La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 11 dicembre 2012
Giorgio Nebbia
nebbia at quipo.it
"Il passato è
prologo", ammonisce Shakespeare, ed è vero perché gli eventi di oggi sono stati
preparati e anticipati da simili eventi del passato. Questo vale in particolare
per i problemi ambientali, come inquinamenti, erosione del suolo, violenza per
la conquista delle risorse naturali scarse, conflitti occupazione-salute, per i
quali dal passato abbiamo imparato ben poco. Da qui l'importanza della storia
dell'ambiente, una disciplina troppo poco praticata e tanto meno diffusa
nell'opinione pubblica.
Negli anni cinquanta del Novecento si diceva, un
po' per scherzo, che le bizzarrie del clima, le estati troppo calde o gli
inverni troppo freddi erano "colpa delle bombe atomiche". Negli anni quaranta e
cinquanta del Novecento le centinaia di esplosioni di bombe nucleari americane,
sovietiche, francesi e inglesi nei deserti e nelle isole lontane, non
influenzavano molto il clima ma rappresentavano un gravissimo pericolo per la
vita diffondendo nell'atmosfera di tutto il pianeta atomi radioattivi che
venivano assorbiti dai mari, dai vegetali, entravano nei cicli biologici e
finivano nel corpo umano. Il massimo della contaminazione radioattiva planetaria
si ebbe nel 1961 e 1962. Intellettuali e studiosi si sforzavano di informare
l'opinione pubblica dei pericoli sulla salute mondiale di questa corsa ad armi
nucleari sempre più potenti, ma negli Stati Uniti il governo cercava di metterli
a tacere accusandoli di essere comunisti, processandoli per attività
antiamericane.
Nello stesso tempo venivano scoperti i danni provocati
all'ambiente e alla salute dal crescente uso di nuovi "potenti" prodotti
chimici, grandi successi commerciali ma spesso tossici come i pesticidi
clorurati. Molti processi chimici usavano sostanze tossiche come mercurio,
piombo, cloruro di vinile, amianto; producevano sostanze "perfette" e
indistruttibili come molte materie plastiche, detersivi sintetici, fosfati e
nitrati che finivano nelle acque con danni biologici. La protesta degli
scienziati fu diffusa dai primi movimenti di contestazione ecologica attraverso
riviste, pubblici dibattiti fino a raggiungere la grande stampa.
Nel 1952
un certo Lewis Herber pubblicò negli Stati Uniti un articolo intitolato: "Il
problema dei prodotti chimici negli alimenti", a cui fece seguito, nel 1962, un
libro più ampio intitolato: "Il nostro ambiente sintetico", apparso pochi mesi
prima dell'altro libro di successo scritto da Rachel Carson, "Primavera
silenziosa". Herber era lo pseudonimo che Murray Bookchin (1921-2006) aveva
adottato per evitare l'incriminazione da parte della Commissione sulle attività
antiamericane a cui non erano sfuggite le sue attività di informazione
dell'opinione pubblica sui pericoli ambientali. Bookchin era nato a New York,
figlio di emigrati russi, ed ebbe una vita avventurosa cominciata come operaio,
poi come sindacalista; divenuto scrittore di successo e professore universitario
fu l'animatore di movimenti in difesa dei consumatori, ecologici, pacifisti,
contro la discriminazione razziale.
Fu tra i primi a scrivere di
"ecologia sociale" (1974), a parlare dei "limiti delle città" (1973) e di
crescita e declino dell'urbanizzazione (1987), anticipando anche in questo caso
nuove visioni che cominciano oggi a farsi strada. Il suo libro "Per una società
ecologica" (1980), tradotto anche in italiano, spiega le ragioni di molti guai
con cui stiamo facendo i conti adesso e indica alcune delle vie per
superarli.
Il libro "Il nostro ambiente sintetico", apparso mezzo secolo
fa (purtroppo non è stato tradotto in italiano, ma si può leggere liberamente in
Internet) denuncia la presenza negli alimenti di sostanze dovute
all'inquinamento ambientale come le sostanze radioattive e i residui di
pesticidi tossici, la contaminazione di prodotti commerciali ad opera di
additivi usati nei cosmetici o nei preparati per lavare, nelle materie
plastiche, nei carburanti. In sessant'anni di lotte ecologiche sono stati
eliminati alcuni pericoli ma ne sono sorti altri; nuovi nomi come quelli delle
diossine o del benzopirene sono entrati nel dizionario dei
veleni.
Addirittura una recente proposta di legge minaccia di autorizzare
l'uso come potabile di acqua contenente una pur piccola, ma non trascurabile
concentrazione di microcistina LR, una molecola la cui presenza indica che le
acque superficiali, inquinate da residui di fogne e concimi, prima di essere
immesse negli acquedotti, hanno subito una depurazione soltanto imperfetta.
L'attenzione per gli alimenti è spesso basata sulle mode e sulle diete
dimagranti; la composizione e gli ingredienti dei prodotti come cosmetici e
detersivi, quando devono essere indicati per legge, sono scritti in caratteri e
in forma illeggibili. La situazione è complicata dalle crescenti importazioni di
prodotti fabbricati chi sa come e dove.
Proprio la storia ambientale dei
decenni passati dovrebbe stimolarci a rilanciare una "merceologia ecologica",
quella descritta da Bookchin e dalla Carson, che aiuti e riconoscere i pericoli
per l'ambiente, e quindi per la salute, nascosti nelle sostanze che maneggiamo
ogni giorno.