COLOMBIA: Articoli a cura della Fundacion Aurora



                         COLOMBIA MESTIZA
                     Di LUIS FERNANDO GIRALDO
                 Fundacion Aurora (Popayan-Colombia)

Non si può studiare la complessità della struttura sociale e la storia
politica della Colombia a partire dalle circostanze specifiche ai suoi
rapporti sociali interni ma alla luce dei condizionamenti imposti dalle
potenti forze esterne degli imperialismi, cause determinanti per le guerre
civili che vive il paese.

La Colombia è un paese che sorge come prodotto dello sviluppo delle lotte
internazionali del Capitale contro il sistema feudale imperante in America
latina: dapprima l'invasione spagnola, in una seconda fase le guerre
d'Indipendenza, determinate dall'avanzata del capitalismo in Francia,
Inghilterra e Stati Uniti. Un'indipendenza che aveva come premessa l'idea
originale di Bolivar di costituire una grande nazione, in cui popoli
integrati non fossero al servizio di nessun impero.

Questo ideale fallì, le influenze internazionali segnarono per i nuovi
stati latinoamericani il cammino e le linee da seguire nell'immediato futuro.
Le classi dominanti di questi paesi capirono che soltanto assecondando le
determinanti internazionali avrebbero potuto detenere e conservare il
potere nella regione. In questo modo si forgiò il destino di schiavitù per
i popoli latinoamericani, retti in preminenza dalla politica statunitense,
la cui ombra si è estesa su tutta L'America Latina. Interessi strategici
che hanno impedito per decenni la realizzazione del principio vitale per
uno sviluppo libero delle nazioni e hanno negato il diritto di utilizzare
le risorse naturali e umane a beneficio di coloro che abitano quei territori.

Questo lento processo di dominazione, ha incontrato, in tutte le epoche e
luoghi dell' America Latina, movimenti disposti a resistergli. In Colombia
lo scontro sociale si è manifestato in molteplici modi, con la guerra di
guerriglie, l'insurrezione armata e i movimenti culturali, popolari,
campesinos e indigeni. Tale non conformismo si è opposto costantemente agli
sforzi dell'imperialismo di modellare i comportamenti e i bisogni della
gente, controllando l'economia tramite il debito estero, definendo le
politiche educative, agrarie e sociali, promovendo e diffondendo la sua
cultura mercantile, presentando come modello e ideale di sviluppo il suo
tipo di società. 

E' in questo ambito di forze esterne condizionanti e di una cultura interna
che si ribella a continuare a vivere in queste circostanze di miseria che
si puo tentare di capire la guerra colombiana.

Colombia è l'epilogo a cui giunge un popolo che è stato oppresso,
manipolato, disprezzato ed usurpato. E' il risultato di un crescente senso
di schiavitù in cui la popolazione deve inesorabilmente cedere le proprie
ricchezze naturali e umane a favore di consorzi e multinazionali che si
agglutinano intorno alla politica statunitense con l'approvazione dei
governanti locali che hanno perso qualunque tipo di sentimento verso la
propria nazione e per i quali hanno più valore il riconoscimento e la fetta
di ricchezza che devono infine difendere ad ogni costo.

Come gli altri paesi del Sud America, la Colombia è una nazione che
appartiene ad un settore delle grandi potenze, in accordo ad una logica di
concertazione e di rispetto dei territori colonizzati e distribuiti tra le
multinazionali che hanno come guide finanziarie e politiche la Banca
Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

La stessa trasformazione della produzione biologica, sostituita dalle
coltivazioni manipolate in laboratorio in funzione di una sovraproduzione,
è determinata dall' affanno di conquistare nuovi mercati per ottenere il
dominio assoluto dell'alimentazione mondiale che oggi è gestita da 10
corporazioni di alimenti, lasciando milioni di contadini senza terra che
spogliati di tutto popolano in branchi le periferie delle città in cui
aumenta la miseria e l'abbandono.

