Nova Milanese e la Memoria Storica
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- Date: Sun, 30 Aug 2009 15:14:26 +0200
Cara Amica, Caro Amico,
La Biblioteca Civica di Nova Milanese, in collaborazione con
l’Amministrazione Comunale, si occupa, dagli anni’70, di un aspetto molto
specifico di un segmento storico relativo alla seconda guerra mondiale, che
riguarda la deportazione, in particolare, per motivi politici. La biblioteca e
l’Ente Comunale novesi costituiscono un autentico punto di riferimento valido e
importante per le scuole del territorio locale e non solo, tramite informazioni
bibliografiche, videotestimonianze, mostre itineranti tematiche e incontri
pubblici con ex-deportati...
Laura Tussi
La Biblioteca
Civica Comunale di Nova Milanese raccoglie le memorie dei
lager LA DIDATTICA
DELLA STORIA. Diamo un futuro alla memoria, per non dimenticare… di Laura TUSSI
La Biblioteca Civica di Nova Milanese, in collaborazione
con l’Amministrazione Comunale, si occupa, dagli anni’70, di un aspetto molto
specifico di un segmento storico relativo alla seconda guerra mondiale, che
riguarda la deportazione, in particolare, per motivi politici. La biblioteca e
l’ente comunale novesi costituiscono un autentico punto di riferimento valido e
importante per le scuole del territorio locale e non solo, tramite informazioni
bibliografiche, videotestimonianze, mostre itineranti tematiche e incontri
pubblici con ex-deportati (tra cui “Sacerdoti nei lager”, “Donne nei lager”ecc…e
mostre “Sterminio in Europa”, “Il Lager di Bolzano”, “La risiera di San Saba”),
alla luce del rinnovato interesse nei confronti della storia contemporanea, che
l’ex Ministro della pubblica istruzione Berlinguer ha in passato prospettato, al
fine di promuovere in ambito scolastico, per le giovani generazioni,
l’opportunità di prendere coscienza degli orrori generati dall’intolleranza nei
confronti delle diversità, che sfocia inesorabilmente nel
conflitto. Quando si parla di “lager” vengono in mente l’olocausto,
la Shoah, l’antisemitismo, il razzismo ed è messo in ombra chi ha vissuto la
tragica esperienza per motivi politici: scioperi contro il regime fascista, la
militanza politica partigiana ecc… In particolare la Biblioteca di Nova Milanese conduce
dal 1996, in collaborazione con l’archivio storico della città di Bolzano, un
importante progetto di realizzazione, reperimento, registrazione e catalogazione
di videotestimonianze e interviste ai sopravvissuti italiani nei lager nazisti,
montate in filmato e realizzate in numerose copie distribuite gratuitamente alle
scuole, agli istituti e agli enti che ne fanno richiesta. Alla luce degli eventi
storici attuali che si ripetono in diverse situazioni e condizioni, in seguito
alla perdita di memoria storica che tocca i belligeranti, i popoli in guerra
civile, in regimi dittatoriali repressivi nel mondo, tale iniziativa costituisce
un punto di riferimento e di riflessione sul passato, al vaglio del presente,
circa gli errori commessi, dove i conflitti armati non portano soluzioni e la
perdita di memoria è causa dell’intolleranza cieca e del
conflitto. La biblioteca di Nova Milanese con il contributo
dell’ANED. (associazione nazionale ex deportati) e dell’ANPI. (associazione
nazionale ex partigiani), in collaborazione con l’archivio storico di Bolzano e
con le relative amministrazioni comunali, rispettivamente impegnate nei progetti
dal titolo “Per non dimenticare…” e “Storia e memoria: il lager di Bolzano”,
organizza ogni due anni una manifestazione intitolata “La memoria in rassegna”,
che consiste nella raccolta e proiezione di videotestimonianze relative ai temi
della resistenza, deportazione e liberazione, dove trovano spazio testimonianze
di molti protagonisti di avvenimenti resistenziali e dei pochi sopravvissuti ai
lager nazisti, grazie a cui risulta possibile ricostruire quanto avvenuto nei
