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La Biblioteca Civica Comunale di Nova Milanese
raccoglie le memorie dei lager
LA DIDATTICA DELLA STORIA.
Diamo un futuro alla memoria, per non
dimenticare…
di Laura TUSSI
La Biblioteca Civica di Nova Milanese, in
collaborazione con l’Amministrazione Comunale, si occupa, dagli anni’70, di
un aspetto molto specifico di un segmento storico relativo alla seconda
guerra mondiale, che riguarda la deportazione, in particolare, per motivi
politici. La biblioteca e l’ente comunale novesi costituiscono un autentico
punto di riferimento valido e importante per le scuole del territorio locale
e non solo, tramite informazioni bibliografiche, videotestimonianze, mostre
itineranti tematiche e incontri pubblici con ex-deportati (tra cui
“Sacerdoti nei lager”, “Donne nei lager”ecc…e mostre “Sterminio in Europa”,
“Il Lager di Bolzano”, “La risiera di San Saba”), alla luce del rinnovato
interesse nei confronti della storia contemporanea, che l’ex Ministro della
pubblica istruzione Berlinguer ha in passato prospettato, al fine di
promuovere in ambito scolastico, per le giovani generazioni, l’opportunità
di prendere coscienza degli orrori generati dall’intolleranza nei confronti
delle diversità, che sfocia inesorabilmente nel conflitto.
Quando si parla di “lager” vengono in mente
l’olocausto, la Shoah, l’antisemitismo, il razzismo ed è messo in ombra chi
ha vissuto la tragica esperienza per motivi politici: scioperi contro il
regime fascista, la militanza politica partigiana ecc…
In particolare la Biblioteca di Nova Milanese
conduce dal 1996, in collaborazione con l’archivio storico della città di
Bolzano, un importante progetto di realizzazione, reperimento, registrazione
e catalogazione di videotestimonianze e interviste ai sopravvissuti italiani
nei lager nazisti, montate in filmato e realizzate in numerose copie
distribuite gratuitamente alle scuole, agli istituti e agli enti che ne
fanno richiesta. Alla luce degli eventi storici attuali che si ripetono in
diverse situazioni e condizioni, in seguito alla perdita di memoria storica
che tocca i belligeranti, i popoli in guerra civile, in regimi dittatoriali
repressivi nel mondo, tale iniziativa costituisce un punto di riferimento e
di riflessione sul passato, al vaglio del presente, circa gli errori
commessi, dove i conflitti armati non portano soluzioni e la perdita di
memoria è causa dell’intolleranza cieca e del conflitto.
La biblioteca di Nova Milanese con il contributo
dell’ANED. (associazione nazionale ex deportati) e dell’ANPI. (associazione
nazionale ex partigiani), in collaborazione con l’archivio storico di
Bolzano e con le relative amministrazioni comunali, rispettivamente
impegnate nei progetti dal titolo “Per non dimenticare…” e “Storia e
memoria: il lager di Bolzano”, organizza ogni due anni una manifestazione
intitolata “La memoria in rassegna”, che consiste nella raccolta e
proiezione di videotestimonianze relative ai temi della resistenza,
deportazione e liberazione, dove trovano spazio testimonianze di molti
protagonisti di avvenimenti resistenziali e dei pochi sopravvissuti ai lager
nazisti, grazie a cui risulta possibile ricostruire quanto avvenuto nei
campi di concentramento e sterminio.
“La memoria in rassegna”, manifestazione giunta alla
terza edizione a livello internazionale, a cui partecipano enti pubblici
(Regioni, Province e Comuni) scuole e associazioni che abbiano prodotto
video attinenti alla tematica in oggetto, viene presentata sia a Nova
Milanese che a Bolzano. Vengono redatte diverse edizioni del catalogo video
in quattro lingue (Italiano, francese, inglese e tedesco) con tutte le
informazioni utili per facilitare la consultazione e la ricerca. Attualmente
l’Archivio Audiovisivo della Memoria conta 140 videocassette e rappresenta
l’unica fonte in Italia legata al tema della deportazione politica: esiste
un altro archivio a livello nazionale il Cedec (centro di documentazione
sulla deportazione ebraica) relativo, appunto, esclusivamente alle questioni
razziali.