In colombia esistono 2.000.000 di sfollati a causa della violenza
paramilitare, gruppi finanziati dal capitale nazionale e internazionale,
sfollati dalle aree che coincidono con i prograami economici di
sfruttamento internazionale.
Per gli uomini che sono vincolati al capitale dominante il progresso
personale è tanto più significativo quanto più ci si dimentica
dell'umanità, con quanta più frenesia e freddezza  si agisca. Quale assenza
di sentimenti s'impossessa degli uomini che, esclusivamente per servire i
consorzi economici, governano i popoli imponendo con il loro orgoglio le
misure più antipopolari

Quante organizzazioni di guerra finanziano, sostengono, educano, addestrano
o dotano tecnicamente per ottenere obiettivi imperialisti, motivati negli
esseri umani da uno sfrenato capriccio di possedere nuovi territori,
distruggendo crudelmente popoli interi, culture risorse umane
d'inestimabile valore.
Questa è la guerra che si affronta, guerra ineguale perchè di fronte a un
nemico così potente, i movimenti sociali, politici, le organizzazioni
guerrigliere, contadine e indigene appaiono come una massa di lillipuziani
che non accettano l'imposizione di uno sfruttamento che non porta alcun
beneficio all'umanità.

Movimenti che sono oggetto di contraffazione da parte dei meccanismi di
comunicazione che deformano la realtà presentando come questione essenziale
della realtà colombiana il narcotraffico. Ma la campagna contro la droga
non è altro che una conseguenza della dominazione che si vuole continuare
ad esercitare, un inganno che ha come scopo finale quello di occultare le
reali campagne di orrore e morte, con il pretesto di un ennesimo intervento
umanitario, questa volta in Colombia.

E' incalcolabile la miseria umana che producono le multinazionali, basti
pensare agli uomini che formano quell'esercito all'ombra dello stato,
denominato paramilitarismo. Gli squadroni paramilitari uccidono, mutilano,
torturano, seminano il terrore dappertutto, sfidando con il fucile
campesinos umili ed inermi che fuggono terrorizzati dalle loro terre.
Bisogna vederlo, l'esercito colombiano ogni giorno più numeroso e potente,
addestrato e assessorato dall' esercito USA che interviene velatamente con
azioni militari, con aerei fantasma. I campesinos e gli indigeni difendono
la loro vita quando difendono la loro terra, la loro cultura la loro
visione del mondo, l'anima della loro stessa esistenza. Da secoli ormai
lottano contro gli espropriatori, lasciando dietro di sè i loro morti
dimenticati, sconosciuti, silenziosi difensori della vita.

Tutti sono costretti a coltivare la coca e il papavero da oppio per
sopravvivere, a causa della politica agraria dello Stato che consiste nello
smantellamento delle campagne e nella recrudescenza della violenza.  La
cornice è la Riforma che tende a privatizzare i pochi enti statali per
specializzare le funzioni dello Stato, riducendone le attività e
rafforzando paradossalmente l'apparato burocratico e le forze armate. La
professionalizzazione dell'Esercito crea più gruppi specializzati di guerra
sotto il mandato della Sicurezza Nazionale che consiste nel vedere la
minaccia negli stessi abitanti dei territori destinati allo
sfruttamento...mentre i servizi propri di uno Stato Sociale rimangono nelle
mani di entità private corrotte che, perseguendo il proprio beneficio
particolare, lasciano senza assistenza sanitaria ed educazione la gente.

Questa è la realtà di una guerra civile il cui maggior contendente dirige
le sue forze non contro un attore bellico specifico, nella fattispecie le
organizzazioni guerrigliere, ma contro tutta la società. Non si può
continuare a nascondere questa realtà che è ormai sotto gli occhi di tutti:
in Colombia operano gruppi paramilitari vincolati con l'esercito regolare,
legame dimostrato diffusamente e con dovizie di dettagli e prove dagli
organismi internazionali per i dd.uu. Gruppi che hanno eseguito una media
di 180 stragi all'anno, quando per strage s'intende l'assassinio di più di
tre persone alla volta, il che equivale a 1200 dirigenti uccisi, tra
campesinos, indigeni, sindacalisti e maestri.