campi di concentramento e sterminio. “La memoria in rassegna”, manifestazione giunta alla
terza edizione a livello internazionale, a cui partecipano enti pubblici
(Regioni, Province e Comuni) scuole e associazioni che abbiano prodotto video
attinenti alla tematica in oggetto, viene presentata sia a Nova Milanese che a
Bolzano. Vengono redatte diverse edizioni del catalogo video in quattro lingue
(Italiano, francese, inglese e tedesco) con tutte le informazioni utili per
facilitare la consultazione e la ricerca. Attualmente l’Archivio Audiovisivo
della Memoria conta 140 videocassette e rappresenta l’unica fonte in Italia
legata al tema della deportazione politica: esiste un altro archivio a livello
nazionale il Cedec (centro di documentazione sulla deportazione ebraica)
relativo, appunto, esclusivamente alle questioni razziali. Con tale rassegna si raggiungono altri obiettivi:
-
raccogliere produzioni
difficilmente reperibili -
valorizzare la storia del
territorio, teatro degli eventi -
stimolare la scuola ad
attività di ricerca storica e ad una comunicazione particolare e specifica,
tramite la pluralità di strumenti linguistico espressivi. La Biblioteca di Nova Milanese, oltre alle
videotestimonianze della rassegna tratte dalle interviste ai sopravvissuti
italiani dei lager nazisti, realizza altri video in occasione del viaggio-studio
che annualmente viene intrapreso con alcune classi delle scuole medie statali
novesi presso i campi di prigionia, in particolare a Ebensee, a Gusen, al
castello di Hartheim (sottocampi di Mauthausen) e proprio a Mauthausen, dove la
prima domenica di Maggio di ogni anno, si svolge una manifestazione
internazionale per ricordare la liberazione dei lager nazisti, durante cui la
biblioteca di Nova Milanese realizza un assiduo lavoro di documentazione e
ricerca con i gruppi classe. In tale prospettiva, il “viaggio” assume una
duplice valenza per gli studenti: conoscere, capire e ricordare gli avvenimenti
storici in un’occasione importante, dove è loro possibile apprendere, “fare
scuola” fuori dalle mura degli edifici, praticando un’alternativa tipologia di
“scuola aperta”, all’interno di un contesto storico reale. La visita guidata
(viaggio/studio) presso i campi di concentramento costituisce un’ulteriore
verifica relativa alla ricerca e al recupero della memoria storica riguardante
le deportazioni di motivo non solo razziale, ma anche politico, eventi
ricollegabili al concetto di diversità e differenza culturale tra individui.
L’altro risvolto dell’iniziativa, nell’ambito del discorso relativo alla
divulgazione, che consiste nel portare a conoscenza i materiali raccolti in
itinere, riguarda l’allestimento di mostre tematiche e l’organizzazione, in
collaborazione con i docenti delle scuole medie ed elementari novesi e delle
scuole medie superiori della Provincia di Milano (e anche della Regione Toscana,
del Trentino, Sardegna e Piemonte) di interventi ed incontri, all’interno degli
ambiti scolastici, con alcuni sopravvissuti ex deportati. Parallelamente, in
collaborazione con i docenti, la Biblioteca costruisce un percorso educativo e
didattico dal titolo "Conoscere e comunicare i lager" che viene proposto agli
studenti per approfondire la conoscenza relativa al fenomeno
concentrazionario. Questo immane lavoro di recupero e divulgazione ha
ottenuto riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Infatti “La
memoria in Rassegna” si svolge sotto l’alto patronato del Presidente della
Repubblica Italiana, con i patrocini della Rappresentanza Italiana della
Commissione Europea, del Presidente del Senato della Repubblica, del Presidente
della Camera, del Ministero della Pubblica Istruzione, del Ministero dei beni e
attività culturali, del Presidente della Regione Lombardia, del Presidente della
Provincia di Milano e dell’Istituto Ernesto De Martino. In seguito alle collaborazioni con la RAI di Milano e di
