COLOMBIA: Notizie e Appelli



Riceviamo e riproduciamo i documenti che seguono: 

- Appello perché il settimanale Voz possa continuare la sua attività
- Articolo sulla situazione carceraria in Colombia
[ Traduzioni a cura del Gruppo di Nuoro ]
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DA: VOZ La Verdad del Pueblo
E-Mail: "vozcaloz at openway.com.co"
Pagina web: http://www.go.to/voz

Direttore: Carlos A. Lozano Guillén
Indirizzo: Carrera 13A No. 38-32.  
Apartados Aéreos: 8886 e 19857  Bogotá  (COLOMBIA) 
Tel.: 00-57-12321461 / 2328220  
Telefax: 00-57-1 2328229 

       Il settimanale "VOZ, la Verdad del Pueblo" può scomparire!

Con la sparizione di VOZ, in Colombia si perderebbe l'unico mezzo
alternativo che circola con regolarità da più di 40 anni. Per questo
chiediamo la cooperazione e la solidarietà nazionale ed internazionale
perché VOZ possa continuare la propria azione rivoluzionaria e perché possa
compiere la sua funzione di rappresentanza popolare.
  
La nostra storia:
  
La storia di VOZ è strettamente legata alla vita dle Partito Comunista
Colombiano (PCC) ed alle lotte del popolo colombiano, della classe
lavoratrice, dei contadini, degli intellettuali, delle donne e della
gioventù. Nelle sue pagine si presenta la cronaca delle lotte popolari per
la democrazia, la rivoluzione ed il socialismo. Quì vengono anche
raccontate le vicessitudini del popolo: i suoi trionfi, le sue conquiste, i
suoi desideri, i suoi passi indietro e le sue sconfitte.
  
Il primo numero di VOZ, che a quel tempo si chiamava "VOZ de la
Democracia", apparve il 20 luglio del 1957, due mesi dopo la caduta della
dittatura militare di Rojas Pinilla. Però la sua apparizione altro non era
che la continuazione di diversi organi di espressione del PCC, a partire
dalla sua fondazione, i cui integranti valutarono la necessità di avere un
mezzo di comunicazione per diffondere le realizzazioni del socialismo,
l'ideologia rivoluzionaria e la lotta delle masse. 

I comunisti colombiani sempre hanno ponderato la lezione leninista che i
rivoluzionari devono avere un periodico che serva da organizzatore,
agitatore, propagandatore ed educatore dei lavoratori. 
  
L'impegno permanente di VOZ in favore del popolo colombiano e delle sue
cause giuste significò per VOZ il fatto di essere vittima della guerra
sporca e del terrorismo di stato. 

Nel novembre del 1963, durante il governo del conservatore Guillermo León
Valencia, venne sospesa la licenza del settimanale "VOZ de la Democracia".
Questa fu la risposta dell'oligarchia alle denunce del periodico contro
l'aggressione militarista a Marquetalia e nel quadro dell'elaborazione del
"Piano Lasso", elaborato con l'assessoramento dei nordamericani e destinato
a portare la repressione nelle regioni contadine di influenza comunista.

Come risposta a questa aggressione sorsero le Forze Armate Rivoluzionarie
della Colombia, FARC-EP. Però in modo immediato circolò "VOZ Proletaria",
la cui licenza era stata ottenuta nell'ottobre del 1963 di fronte
all'imminente pericolo della chiusura del suo predecessore.
  
Durante i governi di Carlos Lleras Restrepo (1966-70) e Misael Pastrana
Borrero (1970-74), VOZ Proletaria fu vittima della censura della stampa.
Censuratori incaricati dal governo leggevano gli originali del periodico e
decidevano ciò che si poteva e ciò che non si poteva pubblicare. L'agitata
situazione politica durante il governo di Julio César Turbay Ayala
(1978-82) pesò abbastanza su VOZ Proletaria. 

Torture e gravi violazioni dei diritti umani sotto l'imposizione dello
"Statuto della Sicurezza" venivano denunciate dal nostro settimanale. Gli
uffici di VOZ soffrirono vari attentasti terroristi, che provenivano
direttamente dal Battaglione di Controspionaggio e Controguerriglia Charry
Solano (dell'esercito colombiano).
  
Nel 1983 Voz Proletaria passa a chiamarsi semplicemente VOZ; in questo
senso inizia a conoscersi come la verità del popolo, collocandosi così come
rappresentante di tutti i lavoratori, senza perdere il suo profilo di classe. 

