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si riprende.

Collegi, POF, autonomia etc...

Ma anche ... i trent'anni di Internet

------------------- da www.repubblica.it ----------------



                   30 agosto: Internet compie trent'anni


              Era un sabato del 1969. All'University of California at Los
Angeles arriva un computer grande come un frigorifero. Progettato per una
nuova rete telematica...
                                          
di Franco Carlini

            Il 30 agosto del 1969 era un sabato. Per questo le strade di
Los Angeles, dall'aereoporto al campus universitario dell'Ucla (University
of California at Los Angeles), erano particolarmente tranquille e libere
dal traffico. Tanto più che il lunedì successivo sarebbe stata la festa del
LabourDay. Un piccolo gruppo di persone, tutte giovani, aspettava sulla
porta del dipartimento universitario: l'imballaggio arrivò direttamente da
Boston, fu scaricato con la dovuta dolcezza e trasferito al terzo piano,
stanza 3400.

            Qui venne aperto - era grande come un grande frigorifero - e i
cavi elettrici furono collegati. Da una parte della stanza c'era il nuovo
arrivato, l'Imp, Interface Message Processor, e dall'altro c'era un
computer dell'università, chiamato Sigma-7. Da quel momento i due
cominciarono a comunicare l'uno con l'altro: tutto l'hardware e il software
furiosamente progettati e collaudati negli ultimi mesi a Boston e a Los
Angeles funzionavano a dovere. Vint Cerf aveva preparato una bottiglia di
champagne e l'aprirono tutti insieme. C'erano Steve Crocker, Jon Postel,
Leonard Kleinrock, Mike Wingfield e Ben Barker, che aveva accompagnato il
processore da Boston.Brindarono tranquillamente alla messa in opera del
primo nodo della rete Arpanet, la mamma dell'Internet che oggi milioni di
persone frequentano ogni giorno.

            Trent'anni non sono pochi. Ma la cosa singolare è che quella
rete rimase confinata nel mondo della ricerca e delle università per un
periodo lunghissimo, circa 25 anni. Solo nel 1993 infatti essa cominciò a
divenire popolare, di massa, commerciale; oggetto di migliaia di articoli
giornalistici, scatenatrice di sogni e di illusioni.

            Anche sulle sue origini, peraltro, c'è discussione. Un punto di
vista largamente diffuso, fino a divenire un luogo comune, è che la rete
Arpanet sia figlia della guerra fredda: i militari americani avevano
bisogno di un sistema di comunicazione sicuro, capace di reggere e di
tenere in contatto i comandi strategici anche nel caso di guerra nucleare.
Per questo avrebbero finanziato quel progetto, attraverso l'agenzia Arpa
(Advanced Research Projects Agency).

            Ma le cose non andarono esattamente così, almeno a sentire i
testimoni dell'epoca, ancora oggi quasi tutti viventi. L'aspetto militare
compare effettivamente solo in uno studio della Rand Corporation, emesso da
Paul Baran a metà degli anni Sessanta. Ma la spinta originale a
investirerisorse umane e finanziare in una rete di computer era un altro:
si trattava semplicemente di rendere più efficiente l'uso dei computer che
allora erano tutti molto grandi, molto costosi e tutti diversi l'uno
dall'altro.

            Che bello sarebbe stato se un ricercatore di Boston avesse
potuto collegarsi dalla sua stanza con una macchina da calcolo situata
nello Utah e fare i suoi conti in maniera interattiva, sia pure "da
remoto". La ricostruzione di questo dibattito si trova anche nel libro
italiano "Internet Pinocchio e il Gendarme" e un estratto è disponibile
anche online (http://www.totem.to/fac/arpanet.htm).

            Gli ideatori di quel progetto all'interno dell'Arpa furono
soprattutto due, Rob Taylor e Larry Roberts. Furono loro a stendere le
specifiche del progetto e per la pubblica gara che ebbe luogo nell'estate
del 1968. Si trattava di costruire un computer specializzato, un Imp
appunto, che svolgesse le funzioni di traduttore di messaggi tra la rete
futura e le singole macchine che a essa si sarebbero affacciate.

            Nell'occasione alcune delle grandi firme dell'informatica
sbagliarono clamorosamente le valutazioni. Sia la Control Data Corporation
che la grande Ibm ritennero che il progetto fosse troppo ambizioso e che
richiedesse comunque macchine molto potenti, come un Ibm 360, un grande
mainframe dell'epoca.

            La gara fu vinta invece da una piccola società di consulenza di
Cambridge nel Massachusetts, la Bbn, Bolton Beranek and Newman. Al suo
interno la squadra era guidata da Frank Heart e Robert Kahn, che pilotavano
un piccolo gruppo di softwaristi. L'hardware specializzato venne realizzato
dalla Honeywell, su indicazione della Bbn. Contrariamente a quanto si
potrebbe immaginare, dunque, il lavoro iniziale di progettazione
dell'Internet non fu californiano, ma figlio della cultura tecnologia del
Massachusetts Institute of Technology. 

            I primi otto mesi del 1969 furono tremendi, come sempre accade
quando il tempo di consegna si avvicina e il progetto è completamente nuovo
e difficile. La ricostruzione di quella vittoriosa corsa contro il tempo è
stata fatta, in gradevolissimo stile narrativo, da due giornalisti
americani, Katie Hafner e David Lyon; è leggibile anche in italiano nel
loro libro "La storia del futuro. Le origini di Internet", Feltrinelli,
Interzone.

            Come era forse inevitabile, quei protagonisti erano tanto bravi
e scatenati quanto assolutamente inconsapevoli di quello che stavano
innescando. Si trattava solo di far parlare una macchina lontana con
un'altra macchina lontana, sperimentando nell'occasione delle regole di
comunicazione fino ad allora inesplorate (la cosiddetta "commutazione a
pacchetto"). 
Ma presto loro stessi avrebbero cominciato a usare la rete non solo per
collegare dei computer, ma per mettere in relazione delle persone. Quella
che era stata progettata come una tecnica si sarebbe rivelata un "medium"
tutto nuovo, alla portata di tutti e ben al di là dei laboratori universitari.


----------- fine dell'articolo di Franco Carlini ----------

Un saluto cordiale a tutti, i particolari ai nuovi iscritti (non sono pochi
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