Con tale rassegna si raggiungono altri obiettivi:
-
raccogliere produzioni
difficilmente reperibili
-
valorizzare la storia del
territorio, teatro degli eventi
-
stimolare la scuola ad
attività di ricerca storica e ad una comunicazione particolare e specifica,
tramite la pluralità di strumenti linguistico espressivi.
La Biblioteca di Nova Milanese, oltre alle
videotestimonianze della rassegna tratte dalle interviste ai sopravvissuti
italiani dei lager nazisti, realizza altri video in occasione del
viaggio-studio che annualmente viene intrapreso con alcune classi delle
scuole medie statali novesi presso i campi di prigionia, in particolare a
Ebensee, a Gusen, al castello di Hartheim (sottocampi di Mauthausen) e
proprio a Mauthausen, dove la prima domenica di Maggio di ogni anno, si
svolge una manifestazione internazionale per ricordare la liberazione dei
lager nazisti, durante cui la biblioteca di Nova Milanese realizza un
assiduo lavoro di documentazione e ricerca con i gruppi classe. In tale
prospettiva, il “viaggio” assume una duplice valenza per gli studenti:
conoscere, capire e ricordare gli avvenimenti storici in un’occasione
importante, dove è loro possibile apprendere, “fare scuola” fuori dalle mura
degli edifici, praticando un’alternativa tipologia di “scuola aperta”,
all’interno di un contesto storico reale. La visita guidata (viaggio/studio)
presso i campi di concentramento costituisce un’ulteriore verifica relativa
alla ricerca e al recupero della memoria storica riguardante le deportazioni
di motivo non solo razziale, ma anche politico, eventi ricollegabili al
concetto di diversità e differenza culturale tra individui. L’altro risvolto
dell’iniziativa, nell’ambito del discorso relativo alla divulgazione, che
consiste nel portare a conoscenza i materiali raccolti in itinere, riguarda
l’allestimento di mostre tematiche e l’organizzazione, in collaborazione con
i docenti delle scuole medie ed elementari novesi e delle scuole medie
superiori della Provincia di Milano (e anche della Regione Toscana, del
Trentino, Sardegna e Piemonte) di interventi ed incontri, all’interno degli
ambiti scolastici, con alcuni sopravvissuti ex deportati. Parallelamente, in
collaborazione con i docenti, la Biblioteca costruisce un percorso educativo
e didattico dal titolo "Conoscere e comunicare i lager" che viene proposto
agli studenti per approfondire la conoscenza relativa al fenomeno
concentrazionario.
Questo immane lavoro di recupero e divulgazione ha
ottenuto riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Infatti “La
memoria in Rassegna” si svolge sotto l’alto patronato del Presidente della
Repubblica Italiana, con i patrocini della Rappresentanza Italiana della
Commissione Europea, del Presidente del Senato della Repubblica, del
Presidente della Camera, del Ministero della Pubblica Istruzione, del
Ministero dei beni e attività culturali, del Presidente della Regione
Lombardia, del Presidente della Provincia di Milano e dell’Istituto Ernesto
De Martino.
In seguito alle collaborazioni con la RAI di Milano
e di Bolzano, nell’ambito di due programmi educativo-didattici, legati al
mondo della scuola (Pico e Mosaico), attualmente, con la sede centrale di
Roma di RAI Educational, l’amministrazione di Nova e l’Ente comunale di
Bolzano hanno sottoscritto un accordo con cui la RAI si è impegnata ad
acquisire 50 videotestimonianze realizzate dalla biblioteca, a cui
seguiranno la messa in onda e ulteriori sviluppi. Da questa immane attività
si sviluppa l’intento di recupero di una memoria storica importante che
difficilmente traspare dai manuali storici scolastici e specialistici
inerenti la deportazione. Dalle videotestimonianze si risale, rievocando e
rimembrando (ricostruendo gli eventi) attraverso il ricordo, alle vicende,
ai luoghi e ai motivi di arresto.
