proposte per educare alla pace



PROPOSTE. MARIA G. DI RIENZO: EDUCARE ALLA PACE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
Spesso diciamo che i bambini e le bambine del mondo sono il futuro, ma
definire quale futuro avranno a disposizione ci e' meno facile. 35.000 di
essi/e muoiono ogni giorno di poverta'. Troppi/e affrontano un'esistenza in
cui non hanno cibo a sufficienza, non hanno acqua pulita (questo elementare
diritto e' negato oggi ad un miliardo e trecentomila persone), non hanno una
casa, non hanno opportunita' educative. Troppi/e sono vittime e testimoni di
atroci violenze.
Il sistema che produce questo non e' solo moralmente inaccettabile (il che
e' bastante per opporsi ad esso): e' folle ed inefficiente. E' lo spreco e
la dispersione dei nostri talenti umani, e' la cancellazione della capacita'
umana di vivere collaborando, e' la distruzione insensata delle risorse.
I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze lo sanno. Non sono ne'
passivi/e ne' compiacenti.
Dicono e scrivono: siamo preoccupati, la poverta' e' ingiustizia, non si
devono distruggere le foreste, vogliamo la pace. Allora sediamoci in cerchio
con loro, ed aiutiamoci vicendevolmente a trovare ed inventare modi per
diventare "cittadini/e globali/e". Perche' queste giovani persone non sono
parte del problema, sono parte della soluzione.
Cos'e' un/una cittadino/a globale?
E' qualcuno/a conscio dell'intero mondo e che sperimenta il senso del
proprio ruolo indispensabile al benessere e all'equita' nella comunita'
umana. Riconosce il concetto di interdipendenza, rispetta le differenze e
da' loro valore; e' disposto/a ad agire per rendere il pianeta in cui vive
un posto migliore, piu' sicuro per tutti/e; e' responsabile delle proprie
azioni.
*
Gli elementi chiave su cui lavorare
Abilita': pensiero critico, argomentazione efficace, capacita' di sfidare
l'ingiustizia e la diseguaglianza, rispetto per persone, animali e cose,
cooperazione e risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Conoscenza e comprensione: giustizia sociale ed equita', diversita',
globalizzazione ed interdipendenza, sostenibilita' ambientale, pace e
conflitto.
Valori ed attitudini: autostima, empatia, condivisione e ascolto, il credere
che ogni persona "fa la differenza".
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Le attivita'
Cosa potete fare e discutere con bambini/e dai 5 agli 8 anni: cos'e' giusto,
cos'e' ingiusto - destare coscienza del se' in relazione - somiglianze e
differenze - collocazione nello spazio e coscienza della presenza di altri
luoghi e altre persone - come ci si prende cura dell'ambiente circostante -
senso del futuro: le nostri azioni hanno conseguenze.
Cosa potete fare e discutere con bambini/e dagli 8 agli 11 anni: ricchezza e
poverta' - collegamenti e connessioni fra luoghi differenti - impatto
ambientale - cause del conflitto e risoluzione dello stesso - natura del
pregiudizio - relazioni eque nel commercio fra paesi.
Cosa potete fare e discutere con ragazzi/e dai 12 ai 15 anni: diritti
umani - sistemi politici, sociali, economici - relazione nord/sud del
mondo - stili di vita - relazioni fra gruppi e risoluzione nonviolenta dei
conflitti.
*
Un esempio: creare in classe (o con i compagni di gioco, di squadra, ecc.)
un "posto di pace".
Nella mia esperienza, i piu' piccoli trovano particolarmente divertente
trasformare la stanza in cui si trovano in un "posto di pace", ma anche gli
adolescenti mostrano di godersi questa possibilita'. Di solito i/le
partecipanti creano spontaneamente nel "posto di pace" degli angolini
speciali in cui i bambini arrabbiati o che in quel momento non hanno voglia
di collaborare possono stare tranquilli (scopi: insegnare alternative alla
reazione distruttiva che puo' innescarsi quando si e' seccati; praticare la
soluzione dei problemi in gruppo e la costruzione di comunita').
Come primo passo, chiedo ai presenti di completare questa frase: "Un posto
speciale che io trovo pieno di pace e'...".
La seconda domanda e': come si devono comportare le persone perche' il
"posto di pace" sia tale? Stiliamo poche semplici regole che scaturiscono
dalla discussione (ovviamente cio' che per i ragazzi piu' grandi sara', ad
esempio, "Rispettare l'integrita' fisica e psichica di ciascuno/a" dai piu'
piccoli verra' espresso come "Non si tirano i capelli e non si dicono parole
cattive a nessuno").
Dopo di che facciamo un brainstorming su come potrebbe essere il luogo in
cui ci troviamo se trasformato in un "posto di pace" collettivo con gli
oggetti che abbiamo a disposizione.
Troviamo il consenso sulle opzioni praticabili e le mettiamo in pratica,
dividendoci per gruppi d'interesse o realizzando insieme ogni azione
progettata.
Le possibilita' di dissentire, di arrabbiarsi, di non essere pronti in quel
momento a collaborare non sono bandite dal "posto di pace".
Un'immagine che ritorna spesso discutendo con i ragazzi e le ragazze
dell'emozione della rabbia e' quella del vulcano in eruzione: inarrestabile
e devastante. Di solito suggerisco loro di riflettere sul fatto che come il
vulcano porta alla superficie ricchi minerali dal cuore della terra, cosi'
le nostre emozioni, compresa la rabbia, ci offrono intuizioni preziose sulle
relazioni che abbiamo con gli altri, sul bisogno di modificarle, e cosi'
via.
Nel "posto di pace", quindi, noi ascoltiamo ed onoriamo le nostre emozioni
senza permettere ad esse di travolgere noi stessi/e e le altre persone.

Fonte: La nonviolenza è in cammino n. 528