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arpal insiste ma non convince
- Subject: arpal insiste ma non convince
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 12 Jun 2012 06:27:18 +0200
da Note di Grondacci Marco
domenica 10 giugno 2012
Bonifica area exIP: Arpal insiste ma non convince! Arpal con una serie di dichiarazioni (vedi qui e qui) ha cercato per l’ennesima volta di “rassicurare” gli spezzini sulla bontà della bonifica nell’area ex IP. Ci è riuscita? A mio modesto parere no. Di seguito le principali tesi espresse da Arpal (riportate nel riquadro in corsivo) con un mio successivo commento critico. “il passaggio dal Decreto 471 (quindi dall’esclusivo sistema tabellare) alla analisi del rischio introdotta dal TU ambiente è stata una scelta coerente e validata” La dirigente di Arpal dimentica di
sottolineare come il passaggio dal sistema tabellare a quello
dell’analisi del rischio non sia stata una scelta valida in assoluto come
appare dall’intervista. Infatti il sistema tabellare (fondato solo sui
valori del livello di inquinamento del suolo in rapporto alla destinazione
urbanistica) resta il sistema più usato nella gran parte dei paesi
occidentali ad eccezione di USA e Danimarca. Questo non per voler
demonizzare l’analisi del rischio ma giusto per non far credere agli spezzini
che questo sia il metodo migliore in assoluto.
“si ribadisce la validità della scelta di applicare le tecniche di soil watching landfarming” Anche qui tesi assolutamente discutibile quella
sulla bontà di queste tecniche. Intanto perché è tutto da dimostrare, ad
oggi, che la caratterizzazione del sito (il livello di dispersione degli
inquinanti nella zona della ex raffineria) sia stata fatta correttamente. Già
nel 2000 il dott. Busà, consulente all’epoca del Comune di Spezia contestò la
impostazione della caratterizzazione del sito (vedi qui) . Alcune
modifiche furono apportate negli anni successivi ma nel 2007 il dott. Busà
ribadiva :”…. Per ciò che riguarda più da vicino il sito ex IP, nessun modello
concettuale è stato proposto in riferimento alla presenza degli idrocarburi
clorurati sulla superficie di falda (LNAPL) o sul fondo dell’acquifero (DNAPL).
Ne risulta che le soluzioni proposte per la bonifica del sito anche nella
variante al progetto sono da considerarsi incomplete perché nulla dicono sulla
quantità prevedibile della contaminazione per tali contaminanti né sulla
loro estrazione dal sottosuolo“. Voglio ricordare che il Modello
Concettuale è il punto di partenza per l’analisi del rischio , e
deve individuare le sorgenti di emissioni degli inquinanti, i percorsi di
migrazione degli stessi nell’aria/acqua/suolo.
La tecnica di bonifica del landfarming è attuata sia al chiuso, all'interno di due capannoni capaci di 12mila metri cubi, sia all'aperto, dentro una vasca a cielo aperto. Chiuso ma non isolato….. Il dott. Busà , ex consulente del Comune di Spezia, afferma in una relazione del 2007: ” “occorre tenere presente che il capannone attualmente utilizzato per creare un’area di trattamento anche per il soil washing, non risulta adeguato alla esigenza di ridurre le emissioni odorigene. In situazioni analoghe, secondo l’esperienza di chi scrive e secondo la letteratura consolidata, si ricorre a trattamenti in tenda su porzioni di suolo che vengono scavate e trattate sotto la stessa. Tale tenda (o capannone ermetico) è ovviamente sotto depressione con assorbimento degli odori su carboni attivi e viene spostata sul cantiere alla fine del trattamento del singolo lotto.”. Forse Arpal si riferisce al capannone di questa
foto?
