La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 27 marzo 2012
Giorgio Nebbia nebbia at quipo.it
"Lavorare fa male alla
salute". E' il titolo di un libro scritto da due donne, Jeanne Stellman e Susan
Daum, pubblicato nel 1973 e subito tradotto in italiano da Feltrinelli, una
amara e spietata denuncia delle tante cause di morte e di dolore a cui sono
esposti milioni di persone nell'ambiente delle fabbriche, dei cantieri, delle
miniere. 1200 morti sul lavoro ogni anno in Italia, per cadute dalle impalcature
o nei pozzi, per contatto con sostanze tossiche, o con getti incandescenti di
metalli fusi. Molti altri muoiono nel corso degli anni per esposizione a polveri
e a sostanze tossiche che non uccidono subito, ma corrodono lentamente i
polmoni, le ossa. E'il caso delle sostanze cancerogene che uccidono dopo anni
dal contatto prolungato, talvolta quando i lavoratori sono ormai in
pensione.
Purtroppo molte malattie e morti sono dovute al fatto che
spesso i lavoratori maneggiano delle sostanze di cui non conoscono i caratteri e
la pericolosità. Soltanto di recente, dopo anni di preparazione, l'Unione
Europea ha pubblicato un elenco delle sostanze pericolose per i lavoratori e i
consumatori con le precauzioni da adottare nel loro uso, con le sigle che devono
essere usate per consentirne il riconoscimento. Il risultato è un grande
dizionario merceologico noto con la sigla Reach (acronimo di "Registration,
Evaluation, Authorization and Restriction of Chemical Substances") contenuto nei
due Regolamenti 1907/2006 di 438 pagine e 1272/2008 di 1355 pagine. Le sostanze
considerate sono 95.000; i due testi sono pubblicati con molte chiarificazioni
dall'Associazione Ambiente e Lavoro che ha sede in Via Marelli 497 a Sesto San
Giovanni (Milano)(www.amblav.it) e sono disponibili in Internet.
Di
ciascuna sostanza vengono indicate le proprietà chimiche, fisiche e biologiche,
le avvertenze di pericolosità, i prodotti e luoghi in cui possono o non possono
essere addizionati e presenti e i rispettivi limiti. Queste norme comunitarie
(il cui rispetto è stabilito dal Decreto legislativo 186 del 27 ottobre 2011)
hanno, principalmente, lo scopo di diminuire le malattie e morti che si
verificano nei posti di lavoro per esposizione a sostanze tossiche. I danni alla
salute di molte attività lavorative sono ben note da secoli.
Già nel
Cinquecento Giorgio Agricola (1494-1555), che era un medico, nel suo trattato
sulle attività minerarie e metallurgiche, "De re metallica" descrive le malattie
che si manifestano fra i minatori per l'assorbimento di polvere, per la vita in
mezzo al fango e anche per il contatto con molti minerali. Con l'avvento
dell'età del carbone, nel Settecento, alcuni medici hanno osservato che nei
piccoli spazzacamini inglesi si manifestavano dei tumori allo scroto; ci sarebbe
voluto oltre un secolo per riconoscere che la causa era un idrocarburo aromatico
presente nella fuliggine, il benzopirene, uno dei più potenti cancerogeni. Il
mercurio, impiegato per decenni nella tintura dei cappelli e anche dei capelli
umani si è rivelato un veleno che provoca malattie mentali, tanto che si usa
ancora dire che uno è "matto come un cappellaio".
Sono cancerogene molte
ammine aromatiche impiegate per la sintesi delle sostanze coloranti artificiali,
e nella tintura dei tessuti, molti sali presenti nelle vernici. Per tutto
l'Ottocento i fiammiferi sono stati fabbricati con la capocchia contenente
fosforo bianco, velenosissimo per i lavoratori, spesso bambine e donne; al suo
posto avrebbe potuto essere usato fosforo rosso, meno tossico, ma per decenni
gli industriali si sono opporti al cambiamento, perché il fosforo rosso …
costava un po' di più di quello bianco ! Uno dei più subdoli pericoli è nascosto
nell'amianto, il minerale presente in natura sotto forma di sottili filamenti,
adatti alla filatura e tessitura di manufatti resistenti al fuoco, perfetto come
isolante termico e acustico, miscelabile con il cemento nella produzione di tubi
e vasche resistenti agli acidi ed eterni, come indicava il nome, Eternit",
scelto per tali manufatti di amianto-cemento.
Col progredire della
medicina del lavoro, delle conoscenze chimiche e biologiche, con la protesta dei
lavoratori, la produzione e l'uso di molte sostanze tossiche, è stato vietato:
si possono ricordare ancora il piombo tetraetile, l'arsenico, certi sali di
cromo, molti ingredienti di materie plastiche, il cloruro di vinile, molti
pesticidi. L'elenco potrebbe continuare; molti dolori e morti sarebbero potuti
essere evitati se ogni nuova sostanza chimica immessa in commercio fosse stata
preventivamente studiata per la potenziale tossicità, se si fosse intervenuti
ogni volta che appariva qualche segnale di pericolo. Soprattutto se i lavoratori
fossero stati informati dei pericoli a mano a mano che si rivelavano. Questa
diffusione di conoscenze sulle sostanze usate nell'ambiente di lavoro è proprio
il contributo che i lavoratori del mondo si aspettano dalla procedura
Reach.