vivere con cura : la carezzevole ortica e le sue sorelle



da greenport.it
11/09/2008
 
Vivere con cura di M.Correggia

 La carezzevole ortica e le sue sorelle
 
ROMA. “Se appena la si curasse un poco, l´ortica sarebbe utile; la si trascura, diventa nociva. Allora la si uccide. Quanti uomini somigliano all’ortica!” osserva Jean Valjean, protagonista de I miserabili di Victor Hugo. Per il “Movimento degli Uomini e dei ragazzi casalinghi” l’ortica è simbolo di un futuro pulito ritrovato.

Rustica, abbondante, autonoma e versatile, se ne è fatto – e se ne farà? - di tutto. Anche le sue fibre sono utili. In Nepal tuttora vi producono begli asciugamani di ortica nient’affatto pungenti, ma ruvidi quanto basta per un sano massaggio della pelle. Anche in Germania si fanno stoffe di ortica, e carta in fibra di ortica. Ma questa “erbaccia”, o meglio erba indipendente, è un ottimo alimento, ricchissimo di minerali e proteine (ha, nel suo piccolo, tutti gli aminoacidi essenziali).

Se ne utilizzano i germogli freschi e le foglie più tenere, ma anche le foglie essiccate. Si utilizzano in minestra con altre verdure (ha un gusto ottimo) in funzione antianemica, depurativa, regolatrice della flora intestinale. Le foglie essiccate e ridotte in polvere si aggiungono alle farine per farne crackers e anche biscotti dolci.

L’ortica è in un certo senso il simbolo delle piante spontanee commestibili. La cui raccolta è un’attività che, se condotta con rispetto, è ecologica e a basso costo - solo quello di recarsi nel luogo di raccolta. Per attingere a una miniera di risorse vitali, fin dalla preistoria, quando le donne garantivano così il grosso della sopravvivenza.

Si calcola che sulla Terra le piante non coltivate commestibili siano tuttora 80.000; solo 5.000 sono effettivamente usate. In Italia cresce il 29% delle specie selvatiche europee. Il bosco è una mensa e una farmacia. Si chiama fitoalimurgia la branca di studi che si occupa dell´alimentazione con piante spontanee: per prevenire o alleviare disturbi ricorre non a tisane o infusi - come la fitoterapia - ma a insalate, risotti, minestre arricchite.

Le erbe “selvagge” sono molto più vitaminiche, mineralizzanti e perfino proteiche delle loro parenti coltivate. Sistematizzata nel 1700, la fitoalimurgia fu attivamente e molto concretamente recuperata in Europa durante le guerre e le carestie del Novecento.

Diventare moderni raccoglitori significa valorizzare i luoghi comuni (di tutti), dar nobiltà a quel che per altri è "erbaccia" o "paesaggio", aiutare la salute e l’umore. Le erbe e i frutti spontanei sono un´alternativa per ricevere molto dalla natura senza sfruttarla, depredarla o distruggerla. Per Leonardo da Vinci, “salvatico è ciò che si salva”. Ma, potremmo dire, anche ciò che salva.

Tutti possiamo facilmente imparare a riconoscere una decina di selvatiche sicure: ortica, borragine, piantaggine, malva, portulaca, parietaria, finocchio, erba cipollina, papavero, rosmarino selvatico…Un libro illustrato ci aiuterà a riconoscerne molte altre. Nelle stagioni giuste troveremo anche numerosi frutti: more di rovo, more di gelso, rosa canina, orugnolo, corbezzolo…