Cosa significa essere ebrei? Che significato ha il Museo dell'Olocausto?



Preso dal sito degli ebrei contro l'occupazione, www.rete-eco.it
 
Togliete il nome di nostra nonna dal muro di Yad Vashem. PDF Stampa
Scritto da Michael Neumann e Osha Neumann   
Venerdì 06 Marzo 2009 23:32

Al Presidente dello Stato di Israele e al Direttore di Yad Vashem (Museo dell’Olocausto)

20 febbraio 2009

http://www.counterpunch.org/neumann02202009.html

Seguendo l’esempio di Jean-Moïse Braitberg, chiediamo che il nome di nostra nonna sia rimosso dal muro di Yad Vashem. Si chiamava Gertrud Neumann, e dai vostri registri risulta nata a Kattowicz il 6 giugno 1875 e morta a Theresienstadt.

Braitberg accompagna la sua richiesta con ottime motivazioni e con una significativa testimonianza personale. Le sue parole sono illuminanti, ma concedono a voi – e a quanti stanno con voi – troppa considerazione.

Io sarò breve. Per favore, consideratelo come un segno del mio disgusto e del mio disprezzo per il vostro Stato e tutto ciò che esso rappresenta.

Nostra nonna è stata vittima di quello stesso ideale di predominio etnico nel cui nome Israele da lungo tempo sparge sangue. Sono stato uno dei molti ebrei che hanno abbracciato quell’ideale senza pensarci troppo, malgrado le sofferenze che ci aveva inflitto. Ci sono volute migliaia di vite palestinesi perché mi rendessi conto di quanto siamo stati stupidi.

La nostra complicità è stata spregevole. Non credo che il popolo ebraico, nel cui nome avete commesso una tale quantità di crimini, con tale scandaloso compiacimento, potrà mai liberarsi dalla vergogna che voi avete gettato su di noi. La propaganda nazista, nonostante tutte le sue calunnie, non è mai riuscita a screditare e corrompere gli ebrei; vi siete riusciti voi. Non avete il coraggio di assumere la responsabilità dei vostri atti sadici: con ineguagliabile insolenza, vi ponete come portavoce di un’intera razza, come se la nostra stessa esistenza avallasse la vostra condotta. E infangate i nostri nomi non soltanto con le vostre azioni, ma con le menzogne, con gli evasivi pretesti, con la compiaciuta arroganza e la puerile presunzione con cui tessete la nostra storia.

Alla fine, darete ai palestinesi uno straccio di Stato. Non pagherete mai per i vostri crimini e continuerete a pavoneggiarvi, a crogiolarvi nelle vostre illusioni di supremazia morale. Ma da adesso fino ad allora, voi ammazzerete, ammazzerete e ammazzerete, senza ottenere nulla con la vostra brutalità da marmocchi viziati.

In vita, nostra nonna ha sofferto abbastanza; da morta, smettete di renderla parte di questo orrore.

Michael Neumann

Mi unisco a mio fratello, Michael Neumann, nel chiedere che ogni riferimento a nostra nonna sia rimosso da Yad Vashem, il museo in memoria dell’Olocausto. Sono stato a quel museo commemorativo. I suoi edifici, i cortili lastricati e le piazze si estendono imponenti su molti acri di terreno ben curato. Inquadra l’Olocausto come preludio alla creazione dello Stato di Israele. Imbalsama i cimeli dei campi della morte, e li preserva come tesori nazionali. Quel tesoro non appartiene a Israele. È un tesoro solo se serve come monito a non permettere mai a nessuna nazione di rivendicare per il proprio popolo eletto una dispensa dai vincoli della moralità e della decenza.

Israele ha deformato l’Olocausto in una scusa per perpetrare altri olocausti. Ha speso il tesoro della simpatia del mondo verso le vittime dell’Olocausto in uno sforzo infruttuoso per proteggersi da ogni critica quando massacra e tortura i palestinesi e li soffoca sotto una brutale occupazione. Non desidero che la memoria di mia nonna sia inscritta in questo progetto illegittimo.

Sono cresciuto con la convinzione che gli ebrei fossero il gruppo etnico la cui missione storica era trascendere l’etnicità in un fronte unito contro il fascismo. Essere ebrei era essere antifascisti. Da tempo Israele mi ha svegliato dal mio torpore dogmatico riguardo l’immutabile relazione tra ebrei e fascisti. E’ riuscito a creare una fusione tra l’immagine di torturatori e criminali di guerra ebrei e quella di emaciate vittime dei campi di concentramento. Trovo questa fusione oscena e non voglio assolutamente esserne coinvolto. Avete perso il diritto a essere custodi della memoria di mia nonna. Non voglio che Yad Vashem sia il suo memoriale.

Osha Neumann

(Traduzione di Federico Lastaria)

Michael Neumann insegna filosofia alla Trent University (Ontario, Canada). E’ autore di What's Left: Radical Politics and the Radical Psyche (1988, Broadview Press), The Rule of Law: Politicizing Ethics (2002, Ashgate Press), The Case Against Israel (2005, AK Press), What is anti-semitism, www.counterpunch.org/neumann0604.html

Osha Neumann, avvocato a Berkeley, è anche scrittore e scultore. E’ autore di Up Against the Wall MotherF**ker: a Memoir of the 60s with Notes for Next Time.

La lettera di Jean-Moïse Braitberg, in francese, si trova al sito:

http://www.lemonde.fr/opinions/article/2009/01/28/effacez-le-nom-de-mon-grand-pere-a-yad-vashem_1147635_3232.html

Una traduzione in inglese al sito:

http://www.bilin-village.org/english/articles/different-look/Erase-my-grandfather-s-name-at-Yad-Vashem

 
Allegato Rimosso
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