Tuttavia c'è un fatto saliente da sottolineare,  nonostante siano trascorsi
centinaia di anni di conquiste a sangue e fuoco, i movimenti sociali, le
organizzazioni che si oppongono decisamente a qualsiasi tipo di schiavitù
non sono mai stati sradicati completamente. Esiste nel cuore di questo
popolo un sentimento ancestrale di libertà, indomabile e profondo, un
profondo legame con il passato, con la terra, fonte di potere spirituale.
E' una forza unificatrice che avanza lentamente, che emana dalla terra,
dall'aria, dalle montagne e le pianure. Mentre gli Stati dominanti sono
assoggettati alla ricchezza e al potere cresce il sentimento di una verità
indiscutibile, che "l' essere umano ha un'anima e questa raramente è
negoziabile".

                LA SOGLIA TRA LA VITA E LA MORTE
              El Umbral entre la vida y la muerte.

Di Luis Fernando Giraldo
Fundacion Aurora (Popayan - Colombia)

Il capitalismo è un processo universale e irreversibile, con vita propria e
independente dalla volontà degli esseri umani. E' senza dubbio il processo
di estinzione delle diversità culturali ancora esistenti nei diversi angoli
della terra.

E' una "civiltà" traboccante che impiega un'uniformità produttiva, politica
e ideologica come condizione al proprio sviluppo; assomiglia a un'ombra
ostile che lentamente invade tutti gli spazi luminosi dove fioriscono
diversi modi di affrontare la vita, di pensarla e sentirla. E'
l'annullamento dell'esistenza dei diverse modi in cui gli esseri umani si
rapportano spiritualmente e materialmente con la natura, in poche parole è
la tendenza all' annichilimento dello sviluppo della storia

Per la civiltà capitalista, tutto l'umano deriva da questa considerazione
gonfiata della sua raltà; pur quando la sua saggezza si riduce all'astuzia
e all'ingegno di piegare con la forza e l'inganno altri uomini, usurpando
le loro forze vitali di lavoro a proprio beneficio, conducendo la natura
umana a una prossima scomparsa.

Profetiche parole disse il Grande Capo Seathl, nella sua lettera diretta a
un presidente degli Stati Uniti: " Continui a contaminare la sua casa e
morirà nei propri rifiuti", parole che possono essere poste ad emblema di
ogni aspirazione di tipo capitalista.

I presidenti dei paesi più industrializzati, credono di potere reggere i
destini dell'umanità e a tal fine si riuniscono gli otto rappresentanti di
queste nazioni in cui fingono patteggiare accordi, ragionare e definire
linee politiche; in realtà sono spinti da forze economiche che li obbligano
a prendere determinate misure per fronteggiare eventuali crisi
dell'economia politica mondiale.

In accordo con la forza e il potere di questi consorzi economici che
rappresentano, si disputano ogni anno una nuova distribuzione dei
territori, ottenendo uno contro gli altri, maggiori poteri economici e
politici sui popoli e le nazioni, determinando regole che incidono sempre
di più sulle contraddizioni interne del capitale. A spese dell'umanità
povera e ignorante che va raminga sulle proprie terre come "foglie al
vento; senza meta né destino".

Questi "governanti" rappresentano perfettamente la commedia umana. Appaiono
come esseri di sommo potere, ma man è altro che il supporto dei rapporti
economici, che lungi dal governare loro ne sono governati. Commedia che ha
come registi le multinazionali o i gruppi economici che girano intorno al
capitale finanziario, onnivoro. Consorzi fiannziari che hanno sottomesso il
mondo durante secoli, depredando le ricchezze naturali e uimane, creando
insicurezza nel sottomettere la condizione sociale ad un accelerato
processo di produzione che contrasta con la crescita della povertà nel
mondo, esaurendo fisicamente e moralmente la gran maggioranza degli esseri
umani, riducendo l'umanità che lavora ad un congegno a termine e sostituibile.