bonifica del subdistretto 2, l'ormai famosa area parco dell'area ex Ip. "Sì, ci si potrebbe fare un pic-nic" Intanto mi chiedo come sia tollerabile che un funzionario pubblico che dovrebbe essere superpartes, rilasci dichiarazioni COSI’ STUPIDE E SMACCAMENTE PROVOCATORIE. Ma come dire a Spezia con la stupidità e l’arroganza dei funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione ci siamo abituati da tempo. Cmq restando al merito….. non il sottoscritto ma la determina dirigenziale del Comune della Spezia (vedi qui) ha: 1. ammesso un intervento di bonifica in un area del subistretto 2, destinata a parco pubblico, e che consiste non nella rimozione dell’inquinamento ma nella ricopertura con terra non inquinata 2. prescritto la impossibilità di intervenire allo stesso modo del punto 1 per la parte del subdistretto 4 destinata a parco pubblico 3. ha prescritto che nelle aree indicate sopra: sia quella del sub distretto 2 (già con la variante approvata con la determinazione), che quelle del sub distretto 4 (dopo il completamento di una nuova analisi di rischio), non si potrà, nonostante la destinazione a parco pubblico, sostare oltre le 8 ore. 4. ha prescritto che proprio per i motivi suddetti (l’impossibilità di permanere oltre le 8 ore nel futuro parco) non si possono utilizzare dette aree a fini edificatori se non attraverso una nuova analisi del rischio. Le emissioni odorigene? Sono state l'inconveniente più sentito dalla popolazione, ma le analisi che abbiamo effettuato hanno escluso che fossero vettori di inquinanti Intanto le emissioni odorigene sono continuate anche molto recentemente vedi qui equi (pagina 42). Sul fatto che siano esclusi vettori inquinanti ho già dimostrato in tutti gli altri post che è tutto da dimostrare. Ma anche fosse vero quello che affermano i rappresentanti di Arpal, resta il fatto, scientificamente fondato, che le puzze in se sono dannose per la salute e, soprattutto, si sono prodotte per anni per responsabilità di tutte le autorità preposte (Arpal compresa). INSOMMA COME HO DIMOSTRATO IN TUTTI I MIEI POST SU QUESTO BLOG LE PUZZE FURONO PRODOTTE PER GLI ERRORI NELLE GESTIONE DELLA BONIFICA E SONO DURATE IN TUTTI QUESTI ANNI REALIZZANDO UNA FATTISPECIE DI REATO CHE SI CHIAMA GETTO DI COSE PERICOLOSE. Anche recentemente la Cassazione (vedi qui) è intervenuta sul legame tra le puzze emesse da una attività inquinante (ed una bonifica di una ex raffineria è una attività inquinante) ed il reato di Getto di cose pericolose….. e in questo caso si trattava dell’attività di cottura cibi da un bar! E voglio ricordare, ai signori dell’Arpal, che oltre al reato suddetto imputabile agli autori della bonifica e ai proprietari dell’area ex IP, esiste anche quello di omissioni di atti ufficio imputabile sicuramente a tutti quei soggetti istituzionali che non hanno preventivamente impedito quelle puzze come ho dimostrato più volte su questo blog. CONCLUSIONI La Direttrice del Dipartimento Arpal di Spezia ha infine affermato nella intervista qui analizzata che: “La sicurezza? Ritengo che la bonifica sarebbe stata sicura anche senza le nostre imposizioni: tra i parametri che inseriamo nello studio dell'analisi di rischio ci sono inalazione, ingestione, contatto dermico... sono condizioni estreme.” Ci chiediamo alla luce di quanto esposto in questo
post e in tutti quelli precedenti: ma per inalazione, ingestione etc. Arpal
intende anche tutti gli anni dal 2004 in poi di puzze e “inalazioni
idrocarburiche” assorbite dai polmoni di migliaia di spezzini. Detto in termini
più tecnici perché non è mai stato fatto uno screening sanitario sull’impatto
che la bonifica ha avuto sui cittadini delle aree limitrofe all’area ex IP?
Io resto del parere che nell’interesse dei cittadini e della loro salute, nell’interesse della democrazia e della trasparenza, nell’interesse del buon nome delle istituzioni pubbliche ci vorrebbe una inchiesta indipendente nelle modalità che ho formulato qui. So bene che non lo faranno mai, così come non faranno il parere sanitario sulla nuova autorizzazione della centrale enel come richiesto dal Comitato Spezia Via dal Carbone ma questa è un'altra storia su cui tornerò a breve……… MA PROVIAMOCI LO STESSO NE VALE LA PENA DOBBIAMO CAPIRE DAVVERO SE LA SALUTE NOSTRA E DEI NOSTRI FIGLI E' O MENO A RISCHIO. |
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