VOZ sostiene la necessità di una apertura democratica per eliminare le
cause che hanno determinato la sollevazione armata e, coerentemente con la
politica del Partito Comunista, chiama all'unità della sinistra e dei
settori democratici. Invita all'unità il movimento guerrigliero e all'unità
di questo con il movimento popoolare. 
  
Il ruolo di VOZ nello scenario nazionale lo comprendono molto bene la
destra ed il militarismo. Da sempre il settimanale è stato  perseguitato
con accanimento ed insistenza. L'obiettivo della reazione in tutti i tempi
è stato quello di silenziarlo. 

Manuel Cepeda Vargas, ex direttore e dirigente comunista, venne assassinato
nel 1994, durante lo sviluppo del piano "Golpe de Gracia". Rappresentanti,
distributori, e lettori vengono incarcerati, subiscono la repressione e
perfino vengono uccisi nonostante Voz sia un periodico legale. Nelle
regioni agrarie viene resa difficile la sua diffusione. Gli uffici vengono
devastati e sono oggetto di attentati terroristi, come l'ultimo del 22
dicembre del 1996. Il Direttore ed il Sottosegretario Generale del PCC,
Carlos Lozano Guillén e coloro che fanno parte della redazione vengono
minacciati di morte. Tutte le iniziative sono portate avanti per zittire
VOZ, la Verità del Popolo. Naturalmente senza ottenere il loro obiettivo.

VOZ è la verità del popolo. 

Per provarlo diamo alcuni dati statistici. Negli ultimi cinque anni, il
direttore è stato convocato 13 volte dagli alti comandi militari, tra loro
Harold Bedoya a suo tempo e da altre persone, per ingiuria e calunnia.

In nessun caso il direttore di VOZ ha accettato l'istanza di conciliazione
ed in tutte le cause è stato assolto. La stessa cosa è avvenuta con una
denuncia presentata contro tutto il Consiglio di Redazione, includendo
Manuel Cepeda, che era stato già assassinato. Tre denunce presentate contro
VOZ, in diversi casi, sono state negate dall'autorità stessa ed in nessuno
di questi c'è stata conciliazione per rettificazione da parte di VOZ. 

Gli errori commessi in alcune occasioni, perché comunque ci sono stati
(come è ovvio che sia), sono stati rettificati con interezza, senza che
nessuno utilizzasse un ordine giudiziario.

Attualmente VOZ ha una circolazione media di 30.000 esemplari, arriva
all'estero ed in tutto il territorio colombiano. Ha anche una pagina web ed
è diffuso in formato digitale attraverso diverse reti di posta elettronica.
VOZ si finanzia attraverso la realizzazione del Festival Nazionale
(annuale) e degli aiuti del movimento popolare.  Queste fonti di entrate
sono insufficienti, per questo VOZ è passato ad essere un quindicinale,
l'anno scorso. Però, con l'impegno di tutti siamo tornati nuovamente ad
essere un settimanale. Certo è che VOZ continua ad essere minacciato, non
solo dalla guerra sporca, ma anche dall'assenza di risorse. Si ha bisogno
dell'aiuto di tutti i settori democratici e solidari non solo della
Colombia ma anche dall'estero per poter sussistere. 

Con la sparizione di VOZ, in Colombia si perderebbe l'unico mezzo
alternativo che circola con regolarità. Per questo chiediamo la
cooperazione e la solidarietà perché VOZ possa continuare la sua azione
rivoluzionaria e perché continui la sua funzione di rappresentanza popolare.

Situazione finanziaria

L'impegno con VOZ è di tutti. Abbiamo preso delle decisioni perché la
verità del popolo possa proseguire.

Sapevate che VOZ ha avuto un utile di 37 milioni di pesos colombiani l'anno
passato? Sì, però questa quantità di denaro, che dovrebbe essere nelle
casse dell'amministrazione di VOZ e potrebbe attenuare la crisi finanziaria
del settimanale, è rappresentata da crediti da riscuotere. Ciò significa,
che tale somma rappresenta ciò che devono le amministrazioni locali e
regionali all'amministrazione di VOZ. E' una somma vicina ai 40 milioni di
pesos.

