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Tutto quello che non ci hanno detto sul quattro novembre



Tutto quello che non ci hanno detto sul quattro novembre

Associazione Peacelink

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La prima guerra mondiale costo'
all'Italia 650 mila morti e un
milione di mutilati e feriti, molti
di piu' di quanti erano gli abitanti
di Trento e Trieste, i territori
ottenuti con la vittoria della
guerra, che erano gia' stati promessi
all'Italia dall'Austria in
cambio della non belligeranza

Il 4 novembre ripudiamo la guerra


Il 4 novembre si svolgono in tutta Italia le cerimonie per ricordare il 4
novembre 1918, data in cui l'Italia usci' "vittoriosa" dalla prima guerra
mondiale.
Con questo messaggio vogliamo dedicare spazio alle vittime della prima
guerra mondiale, che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra
inutile.
La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per
trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi
coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai
caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. Questa
eredita' non e' stata sufficientemente sottoposta a critica con l'avvento
della Repubblica.
Vogliamo portare nella consapevolezza sociale cio' che e' ormai acquisito
nello studio degli storici e degli studiosi: l'Italia entro' in guerra
nonostante l'Austria avesse
promesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non
belligeranza. L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso
territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il
mito dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima
celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo' di "vittoria mutilata"
perche' le mire espansionistiche non furono coronate.
La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici
corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in
pasta. Le commesse di
guerra fruttarono profitti cosi' scandalosi che fu nominata una commissione
di inchiesta parlamentare.
I migliori libri di storia segnalano che il fascismo al potere - fra i
primi atti - blocco' la commissione parlamentare che indagava sulla prima
guerra mondiale e sui profitti illeciti accumulati da faccendieri,
burocrati, generali, industriali. Essa fu infatti prontamente sciolta dal
fascismo dopo la marcia su Roma.

Perche' allora si festeggia la prima guerra mondiale? 

Una risposta ci viene da un testo scolastico: G. De Vecchi, G. Giovannetti,
E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori.
Leggiamo...

"L'idea di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensi' per
l'eroismo e ill patriottismo dei suoi protagonisti e la bonta' dei suoi
obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle
commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e
poi del regime fascista.
Questa idea si concretizzo', fin dagli anni immediatamente successivi al
conflitto, in una serie di iniziative finalizzate a tenere vivo negli
italiani il ricordo della guerra: cerimonie pubbliche, istituzione di
festivita' (per esempio il 4 novembre, anniversario della vittoria),
intitolazione di vie e scuole a eroi della guerra, diffusione nelle stesse
scuole e nei centri ricreativi dei canti patriottici. Ma lo strumento piu'
efficace furono i monumenti ai caduti. Fu soprattutto il regime fascista a
favorirne la diffusione, imponendone la costruzione in tutti i paesi e
citta' d'Italia. Quali erano la funzione e le caratteristiche dei monumenti
ai caduti? Il loro obiettivo immediato era la commemorazione dei soldati
morti sul campo di battaglia, in particolare di quelli originari della
località in cui era costruito il monumento. Tuttavia, nei testi che
apparivano sulle lapidi e nel tipo di raffigurazione emergeva un altro e
piu' importante obiettivo. Si trattava, infatti, di iscrizioni e di
sculture che descrivevano la guerra come una sofferenza giusta e
necessaria; i soldati vi erano rappresentati come degli eroi che,
consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per
la patria. In sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la guerra come
un momento di "grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque come
un'esperienza estrema ma assolutamente positiva.
Niente di piu' lontano dalla realta'. Appare allora chiaro che i monumenti
erano progettati non solo per offrire alle famiglie un conforto e una
giustificazione per la
morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per costruire la memoria di una
guerra "grande" che ne falsificava la realta' nascondendone gli aspetti
piu' violenti e assurdi.

La memoria non ufficiale e l'opposizione alla guerra

La memoria ufficiale della guerra non fu pero' l'unica forma di
commemorazione del conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono
associazioni e forze politiche (in genere di sinistra) che cercarono di
mantenere in vita il ricordo dell'opposizione alla guerra e delle
sofferenze che essa aveva causato ai soldati e ai civili. Anche questa
versione alternativa si manifesto' attraverso lapidi e monumenti in genere
costruiti nei comuni guidati da sindaci socialisti. Si trattava pero' di
monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le lapidi "alternative" erano
ben piu' precise ed esplicite nel descrivere l'orrore del conflitto.
I soldati morti erano descritti come vittime e non come eroi.
Questi monumenti ebbero vita breve e difficile. Gia' i primi governi
liberali del dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la
salita al potere del fascismo, nella cui ideologia tanta parte aveva
l'esaltazione della nazione e della guerra, essi vennero tutti distrutti.

Un mito presente ancora oggi

L'interpretazione ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la
caduta del fascismo, non solo a causa dell'efficacia della propaganda del
regime, ma anche perche', messa a confronto con la seconda guerra mondiale
- che in Italia nessuno, a parte il regime fascista, aveva voluto - la
Grande guerra appariva meno insensata e drammatica. E' solo a partire dagli
anni sessanta che nelle interpretazioni degli storici, così come nella
mentalita' degli italiani, ha cominciato a riaffiorare una memoria critica
della guerra. A testimoniare la sopravvivenza del mito della Grande
guerra vi sono ancora i monumenti di epoca fascista; in molti casi ne e'
stata modificata la dedica, estendendola anche ai morti della seconda
guerra mondiale e della
Resistenza. Solo in pochissime realta', in genere nel corso degli anni
settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi monumenti che
rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene della
patria, ma come un orrore da evitare per sempre."

A Bussonelo (TO) una lapide cominciava con queste parole:
PER QUELLO CHE FU SOFFERTO
NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA
SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'
NEL LEZZO DELLE TRINCEE
NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...
Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.

Il monumento ai caduti di Tolentino (MC),
distrutto dai fascisti nel 1922, recava questa lapide:
POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO
FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE
IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA
PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO
QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA
CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA