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I: COLOMBIA: Articoli a cura della Fundacion Aurora
- Subject: I: COLOMBIA: Articoli a cura della Fundacion Aurora
- From: "Marina Beccuti" <marina.b at inrete.it>
- Date: Tue, 22 Feb 2000 23:42:26 +0100
----- Original Message ----- From: Comit. Intern.sta Arco Iris <ale.ramon at numerica.it> To: <Recipient list suppressed> Sent: Monday, February 21, 2000 6:02 PM Subject: COLOMBIA: Articoli a cura della Fundacion Aurora > COLOMBIA MESTIZA > Di LUIS FERNANDO GIRALDO > Fundacion Aurora (Popayan-Colombia) > > Non si può studiare la complessità della struttura sociale e la storia > politica della Colombia a partire dalle circostanze specifiche ai suoi > rapporti sociali interni ma alla luce dei condizionamenti imposti dalle > potenti forze esterne degli imperialismi, cause determinanti per le guerre > civili che vive il paese. > > La Colombia è un paese che sorge come prodotto dello sviluppo delle lotte > internazionali del Capitale contro il sistema feudale imperante in America > latina: dapprima l'invasione spagnola, in una seconda fase le guerre > d'Indipendenza, determinate dall'avanzata del capitalismo in Francia, > Inghilterra e Stati Uniti. Un'indipendenza che aveva come premessa l'idea > originale di Bolivar di costituire una grande nazione, in cui popoli > integrati non fossero al servizio di nessun impero. > > Questo ideale fallì, le influenze internazionali segnarono per i nuovi > stati latinoamericani il cammino e le linee da seguire nell'immediato futuro. > Le classi dominanti di questi paesi capirono che soltanto assecondando le > determinanti internazionali avrebbero potuto detenere e conservare il > potere nella regione. In questo modo si forgiò il destino di schiavitù per > i popoli latinoamericani, retti in preminenza dalla politica statunitense, > la cui ombra si è estesa su tutta L'America Latina. Interessi strategici > che hanno impedito per decenni la realizzazione del principio vitale per > uno sviluppo libero delle nazioni e hanno negato il diritto di utilizzare > le risorse naturali e umane a beneficio di coloro che abitano quei territori. > > Questo lento processo di dominazione, ha incontrato, in tutte le epoche e > luoghi dell' America Latina, movimenti disposti a resistergli. In Colombia > lo scontro sociale si è manifestato in molteplici modi, con la guerra di > guerriglie, l'insurrezione armata e i movimenti culturali, popolari, > campesinos e indigeni. Tale non conformismo si è opposto costantemente agli > sforzi dell'imperialismo di modellare i comportamenti e i bisogni della > gente, controllando l'economia tramite il debito estero, definendo le > politiche educative, agrarie e sociali, promovendo e diffondendo la sua > cultura mercantile, presentando come modello e ideale di sviluppo il suo > tipo di società. > > E' in questo ambito di forze esterne condizionanti e di una cultura interna > che si ribella a continuare a vivere in queste circostanze di miseria che > si puo tentare di capire la guerra colombiana. > > Colombia è l'epilogo a cui giunge un popolo che è stato oppresso, > manipolato, disprezzato ed usurpato. E' il risultato di un crescente senso > di schiavitù in cui la popolazione deve inesorabilmente cedere le proprie > ricchezze naturali e umane a favore di consorzi e multinazionali che si > agglutinano intorno alla politica statunitense con l'approvazione dei > governanti locali che hanno perso qualunque tipo di sentimento verso la > propria nazione e per i quali hanno più valore il riconoscimento e la fetta > di ricchezza che devono infine difendere ad ogni costo. > > Come gli altri paesi del Sud America, la Colombia è una nazione che > appartiene ad un settore delle grandi potenze, in accordo ad una logica di > concertazione e di rispetto dei territori colonizzati e distribuiti tra le > multinazionali che hanno come guide finanziarie e politiche la Banca > Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. > > La stessa