Sotto i colonnelli nutriti dalla Washington di allora, chi brontolava finiva così. In quel 1977 Romero restava un conservatore tormentato dai dubbi. Ritrovo la sua voce nel registratore. Rimpiange "il vecchio Salvador" che la paura aveva cambiato: 14 mila vittime l'anno, scelte una per una, svanite nel niente. Lui organizzava il riconoscimento dei corpi abbandonati dopo la tortura. File di facce pallide bussavano al suo ufficio aspettando di sfogliare le foto raccolte sotto copertine destinate all'allegria: battesimi, matrimoni. Invece, in ogni pagina, prigionieri sfigurati. A volte le mani lasciavano cadere l'album con sollievo: forse è vivo. O scoppiavano a piangere mormorando un nome. Da un incontro all'altro Romero cambiava. Lo trovavo più triste, eppure continuava a lottare. Discorrevamo passeggiando sotto i portici del seminario di San Josè della Montagna. Veniva sempre da posti che impolveravano le scarpe. Ed era solo. Gran parte dei vescovi lo aveva abbandonato: non capivano quel suo frequentare la gente immersa nelle immondizie. Eppure tre mesi prima di morire manteneva la speranza, duro come un ragazzo: "Anche i militari prima o poi capiranno le parole di pace... Non è un'utopia? provavo a dirgli. "Mi guardi. Se non credessi all'utopia porterei questo vestito? Gli hanno sparato mentre diceva messa. Dopo l'assassinio di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, nessun vescovo era stato ucciso sull'altare. Ma la memoria è debole. Oggi Fernando Saenz, il monsignore spagnolo che ne ha preso il posto, è cappellano delle forze armate col grado di generale. -------------------------------------------------------------------------------- FONTE: CORRIERE DELLA SERA - 30/3/2000 PIER LUIGI GIACOMONI rhenus at libero.it Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova ------030300200021059005NTI--
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