Soffrire la fame dove c'è abbondanza



da alternative
 
All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo
 
8 febbraio 2006
 
All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo. [...] Oggi la situazione è del tutto diversa. Grazie agli sviluppi di scienza e tecnologia l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di nutrire dodici miliardi di persone [...] Tuttavia, ogni giorno, centomila persone muoiono di fame o a causa di malattie provocate da malnutrizione. [...] O si sceglie lo sviluppo e l’organizzazione normativa oppure si sceglie la mano invisibile del mercato, la violenza del più forte e l’arbitrio.
 
Alla vigilia del 2006, quando ovunque nel mondo si festeggiava per l’arrivo del nuovo anno, mentre tutte le persone benestanti accendendevano fuochi d’artificio oppure bevevano champagne e ballavano in preda all’entusiasmo, proprio in quel momento un uomo tentava disperatamente di ricordare a tutti la grandissima incidenza della povertà nel mondo. Quasi tutti i canali televisivi lo ignoravano assieme al suo messaggio, fatta eccezione per TV5, un canale canadese in lingua francese. Forse tutti gli altri hanno ritenuto che non fosse di buon gusto ricordare a chi era preso dalla festa che centinaia di milioni di persone in tutto il mondo non hanno cibo e che almeno 100,000 di esse muoiono ogni giorno di fame o per malattie che derivano dalla malnutrizione.
 
Quest’uomo non era altri che il formidabile JEAN ZIEGLER, professore di economia all’università di Ginevra e alla Sorbona di Parigi.
Nato il 19 aprile 1934 egli ha studiato in Svizzera, in Francia e in America, e ha ricevuto il suo dottorato dall’università di Berna. Per alcuni anni è stato un membro di rilievo della commissione affari esteri del Parlamento Federale Svizzero, luogo in cui ha descritto i legami segreti che intercorrono tra i criminali di tutto il mondo e le banche svizzere.
Nel settembre 2000 fu scelto dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite come relatore del comitato per "il diritto al cibo". Da allora ha prodotto una serie di studi sul problema della fame nelle nazioni in via di sviluppo.
L’anno scorso ha pubblicato il libro "The empire of shame" [L’impero della vergogna, n.d.t.], traduzione inglese "L’empire de la honte". Fino ad oggi è stato pubblicato in quattordici lingue.
 
All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo. Era considerato un sogno utopistico. Oggi la situazione è del tutto diversa. Grazie agli sviluppi di scienza e tecnologia l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di nutrire 12 miliardi di persone, ciascuna con una quantità di cibo corrispondente a 2700 Calorie al giorno.
Considerando il fatto che la popolazione mondiale ammonta a 6 miliardi di persone allora ne segue che, in condizioni normali, nessuno dovrebbe soffrire la fame o cadere preda della malnutrizione. Tuttavia, ogni giorno, centomila persone muoiono di fame o a causa di malattie provocate da malnutrizione. Attualmente non meno di 826 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di malnutrizione cronica grave. Di queste: 34 milioni risiedono nelle nazioni sviluppate mentre 515 milioni sono in Asia, di cui costituiscono il 24% della popolazione totale. Nell’Africa nera il 34% della popolazione totale, cioè 186 milioni di persone, soffre di "fame estrema" e ciò significa che ogni individuo arriva appena a 300 Calorie al giorno e così, in un modo o nell’altro, sopravvive appena.
 
Citando Ziegler, "gli abitanti del Terzo Mondo stanno vivendo la terza guerra mondiale, ogni sette minuti essa toglie la vita a un bambino di meno di dieci anni, in conseguenza della fame".
 
È evidente che la situazione è davvero tragica. "Mentre i ricchi si arrichiscono sempre di più i poveri si impoveriscono con velocità sempre maggiore. [...] Il 20% della popolazione del mondo controlla più dell’80% delle risorse, possiede l’80% delle automobili e consuma il 60% di tutta l’energia disponibile.
Più di un miliardo di uomini, donne e bambini devono dividersi l’1% del reddito totale del mondo". Egli definisce questa situazione la ’nuova barbarie’!
 
Quando si è chiesto a Ziegler: "il suo libro ha come titolo ’l’impero della vergogna’. Cos’è questo impero? Qual è questa vergogna?", ciò che egli ha risposto è stato davvero spaventoso: "Nelle favelas (baraccopoli) che si trovano nel nord del Brasile, ci sono madri che a volte di sera riempiono una pentola d’acqua e poi aggiungono dei sassi. Spiegano ai loro bambini che piangono per la fame che ’presto sarà pronta la cena’, sperando che intanto i bambini si addormentino". C’è qualcuno in grado di misurare la vergogna che prova una madre quando si trova davanti ad un figlio torturato dalla fame senza essere in grado di saziarlo? E prosegue aggiungendo: "Impero della vergogna? Potrebbe esserci un riferimento alla vergogna che si prova per gli effetti causati da un ordine mondiale disumano.
 
