cellulari tra rete e televisione



da il manifesto
26 Febbraio 2006
 

Cellulari tra Rete e televisione

Nuove possibilità e molti miraggi nel tentativo continuo di «innovare» l'offerta - in tecnologia e servizi - sui telefonini. Soprattutto i gestori devono scegliere il lato su cui puntare
La comunicazione orale o scritta è ancora la modalità d'uso più naturale, e perciò, diffusa. Mentre, anche a causa dei costi eccessivi, non decollano Mms e videotelefonate. E c'è chi già parla di «fallimento» per l'Umts
FRANCO CARLINI
Il Population clock, strumento statistico che indica il crescere della popolazione mondiale, sabato, alle ore 1 e 16, ha segnalato la nascita della bambina (o bambino) numero 6.500.000.001. Sei miliardi e 500 milioni. Di questi, 2 miliardi usano il telefono cellulare e di questi telefonini 400 milioni sono cinesi. Quanto all'Italia, ci sono ormai più schede telefoniche (Sim card) che abitanti. Questi numeri ci confermano che la telefonia mobile è stato il fenomeno sociale ed economico più significativo degli ultimi anni, anche più dell'internet che raccoglie solo la metà degli utenti, un miliardo circa. E la crescita continuerà, specialmente nei paesi in via di sviluppo, perché coprire il territorio con una rete di antenne è molto meno costoso che stendere fili telefonici per il Sahel, e perché la disponibilità di questa comunicazione da persona a persona ha effetti positivi sulle vite delle persone, anche nelle aree più povere e rurali. Il grande successo del cellulare dipende infine da una caratteristica che altri strumenti non hanno, l'essere oggetto personale, quasi intimo, come e più dell'orologio da polso (di cui molti giovani fanno ormai a meno, l'ora essendo segnata sul telefonino) e certamente del Pc, che venne battezzato «personal» computer, ma che è sempre rimasto oggetto freddo e da lavoro, anche quando portatile e leggero. Il cellulare invece è lì per arricchire la vita di relazione, prima che per lavorare. Secondo alcuni antropologi l'uso che ne facciamo, spesso per pettegolare o dirsi cose apparentemente inutili («sono appena arrivato», «dove sei?», «oggi vai a sciare?») è l'analogo del grooming praticato tra le cugine scimmie, quell'insieme di carezzine e spulciamenti che ha funzioni di socialità prima che di pulizia del pelo.
Tutto bene dunque? Fino a un certo punto perché oggi le aziende della filiera della telefonia mobile, si interrogano, non senza irrequietezza, sui loro prossimi orizzonti. Se è scontata la crescita nei paesi meno coperti, cosa fare invece in quelli del nord del mondo, dove tutti ce l'hanno? Come evitare la stagnazione? Per le Nokia, le Samsung e le Motorola che costruiscono gli apparati il problema è minore perché il mercato di sostituzione tutto sommato funziona: la microelettronica ha permesso loro di fare del cellulare una macchina fotografica, una radio, un lettore di musica Mp3, oltre che un'agenda, rubrica, calendario. Quanto alla forma, per due anni è stata vincente quella col coperchietto a conchiglia, più di recente l'ultrapiatto; queste innovazioni di disegno hanno funzionato.
Ma i gestori delle reti mobili, le Vodafone, T-Mobile, Orange e compagnia? Cosa hanno da offrire per far sì che l'Arpu continui a salire o almeno a non scendere? L'Arpu (average revenue per user) è quanto in media ogni utente spende in traffico telefonico e questa cifra non solo è ferma, ma sembra inevitabilmente destinata a scendere per effetto della concorrenza, delle nuove tecnologie e delle regolazioni che la spingono verso il basso.
Per fronteggiare il fenomeno, negli anni più recenti le aziende della telefonia mobile hanno provato molteplici strade, ma tutte con scarso successo. Queste strade si chiamano Wap, Umts, Mms e videotelefonia, ma il fatturato del mobile resta dominato dalla voce, all'80 per cento circa e dagli Sms al 15 per cento. Le nuove applicazioni ristagnano e non convincono, non senza motivo.
Wap (Wireless Application Protocol)

E' un protocollo, un insieme di regole tecniche, per rendere disponibili applicazioni multimediali sul telefono senza fili. Proposto già cinque anni fa con fanfara eccessiva ha deluso tutti perché le reti cellulari non garantivano sufficiente velocità.

Umts

E' una delle tecnologie della cosiddetta terza generazione cellulare (3G), dopo la seconda, che era il Gsm. Garantisce una banda passante senza fili un po' più larga. Per gli stati europei che nel 2000 misero all'asta le licenze fu un successo di incassi clamoroso. Gli operatori telefonici per parte loro si svenarono nella gara e poi ancora di più per realizzare le nuove reti. Oggi esiste, ma il ritorno degli investimenti non s'è visto e il motivo è assai semplice: noi utenti non compriamo tecnologia, (sia essa 3G, 4G o che dir si voglia), ma servizi e applicazioni e queste non sono venute, oppure quelle che sono venute non sono risultate interessanti. In diversi ormai, non più a mezza voce, cominciano a parlare di «fallimento» dell'Umts.

Mms (Multimedia Message Service)

Ovvero i figli evoluti dei brevi messaggi di testo (Sms). Nel senso che anziché mandare messaggini agli amici, si possono spedire foto, magari corredate da un commento vocale e da un testo. Il tutto favorito dal fatto che gli apparecchi cellulari sono divenuti macchine fotografiche digitali. Questo è un tipico servizio 3G, che sfrutta la banda più larga delle nuove reti, ma di Mms se ne inviano pochissimi e per due motivi almeno. L'uno è il prezzo esagerato che i gestori delle reti chiedono: allora giovani e anziani fotografano sì col telefonino, ma poi le foto le tengono lì, magari per farle vedere agli amici in gruppo: sono l'analogo delle foto della figlia Valentina o del fidanzato Luciano da tirar fuori dal portafoglio. Oppure quelle foto vengono trasferite sul Pc e da lì spedite agli amici in forma di posta elettronica, o ancora depositate su un foto blog personale. Ma niente Mms.