Bolzano, nell’ambito di due programmi educativo-didattici, legati al mondo della
scuola (Pico e Mosaico), attualmente, con la sede centrale di Roma di RAI
Educational, l’amministrazione di Nova e l’Ente comunale di Bolzano hanno
sottoscritto un accordo con cui la RAI si è impegnata ad acquisire 50
videotestimonianze realizzate dalla biblioteca, a cui seguiranno la messa in
onda e ulteriori sviluppi. Da questa immane attività si sviluppa l’intento di
recupero di una memoria storica importante che difficilmente traspare dai
manuali storici scolastici e specialistici inerenti la deportazione. Dalle
videotestimonianze si risale, rievocando e rimembrando (ricostruendo gli eventi)
attraverso il ricordo, alle vicende, ai luoghi e ai motivi di
arresto. Dall’8 Settembre 1943 al 1945, prima del 25 Aprile, sono
state deportate dall’Italia, secondo dati purtroppo incerti, non verificabili
per l’assenza di un preciso ed attendibile censimento, circa 40.000 persone tra
bambini, donne e uomini, di cui circa solo 10.000 sono stati deportati per
motivi razziali (in base ai dati della ricercatrice del Cedec di Milano
Picciotto Fargion che appaiono nella pubblicazione dal titolo “Il Libro della
Memoria”). Dunque, una rilevante rimanenza (30.000 prigionieri) catturata per
motivi politici, dove nel “politico” rientrano diverse categorie di persone,
antifascisti, partigiani armati, o partecipanti a scioperi, dissidenti rispetto
al sistema vigente, ostaggi e persone catturate durante un rastrellamento che
anche attualmente non conoscono le motivazioni dell’arresto. Dai racconti si
evince un discorso di connivenza e collaborazionismo della Guardia Nazionale
Repubblichina con il nazifascismo (aspetti ricavabili da fonti
primarie). Quindi dalle testimonianze si ricavano diversi elementi
utili al fine della ricostruzione storica, come tutta quella gamma di sentimenti
e stati d’animo collegati alla separazione dal proprio territorio, dal nucleo
famigliare, dalla cerchia dei compagni, si risale al “transport” in carri merci
dove i deportati erano stipati e condotti a Fossoli, a Bolzano e nei lager
d’oltralpe, come Dachau, Flossenburg, Ravensbruck, Mauthausen e, da questi campi
principali, nei sottocampi come Gusen 1, Gusen 2, Ebensee, dove soprattutto i
deportati morivano attraverso una condizione esistenziale precaria e di stenti,
apparentemente privilegiata a detta degli aguzzini, che nell’etica comune,
secondo la normale scala di valori umana attribuisce dignità all’individuo:
l’etica del lavoro, che, al contrario, in quel contesto diventava schiavismo, i
cui ritmi, per le condizioni precarie, la mancanza d’igiene, la scarsissima
alimentazione e le vessazioni a cui erano sottoposti i prigionieri, portava alla
inesorabile morte per stenti. Il 5 Maggio del 1945, con la liberazione di Mauthausen,
gli italiani reduci ammontavano a 4500 unità circa. Dalle testimonianze si evince la mappatura dei
sottocampi, le tipologie di lavoro, i nomi delle ditte che commissionavano il
lavoro, il tipo di produzione, prevalentemente a carattere bellico, i percorsi
di sopravvivenza (in che modo i testimoni sono riusciti a
salvarsi). Da un censimento della Gazzetta Ufficiale tedesca
risulta che più di 1600 erano i campi di sterminio installati in Europa. In
Italia i campi nazifascisti erano
quelli di Fossoli, di Bolzano, la Risiera di San Saba a Trieste e Borgo San
Dalmazzo a Cuneo. Il fenomeno concentrazionario è considerato uno dei punti di
rottura, di crisi nella storia dell’umanità: dopo “il Lager” l’evoluzione, la
storia dell’uomo è cambiata, per il fantasma di una prospettiva storica di
regressione degradante. Gli Italiani sono stati gli ultimi a rientrare in
patria, anche con mezzi di fortuna, dopo mesi di attesa estenuante nei lager. Da
tale situazione si ricava una forte denuncia nei confronti delle istituzioni
sociali e politiche del tempo, eccetto l’Opera Pontificia che ha organizzato la