È implicito in questo ragionamento che l’impero sia quello delle aziende private multinazionali, guidate da chi governa il mondo. Le prime 500 tra esse controllavano l’anno scorso [cioè nel 2004] il 52% del prodotto mondiale lordo, cioè dell’intera ricchezza prodotta sul pianeta".
 
La Conferenza Mondiale per i Diritti Umani tenuta a Vienna nel 1993 ha proclamato alcuni diritti economici, culturali e sociali. Il diritto al cibo è tra essi, nel senso che "il diritto ad avere cibo sufficiente si realizza quando ogni uomo, donna e bambino, che viva da solo o in comunità con altri, ha accesso in ogni momento a nutrimento adeguato oppure ai mezzi per procurarsi tale nutrimento. Si intende una disponibilità di cibo in quantità e qualità tali da soddisfare i bisogni dietetici degli individui, così come previsto nella loro cultura. Questo diritto ha un legame inscindibile con la dignità della persona umana".
 
Il riconoscimento del diritto al cibo fu sottoscritto dal World Food Summit [incontro mondiale per la nutrizione, n.d.t] del 1996, organizzato dalla Food and Agricolture Organisation dell’ONU. Si voleva che la produzione, la distribuzione e il trasporto fossero affidati soltanto al mercato, guidato dalla ricerca di profitti. Malgrado quella decisione di fatto è cambiato davvero poco. Si continua ogni giorno a fissare il prezzo dei principali generi alimentari nel Chicago Commodity Exchange, teatro di attività speculative.
 
Ziegler sottolinea che sei grandi aziende multinazionali del settore agro-alimentare e finanziario dominano questo mercato e che "di solito i prezzi giornalieri sono il risultato di complesse speculazioni che comprendono contratti a tempo e piramidi di derivati".
 
Nell’aprile del 1990 la commissione dell’ONU per i diritti umani ha formato un gruppo speciale con lo scopo di produrre un nuovo standard legislativo internazionale che aiuti a garantire il diritto al cibo. Ciò non piacque agli Stati Uniti.
 
Come dice Ziegler, "gli Stati Uniti, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale (IMF), la Banca Mondiale e le maggiori imprese multinazionali private preferiscono, come risposta al diritto al cibo, quello che viene definito ’Washington consensus’. Esso prevede quattro precetti da applicare globalmente e in ogni momento a tutte le economie: privatizzazione, deregulation, stabilità macroeconomica, e taglio ai bilanci [...].
 
Per gli abitanti del Terzo Mondo le conseguenze del contrasto tra ’Washington consensus’ e diritto al cibo sono disastrose. Nel condizionare e controllare la finanza l’istituto Bretton Woods, il WTO e il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti hanno poteri di gran lunga maggiori rispetto alla FAO, al WFP, all’Unicef, all’Organizzazione Mondiale della Sanità o alla commissione ONU per i diritti umani".
 
Ziegler definisce la fame come "un’arma di distruzione di massa". È usata per schiacciare e umiliare le nazioni del Terzo Mondo. Non bisogna dimenticare che la fame è causata dall’uomo, visto che, come si è già notato in precedenza, con i ritmi attuali di produttività l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di nutrire adeguatamente una popolazione mondiale anche doppia di quella attuale.
 
L’avidità nella conquista del profitto è la causa di una produzione così limitata che serve a mantenere una situazione di scarsità. Si potrebbe citare qui il noto economista agrario T. W. Schultz, il quale, nel ritirare il premio Nobel, sottolineava anni fa come la terra non fosse più un fattore limitante per la produzione agricola. Un’organizzazione migliore e adeguati capitali potrebbero fare aumentare enormemente la produzione. Considerando tutto ciò la fame non è più una questione di fatalità.
 
Sono stati suggeriti alcuni passi immediati per le nazioni in via di sviluppo. Tra questi troviamo: il completamento delle riforme agrarie, il riconoscimento agli agricoltori di prezzi adeguati, condizioni eque per la vendita dei prodotti agricoli provenienti dalle nazioni in via di sviluppo, tali da ridurre le attività degli speculatori; oltre, ovviamente, alla chiusura del Chicago Commodity Exchange e alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua destinata sia all’uso domestico che all’irrigazione dei campi.
 
Jean Ziegler ha dichiarato: "Non abbiamo scelta. O si sceglie lo sviluppo e l’organizzazione normativa oppure si sceglie la mano invisibile del mercato, la violenza del più forte e l’arbitrio. Il potere feudale e la giustizia sociale sono del tutto inconciliabili".
 
www.zmag.org/italy, 8 febbraio 2006