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Soffrire la fame dove c'è abbondanza
- Subject: Soffrire la fame dove c'è abbondanza
- From: "Aloha" <aloha1789 at gmail.com>
- Date: Sun, 26 Feb 2006 06:55:40 +0100
da alternative
All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse
possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo
8 febbraio 2006
All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse
possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo. [...] Oggi la
situazione è del tutto diversa. Grazie agli sviluppi di scienza e tecnologia
l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di nutrire dodici miliardi di persone
[...] Tuttavia, ogni giorno, centomila persone muoiono di fame o a causa di
malattie provocate da malnutrizione. [...] O si sceglie lo sviluppo e
l’organizzazione normativa oppure si sceglie la mano invisibile del mercato, la
violenza del più forte e l’arbitrio.
Alla vigilia del 2006, quando ovunque nel mondo si festeggiava per l’arrivo
del nuovo anno, mentre tutte le persone benestanti accendendevano fuochi
d’artificio oppure bevevano champagne e ballavano in preda all’entusiasmo,
proprio in quel momento un uomo tentava disperatamente di ricordare a tutti la
grandissima incidenza della povertà nel mondo. Quasi tutti i canali televisivi
lo ignoravano assieme al suo messaggio, fatta eccezione per TV5, un canale
canadese in lingua francese. Forse tutti gli altri hanno ritenuto che non fosse
di buon gusto ricordare a chi era preso dalla festa che centinaia di milioni di
persone in tutto il mondo non hanno cibo e che almeno 100,000 di esse muoiono
ogni giorno di fame o per malattie che derivano dalla malnutrizione.
Quest’uomo non era altri che il formidabile JEAN ZIEGLER, professore di
economia all’università di Ginevra e alla Sorbona di Parigi.
Nato il 19 aprile 1934 egli ha studiato in Svizzera, in Francia e in America, e ha ricevuto il suo dottorato dall’università di Berna. Per alcuni anni è stato un membro di rilievo della commissione affari esteri del Parlamento Federale Svizzero, luogo in cui ha descritto i legami segreti che intercorrono tra i criminali di tutto il mondo e le banche svizzere. Nel settembre 2000 fu scelto dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite come relatore del comitato per "il diritto al cibo". Da allora ha prodotto una serie di studi sul problema della fame nelle nazioni in via di sviluppo. L’anno scorso ha pubblicato il libro "The empire of shame" [L’impero della vergogna, n.d.t.], traduzione inglese "L’empire de la honte". Fino ad oggi è stato pubblicato in quattordici lingue. All’epoca della rivoluzione francese (1789) nessuno credeva che fosse
possibile fornire cibo sufficiente a tutti gli abitanti del mondo. Era
considerato un sogno utopistico. Oggi la situazione è del tutto diversa. Grazie
agli sviluppi di scienza e tecnologia l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di
nutrire 12 miliardi di persone, ciascuna con una quantità di cibo corrispondente
a 2700 Calorie al giorno.
Considerando il fatto che la popolazione mondiale ammonta a 6 miliardi di persone allora ne segue che, in condizioni normali, nessuno dovrebbe soffrire la fame o cadere preda della malnutrizione. Tuttavia, ogni giorno, centomila persone muoiono di fame o a causa di malattie provocate da malnutrizione. Attualmente non meno di 826 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di malnutrizione cronica grave. Di queste: 34 milioni risiedono nelle nazioni sviluppate mentre 515 milioni sono in Asia, di cui costituiscono il 24% della popolazione totale. Nell’Africa nera il 34% della popolazione totale, cioè 186 milioni di persone, soffre di "fame estrema" e ciò significa che ogni individuo arriva appena a 300 Calorie al giorno e così, in un modo o nell’altro, sopravvive appena. Citando Ziegler, "gli abitanti del Terzo Mondo stanno vivendo la terza
guerra mondiale, ogni sette minuti essa toglie la vita a un bambino di meno di
dieci anni, in conseguenza della fame".
È evidente che la situazione è davvero tragica. "Mentre i ricchi si
arrichiscono sempre di più i poveri si impoveriscono con velocità sempre
maggiore. [...] Il 20% della popolazione del mondo controlla più dell’80% delle
risorse, possiede l’80% delle automobili e consuma il 60% di tutta l’energia
disponibile.
Più di un miliardo di uomini, donne e bambini devono dividersi l’1% del reddito totale del mondo". Egli definisce questa situazione la ’nuova barbarie’! Quando si è chiesto a Ziegler: "il suo libro ha come titolo ’l’impero della
vergogna’. Cos’è questo impero? Qual è questa vergogna?", ciò che egli ha
risposto è stato davvero spaventoso: "Nelle favelas (baraccopoli) che si trovano
nel nord del Brasile, ci sono madri che a volte di sera riempiono una pentola
d’acqua e poi aggiungono dei sassi. Spiegano ai loro bambini che piangono per la
fame che ’presto sarà pronta la cena’, sperando che intanto i bambini si
addormentino". C’è qualcuno in grado di misurare la vergogna che prova una madre
quando si trova davanti ad un figlio torturato dalla fame senza essere in grado
di saziarlo? E prosegue aggiungendo: "Impero della vergogna? Potrebbe esserci un
riferimento alla vergogna che si prova per gli effetti causati da un ordine
mondiale disumano.