fase difficoltosa del rientro in patria, la quale presentava il rilevante
problema, il dramma dell’accoglienza, della re-integrazione nel Paese d’origine
e il reinserimento nella società (ricostruirsi una famiglia, ritrovare il
lavoro…), dove risultava molto carente anche l’assistenza sanitaria (soprattutto
per la riabilitazione da malattie infettive e dell’apparato respiratorio). Lo
Stato Italiano ha riconosciuto un vitalizio, per giunta scarso, esiguo, agli ex
deportati solo negli anni ’80. L’ANED ha coniato un motto “diamo un futuro alla
memoria” attraverso un percorso di responsabilizzazione e di trasmissione della
conoscenza rivolto ai giovani. Attualmente dei quattro campi nazisti installati
in Italia ( a Fossoli, Bolzano, Trieste, Cuneo) è rimasto ben poco: solo lapidi,
baracche manomesse e fatiscenti, muri di recinzione, brandelli di binari
costituiscono i reperti superstiti, sopravvissuti all’incuria, al degrado del
tempo…ed oltre a tale condizione degradata dell’esistente, il relativo abuso
della speculazione edilizia. Non esiste responsabilità per la conservazione e la
valorizzazione del bene storico, del reperto testimoniante il passato,
l’accaduto. I sopravvissuti sono ormai anziani e molti non hanno mai confidato
ad altri la propria esperienza, anche perché dopo il ’45, pochi credevano agli
eventi accaduti prima della liberazione. I testimoni vanno scomparendo ed i segni del passato non
risultano sufficientemente tutelati: occorre recuperare la memoria storica, per
ricostruire il rapporto tra gli eventi, per dare voce alla storia. “I segni del
tempo” all’interno di un percorso didattico possono fornire alle scuole una
serie di elementi storici al fine di conoscere e valorizzare il territorio in
cui vivono, da cui recuperare le testimonianze del passato, per riconoscersi in
esso ed identificarvisi. L’IRRE potrebbe proporre agli insegnanti una serie di
momenti di formazione finalizzati alla realizzazione di unità didattiche entro
un’ampia scansione, toccando i seguenti punti e argomenti: n
l’uso didattico delle fonti
orali nelle scuole (dove il testimone è fonte diretta) n
cultura materiale (come
visitare dal punto di vista educativo e didattico uno spazio lager, come è
organizzato, finalità della collocazione geografica ecc…) n
la didattica museale (nelle
nuove architetture, sorte sul preesistente, si riscontra la presenza di musei
relativi alla deportazione) n
progetto per costruire un
percorso di visita guidata. n
Progetto per l’elaborazione
di percorsi urbani, in ambito territoriale locale (territori cittadini)
finalizzati al riconoscimento, all’individuazione dei segni del tempo, della
storia, per analizzare e interpretare i luoghi di dedicazione, la toponomastica,
testimonianti un passato gravido di significati, contenuti e valori necessari
per vivere ed apprezzare l’attualità della democrazia. La vita dei partigiani e di tutti i deportati nei lager
è stata resa sacra, “sacrificata” per ideali di libertà, di uguaglianza, per
realizzare la possibilità di vivere in uno stato in cui i diritti inviolabili
della persona non vengano calpestati dall’istituzione, dal regime dittatoriale
che si pone come giudice censore della libera opinione dell’“altro”, del
pensiero dell’individuo. L’ANED sottolinea che il richiamo all’antifascismo di
tali iniziative non presenta nulla di retorico. Tale richiamo, “…per non
dimenticare”, cesserà di costituire un’esigenza politica primaria solo quando
tutte le forze politiche daranno prova di convenire sull’attuazione di un’unica
e vera concezione della democrazia, priva di subdole pretese revisioniste e,
addirittura, negazioniste. Il mondo contemporaneo, in cui si moltiplicano i
focolai del conflitto, dimostra un’assoluta esigenza di movimenti antifascisti,
motivo di disapprovazione contro guerre e varie forme di discriminazione
razziale, politica e religiosa. Laura Tussi
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