Per secoli i popoli latinoamericani, come gli altri, si sono esercitati
nello sviluppo delle loro specificità produttive, linguistiche, culturali,
elaborando forme diverse di relazioni ed organizzazioni sociali, da cui
emanano un profondo sentimento ed intelligenza, che orientano tutte le
riflessioni ed azioni verso la vita e non verso la morte.

Culture e popoli che sussistono nonostante il capitalismo. Società che ha
voluto sottometterli sotto lo stemma di una strana morale: se non sei con
me sei contro di me. il capitalismo considera nemiche le nostre culture
perché esse per la loro unità culturale, per la loro visione e relazione
rispettosa con la natura, esprimono differenze sostanziali con il suo modo
di produzione.

Popoli e culture che hanno la consapevolezza della loro piccolezza e
debolezza guardano con rispetto all'universo, non pretendono dominarlo, ma
sviluppare la loro vita accettando le condizioni dell'esistenza di ogni
essere vivente. Per questo sono popoli che possono contemplare e adorare il
sole e la luna, il giorno e la notte, la pioggia, i fiumi, gli uccelli e
tutte le creature della natura, che guardano con ammirazione e rispetto.

Ciò non è possibile per uomini educati nella superbia, per i quali la
natura e gli altri costituiscono condizioni per alimentare smisuratamente i
loro ciechi appetiti; per loro non esiste amore solo dovere; per loro il
sentimento, la scienza e la coscienza sono nozioni vaghe senza alcun
significato, se non quello che possono rappresentare per la crescita dei
loro poteri e ricchezze.

I nostri popoli silenziosamente si sono preparati per affrontare la morte,
non temono morire se la loro resistenza significa lottare per vivere; gli
uomini di grandi ricchezze e potere si aggrappano ai loro averi e vivono
succubi del fluttuare delle emozioni e deliri, presi da un insondabile
terrore di morte.

Che potere reale significa possedere? Se non esiste il sole da contemplare,
una luna da adorare, le stelle da sognare? Che significa avere? Se al
possedere si concatenano doveri oppressivi, norme paralizzanti e
proibizioni dannose che stagnano e corrompono i sentimenti, trasformando
gli uomini in esseri che soffrono, senza la consapevolezza della propria
vita, annoiati dai loro obblighi. Aveva ragione il pensatore quando diceva:
possedere significa espropiare ed espropriarsi.

Questa vita che porta chi possiede e chi è spogliato ad un'esistenza
d'umiliazioni, è estranea alle nostre radici culturali. Durante secoli
hanno lottato contro i colonialismi e gli imperialismi. Ribellione che si
manifesta quando è magiormente influenzata dalle culture indigene

In Colombia sopravvivono circa 90 gruppi etnici diversi, che conservano la
loro unità culturale, il lprprio territorio e lingua, recuperati o
conservati affrontando dure lotte, spargendo ingegno e
pazienzasorprendenti. Queste comunità insieme con le altre sterminate dalla
colonizzazione spagnola, hanno influito profondamente nella cultura del
nostro popolo.

Gli Stati Uniti hanno potuto piegare l'impeto dei popoli nativi, senza che
questi incidessero come fattore preponderante di meticciato. In Colombia e
nella maggioranza dei popoli latinoamericani, l'esistenza di organizzazioni
sociali, politiche e culturalmente fortemente resistenti hanno obbligato
gli spagnoli a adottare modelli culturali tradizionali e abitudini anche
come strumenti di dominazione.

Questi elementi non sono secondari se vogliamo capire perché il nostro
popolo continua a resistere. La lotta è ora contro una civiltà estranea e
crudele, arrogante e prepotente, che si scontra continuamente contro un
lunghissimo processo di meticciato in cui si mescolano innumerevoli
elementi storici da più di 500 anni, in cui esistono popoli con un'unità
sociale, linguistica e culturale oltre a fattori nuovi sorti dalle viscere
del capitalismo, di ricchezze e potere incalcolabili. Storia che sussiste
come orme nei volti, nei comportamenti, nella pelle negli sguardi, nei
sorrisi e le decisioni dei popoli.