trasformazione della produzione biologica, sostituita dalle > coltivazioni manipolate in laboratorio in funzione di una sovraproduzione, > è determinata dall' affanno di conquistare nuovi mercati per ottenere il > dominio assoluto dell'alimentazione mondiale che oggi è gestita da 10 > corporazioni di alimenti, lasciando milioni di contadini senza terra che > spogliati di tutto popolano in branchi le periferie delle città in cui > aumenta la miseria e l'abbandono. > > In colombia esistono 2.000.000 di sfollati a causa della violenza > paramilitare, gruppi finanziati dal capitale nazionale e internazionale, > sfollati dalle aree che coincidono con i prograami economici di > sfruttamento internazionale. > Per gli uomini che sono vincolati al capitale dominante il progresso > personale è tanto più significativo quanto più ci si dimentica > dell'umanità, con quanta più frenesia e freddezza si agisca. Quale assenza > di sentimenti s'impossessa degli uomini che, esclusivamente per servire i > consorzi economici, governano i popoli imponendo con il loro orgoglio le > misure più antipopolari > > Quante organizzazioni di guerra finanziano, sostengono, educano, addestrano > o dotano tecnicamente per ottenere obiettivi imperialisti, motivati negli > esseri umani da uno sfrenato capriccio di possedere nuovi territori, > distruggendo crudelmente popoli interi, culture risorse umane > d'inestimabile valore. > Questa è la guerra che si affronta, guerra ineguale perchè di fronte a un > nemico così potente, i movimenti sociali, politici, le organizzazioni > guerrigliere, contadine e indigene appaiono come una massa di lillipuziani > che non accettano l'imposizione di uno sfruttamento che non porta alcun > beneficio all'umanità. > > Movimenti che sono oggetto di contraffazione da parte dei meccanismi di > comunicazione che deformano la realtà presentando come questione essenziale > della realtà colombiana il narcotraffico. Ma la campagna contro la droga > non è altro che una conseguenza della dominazione che si vuole continuare > ad esercitare, un inganno che ha come scopo finale quello di occultare le > reali campagne di orrore e morte, con il pretesto di un ennesimo intervento > umanitario, questa volta in Colombia. > > E' incalcolabile la miseria umana che producono le multinazionali, basti > pensare agli uomini che formano quell'esercito all'ombra dello stato, > denominato paramilitarismo. Gli squadroni paramilitari uccidono, mutilano, > torturano, seminano il terrore dappertutto, sfidando con il fucile > campesinos umili ed inermi che fuggono terrorizzati dalle loro terre. > Bisogna vederlo, l'esercito colombiano ogni giorno più numeroso e potente, > addestrato e assessorato dall' esercito USA che interviene velatamente con > azioni militari, con aerei fantasma. I campesinos e gli indigeni difendono > la loro vita quando difendono la loro terra, la loro cultura la loro > visione del mondo, l'anima della loro stessa esistenza. Da secoli ormai > lottano contro gli espropriatori, lasciando dietro di sè i loro morti > dimenticati, sconosciuti, silenziosi difensori della vita. > > Tutti sono costretti a coltivare la coca e il papavero da oppio per > sopravvivere, a causa della politica agraria dello Stato che consiste nello > smantellamento delle campagne e nella recrudescenza della violenza. La > cornice è la Riforma che tende a privatizzare i pochi enti statali per > specializzare le funzioni dello Stato, riducendone le attività e > rafforzando paradossalmente l'apparato burocratico e le forze armate. La > professionalizzazione dell'Esercito crea più gruppi specializzati di guerra > sotto il mandato della Sicurezza Nazionale che consiste nel vedere la > minaccia negli stessi abitanti dei territori destinati allo > sfruttamento...mentre i servizi propri di uno Stato Sociale rimangono nelle > mani di entità private corrotte che, perseguendo il proprio beneficio > particolare, lasciano senza assistenza sanitaria ed educazione la gente. > > Questa