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25 Aprile. Elogio del Coraggio




25 Aprile 2002

Caro Alessandro,
ho letto le testimonianze con le quali hai voluto rinfrancare la nostra 
memoria. Te ne sono grato. Quei documenti sono la voce della storia e ci 
dicono di "Fare in modo che non accada mai più"! E' questo l'atteggiamento 
fondamentale che dovrebbe caratterizzare ogni 25 Aprile. E' questo il motto 
che dovrebbe forgiare il nostro stile di vita...generazioni reduci da 
Auschwitz. Ogni volta che guardo indietro a quel tragico passato di cui, 
fortunatamente non sono stato spettatore, penso invece a chi ha visto, a 
chi ha assistito. Penso ai tanti cristiani che sono stati protagonisti di 
quella fetta di storia...o almeno avrebbero dovuto esserlo! Erano lì ma non 
sono di certo stati esemplari nell'aver testimoniato il coraggio della 
Resistenza. Lo dicono i documenti e le fonti. D'altronde la Germania, 
focolare del nazismo, era un paese di ben salde tradizioni cristiane. Come 
è potuto accadere che uomini fossero uccisi solo per il fatto di essere 
Ebrei. Tuttavia ci fu qualche "coraggioso" il cui ricordo ci è rimasto 
impresso nella memoria. Il "CORAGGIO" appunto...quegli uomini hanno messo a 
repentaglio la propria vita e sono morti.
Il coraggio è una virtù. Grazie ad Alasdair MacIntyre i moralisti hanno 
ricominciato a parlare di virtù che è qualcosa di diverso da quella morale 
che invece ancora ci viene somministrata in pillole e che si traduce spesso 
con "Fai questo..." o "non fare quello". E' un habitus vitae, uno stile, 
un'atteggiamento fondamentale.
In che cosa consiste la virtù del coraggio? Ce lo ricordano Aristotele e 
Tommaso d'Aquino parlando della "Fortezza" che è quella virtù che conforma 
l'uomo alla ragione, ovvero che permette di rimuovere quegli ostacoli che 
impediscono di conquistare il bene della ragione.
Qual'è il bene della ragione? Il giusto equilibrio (in medio stat virtus) 
tra la temerarietà e la vigliaccheria.

Vi sono altre caratteristiche descritte da Tommaso della virtù della 
Fortezza. E nell'elencarle faccio un auspicio perchè siano di tutti e 
mostro gratitudine a tutti coloro che le hanno già fatte proprie perchè 
hanno il coraggio di opporsi all'ingiustizia, oggi 
soprattutto...gratitudine a quanti si spendono per la pace e la giustizia.
La magnanimità La magnificenza (il fare cose grandi) la pazienza 
(sopportare le sofferenze) la perseveranza la competenza
Leggo la lettera di Walter Kampf, di Franz Reingruber... mi sembra di 
scorgere qualcosa di comune a tutti: quanto ho appena detto. Ma soprattutto 
mi colpisce una cosa! Tutti avevano un legame saldo con la famiglia e con i 
propri genitori che probabilmente avevano trasmesso loro una buona 
educazione e determinati valori oltre al calore umano che è sempre 
produttivo in certe circostanze. Aggiungerei dunque:
buona educazione
Leggete la lettera di Franz Mager: no alla violenza e all'ingiustizia. 
Quanto è bello il valore dell'equità quale era stato appreso da questi 
uomini.Cosa dobbiamo fare? Mescolare assieme tutte queste cose per 
"produrre" un domani uomini capaci di opporsi alle tragedie ed agli orrori 
che questa storia ci prepara? Ho speso tanto nei miei studi di antropologia 
a prodigarmi in questi "ritratti" dell'umano. Mi accorgo però che la sola 
cosa che sia capace di darmi motivazioni autentiche nell'intraprendere ogni 
battaglia sia ciò che ho ascoltato e ho letto come testimonianza. E mi 
commuovo nel leggere certi racconti. La cosa che mi fa paura è che questa 
epoca sia troppo povera di testimoni e (se ci vogliono benvengano) di 
martiri per la giustizia e la pace, di gente capace di resistere e di 
conservare memoria. Di qui a poco cosa potremo trasmettere ai nostri 
ragazzi? Trattati? Riflessioni? Non abbiamo piuttosto bisogno di esperienze 
autentiche? Di vite spese per questi ideali? Ammesso che il coraggio sia 
una virtù che conforma l'uomo alla ragione, come sapremo formare uomini 
virtuosi capaci di andare avanti per la loro strada e di non arrestarsi 
dinanzi al pericolo perchè "sanno" (lo suggerisce la ragione) ciò che è 
giusto e ciò che è sbagliato. Certi valori si trasmettono di generazione in 
generazione. Leggo una frase di Primo Levi:
"Che cosa potessero significare in Lager le nostre parole "bene e male", 
"giusto e ingiusto"; giudichi ognuno..."
Con il rispetto con il quale mi approccio a certe testimonianze dico che 
forse lo avevano imparato. Per questo la storia ha superato quell'impasse 
del disumano e oggi possiamo ancora blaterare qualcosa perchè in fondo 
sappiamo cosa è bene e cosa è male...qualcuno ce l'ha trasmesso. Allora 
coraggio e Buon 25 Aprile a tutti soprattutto a chi condivide "...fame e 
sete di giustizia" e la speranza di un domani di pace.
Affettuosamente, don Daniele


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