Il secondo motivo è di tipo comunicativo: malgrado tutta l'enfasi sulla cultura visiva, il testo scritto sotto forma di Sms ha caratteristiche di gioco, ironia, intimità e interattività superiori alle fotine. Ci si scambia Sms a raffica, in catene multiple di messaggi, magari spendendo di più di quanto costerebbe una telefonata. Ma è un altro canale, è un altro stile. E' un gioco e un grooming, appunto.

Videotelefonate

Le reti 3G permettono di parlarsi vedendosi in faccia. Su questo la 3, essendo arrivata per ultima nell'arena italiana ha puntato tantissimo. Grandi campagne con slogan azzeccati e grandissimi sconti per l'acquisto di videotelefoni. Ma anche in questo caso per 3 Italia come per i concorrenti la delusione è cocente. Ancora problemi di costi, ma anche e di nuovo problemi di caratteristiche del medium. Se gli Sms talora sono meglio della telefonata a voce, questa, a sua volta, pur essendo meno ricca, ha delle doti che il video non garantisce. E' scomodo e quasi innaturale telefonare autoinquadrandosi e comunque l'informazione visiva in più non necessariamente arricchisce il contatto tra le persone, anzi talora lo irrigidisce e rende più innaturale.

E poi venne Barcellona

Nelle settimane scorse quasi tutti sono andati a Barcellona dove ogni anno si tiene la più grande fiera della telefonica mobile, il 3Gsm World Congress. E ogni anno gli annunci sono tanto mirabolanti quanto improbabili. Le frontiere della telefonia mobile che sono state proposte sono essenzialmente due, l'una realistica, l'altra piena di punti di domanda.
Quella realistica è la possibilità di dotare i telefoni delle funzioni di messaggeria istantanea (IM, Instant Messaging), analoghe a quelle che avvengono in rete. In questo caso si potenziano le relazioni tra gruppi di amici, per così dire accentuando gli aspetti relazionali tipici degli Sms. Come nell'internet, uno seleziona una lista di amici cari e l'apparecchio gli segnala quali sono vicini e accesi. All'interno del gruppo ci si manda messaggi al volo, verosimilmente a costi minori dei costosissimi messaggini. Interessante, utile per tutti noi, ma certamente nulla di rivoluzionario né di particolarmente ricco per gli operatori.

L'altra proposta è quella della televisione sul cellulare. Che si può fare in due modi: usando le reti televisive digitali esistenti, adattate con tecnologie che si chiamano Wibro o Dvb-h. La società 3 Italia ha scelto questa strada, comprando frequenze e reti locali. Mediaset invece metterà a disposizione le sue molte frequenze agli operatori telefonici che vogliano usarle - pagando s'intende.

L'altra possibilità sta sotto una sigla astrusa, Hdspa, che vuol dire High Speed Downlink Packet Access: significa una trasmissione a pacchetti di dati (come nella rete internet) ad alta velocità. Quelli con la passione delle sigle dicono che questa potrebbe essere la terza generazione e mezzo, non ancora la 4G ma qualcosa di vicino, magari 3,95.

Numeri a parte, questa strada risulta interessante per chi voglia vendere filmati televisivi, ma soprattutto lascia intendere un'altra via, secondo noi ben più interessante del vedere telefilm o Grandi Fratelli in un monitor minuscolo. La possibilità è questa: se tutto è digitale e a pacchetti, allora potrò avere anche sul cellulare tutte le straordinarie cose che l'internet offre. L'accordo stipulato nelle settimane scorse tra Vodafone e Google va in questa direzione. Si pensi alla possibilità di avere il motore di ricerca in tasca, in ogni istante e ovunque ci si trovi. E' l'enciclopedia mondiale, ma anche l'elenco stradale del mondo, tutti i possibili ristoranti Thai o arabi segnalati a portata di mano. E insieme la posta, le notizie e tutto quanto ci siamo abituati a considerare utile e normale alla scrivania.

Due percorsi insomma: da un lato la televisione sul cellulare, alla vecchia maniera, tipo broadcasting dal centro verso la periferia, oppure un'internet piena, sul cellulare. Una rete internet e un web che a questo punto sono agnostici rispetto alle reti trasmissive che vengono usate per accedere. La seconda soluzione ci sembra la migliore, ma pone un drammatico problema agli operatori telefonici: loro sono abituati a far pagare e anche caro, mentre in rete tantissimi contenuti sono gratuiti. Se vogliono offrirci l'internet dovranno rassegnarsi a fare quasi solo da trasportatori di bit e servizi altrui, gestori autostradali che fanno pagare il pedaggio, ma non guadagnano sui servizi che si trovano lungo le strade.

Nessuna meraviglia che molti di loro preferiscano farsi televisivi, dove la gente è abituata a pagare. Ma chi voglia offrire televisione cellulare starà sotto le forche dei diritti di proprietà delle Disney, Time Warner, Rai e Mediaset e quindi per far pagare di più agli abbonati dovranno a loro volta svenarsi con i fornitori di contenuti. Di questi tempi tutti i grandi manager della telefonia sono lì davanti ai loro fogli elettronici tipo Excel a fare simulazioni di cosa convenga fare, ma la matematica ancora non torna ancora per nessuno.