Dall’8 Settembre 1943 al 1945, prima del 25 Aprile,
sono state deportate dall’Italia, secondo dati purtroppo incerti, non
verificabili per l’assenza di un preciso ed attendibile censimento, circa
40.000 persone tra bambini, donne e uomini, di cui circa solo 10.000 sono
stati deportati per motivi razziali (in base ai dati della ricercatrice del
Cedec di Milano Picciotto Fargion che appaiono nella pubblicazione dal
titolo “Il Libro della Memoria”). Dunque, una rilevante rimanenza (30.000
prigionieri) catturata per motivi politici, dove nel “politico” rientrano
diverse categorie di persone, antifascisti, partigiani armati, o
partecipanti a scioperi, dissidenti rispetto al sistema vigente, ostaggi e
persone catturate durante un rastrellamento che anche attualmente non
conoscono le motivazioni dell’arresto. Dai racconti si evince un discorso di
connivenza e collaborazionismo della Guardia Nazionale Repubblichina con il
nazifascismo (aspetti ricavabili da fonti primarie).
Quindi dalle testimonianze si ricavano diversi
elementi utili al fine della ricostruzione storica, come tutta quella gamma
di sentimenti e stati d’animo collegati alla separazione dal proprio
territorio, dal nucleo famigliare, dalla cerchia dei compagni, si risale al
“transport” in carri merci dove i deportati erano stipati e condotti a
Fossoli, a Bolzano e nei lager d’oltralpe, come Dachau, Flossenburg,
Ravensbruck, Mauthausen e, da questi campi principali, nei sottocampi come
Gusen 1, Gusen 2, Ebensee, dove soprattutto i deportati morivano attraverso
una condizione esistenziale precaria e di stenti, apparentemente
privilegiata a detta degli aguzzini, che nell’etica comune, secondo la
normale scala di valori umana attribuisce dignità all’individuo: l’etica del
lavoro, che, al contrario, in quel contesto diventava schiavismo, i cui
ritmi, per le condizioni precarie, la mancanza d’igiene, la scarsissima
alimentazione e le vessazioni a cui erano sottoposti i prigionieri, portava
alla inesorabile morte per stenti.
Il 5 Maggio del 1945, con la liberazione di
Mauthausen, gli italiani reduci ammontavano a 4500 unità circa.
Dalle testimonianze si evince la mappatura dei
sottocampi, le tipologie di lavoro, i nomi delle ditte che commissionavano
il lavoro, il tipo di produzione, prevalentemente a carattere bellico, i
percorsi di sopravvivenza (in che modo i testimoni sono riusciti a
salvarsi).
Da un censimento della Gazzetta Ufficiale tedesca
risulta che più di 1600 erano i campi di sterminio installati in Europa. In
Italia i campi nazifascisti erano quelli di Fossoli, di
Bolzano, la Risiera di San Saba a Trieste e Borgo San Dalmazzo a Cuneo. Il
fenomeno concentrazionario è considerato uno dei punti di rottura, di crisi
nella storia dell’umanità: dopo “il Lager” l’evoluzione, la storia dell’uomo
è cambiata, per il fantasma di una prospettiva storica di regressione
degradante.
Gli Italiani sono stati gli ultimi a rientrare in
patria, anche con mezzi di fortuna, dopo mesi di attesa estenuante nei
lager. Da tale situazione si ricava una forte denuncia nei confronti delle
istituzioni sociali e politiche del tempo, eccetto l’Opera Pontificia che ha
organizzato la fase difficoltosa del rientro in patria, la quale presentava
il rilevante problema, il dramma dell’accoglienza, della re-integrazione nel
Paese d’origine e il reinserimento nella società (ricostruirsi una famiglia,
ritrovare il lavoro…), dove risultava molto carente anche l’assistenza
sanitaria (soprattutto per la riabilitazione da malattie infettive e
dell’apparato respiratorio). Lo Stato Italiano ha riconosciuto un vitalizio,
per giunta scarso, esiguo, agli ex deportati solo negli anni ’80.