è la realtà di una guerra civile il cui maggior contendente dirige > le sue forze non contro un attore bellico specifico, nella fattispecie le > organizzazioni guerrigliere, ma contro tutta la società. Non si può > continuare a nascondere questa realtà che è ormai sotto gli occhi di tutti: > in Colombia operano gruppi paramilitari vincolati con l'esercito regolare, > legame dimostrato diffusamente e con dovizie di dettagli e prove dagli > organismi internazionali per i dd.uu. Gruppi che hanno eseguito una media > di 180 stragi all'anno, quando per strage s'intende l'assassinio di più di > tre persone alla volta, il che equivale a 1200 dirigenti uccisi, tra > campesinos, indigeni, sindacalisti e maestri. > > Tuttavia c'è un fatto saliente da sottolineare, nonostante siano trascorsi > centinaia di anni di conquiste a sangue e fuoco, i movimenti sociali, le > organizzazioni che si oppongono decisamente a qualsiasi tipo di schiavitù > non sono mai stati sradicati completamente. Esiste nel cuore di questo > popolo un sentimento ancestrale di libertà, indomabile e profondo, un > profondo legame con il passato, con la terra, fonte di potere spirituale. > E' una forza unificatrice che avanza lentamente, che emana dalla terra, > dall'aria, dalle montagne e le pianure. Mentre gli Stati dominanti sono > assoggettati alla ricchezza e al potere cresce il sentimento di una verità > indiscutibile, che "l' essere umano ha un'anima e questa raramente è > negoziabile". > > LA SOGLIA TRA LA VITA E LA MORTE > El Umbral entre la vida y la muerte. > > Di Luis Fernando Giraldo > Fundacion Aurora (Popayan - Colombia) > > Il capitalismo è un processo universale e irreversibile, con vita propria e > independente dalla volontà degli esseri umani. E' senza dubbio il processo > di estinzione delle diversità culturali ancora esistenti nei diversi angoli > della terra. > > E' una "civiltà" traboccante che impiega un'uniformità produttiva, politica > e ideologica come condizione al proprio sviluppo; assomiglia a un'ombra > ostile che lentamente invade tutti gli spazi luminosi dove fioriscono > diversi modi di affrontare la vita, di pensarla e sentirla. E' > l'annullamento dell'esistenza dei diverse modi in cui gli esseri umani si > rapportano spiritualmente e materialmente con la natura, in poche parole è > la tendenza all' annichilimento dello sviluppo della storia > > Per la civiltà capitalista, tutto l'umano deriva da questa considerazione > gonfiata della sua raltà; pur quando la sua saggezza si riduce all'astuzia > e all'ingegno di piegare con la forza e l'inganno altri uomini, usurpando > le loro forze vitali di lavoro a proprio beneficio, conducendo la natura > umana a una prossima scomparsa. > > Profetiche parole disse il Grande Capo Seathl, nella sua lettera diretta a > un presidente degli Stati Uniti: " Continui a contaminare la sua casa e > morirà nei propri rifiuti", parole che possono essere poste ad emblema di > ogni aspirazione di tipo capitalista. > > I presidenti dei paesi più industrializzati, credono di potere reggere i > destini dell'umanità e a tal fine si riuniscono gli otto rappresentanti di > queste nazioni in cui fingono patteggiare accordi, ragionare e definire > linee politiche; in realtà sono spinti da forze economiche che li obbligano > a prendere determinate misure per fronteggiare eventuali crisi > dell'economia politica mondiale. > > In accordo con la forza e il potere di questi consorzi economici che > rappresentano, si disputano ogni anno una nuova distribuzione dei > territori, ottenendo uno contro gli altri, maggiori poteri economici e > politici sui popoli e le nazioni, determinando regole che incidono sempre > di più sulle contraddizioni interne del capitale. A spese dell'umanità > povera e ignorante che va raminga sulle proprie terre come "foglie al > vento; senza meta né destino". > > Questi "governanti" rappresentano perfettamente la commedia umana. Appaiono > come esseri di sommo potere, ma man è altro che il