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cosa e' la "liberta' di insegnamento"



La liberta' di insegnamento degli insegnanti e' sempre piu' esposta al
rischio di essere soffocata o imbrigliata da presidi invadenti che
considerano il "proprio" istituto come il proprio feudo. Non e' male
pertanto diffondere alcuni concetti fondamentali, che traggo da
un'enciclopedia...

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Libertà d'insegnamento 

Diritto degli insegnanti e dei ricercatori, in particolare delle scuole
superiori e delle università, di effettuare studi nei propri settori
d'interesse e di esprimere le proprie opinioni senza timore di censura o di
licenziamento; in senso traslato, l'espressione indica la libertà
dell'insegnamento da condizionamenti politici o religiosi. Tale diritto si
basa sulla convinzione che una libera ricerca sia alla base dello sviluppo
della cultura e della pratica educativa. Attualmente questo diritto è
rispettato nei paesi in cui l'educazione non è concepita come semplice
mezzo per imporre delle opinioni, ma come strumento per l'ampliamento delle
conoscenze già esistenti. Il concetto di libertà accademica presuppone
anche che l'insegnante sia consapevole degli standard di professionalità
richiesti e che basi la propria attività sul concetto di integrità
professionale e non su vincoli esterni, di carattere politico o religioso.

Aspetti storici 

Il concetto e la pratica della libertà accademica, così come vengono
riconosciuti attualmente nei paesi occidentali, nascono all'incirca nel
XVII secolo. Anche se la libertà accademica era concessa in alcune
università nel Medioevo, a quell'epoca il termine rimandava al godimento di
certi diritti giuridici quali, ad esempio, la protezione da parte delle
autorità civili e religiose per alcune associazioni che si costituivano in
uno studium generale o universitas (vedi Università).
Prima del XVII secolo, le attività intellettuali all'interno delle
università erano limitate da considerazioni di ordine teologico e le
opinioni che dissentivano dalle dottrine religiose venivano condannate in
quanto eretiche. Alla fine del XVII secolo, le opere di filosofi quali gli
inglesi John Locke e Thomas Hobbes contribuirono ad aprire la strada alla
libertà accademica in senso moderno. I loro scritti dimostravano l'esigenza
di un approccio incondizionato alla ricerca scientifica, libero da
preconcetti di ogni tipo. Né Locke né Hobbes, tuttavia, difesero una
libertà accademica incondizionata. Le università tedesche di Halle e
Gottinga, fondate rispettivamente nel 1694 e nel 1737, furono le prime in
Europa a offrire una completa libertà accademica fin dalla loro fondazione.
L'università di Berlino, fondata nel 1810, introdusse il principio noto
come Lehr - und Lernfreiheit ("libertà di insegnamento e di studio") e
contribuì a rafforzare la posizione di preminenza della Germania nei
confronti della libertà accademica nel XIX secolo.
Nel XVIII e XIX secolo, le università dell'Europa occidentale, del Regno
Unito e degli Stati Uniti d'America acquisirono una sempre più ampia
libertà accademica, con la progressiva accettazione del metodo sperimentale
per le scienze e la parallela diminuzione del controllo da parte delle
autorità religiose. Nel Regno Unito, tuttavia, l'obbligo di studio dei
testi religiosi, la fellowship e le graduatorie del personale insegnante
non furono aboliti fino alla fine del XIX secolo.

Violazioni 

Durante la prima metà del XX secolo, la libertà accademica fu riconosciuta
nella maggior parte dei paesi occidentali. Violazioni a questo diritto si
verificarono con l'avvento di governi basati sul totalitarismo,
principalmente in Germania, Italia e Unione Sovietica. In Italia, gli
insegnanti furono costretti ad appoggiare il regime fascista. Imposizioni
analoghe, che arrivarono fino all'obbligo dell'insegnamento di teorie sulla
supremazia razziale, furono effettuate nelle università tedesche sotto il
nazionalsocialismo. In Unione Sovietica, la libertà accademica fu limitata
allo scopo di rendere l'istruzione e la ricerca in ogni settore conformi ai
principi del comunismo.
Violazioni del principio della libertà accademica furono perpetrate anche
negli Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Un esempio importante fu il
"processo alle intenzioni" che si tenne a Dayton, nel Tennessee, nel 1925,
in cui un insegnante di scuola superiore fu accusato e condannato per aver
violato una legge dello stato che impediva l'insegnamento della teoria
dell'evoluzione nelle scuole pubbliche. Questa legislazione fondamentalista
fu abrogata nel 1967.

Problemi e tendenze attuali 

Gli anni Sessanta e Settanta sono stati segnati da violente proteste nelle
scuole, in particolare negli Stati Uniti, contro l'intervento nella guerra
del Vietnam. In alcuni casi, i professori sono stati licenziati o arrestati
per avere protestato contro la partecipazione statunitense al conflitto.
Questi disordini raggiunsero un tragico apice nel 1970, con l'uccisione di
alcuni studenti durante una dimostrazione in un campus. Anche in Francia,
in questo periodo, ebbero luogo numerose proteste di studenti. A lungo
andare, tali dimostrazioni portarono al riconoscimento della legittimità
delle richieste degli studenti di una qualità più elevata dell'istruzione e
consentirono un miglioramento del curriculum accademico, la possibilità da
parte degli studenti di essere propositivi in tal senso e, da parte degli
insegnanti, di esercitare la propria funzione educativa in completa libertà.
Minacce alla violazione della libertà accademica sono proseguite anche
negli anni Ottanta. In molte nazioni (tra le quali la Repubblica
Sudafricana, l'Unione Sovietica e la Polonia), gli insegnanti in disaccordo
con le posizioni governative venivano licenziati, attaccati o anche
imprigionati. A Pechino, in Cina, nel 1989, il mondo fu spettatore delle
manifestazioni studentesche di Tienanmen condotte dagli studenti a favore
della democrazia nelle scuole, che culminò con la morte di centinaia di
persone e portò alla condanna internazionale del governo cinese.



"Libertà d'insegnamento," Enciclopedia Microsoft(R) Encarta(R) 99. (c)
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