Quando abbiamo fatto il passo in avanti, nel novembre scorso, di tornare ad
essere un settimanale, siamo stati enfatici nel sottolineare che la
condizione sine qua non per stabilizzare la frequenza settimanale era
l'aumento della diffusione ed il pagamento opportuno delle richieste di
VOZ. Siamo però allarmati, perché nella pratica ciò non accade. Nel gennaio
scorso abbiamo fatto un bilancio economico del 1999. La conclusione è stata
che l'anno scorso siamo riusciti ad andare avanti grazie a molti fattori,
tra i quali la grande capagna di appoggio alla quale ha partecipato con
animo e generosità il movimento popolare. L'utile risultato, includendo i
crediti, è stato di 37 milioni di pesos, però è ovvio non li abbiamo in
cassa perché non sono arrivati. Sono rimasti a metà strada. Gli organismi
di direzione del partito devono rispondere di ciò.

Però quest'anno è allarmante che varie località abbiano abbassato la
diffusione e questo ci pone in serio pericolo perché si perde il punto
d'equilibrio. 

Insistiamo: il ritorno al settimanale è stato molto calcolato ed esige, tra
le altre cose, l'aumento della diffusione, anche se minimo, ed il pagamento
opportuno.

Vogliamo trattare questo problema, perché se non si corregge in tempo si
metterà in pericolo la stabilità del settimanale. E ciò sarà responsabilità
delle direzioni regionali del partito che sono rimaste indietro, nonostante
l'anno scorso quando era in pericolo l'esistenza di VOZ si sono impegnate
per assumere il compito della diffusione e del pagamento con molta
responsabilità.

In funzione del compimento degli impegni della direzione, della redazione e
della ammninistrazione, si sono fatte nuove riduzioni nei costi ed è in
atto un processo di ristrutturazione dell'amministrazione, nel momento
stesso in cui si lavora per alcune iniziative di finanziamento tra cui
quella della prospettiva del Festival e della Campagna d'Appoggio del 2000.
Certamente, tutto ciò è insufficiente se non c'è la risposta delle
direzioni regionali e locali del Partito per ciò che si riferisce alla
diffusione ed al pagamento.

Il Consiglio di Redazione ha approvato, con l'avallo della direzione
nazionale del Partito, la realizzazione di una inchiesta nazionale su VOZ,
con lo scopo di determinare se in realtà il partito voglia il periodico.
Questo sarà utile per il lavoro ideologico e per verificare se esiste
l'impegno per il sostenimento collettivo del periodico.

Sono riflessioni che vogliamo esporre in modo chiaro e franco, sebbene
sempre con rispetto, ai lettori di VOZ, dirigenti, militanti ed alle
organizzazioni, perché aprano il dibattito e soprattutto si addotino
decisioni e misure per andare avanti... 
  
Qualsiasi contributo politico e finanziario può essere inviato a:

VOZ La verdad del pueblo 
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Indirizzo: Carrera 13A No. 38-32.  
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di Carlos Lozano Guillén [Sottoscrizione per l'estero: 150 dollari
statunitensi]
  
  - Articolo tratto da Voz, edizione n° 2031. 16 - 22 febbraio del 2000 -

               LA CRISI CARCERARIA E LE DURE PROTESTE 

Il governo non vuole prestare attenzione al dramma sociale delle carceri
colombiane. Con una capacità fisica per 30.000 detenuti, i penitenziari
ospitano una popolazione carceraria di 53.000 persone. Il nuovo direttore
dell'Inpec (Istituto Nazionale Penitenziario e Carcerario), il generale
Fabio Campo Silva , annuncia l'utilizzo di mezzi polizieschi e di ordine
pubblico che hanno fallito nel trattamento penitenziario.  Nel contempo, ci
sono piani dei paramilitari per assassinare i prigionieri di guerra delle
FARC-EP. 


La grave crisi penitenziaria è sì di carattere sociale, ma dipende
soprattutto dall'incapacità del regime che vuole risolverla con mezzi
polizieschi, autoritari e di ordine pubblico, tollerando ufficialmente i
parmilitari detenuti che minacciano le vite dei prigionieri di guerra. 


Il problema delle carceri colombiane continua a essere grave perché la
gente è ammucchiata, perché non esiste una politica dei diritti umani, né
il rispetto per la vita e per le condizioni dei detenuti. Nonostante la
militarizzazione del conflitto carcerario, i detenuti politici, che in
fondo sono prigionieri di guerra, sono inoltre sottoposti a persecuzioni, a
maltrattamenti e ad un regime di privazioni che oltrepassano la legalità.

