traffico rifiuti in liguria



dal secoloxix.it
14/10/2009 h.07:40

Rifiuti sospetti, ora s’indaga
per truffa all’Unione Europea

 
Truffa ai danni della Comunità europea, false fatturazioni e falsificazione di atti. Sono le ipotesi di reato formulate dalla procura della Repubblica di Chiavari all’indomani del sequestro di un carico da 15 mila chilogrammi di rifiuti ufficialmente provenienti da Moneglia e destinati alla discarica genovese di Scarpino. La spazzatura, secondo quanto appurato dai militari della Guardia di finanza, invece di essere smaltita a Genova, avrebbe dovuto finire al centro industriale “Costa Mauro” di Albiano Magra, in provincia di Massa Carrara, all’insaputa dei titolari dell’impianto.
 
È un’inchiesta complessa quella dei magistrati chiavaresi, un’indagine che s’allarga su più versanti e che, sebbene appena iniziata, potrebbe suscitare grande clamore in tutto il Tigullio orientale.
Gli accertamenti riguardano innanzitutto le metodologie e i costi per la raccolta dei rifiuti nel Comune di Moneglia. Il sospetto delle Fiamme gialle e dei procuratori della Repubblica è che quelle 15 tonnellate di spazzatura recuperati a Deiva Marina sarebbero stati smaltiti e trattati dall’impianto toscano “Costa Mauro” come rifiuti provenienti dalla Comunità montana della Lunigiana. Resta da chiarire, quindi, quanta spazzatura sia stata fatta pagare alla Comunità montana toscana e quanta a Moneglia. Ma non solo, gli investigatori intendono chiarire se dati relativi alla raccolta dei rifiuti per quanto riguarda il Municipio di Moneglia siano corretti. L’amministrazione civica monegliese risulta essere uno dei Comuni virtuosi della Liguria in materia di raccolta differenziata: ha ricevuto in passato finanziamenti dalla Regione e ha usufruito di sconti nel computo della cosiddetta “ecotassa”, l’imposta che viene conteggiata sulla quantità di “rumenta” prodotta da ogni singola amministrazione. L’ipotesi di truffa ai danni della Comunità europea prende spunto proprio dal sospetto che i dati fin quiraccolti da Moneglia possano essere falsati.
 
 
Per la Guardia di finanza di Chiavari si è trattato di una «occasionale verifica riguardo alla provenienza e alla destinazione di alcuni rifiuti rinvenuti su un camion della ditta Manutencoop», colosso emiliano nel settore dello smaltimento della spazzatura. Per i vertici bolognesi della cooperativa, invece, siamo di fronte a un «colossale equivoco», frutto di atti «indebiti e inspiegabili» delle Fiamme gialle. In verità, il sequestro di un mezzo pesante di Manutencoop e di 15 mila chilogrammi di rifiuti effettuato ieri dalla Polizia tributaria rappresenta il primo passo, ufficiale, di un’inchiesta che potrebbe suscitare clamore in tutto il Tigullio. Un’indagine incentrata su bolle di accompagnamento, fatturazioni, spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni per sbarazzarsi della “rumenta”. Per la Finanza i viaggi effettuati dai camion di Manutencoop sono «sospetti» e qualche conto non sembra tornare: così gli agenti hanno voluto fare chiarezza.
 
Ma andiamo con ordine. Il camion della società emiliana è stato fermato dalle Fiamme gialle ieri all’alba, nelle vicinanze del casello autostradale di Deiva Marina. I rappresentanti legali di Manuntencoop, in una nota diffusa ieri, hanno dichiarato: «Il mezzo di Manutencoop Servizi Ambientali spa sequestrato dalla Guardia di finanza ha svolto nella giornata odierna (ieri per chi legge, ndr) il quotidiano servizio di raccolta rifiuti solidi urbani nell’area di Moneglia, comune presso cui svolge l’attività di raccolta rifiuti. In prossimità del casello autostradale di Deiva Marina, il mezzo, che si accingeva a trasportare il rifiuto, come stabilito contrattualmente, presso la discarica di Scarpino, in provincia di Genova, è stato fermato dalla Guardia di finanza e, inspiegabilmente, scortato presso l’impianto Costa Mauro di Albiano Magra nel Comune di Aulla, dove la Guardia di finanza ha indebitamente disposto di scaricare il rifiuto».
Differente la versione trapelata dagli ambienti investigativi. La bolla di accompagnamento fornita agli uomini della Tributaria al momento del controllo, avvenuto effettivamente al casello A12 di Deiva Marina, riportava esclusivamente il luogo di conferimento dei rifiuti (in tutto 15 mila chilogrammi): sulle carte era indicato che la spazzatura era destinata al centro Costa Mauro di Albiano Magra e non a Scarpino. Mancavano però indicazioni su “produttore”, camionista e società incaricati del trasporto. Per comprendere cosa abbia fatto drizzare le antenne ai finanzieri, occorre chiarire ruolo e compiti del centro industriale per la produzione di combustibile da rifiuti (cdr) di Albiano Magra. Si tratta di un sito che riceve e tratta mensilmente tonnellate di spazzatura raccolte in varie località del nord Italia, compresi i tredici Comuni facenti parte della Comunità montana della Lunigiana. La ditta Costa Mauro, a seguito di accordi con le amministrazioni locali, smaltisce i rifiuti a prezzi ribassati rispetto al mercato corrente: «Il costo è 112 euro al chilogrammo - spiega Maria Luisa Botto, titolare dell’azienda - Altri concorrenti praticano per gli stessi servizi prezzi superiori ai 159 euro al chilogrammo».
 Ciò vuol dire che stoccare e smaltire i rifiuti nell’impianto Costa Mauro può garantire notevoli risparmi, specie se la “rumenta” risulta provenire da uno dei Comuni della Lunigiana. «Ufficialmente da Moneglia non abbiamo mai ricevuto nulla», dice ancora Maria Luisa Botto. Manutencoop spiega che il sequestro è «frutto di un colossale equivoco, nato probabilmente nell’ambito di indagini a cui la società è completamente estranea. Il sequestro quindi appare incomprensibile». I finanzieri, dal canto loro, proseguono gli accertamenti per capire perché la spazzatura di Moneglia (addirittura 15 mila chilogrammi) stesse viaggiando, almeno sulla carta, verso Albiano Magra, invece che verso Scarpino. E per chiarire a chi sarebbero stati fatturati i costi di una simile operazione.