Tetto - Ricorso di due mamme al tribunale di Milano. "È una discriminazione"



Roma – 23 febbraio 2010 – Il tetto del 30% per gli alunni stranieri è una discriminazione? Chi contesta la soluzione architettata dal governo lo sostiene da tempo, ma ora la parola passa ai giudici.

Una mamma egiziana e una romena, assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri dell’Associazioni Studi giuridici sull’immigrazione e di Avvocati per niente onlus, hanno iniziato lunedì scorso a Milano un’azione civile contro la discriminazione. Al centro del ricorso depositato in Tribunale ci sono la circolare del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini che fissa il tetto e  la circolare applicativa dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia.

"Nessuno ha nulla da ridire sull’opportunità che la presenza di alunni con problemi di conoscenza della lingua sia ‘armonicamente distribuita’ su tutte le classi" premette l’avvocato Guariso. Ma si può raggiungere questo obiettivo creando regole di iscrizione differenziate basate solo sulla cittadinanza e non su "un esame effettivo delle esigenze del singolo studente"?

Il criterio scelto dal governo, sottolinea il legale, non solo appare irrazionale ("si pensi all’adottato-cittadino che può avere problemi di lingua gravissimi e allo straniero nato e vissuto in Italia che nel 99% dei casi non ha alcun problema linguistico…"), ma sarebbe anche vietato.  Il regolamento attuativo del Testo unico sull’immigrazione, ricorda Guariso, prevede infatti che “le iscrizioni dei minori stranieri avvengano nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani”.

Altro aspetto contestato è il sistema di deroghe (ad esempio per i ragazzi stranieri nati in Italia) previsto dalla circolare: “La scuola può fare domanda di deroga all’Ufficio Regionale e questo può concederla” sintetizza Guariso, “ma in nessuna parte della circolare è scritto che, deroga o non deroga, lo straniero deve comunque essere iscritto, se lo richiede, alla sua scuola di bacino o comunque alla stessa scuola alla quale sarebbe stato iscritto se fosse italiano”. 

Stando così le cose, sembrerebbe che, raggiunto il limite del 30%, i ragazzi stranieri possano essere dirottati d’ufficio su altre scuole. Ma questo, “non è consentito da alcuna norma di legge”.

Guariso prevede anche che, nell’applicazione pratica della circolare, si arriverà a una soluzione "all’italiana". "I dirigenti si arrabatteranno a non rifiutare nessuno, l’Ufficio Regionale interverrà, magari ex post, fingendo di rilasciare deroghe a destra e a manca".

Ma questo, conclude l’avvocato, "non è un buon motivo per accettare passivamente che la pubblica autorità,  invece di curare il risultato concreto, prevedendo effettivi interventi di sostegno della didattica ove vi sono problemi linguistici o di interculturalità,  pretenda ancora una volta di utilizzare la cittadinanza come una spada che divide anziché come un sottile filo di collegamento solidale".

Elvio Pasca