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R.
Procopio
DA REPUBBLICA GIOVEDÌ 6 MARZO
2008
Niente imballaggio. E
il prezzo cala del 30% Rapporto Coldiretti: ecco quanto ci
costano cartoni, lattine e cellophane
Un litro di latte: dei
42 centesimi incassati dal produttore, 25 vanno al cartone ANTONIO
CIANCIULLO
ROMA - Paghiamo più il contenitore del contenuto, costa più
il cellophane del pomodoro. Il mare di imballaggi che sommerge gli scaffali
dei supermercati non rappresenta soltanto un problema ambientale ma comincia a
diventare un peso economico. Secondo il rapporto-denuncia presentato ieri
dalla Coldiretti, le confezioni incidono fino al 30 per cento sul prezzo di
vendita dei prodotti e, nel caso degli alimenti, finiscono per inghiottire più
soldi di quelli che arrivano nelle tasche del produttore. Il caso più
clamoroso è quello dell´insalata. Un chilo di lattuga, che porta 40 centesimi
a chi lo ha coltivato, costa 1,5 euro al mercato, ma lavato e sotto cellophane
schizza a 8 euro. Il paradosso vale anche per una scatola di pomodori da 700
grammi: all´agricoltore va il 12 per cento, l´imballaggio divora una
percentuale doppia. E per un litro di latte fresco (1,60 euro al supermercato)
il produttore incassa 42 centesimi e 25 vanno all´imballaggio, mentre se si
acquista in vendita diretta a un distributore automatico il prezzo scende a 1
euro. «Per combattere l´aumento dei prezzi bisogna fare due operazioni:
ridurre gli imballaggi e ridurre il numero dei passaggi nella catena della
distribuzione», osserva Stefano Masini, responsabile ambiente della
Coldiretti. «In altre parole bisogna avvicinare il produttore al consumatore
dando la possibilità di consumare cibo più fresco e con addosso meno
chilometri e meno emissioni serra». Tra i consigli dati dall´associazione
agricola per ridurre l´impatto ambientale degli imballaggi in campo agro -
alimentare (rappresentano i due terzi del totale): comprare frutta e verdura
di stagione e del luogo, utilizzare le vecchie borse della spesa o gli shopper
in plastica biodegradabile, evitare i piatti e le stoviglie usa e getta,
acquistare prodotti in confezioni riutilizzabili. «La tecnica degli
imballaggi deve continuare a migliorare riducendo il peso e aumentando le
prestazioni, come peraltro ha fatto negli ultimi anni», afferma Piero
Capodieci, vicepresidente di Comieco, il consorzio per il recupero della
carta. «Ma proprio perché gli imballaggi costano, se vengono usati c´è una
ragione: rispondono a un cambiamento di abitudini e di stili di vita che ha
portato a confezioni adatte a single con poco tempo a disposizione». Ma
l´impatto crescente del problema rifiuti sta cambiando le abitudini di un
numero crescente di consumatori. Una tendenza che si misura anche con il
successo dei mercati per la vendita diretta dei prodotti alimentari, un´antica
abitudine italiana riproposta con il nome anglosassone: farmer market. «Ci
sono casi in cui gli imballaggi vanno non solo ridotti ma eliminati», propone
Alberto Fiorillo, responsabile delle aree urbane di Legambiente. «Ad esempio
ogni italiano consuma più di 200 litri di acqua minerale: una follia perché
l´acqua del rubinetto è quasi sempre buona. E anche i libretti delle
istruzioni degli elettrodomestici, decine di pagine in 14 lingue che quando
servono non si trovano mai, sarebbe molto più utili su Internet».
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