Non si può dimenticare il passato, ancor meno negare l'esistenza di una
realtà storica dimenticandosene. L'idea del passato è un'illusione,
un'ideologia che domina nel nostro mondo capitalista. Per i popoli meticci
ed indigeni il passato è presente. Gli occhi di un uomo dominato dal cieco
appetito di vincere e un'insaziabile sete di applauso, non capisce che il
mondo non è come appare, che il mondo è più complesso di quello che
crediamo, e spiritualmente più ricco di quello che immaginiamo. In questa
complessità possiamo trovare le chiavi della resistenza sociale, perchè
come il pensatore dice: " il fenomeno è più ricco dell'idea".

Per i popoli indigeni e meticci che sono riusciti a sopravvivere grazie ad
una capacità di assimilazione, meticciato e integrazione di elementi di
altre culture, il passato non esiste solamente come possibilità
intellegibile, è presente nella nostra vita, nei rapporti che abbiamo, nel
modo con cui partecipiamo oggi alla vita presente. Il passato si coniuga
con il presente dotando di esistenza e personalità cio che vive; per questo
è intellegibile, comprensibile, perché ha esistenza attuale oltre alla
coscienza della nostra realtà. Forse questa comprensione ha ispirato lo
storico a dire: " L'anatomia dell'uomo è la chiave per la comprensione
dell'anatomia della scimmia."

"Il passato che ritorna, ritorna sempre a confrontarsi con la nostra vita"
un passato che si ripete come presente di fronte cui non ha altra scelta
consapevole se non quella che ci denuncia come siamo e come saremo e ci
conduce inesorabilmente alla volontà di poter scegliere un avvenire diverso
con la guida ragionevole della scienza della storia, delle arti e della
cultura.
Se non definiamo consapevolmente l'avvenire che desideriamo, diverso dal
presente che viviamo, il futuro si configurerà con le premesse degli errori
passati e la nostra vita si trasformerà in un "eterno ritorno" come narra
l'antico pensiero greco.

Il potere di questa società capitalista finirà per piegare le diverse
culture, imponendo la sua fatale uniformità, irrompendo nelle specificità e
degenerandole, tracciando un sentiero che condurrà ad un insondabile abisso
da cui l'umanità non potrà mai uscire.

L'atteggiamento dell'uomo moderno di fronte al tempo è diverso, mette
sempre l'accento sul presente effimero; pretende così negare qualsiasi
vincolo con il passato; ama un presente che diviene e passa successivamente
senza lasciare alcuna traccia. Si trasforma in un bivio storico perché
l'uomo rimane intrappolato nel adesso, che accetta precipitosamente, sempre
con l'intenzione di aggiornarsi, temendo di rimanere indietro, inghiottito
dal tempo, ma ingenuamente dimentica che trascina con sé il passato o forse
ignora o desidera ignorarlo perché teme ri-trovarsi, immobile, essendo
sempre lo stesso.

Il futuro per l'uomo moderno è un agglomerato di vane illusioni, la
ripetizione dell'identico; da padri a figli si trasmettono le stesse
illusioni, immaginando che essere attuale e dinamico significhi
trasformarsi; in realtà perpetua quella stessa esistenza confusa. Questo è
il terrore dell'uomo moderno che è sempre di corsa, impegnato ad ereditare
ed usurpare proprietà, conservare ciò che possiede pur significando questo
l'annullamento delle sue possibilità di vita. Il sapere, l'arte, il
vestito, l'alimentazione e tutti i gesti perenni che ci legano
all'universale ed infinito, si trasformano in azioni effimere, mode
passeggere che sfuggono alle nostre vite come l'acqua tra le mani ma
continuiamo ad anelare l'effimero con devozione, con follia.

