La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 24 gennaio 2012
Giorgio Nebbia nebbia at quipo.it
Nei prossimi giorni
(fine gennaio 2012) in varie città pugliesi, fra cui Manduria e Taranto, sarà
presentato il libro di Liliana Cori intitolato: "Se fossi una pecora verrei
abbattuta ?" (Scienza Express edizioni, Milano), che non esiterei a considerare
sullo stesso livello di "Primavera silenziosa", il libro di Rachel Carson
apparso negli Stati Uniti e in tutto il mondo esattamente cinquant'anni fa.
Anche questo libro è scritto da una donna, una biologa che lavora presso il
Consiglio Nazionale delle Ricerche nello speciale Istituto che studia gli
effetti dei veleni ambientali sul corpo umano. Con l'analisi delle sostanze
tossiche nel sangue di numerose persone, specialmente donne, scelte fra quelle
che vivono accanto a fabbriche inquinanti o a discariche di rifiuti tossici, è
possibile capire come le sostanze tossiche arrivano, attraverso gli alimenti,
fino al corpo umano.
Come quello del libro della Carson, anche lo stile
del libro della Cori è gradevole e apparentemente leggero pur dicendo cose
terribili. Vi sono somiglianze anche nel titolo accattivante. La Carson già nel
titolo avvertiva che un giorno, se si fosse continuato nell'uso indiscriminato
dei pesticidi clorurati persistenti, sarebbero morti anche gli uccelli del cielo
e "la primavera sarebbe diventata silenziosa". Il titolo del libro della Cori fa
riferimento al fatto che in varie parti d'Italia e anche intorno a Taranto, è
stato necessario dei greggi di pecore riconosciute contaminate da diossina. Una
delle persone studiate nella ricerca descritta dalla Cori le ha chiesto un
giorno: "Se nel mio sangue fossero trovate concentrazioni elevate di diossina
sarei condannata a morte anch'io come le pecore ?".
Il libro della Cori
comincia a descrivere come circolano le sostanze tossiche nella biosfera,
attraverso le catene alimentari; dalle fabbriche, dalle discariche, dagli
inceneritori, tali sostanze vengono immesse nelle acque e nell'aria e da qui
sono assorbite dalla vegetazione e poi dagli animali che si nutrono dell'erba e
dei mangimi contaminati e da qui entrano negli alimenti che mangiamo e infine
arrivano nel nostro corpo e nei neonati. La Cori mette bene in evidenza che gli
effetti di intossicazione del corpo umano si fanno sentire, proprio attraverso
le catene alimentari, anche a distanza di tempo e a distanza dal luogo di
emissione. Alcune sostanze tossiche possono arrivare in Europa negli alimenti
prodotti in paesi sottosviluppati in cui sono ancora usati pesticidi o pratiche
vietati da noi. Ci sono stati anni in cui la concentrazione dei pesticidi o
degli elementi radioattivi nel latte materno è risultata più elevata di quella
massima ammessa negli alimenti commerciali.
Le persone sottoposte ad
analisi sono state scelte fra gli abitanti delle località in cui ci sono o ci
sono state attività particolarmente inquinanti, da Brescia, al Piemonte, alla
valle del Sacco nel Lazio, alla Campania, a Crotone, a Taranto, a Gela. La Cori
elenca le principali sostanze pericolose che "sono finite" nel corpo di molte
persone. L'amianto, usato per molti decenni, risultato cancerogeno già mezzo
secolo fa e finalmente vietato trent'anni fa, è ancora presente nell'aria che si
respira durante lo smaltimento dei manufatti di cemento-amianto. Il mercurio è
stato usato "con successo" nell'industria chimica fino a quando si è visto che i
suoi vapori tossici finivano nel corpo sia degli operai, sia delle popolazioni
vicine, e poi nei pesci quando i sali di mercurio erano scaricati nel
mare.
Il piombo, usato per molti decenni sotto forma di piombo tetraetile
come antidetonante delle benzine, finiva nell'aria e permane nel sottosuolo dei
terreni su cui erano insediate le fabbriche. L'elenco continua con metalli
tossici come arsenico, cadmio, addirittura uranio nei fanghi delle fabbriche di
concimi fosfatici e poi policlorobifenili (PCB), e tanti altri. Il libro della
professoressa Cori non ha il fine di terrorizzare le persone, ma di diffondere
una cultura "popolare" della necessità di prevedere e prevenire gli effetti
dannosi delle attività che ci circondano. Solo con la pressione dell'opinione
pubblica è possibile chiedere e ottenere leggi più rigorose per vietare e
eliminare attività e sostanze dannose per la salute e per la vita, per condurre
efficaci "bonifiche" dalle zone contaminate da scorie di fabbriche abbandonate o
da discariche di rifiuti.
Un esempio è offerto proprio in Puglia dalla
mobilitazione che ha ottenuto dalla Regione delle norme per la diminuzione delle
emissioni di diossine dai fumi dei processi dello stabilimento siderurgico di
Taranto. Il libro della Cori ha un messaggio finale che in pieno condivido: la
difesa della salute e della vita dipende da una maggiore conoscenza degli
aspetti tecnico-scientifici dei processi produttivi, dei prodotti e dei rifiuti;
solo così è possibile "sia usare migliori tecnologie, rinnovare il tipo di
materiali prodotti e usati, sia risparmiare energia e ridurre le fonti di
emissioni inquinanti in aria, acqua e suolo". Tutte cose che, oltre a rendere
migliore la vita, assicurano occupazione e genuino sviluppo
umano.