Cercherò di mostrare la possibilità di realizzare un’etica di pace attraverso la collaborazione delle religioni esistenti nel mondo. L’Articolo di Marescotti sulle guerre sante mi è stato di stimolo nell’impiantare questa riflessione. Sarà mia cura non appena possibile inviarvi un dossier su quanto è stato fatto a livello mondiale in merito alla pace dai capi religiosi negli ultimi vent’anni. Rifletterò soprattutto su quei bellissimi documenti quali “Dichiarazione per un’etica mondiale”, “Appello alle istituzioni”. Per adesso mi limito ad esporre la secolare tradizione cristiana e non, in sintesi, su guerra e pace. In effetti la tensione tra le cosiddette tradizioni che appoggiano la “guerra giusta” e quelle “pacifiste”, all’interno non solo del cristianesimo ma di tante altre religioni, è sempre viva. Cominciamo dalla tradizione cristiana. La tradizione cristianaLa “guerra
giusta”
Queste norme che andrò ad esporre risalgono al periodo della Chiesa di Stato Costantiniana laddove distinguiamo uno jus ad bellum ed uno jus in bellum. Rispettivamente: quando bisogna entrare in guerra? E come comportarsi in guerra? È un vero e proprio codice normativo che ci è stato tramandato fino ai nostri giorni sotto certi aspetti. Per quanto riguarda lo jus ad bellum:
Per quanto riguarda lo jus in bellum:
Ma questa dottrina della guerra è più che altro sintomo dell’esigenza da parte della Chiesa di adattarsi all’ambiente circostante, ma soprattutto al suo essere uno “stato”. Nell’XI sec. Diverse tradizioni ed istituti cercarono di limitare i conflitti armati (la Tregua di Dio e la Pace di Dio). Sono vere e proprie indicazioni pastorali, discusse anche in alcuni sinodi, che erano espressone del fermento di pace che promana dall’evangelo. La tradizione francescana si farà portavoce illustre di questo fermento. Nonché altri movimenti ereticali saranno estremisti nel condurre la loro propaganda pacifista. La tradizione pacifistaLa espongo quale è stata formulata dal FELLOWSHIP OF RECONCILIATION, organizzazione ecumenica per la pace fondata negli Stati Uniti nel 1915 . L’amore e il bene vincono il male. No alla guerra. No al male come risposta al male. Nella più ampia tradizione storica cristiana, i più pacifisti sono il movimento dei Quaccheri. Ma soprattutto negli ultimi cinquant’anni, in numerosi documenti magisteriali ed encicliche si è ponderata molto attentamente l’eventualità di una “guerra giusta” fino quasi ad escluderla del tutto. Lo stesso Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes) ha ripreso il concetto ma ha ammonito sui probabili disastri che potrebbe arrecare una guerra nucleare. Ricordo anche la “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII, enciclica testamento del suo pontificato. La pace viene ivi descritta non solo come assenza di guerra e di combattimento ma come “giustizia di Dio” da realizzarsi su questa terra e primo dono del Risorto ai credenti e agli uomini di buona volontà. Paolo VI, ereditò la profezia di Giovanni XXIII e intese la pace come il nucleo di tutto il vangelo che risulta essere “vangelo di pace”. Richiamo ora alcuni documenti magisteriali ed Encicliche sulla pace:
Il magistero di Giovanni Paolo II sotto questo punto di vista è straordinariamente ricco. Chi avesse bisogno di informazioni mi può contattare. Richiamo solo alcuni echi che tale magistero ha avuto ad esempio tra i vescovi USA o tedeschi di cui abbiamo: ·
La sfida della pace
(Usa) ·
Effetto della giustizia sarà la pace
(Germania) Punti fermi sono: Il valore positivo della pace (che non è solo assenza di guerra) come un dono grandissimo per un popolo o per la terra intera. Una visione biblica della pace, insomma. - Stretto collegamento tra azioni di pace ed educazione alla pace. - Analisi della violenza: cosa conduce alla violenza? Come fermarla? - Stop alla corsa agli armamenti. - Elaborazione di nuovi principi etici in merito alla “legittima difesa”. Punti su cui vi è da discutere ancora: la deterrenza nucleare La tradizione non cristiana(mi scuso per il semplicismo con cui andrò ad esporre
certe realtà)
DANIELE D’ELIA [continua] ---- |