supporto dei rapporti > economici, che lungi dal governare loro ne sono governati. Commedia che ha > come registi le multinazionali o i gruppi economici che girano intorno al > capitale finanziario, onnivoro. Consorzi fiannziari che hanno sottomesso il > mondo durante secoli, depredando le ricchezze naturali e uimane, creando > insicurezza nel sottomettere la condizione sociale ad un accelerato > processo di produzione che contrasta con la crescita della povertà nel > mondo, esaurendo fisicamente e moralmente la gran maggioranza degli esseri > umani, riducendo l'umanità che lavora ad un congegno a termine e sostituibile. > > Per secoli i popoli latinoamericani, come gli altri, si sono esercitati > nello sviluppo delle loro specificità produttive, linguistiche, culturali, > elaborando forme diverse di relazioni ed organizzazioni sociali, da cui > emanano un profondo sentimento ed intelligenza, che orientano tutte le > riflessioni ed azioni verso la vita e non verso la morte. > > Culture e popoli che sussistono nonostante il capitalismo. Società che ha > voluto sottometterli sotto lo stemma di una strana morale: se non sei con > me sei contro di me. il capitalismo considera nemiche le nostre culture > perché esse per la loro unità culturale, per la loro visione e relazione > rispettosa con la natura, esprimono differenze sostanziali con il suo modo > di produzione. > > Popoli e culture che hanno la consapevolezza della loro piccolezza e > debolezza guardano con rispetto all'universo, non pretendono dominarlo, ma > sviluppare la loro vita accettando le condizioni dell'esistenza di ogni > essere vivente. Per questo sono popoli che possono contemplare e adorare il > sole e la luna, il giorno e la notte, la pioggia, i fiumi, gli uccelli e > tutte le creature della natura, che guardano con ammirazione e rispetto. > > Ciò non è possibile per uomini educati nella superbia, per i quali la > natura e gli altri costituiscono condizioni per alimentare smisuratamente i > loro ciechi appetiti; per loro non esiste amore solo dovere; per loro il > sentimento, la scienza e la coscienza sono nozioni vaghe senza alcun > significato, se non quello che possono rappresentare per la crescita dei > loro poteri e ricchezze. > > I nostri popoli silenziosamente si sono preparati per affrontare la morte, > non temono morire se la loro resistenza significa lottare per vivere; gli > uomini di grandi ricchezze e potere si aggrappano ai loro averi e vivono > succubi del fluttuare delle emozioni e deliri, presi da un insondabile > terrore di morte. > > Che potere reale significa possedere? Se non esiste il sole da contemplare, > una luna da adorare, le stelle da sognare? Che significa avere? Se al > possedere si concatenano doveri oppressivi, norme paralizzanti e > proibizioni dannose che stagnano e corrompono i sentimenti, trasformando > gli uomini in esseri che soffrono, senza la consapevolezza della propria > vita, annoiati dai loro obblighi. Aveva ragione il pensatore quando diceva: > possedere significa espropiare ed espropriarsi. > > Questa vita che porta chi possiede e chi è spogliato ad un'esistenza > d'umiliazioni, è estranea alle nostre radici culturali. Durante secoli > hanno lottato contro i colonialismi e gli imperialismi. Ribellione che si > manifesta quando è magiormente influenzata dalle culture indigene > > In Colombia sopravvivono circa 90 gruppi etnici diversi, che conservano la > loro unità culturale, il lprprio territorio e lingua, recuperati o > conservati affrontando dure lotte, spargendo ingegno e > pazienzasorprendenti. Queste comunità insieme con le altre sterminate dalla > colonizzazione spagnola, hanno influito profondamente nella cultura del > nostro popolo. > > Gli Stati Uniti hanno potuto piegare l'impeto dei popoli nativi, senza che > questi incidessero come fattore preponderante di meticciato. In Colombia e > nella maggioranza dei popoli latinoamericani, l'esistenza di organizzazioni > sociali, politiche e culturalmente fortemente