La Psicoanalisi come Critica del Capitalismo
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- From: "laura tussi" <tussi.laura at tiscali.it>
- Date: Sun, 1 Mar 2009 15:18:28 +0100
Fromm
nota come Marx abbia articolato il proprio pensiero sulla compresenza vita e
morte.
Dalla parte della morte è il capitalismo, lo
sfruttamento, il lavoro alienato, la merce. Dalla parte della vita è il socialismo, il
lavoro liberato, l'utopia. Scopo della psicoanalisi è la presa di
coscienza critica delle limitazioni che ciascuno subisce vivendo nell'epoca del
capitalismo, cioè dello sfruttamento e dell'alienazione.
La psicanalisi si fa dunque critica dell'ideologia capitalistica. Laura Tussi
IL SOCIALISMO
UMANISTICO. La psicoanalisi come critica dell’ideologia
capitalistica di LAURA TUSSI Fromm nota come Marx abbia articolato il
proprio pensiero sulla compresenza vita e morte. Dalla parte della morte è il capitalismo, lo
sfruttamento, il lavoro alienato, la merce. Dalla parte della vita è il socialismo, il
lavoro liberato, l'utopia. Scopo dell'analisi è la presa di coscienza
critica delle limitazioni che ciascuno subisce vivendo nell'epoca del
capitalismo, cioè dello sfruttamento e dell'alienazione.
La psicanalisi si fa dunque critica
dell'ideologia capitalistica. Fromm condivide le critiche culturaliste
rivolte a Freud anche se gli riconosce un apporto culturale incomparabile
nell’aver sintetizzato la componente razionalistica di tradizione illuminista e
quella romantica del pensiero occidentale, in un modello di apparato psichico
che prevede il superamento delle componenti irrazionali attraverso il sapere e
l'esperienza psicoanalitici. È la ragione che, riconosciutasi
surdeterminata da elementi irrazionali, li controlla e li domina nel suo più
potente apparato. Fromm sostiene che Freud abbia interpretato
l'ideologia della sua epoca senza discuterla, accettandola come necessaria ed
inevitabile e generalizzata ad una mentalità limitata socialmente e storicamente
nei termini di natura umana. La critica concerne l’aver pensato i
rapporti sociali solo in termini di soggetto e oggetto, subordinando lo scambio
al soddisfacimento libidico, come l'essenza in un assoluto dell'uomo.
Per scoprire la natura umana è necessaria
una teoria critica, l'antropologia marxiana. Marx vede l'uomo come un sistema di facoltà
naturali che tendono ad esprimersi nel mondo, non un impulso ad usare il mondo
per soddisfare le proprie necessità psicologiche. Il rapporto uomo e mondo si articola secondo
il principio dell'amore, che si esemplifica nell'attrazione uomo e donna, ma che
governa tutto il divenire della sostanza vivente e della vita.
Fromm nel saggio “Fuga dalla libertà” del
1941 ha dimostrato che l'uomo è pronto a barattare la sua libertà con
l'appartenenza sociale per paura della solitudine, attribuita alla condizione
storica dell'uomo moderno. La storia dell'uomo è un progressivo
allontanamento dalla natura, non solo dal mondo, ma anche da se stesso.
Nel saggio “Anatomia della distruttività
umana” del 1973, Fromm indaga il trasformarsi dell'aggressività, finalizzata
alla sopravvivenza, propria di tutti gli animali, in aggressività maligna,
tipicamente umana, come il sadismo e la necrofilia, che non sono eliminati
nell'uomo, ma socialmente indotti e che interagiscono con la società e con la
storia. Da una rilettura dei manoscritti filosofici
di Marx, l'uomo costruisce la sua utopia, il socialismo comunitario, che vede la
vittoria dell'amore e della vita sulle componenti distruttive, attraverso
progressivi mutamenti della situazione personale e sociale.
Il pensiero di Fromm è definito “radicalismo
umanista” ed è stato criticato dalla scuola di Francoforte come una
generalizzazione del pensiero comune. Fromm era consapevole che l'uomo meritasse
un destino migliore rispetto a quello impostogli dalla società e quindi tenta di
rispondere agli interrogativi dell'uomo contemporaneo con una filosofia morale
di tradizione classica. Sullivan propose una psicologia generale
fondata sui rapporti interpersonali anziché sulle dinamiche intrapsichiche anche
se non nega l'esistenza di potenzialità e predisposizioni.
Tra le relazioni interpersonali inserisce
sia i rapporti reali che quelli immaginari con gli antenati, gli eroi e i
posteri. Lo sviluppo infantile inizia con l'angoscia
di base che si evolve poi come ricerca di sicurezza.
Le nevrosi sono suscitate soprattutto dagli
attriti con gli altri, dalla loro latente o palese disapprovazione.
Affrontando un'indagine dinamica ed
interattiva delle psicosi, Sullivan riporta la schizofrenia alla relazione con
una cattiva figura materna, schizofrenogena. Sullivan sottolinea il carattere
comunicativo della psicosi, in cui il linguaggio svolge una funzione
prevalentemente difensiva. Sullivan definisce la terapia come una
relazione interpersonale a due e amplia l'applicazione del colloquio
psichiatrico al campo delle psicosi. Pur considerando troppo esigente la società
che cerca di formare gli individui ad essa più idonei, Sullivan ritiene che si
organizzi la società più rispondente ai loro interessi.
Sia l'uomo che la società sono sempre
suscettibili di cambiamento. La sua psicologia, prevalentemente
descrittiva, non ricostruisce però i meccanismi psichici della relazione
individuo e società e affida la guarigione, il mutamento sociale all’io, alla
volontà razionale e cosciente. Si viene delineando una nuova disciplina, la
psicologia sociale. Clara Thompson, psicanalista della scuola
culturalista americana, seguace di Fromm, accusa la teoria freudiana di essere
semplicemente quantitativa, imputando il disturbo psichico al mancato deflusso
delle energie pulsionali. In realtà la causa della malattia mentale è
l'interazione dinamica tra le persone che può produrre un eccesso di
frustrazioni. In ogni patologia è sempre determinante il
fattore socioculturale. Il conflitto edipico deve considerarsi come
l'interiorizzazione dei rapporti famigliari dominanti nella nostra società
monogamica e patriarcale. Mentre per Freud l'aggressività e la
coazione a ripetere sono manifestazioni della pulsione di morte, intesa come
tendenza degli esseri organici a ritornare allo stato inorganico, per la
Thompson sono reazioni all'aggressività sociale. Spetta allo psicanalista ricostruire
l'integrità del paziente, pacificando i conflitti più laceranti nell'unità della
personalità. In realtà Freud non ha mai ridotto lo
psichico al biologico, ma ha sempre cercato di costruire un modello dinamico in
cui le energie individuali interagissero con quelle sociali.
Si possono criticare i neofreudiani per il
modo semplicistico con il quale contrappongono l'individuo al sociale, la salute
alla malattia. L'individuo è considerato un elemento
naturale, autonomo, influenzato dal sociale. I neofreudiani non concepiscono la civiltà
come un dato omogeneo ed universale, ma come una variabile che muta nei diversi
contesti socioeconomici e culturali. La civiltà è dentro e fuori di noi.
Compito dello psicanalisi è quello di
ritrovare la dinamica storica nel microcosmo del soggetto, nei suoi conflitti
mentali, nei suoi sintomi. Il culturalismo ha correlato la psicanalisi
con la psichiatria, la sociologia e l'antropologia, attraverso la centralità dei
rapporti interpersonali. Si perde così la priorità della dinamica
intrapsichica, caratteristica dell'ottica
psicanalitica. Laura Tussi |
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