il nostro pianeta sotto stress



da aprileonline del 24/01/2006 
 
 Il nostro pianeta sotto stress

Contro-conferenza sull’ambiente. E' una buona idea bocciare l'appuntamento del governo. Ma le proposte alternative vanno precisate meglio
 
Carla Ravaioli

Non c’è dubbio che, come considera Massimo Serafini nel darne notizia (su Aprileonline del 19 gennaio), non sarà la Conferenza su energia e ambiente, indetta dal governo per fine febbraio, a risolvere in extremis problemi della massima gravità che l’intera legislatura ha ignorato o addirittura aggravato. L’unica conseguenza positiva dell’iniziativa berlusconiana sarà la Contro-conferenza (di cui pure Serafini dà conto) che si svolgerà in contemporanea per iniziativa di una dozzina di associazioni ambientaliste di varia origine e storia, da tempo impegnate in un “Contratto Mondiale per l’Energia e il Clima”.
Una tre giorni di dibattito serio e approfondito su questi temi potrà avere ricadute tutt’altro che trascurabili per il nostro futuro ecologico: non già sul governo in carica dal quale non c’è nulla da sperare e non solo perché (incrociamo le dita) prossimo all’estinzione, ma su quello che (vivamente desideriamo) lo sostituirà. E, francamente, ce ne sarebbe bisogno.
Nessuno sembra aver letto per intero le 250 pagine di programma prodotte dall’Unione, peraltro non ancora definitive. Ma tutti da mesi ascoltiamo propositi e auspici dai leader del centrosinistra, scorriamo opuscoli e volantini, sentiamo parlare di linee guida, riforme imprescindibili, ipotesi di governo. In tutto questo l’ambiente per lo più non figura affatto, o vi figura per brevi e generici accenni, in una sorta di dovuto omaggio al politicamente corretto. Nel migliore dei casi si ricorda il rischio dell’effetto serra e la necessità di energie alternative, senza peraltro entrare concretamente nel merito.
La prevista Contro-conferenza, che si annuncia intenzionata a un vasto coinvolgimento di forze sociali, movimenti, amministrazioni locali, sarà molto utile a riempire questi colpevoli vuoti. Ma il suo lavoro potrà risultare davvero di grande significato se saprà andare oltre l’indispensabile impegno per la messa a punto di energie rinnovabili e di ogni efficienza tecnica capace di risparmio energetico, per affrontare la radice del problema. Ciò che sempre più si dimostra necessario, anche a giudicare da non pochi fatti recenti.
Il problema ambiente, fino a qualche tempo fa praticamente ignorato dai “grandi della terra”, sembra ora progressivamente conquistarne l’attenzione. Proprio al mutamento climatico sono stati dedicati lo scorso anno il G8 di Londra e la Conferenza di Montreal, molto se ne sono occupati gli ultimi incontri di Davos, e perfino Bush di quando in quando si sofferma sulla materia. E però un’attenta lettura di questi eventi ci dice che a preoccupare non è lo squilibrio ecologico con le sue terrificanti conseguenze sulle sorti dell’ umanità, ma il suo impatto sulle attività economiche con un possibile rallentamento della crescita. Non è l’esigenza di ridurre l’inquinamento a sollecitare la ricerca di energie alternative, ma il terrore del prossimo esaurimento del petrolio. Non è la difesa dell’ambiente l’obiettivo perseguito, ma la difesa dell’economia nella sua forma attuale, tesa a uno sviluppo di fatto identificato con l’aumento continuo del prodotto.
Sto parlando dei “grandi della terra”, dei massimi potentati economici, dei corifei del neoliberismo. Ma su queste materie le sinistre – è doveroso dirlo – non sembrano avere idee gran che diverse. L’auspicio di ripresa economica mediante maggiore produttività e competitività, aumento dei consumi e del Pil, che con più o meno solerzia ripetono le forze dell’Unione, rivela un sostanziale allineamento al modello socioeconomico oggi vincente: proprio quello che – fondato sull’insanabile aporia di una crescita produttiva illimitata in un mondo che illimitato non è – determina la crisi ecologica planetaria, senza peraltro ridurre povertà e disuguaglianze, anzi di continuo aggravandone la tragedia.
Sarebbe bello se la Contro-conferenza programmata non tralasciasse di ricordare queste verità, non si fermasse alla elaborazione di una indispensabile e benemerita proposta energetica ecologicamente accettabile, ma chiaramente la indicasse come importante tappa di una battaglia molto più vasta e complessa, di cui le sinistre – non troppo tardi, si spera – dovranno farsi carico.