resistenti hanno obbligato > gli spagnoli a adottare modelli culturali tradizionali e abitudini anche > come strumenti di dominazione. > > Questi elementi non sono secondari se vogliamo capire perché il nostro > popolo continua a resistere. La lotta è ora contro una civiltà estranea e > crudele, arrogante e prepotente, che si scontra continuamente contro un > lunghissimo processo di meticciato in cui si mescolano innumerevoli > elementi storici da più di 500 anni, in cui esistono popoli con un'unità > sociale, linguistica e culturale oltre a fattori nuovi sorti dalle viscere > del capitalismo, di ricchezze e potere incalcolabili. Storia che sussiste > come orme nei volti, nei comportamenti, nella pelle negli sguardi, nei > sorrisi e le decisioni dei popoli. > > Non si può dimenticare il passato, ancor meno negare l'esistenza di una > realtà storica dimenticandosene. L'idea del passato è un'illusione, > un'ideologia che domina nel nostro mondo capitalista. Per i popoli meticci > ed indigeni il passato è presente. Gli occhi di un uomo dominato dal cieco > appetito di vincere e un'insaziabile sete di applauso, non capisce che il > mondo non è come appare, che il mondo è più complesso di quello che > crediamo, e spiritualmente più ricco di quello che immaginiamo. In questa > complessità possiamo trovare le chiavi della resistenza sociale, perchè > come il pensatore dice: " il fenomeno è più ricco dell'idea". > > Per i popoli indigeni e meticci che sono riusciti a sopravvivere grazie ad > una capacità di assimilazione, meticciato e integrazione di elementi di > altre culture, il passato non esiste solamente come possibilità > intellegibile, è presente nella nostra vita, nei rapporti che abbiamo, nel > modo con cui partecipiamo oggi alla vita presente. Il passato si coniuga > con il presente dotando di esistenza e personalità cio che vive; per questo > è intellegibile, comprensibile, perché ha esistenza attuale oltre alla > coscienza della nostra realtà. Forse questa comprensione ha ispirato lo > storico a dire: " L'anatomia dell'uomo è la chiave per la comprensione > dell'anatomia della scimmia." > > "Il passato che ritorna, ritorna sempre a confrontarsi con la nostra vita" > un passato che si ripete come presente di fronte cui non ha altra scelta > consapevole se non quella che ci denuncia come siamo e come saremo e ci > conduce inesorabilmente alla volontà di poter scegliere un avvenire diverso > con la guida ragionevole della scienza della storia, delle arti e della > cultura. > Se non definiamo consapevolmente l'avvenire che desideriamo, diverso dal > presente che viviamo, il futuro si configurerà con le premesse degli errori > passati e la nostra vita si trasformerà in un "eterno ritorno" come narra > l'antico pensiero greco. > > Il potere di questa società capitalista finirà per piegare le diverse > culture, imponendo la sua fatale uniformità, irrompendo nelle specificità e > degenerandole, tracciando un sentiero che condurrà ad un insondabile abisso > da cui l'umanità non potrà mai uscire. > > L'atteggiamento dell'uomo moderno di fronte al tempo è diverso, mette > sempre l'accento sul presente effimero; pretende così negare qualsiasi > vincolo con il passato; ama un presente che diviene e passa successivamente > senza lasciare alcuna traccia. Si trasforma in un bivio storico perché > l'uomo rimane intrappolato nel adesso, che accetta precipitosamente, sempre > con l'intenzione di aggiornarsi, temendo di rimanere indietro, inghiottito > dal tempo, ma ingenuamente dimentica che trascina con sé il passato o forse > ignora o desidera ignorarlo perché teme ri-trovarsi, immobile, essendo > sempre lo stesso. > > Il futuro per l'uomo moderno è un agglomerato di vane illusioni, la > ripetizione dell'identico; da padri a figli si trasmettono le stesse > illusioni, immaginando che essere attuale e dinamico significhi > trasformarsi; in realtà perpetua quella stessa esistenza confusa. Questo è > il terrore dell'uomo moderno che