ogm all'attacco del bio



Questo è illuminante. 
Quei figuri che dovrebbero rappresentarci si oppongono ai limiti di emissioni di gas serra per non penalizzare le nostre aziende, ma qui non dicono niente, porca di quella #@!, anche se siamo i primi produttori in Europa di cibi biologici!!! E tutte queste (piccole) aziende???

di Carlo Petrini (Fondatore di Slow Food).

A volte per segnare una svolta epocale basta restare in silenzio e non fare niente. Se adesso taciamo, se non muoviamo un dito, tra qualche anno chi scriverà del declino e della scomparsa dell’agricoltura biologica, in particolare di quella italiana, potrà individuare in questa assenza di reazioni la causa principale dello sgretolamento di un metodo e di una cultura, oltre che di un vivace comparto economico. Basta aspettare, quieti e noncuranti, il 1° gennaio 2009, giorno in cui il nuovo regolamento comunitario per il biologico entrerà in vigore equiparando l’agricoltura biologica a quella convenzionale per quel che riguarda la contaminazione accidentale da Ogm. 
Tra le poche certezze che abbiamo c’è il fatto che l’agricoltura biologica non ammette organismi geneticamente modificati. In un mondo fatto di etichette scritte in caratteri minuscoli, di difficoltà a tracciare la filiera dei prodotti che si acquistano, di origini ignorate, sempre di più sono i consumatori che dicono: compro biologico così so cosa mangio. Sembra una certezza acquisita, e invece ha una data di scadenza: il 31 dicembre prossimo. Meno di due mesi. 
Per questa ragione non solo organizzazioni come Slow Food o Coldiretti, ma anche lo stesso Parlamento Europeo chiesero a gran voce (e a larga maggioranza) che la bozza di Regolamento per il Biologico venisse cambiata. 
Quella bozza prevedeva che la soglia di contaminazione accidentale da Ogm, al di sotto della quale continua ad essere lecito etichettare come biologici gli alimenti contaminati, fosse dello 0,9%, esattamente come avviene per i prodotti dell’agricoltura convenzionale. 
Si chiedeva, invece, che la soglia, per il biologico, fosse molto più bassa, in mo do da poter continuare a garantire al consumatore la sostanziale non presenza di organismi transgenici. Si chiedeva di fissarla allo 0,1, ovvero il minimo tecnicamente rilevabile, al di sotto del quale gli strumenti non funzionano. Se ci sono Ogm non è biologico. Sembrava semplice. 
E invece no. La Commissione ha clamorosamente ignorato il voto del Parlamento, insieme a tutte le richieste del mondo del biologico e ha deciso che la soglia di contaminazione tollerata diventava quella dello 0,9. Quindi: dal 1° gennaio 2009 l’equazione biologico = non transgenico non sarà più vera. 
Nessuno riuscirà a farmi capire perché questo è successo, nonostante le tantissime voci contrarie che si sono levate. Nonostante - lo ripeto perché mi sembra incredibile - il Parlamento Europeo fosse contrario! L’unica spiegazione che io mi sono dato è veramente sgradevole. Ha a che fare con la volontà politica di danneggiare ancora una volta le produzioni sostenibili e di qualità, favorendo le lobby del "tanto peggio tanto meglio", economicamente potentissime, che nella mancanza di rigore normativo non possono che proliferare. Se nessuno dà più garanzie, perché il consumatore dovrebbe fidarsi del biologico? Tanto vale comprare i prodotti dell’agricoltura industriale; i marchi multinazionali che non possono in nessun modo garantire standard qualitativi simili a quelli dell’agricoltura di piccola scala, ringraziano. 
Il nostro paese è uno di quelli che ha più da perdere in una situazione del genere. 1 dati 2007 dicono che al biologico sono dedicati 1 milione e 150mila ettari e oltre 50 mila operatori, di cui più di 43mila sono produttori. La difesa dell’autentico made in Italy, della qualità e della tipicità dei nostri prodotti, del senso stesso della dieta mediterranea, passa dalla difesa delle produzioni biologiche, passa dalle mani di quanti creano profitto e benessere, nel senso più completo, senza danneggiare il pianeta. Ebbene, sembra che questi signori nessuno abbia voglia di proteggerli. Per lo meno non a Bruxelles. 
E in Italia? C’è qualcuno, che vuole provare, sia pure con l’urgenza dei tempi ormai strettissimi, a reagire? Basterebbe dire che l’Italia non si oppone - né potrebbe - alla libera circolazione dei prodotti biologici europei tarati allo 0,9; ma i produttori biologici italiani devono essere Ogm free "davvero". E’ una cosa strana, che si chiama "discriminazione alla rovescia", perché in qualche modo discrimina ...i "buoni". Ma ha già salvato il comparto della pasta italiana (l’unica obbligata oggi a usare solo grano duro) e può salvare il nostro biologico dalla confusione e dall’anonimato dello 0,9. Non si correrebbero rischi di procedure d’infrazione con l’Unione Europea; si correrebbe solo il rischio di fare la figura di quelli che all’agricoltura biologica tengono davvero, così come tengono alla trasparenza delle informazioni che si danno al consumato re. Si darebbe, insomma, ai consumatori, dal 1° gennaio 2009, una ragione in più per comprare biologico. Biologico italiano, quello vero. Altrimenti tutti noi, dal 1° gennaio 2009, avremo una ragione in meno per comprare biologico, da qualunque parte dell’Europa esso provenga. E l’unico biologico di cui potremo ancora fidarci sarà quello dei paesi più poveri, quelli che producono biologico per forza - e dunque per davvero - e non per regolamento.