La nostra memoria non fissa gli eventi, l'ieri si cancella dai nostri cuori
e l'immensità di una storia che conserva dentro di sé viva la fiamma della
nostra libertà svanisce lentamente con questo desiderato oblio.

L'uomo moderno, capitalista è il vero uomo coltivato nella vanità,
nell'arroganza, cui si è insegnato a considerare valida esclusivamente la
relazione che annulla qualsiasi comportamento storico, che crea ideologie
che invocano la fine della storia, delle ideologie, delle diversità.
Inconsapevolmente si rivela che questo sistema produttivo è in realtà il
sentiero che conduce alla fine dell'umanità. Il capitalismo riproduce una
religione senza spirito, il vero fondamentalismo, una prassi senza guida,
la reale ortodossia, un mondo condotto soltanto da leggi estranee allo
stesso essere umano, che manca del potere reale per condurre le sorti del
mondo, perché il capitalismo è l'ultima fase della preistoria dell'umanità. 

E' molto corrosiva per le società l'egemonia che esercitano gli
imperialismi; un potere così forte che può frantumare le culture che finora
sono rimaste indomabili. E' una sfida, combinare quella capacità di
resistenza con il pensiero concettuale, per orientare il corso di quel
torrente che tende alla dispersione verso espressioni sempre più cruente ed
assurde.  Sfida della nostra stessa vita, come ricerca, come rischio, a
partire da quell'indole che abbiamo ereditato da una continua lotta contro
ogni tipo di oppressione, da quell' appassionato desiderio di vita che
diventa frenesia, amore senza calcolo che ci porta ad affrontare
l'esistenza come si presenta, così, senza compassione, accettando il corso
della nostra storia o subendo la fine della nostra esistenza umana. 

In Colombia la vita non è un ruscello che corre lento e tranquillo; la vita
è simile a un'alta marea tumultuosa che colpisce gli scogli che ostacolano
il suo percorso, fino ad incontrare la direzione, l'orizzonte che forse
sarà quello che forgeremo insieme, alla ricerca di un mondo
qualitativamente superiore.
E' essenziale insistere in questo atteggiamento, profondamente radicato nei
popoli latinoamericani, per evidenziare che può significare la nostra
libertà ma anche la nostra schiavitù, perché finora i settori egemonici
della nostra società ne hanno approffitato per aumentare le loro ricchezze,
creando confusione negli spirito degli uomini e ciò che poc'anzi abbiamo
definito anelito di vita, per mancanza di una guida, si è trasformato in
desiderio di morte. Questa confusione significa il caos in seno alla
società dominata come in quella dominante.

Sappiamo che infondere ordine nel pensiero tempra lo spirito e delinea un
cammino, un orizzonte oltre il tramonto di questa società. Questo
orientamento possiamo trovarlo in una Scienza capace di farci capire la
vita circolare e ripetitiva, che fa ritornare su se stessi i dominatori e
bloccare gli oppressi in una situazione perenne; una Scienza nuova che
illumini non soltanto il passato  e il presente, ma anche il futuro dei
popoli, un avvenire storico che rompa il ciclo della preistoria degli
uomini, che distrugga il dominio materiale e spirituale delle formazioni
sociali fondate sulla Politica che si trova in uno stadio nascente e di cui
un pensatore diceva che si erano "poste le sue pietre angolari"

=======================================
Traduzione e Diffusione a cura di Paola
=======================================
*) Per chi non volesse continuare a ricevere nostre notizie, è
semplicemente necessario scrivere allo stesso indirizzo, specificando
"unsubscribe" nel titolo (subject) del messaggio e l'indirizzo che deve
essere eliminato dalla lista di distribuzione. 
--------------------------------------
Comitato Internazionalista Arco Iris 
Via don Minzoni 33 - 25082 Botticino Sera (BS) 
Tel/Fax: 030 - 2190006
E-mail:"ale.ramon at numerica.it"
http://www.presos.org/italia