è sempre di corsa, impegnato ad ereditare > ed usurpare proprietà, conservare ciò che possiede pur significando questo > l'annullamento delle sue possibilità di vita. Il sapere, l'arte, il > vestito, l'alimentazione e tutti i gesti perenni che ci legano > all'universale ed infinito, si trasformano in azioni effimere, mode > passeggere che sfuggono alle nostre vite come l'acqua tra le mani ma > continuiamo ad anelare l'effimero con devozione, con follia. > > La nostra memoria non fissa gli eventi, l'ieri si cancella dai nostri cuori > e l'immensità di una storia che conserva dentro di sé viva la fiamma della > nostra libertà svanisce lentamente con questo desiderato oblio. > > L'uomo moderno, capitalista è il vero uomo coltivato nella vanità, > nell'arroganza, cui si è insegnato a considerare valida esclusivamente la > relazione che annulla qualsiasi comportamento storico, che crea ideologie > che invocano la fine della storia, delle ideologie, delle diversità. > Inconsapevolmente si rivela che questo sistema produttivo è in realtà il > sentiero che conduce alla fine dell'umanità. Il capitalismo riproduce una > religione senza spirito, il vero fondamentalismo, una prassi senza guida, > la reale ortodossia, un mondo condotto soltanto da leggi estranee allo > stesso essere umano, che manca del potere reale per condurre le sorti del > mondo, perché il capitalismo è l'ultima fase della preistoria dell'umanità. > > E' molto corrosiva per le società l'egemonia che esercitano gli > imperialismi; un potere così forte che può frantumare le culture che finora > sono rimaste indomabili. E' una sfida, combinare quella capacità di > resistenza con il pensiero concettuale, per orientare il corso di quel > torrente che tende alla dispersione verso espressioni sempre più cruente ed > assurde. Sfida della nostra stessa vita, come ricerca, come rischio, a > partire da quell'indole che abbiamo ereditato da una continua lotta contro > ogni tipo di oppressione, da quell' appassionato desiderio di vita che > diventa frenesia, amore senza calcolo che ci porta ad affrontare > l'esistenza come si presenta, così, senza compassione, accettando il corso > della nostra storia o subendo la fine della nostra esistenza umana. > > In Colombia la vita non è un ruscello che corre lento e tranquillo; la vita > è simile a un'alta marea tumultuosa che colpisce gli scogli che ostacolano > il suo percorso, fino ad incontrare la direzione, l'orizzonte che forse > sarà quello che forgeremo insieme, alla ricerca di un mondo > qualitativamente superiore. > E' essenziale insistere in questo atteggiamento, profondamente radicato nei > popoli latinoamericani, per evidenziare che può significare la nostra > libertà ma anche la nostra schiavitù, perché finora i settori egemonici > della nostra società ne hanno approffitato per aumentare le loro ricchezze, > creando confusione negli spirito degli uomini e ciò che poc'anzi abbiamo > definito anelito di vita, per mancanza di una guida, si è trasformato in > desiderio di morte. Questa confusione significa il caos in seno alla > società dominata come in quella dominante. > > Sappiamo che infondere ordine nel pensiero tempra lo spirito e delinea un > cammino, un orizzonte oltre il tramonto di questa società. Questo > orientamento possiamo trovarlo in una Scienza capace di farci capire la > vita circolare e ripetitiva, che fa ritornare su se stessi i dominatori e > bloccare gli oppressi in una situazione perenne; una Scienza nuova che > illumini non soltanto il passato e il presente, ma anche il futuro dei > popoli, un avvenire storico che rompa il ciclo della preistoria degli > uomini, che distrugga il dominio materiale e spirituale delle formazioni > sociali fondate sulla Politica che si trova in uno stadio nascente e di cui > un pensatore diceva che si erano "poste le sue pietre angolari" > > ======================================= > Traduzione e Diffusione a cura di Paola
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