I recenti disordini sono scoppiati perchè due settimane fa è stato scoperto
un oscuro piano dei paramilitari detenuti nella Penitenziario Centrale "La
Picota" (la Forca), con palesi complicità, per assassinare diversi
guerriglieri, tra cui il comandante Alfredo Arenas, delle FARC-EP.  

Scoperto il piano, i prigionieri politici hanno organizzato la propria
difesa ed hanno affrontato i paramilitari che hanno utilizzato armi
automatiche e bombe a mano. Il risultato è stato di 3 paramilitari morti e
altri detenuti politici feriti. 

Successivamente, venerdì 11 febbraio, c'è stata una operazione a sorpresa.
Alle 5.30 della mattina, per ordine del Presidente della Repubblica e del
ministro  della giustizia, Romulo Gonzalez, la polizia ha fatto irruzione a
"La Picota",  giudata dal direttore della Dijin (Direzione della Polizia
Giudiziaria), il colonello Leonardo Gallego, dal direttore del
controspionaggio, il  colonello Oscar Naranjo e dal direttore uscente
dell'Inpec, il colonello Laureano Villamizar. 

L'irruzione della forza pubblica è stata violenta e nell'operazione è morto
un detenuto ed altri 2 sono rimasti feriti. I detenuti sono stati messi
nudi ed esposti alle intemperie, nel campo di calcio, senza tener conto del
freddo dell'alba, mentre la polizia perquisiva cella per cella, posto per
posto. 

Le proteste per il procedimento violento degli uniformati si sono estese
poi ad altre carceri come "La  Modelo" di Bogotà e alla "Cucuta". Nel
frattanto, fuori dalle carceri, anche i familiari dei detenuti hanno
protestato, esigendo moderazione nei procedimenti. La risposta della forza
pubblica è stata una aggressione a calci, gas lacrimogeni e pugni per donne
e bambini.

FALSITA' UFFICIALI.

Il ministro di giustizia, Romulo Gonzalez, che, quando assunse la carica,
dichiarò il suo impegno per porre fine alla crisi carceraria, ha affermato,
per giustificare il sopruso, che "i detenuti avevano sparato con fucili".
Tuttavia, i portavoce del carcere "La Picota" hanno negato chiaramente
questa affermazione, "perchè il ministro sta ripetendo quello che hanno
detto gli officiali di polizia, giacchè in nessun momento lui è entrato nel
carcere". 

Nella perquisizione, come sempre accade tutte le volte, sono state trovate
delle armi e altre cose proibite, che hanno permesso al generale Rosso José
Serrano, ingarbugliato com'è nelle accuse per abuso di potere, di montare
uno spettaccolo grottesco con l'affermazione che esistono bande di
estorsori all'interno de "La Picota",  formate da prigionieri politici.  

Questa leggera accusa è stata smentita, perchè in realtà si tratta di
delinquenti comuni che attuano con la complicità delle autorità per avere
un buon tornaconto.  

A seguito delle proteste nelle carceri, l'Inpec ha deciso di sospendere,
domenica scorsa, le visite dei familiari, cosa che ha prodotto nuovi
incidenti a "La Picota", al Penitenziario di Ibequé e nel quartiere Belén.
Donne e bambini sono stati bastonati e picchiati dagli uomini in divisa.

Il problema delle carceri colombiane è in realtà parte della complessa
situazione sociale del paese che, come è abitudine nel governo nazionale,
si affronta com mezzi di ordine pubblico e taglio repressivo. La stessa
cosa succede in altri settori della vita colombiana. Nel caso delle carceri
il quadro è drammatico, perchè mentre gli insiediamenti fisici sono stati
designati per ospitare 30.000 detenuti in realtà questi superano più del
doppio la capacità massima prevista. Nessun ministro di giustizia è capace
di affrontare la problematica dal punto di vista sociale, ma solo per via
dispotica e arbitrarietà, come stà facendo ora Gonzales.

Acuni prigionieri di guerra hanno protestato, perchè come "soluzione" ai
recenti disordini a "La Picota", il comandante Alfredo è stato trasferito
in un luogo sconosciuto, mentre nello stesso centro penitenziario restano
tranquilli i paramilitari che hanno dichiarato guerra fino alla morte ai
guerriglieri.

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