È implicito in questo ragionamento che l’impero sia quello delle aziende
private multinazionali, guidate da chi governa il mondo. Le prime 500 tra esse
controllavano l’anno scorso [cioè nel 2004] il 52% del prodotto mondiale lordo,
cioè dell’intera ricchezza prodotta sul pianeta".
La Conferenza Mondiale per i Diritti Umani tenuta a Vienna nel 1993 ha
proclamato alcuni diritti economici, culturali e sociali. Il diritto al cibo è
tra essi, nel senso che "il diritto ad avere cibo sufficiente si realizza quando
ogni uomo, donna e bambino, che viva da solo o in comunità con altri, ha accesso
in ogni momento a nutrimento adeguato oppure ai mezzi per procurarsi tale
nutrimento. Si intende una disponibilità di cibo in quantità e qualità tali da
soddisfare i bisogni dietetici degli individui, così come previsto nella loro
cultura. Questo diritto ha un legame inscindibile con la dignità della persona
umana".
Il riconoscimento del diritto al cibo fu sottoscritto dal World Food Summit
[incontro mondiale per la nutrizione, n.d.t] del 1996, organizzato dalla Food
and Agricolture Organisation dell’ONU. Si voleva che la produzione, la
distribuzione e il trasporto fossero affidati soltanto al mercato, guidato dalla
ricerca di profitti. Malgrado quella decisione di fatto è cambiato davvero poco.
Si continua ogni giorno a fissare il prezzo dei principali generi alimentari nel
Chicago Commodity Exchange, teatro di attività speculative.
Ziegler sottolinea che sei grandi aziende multinazionali del settore
agro-alimentare e finanziario dominano questo mercato e che "di solito i prezzi
giornalieri sono il risultato di complesse speculazioni che comprendono
contratti a tempo e piramidi di derivati".
Nell’aprile del 1990 la commissione dell’ONU per i diritti umani ha formato
un gruppo speciale con lo scopo di produrre un nuovo standard legislativo
internazionale che aiuti a garantire il diritto al cibo. Ciò non piacque agli
Stati Uniti.
Come dice Ziegler, "gli Stati Uniti, l’Organizzazione Mondiale per il
Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale (IMF), la Banca Mondiale e le
maggiori imprese multinazionali private preferiscono, come risposta al diritto
al cibo, quello che viene definito ’Washington consensus’. Esso prevede quattro
precetti da applicare globalmente e in ogni momento a tutte le economie:
privatizzazione, deregulation, stabilità macroeconomica, e taglio ai bilanci
[...].
Per gli abitanti del Terzo Mondo le conseguenze del contrasto tra
’Washington consensus’ e diritto al cibo sono disastrose. Nel condizionare e
controllare la finanza l’istituto Bretton Woods, il WTO e il dipartimento del
Tesoro degli Stati Uniti hanno poteri di gran lunga maggiori rispetto alla FAO,
al WFP, all’Unicef, all’Organizzazione Mondiale della Sanità o alla commissione
ONU per i diritti umani".
Ziegler definisce la fame come "un’arma di distruzione di massa". È usata
per schiacciare e umiliare le nazioni del Terzo Mondo. Non bisogna dimenticare
che la fame è causata dall’uomo, visto che, come si è già notato in precedenza,
con i ritmi attuali di produttività l’agricoltura mondiale sarebbe in grado di
nutrire adeguatamente una popolazione mondiale anche doppia di quella attuale.
L’avidità nella conquista del profitto è la causa di una produzione così
limitata che serve a mantenere una situazione di scarsità. Si potrebbe citare
qui il noto economista agrario T. W. Schultz, il quale, nel ritirare il premio
Nobel, sottolineava anni fa come la terra non fosse più un fattore limitante per
la produzione agricola. Un’organizzazione migliore e adeguati capitali
potrebbero fare aumentare enormemente la produzione. Considerando tutto ciò la
fame non è più una questione di fatalità.
Sono stati suggeriti alcuni passi immediati per le nazioni in via di
sviluppo. Tra questi troviamo: il completamento delle riforme agrarie, il
riconoscimento agli agricoltori di prezzi adeguati, condizioni eque per la
vendita dei prodotti agricoli provenienti dalle nazioni in via di sviluppo, tali
da ridurre le attività degli speculatori; oltre, ovviamente, alla chiusura del
Chicago Commodity Exchange e alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua
destinata sia all’uso domestico che all’irrigazione dei campi.
Jean Ziegler ha dichiarato: "Non abbiamo scelta. O si sceglie lo sviluppo e
l’organizzazione normativa oppure si sceglie la mano invisibile del mercato, la
violenza del più forte e l’arbitrio. Il potere feudale e la giustizia sociale
sono del tutto inconciliabili".
www.zmag.org/italy, 8 febbraio 2006
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