L’ANED ha coniato un motto “diamo un futuro alla
memoria” attraverso un percorso di responsabilizzazione e di trasmissione
della conoscenza rivolto ai giovani. Attualmente dei quattro campi nazisti
installati in Italia ( a Fossoli, Bolzano, Trieste, Cuneo) è rimasto ben
poco: solo lapidi, baracche manomesse e fatiscenti, muri di recinzione,
brandelli di binari costituiscono i reperti superstiti, sopravvissuti
all’incuria, al degrado del tempo…ed oltre a tale condizione degradata
dell’esistente, il relativo abuso della speculazione edilizia. Non esiste
responsabilità per la conservazione e la valorizzazione del bene storico,
del reperto testimoniante il passato, l’accaduto. I sopravvissuti sono ormai
anziani e molti non hanno mai confidato ad altri la propria esperienza,
anche perché dopo il ’45, pochi credevano agli eventi accaduti prima della
liberazione.
I testimoni vanno scomparendo ed i segni del passato
non risultano sufficientemente tutelati: occorre recuperare la memoria
storica, per ricostruire il rapporto tra gli eventi, per dare voce alla
storia. “I segni del tempo” all’interno di un percorso didattico possono
fornire alle scuole una serie di elementi storici al fine di conoscere e
valorizzare il territorio in cui vivono, da cui recuperare le testimonianze
del passato, per riconoscersi in esso ed identificarvisi.
L’IRRE potrebbe proporre agli insegnanti una serie
di momenti di formazione finalizzati alla realizzazione di unità didattiche
entro un’ampia scansione, toccando i seguenti punti e argomenti:
n
l’uso didattico delle
fonti orali nelle scuole (dove il testimone è fonte diretta)
n
cultura materiale (come
visitare dal punto di vista educativo e didattico uno spazio lager, come è
organizzato, finalità della collocazione geografica ecc…)
n
la didattica museale
(nelle nuove architetture, sorte sul preesistente, si riscontra la presenza
di musei relativi alla deportazione)
n
progetto per costruire un
percorso di visita guidata.
n
Progetto per
l’elaborazione di percorsi urbani, in ambito territoriale locale (territori
cittadini) finalizzati al riconoscimento, all’individuazione dei segni del
tempo, della storia, per analizzare e interpretare i luoghi di dedicazione,
la toponomastica, testimonianti un passato gravido di significati, contenuti
e valori necessari per vivere ed apprezzare l’attualità della
democrazia.
La vita dei partigiani e di tutti i deportati nei
lager è stata resa sacra, “sacrificata” per ideali di libertà, di
uguaglianza, per realizzare la possibilità di vivere in uno stato in cui i
diritti inviolabili della persona non vengano calpestati dall’istituzione,
dal regime dittatoriale che si pone come giudice censore della libera
opinione dell’“altro”, del pensiero dell’individuo.
L’ANED sottolinea che il richiamo all’antifascismo
di tali iniziative non presenta nulla di retorico. Tale richiamo, “…per non
dimenticare”, cesserà di costituire un’esigenza politica primaria solo
quando tutte le forze politiche daranno prova di convenire sull’attuazione
di un’unica e vera concezione della democrazia, priva di subdole pretese
revisioniste e, addirittura, negazioniste. Il mondo contemporaneo, in cui si
moltiplicano i focolai del conflitto, dimostra un’assoluta esigenza di
movimenti antifascisti, motivo di disapprovazione contro guerre e varie
forme di discriminazione razziale, politica e religiosa.
Laura Tussi