[tradenews] Hong Kong: fine



E' andata male

C'è poco altro da aggiungere, scorrendo la dichiarazione ministeriale che
chiude
quesa sesta conferenza ministeriale del WTO.
E' stata una ministeriale in cui si è negoziato molto, in cui per la prima
volta i paesi in via di sviluppo erano parsi uniti in uno storico G110 che
avrebbe potuto far saltare il banco.
Ma "business is business", e quando gli esportatori premono e i poltici
chiudono le orecchie per non senitre la voce dei contadini che chiedono
regole per poter vivere, l'orizzonte si chiude.
Perché è andata male?
Perchè in agricoltura l'unica cosa diciamo positiva negoziata è la
fissazione della fatidica data per la cencellazione dei sussidi
all'esportazione: il 2013, tre anni di più di quanto si prevedeva.
Da domani tutti i giornali segnaleranno soprattutto questa notizia come la
grande vitttoria del sud del mondo ad Hong Kong, ma si tratta di un falso
scoop perché i paesi occidentali ad Hong Kong sono riusciti a guadagnare
altri tre anni di tempo e perché nel frattempo i sussidi che creano dumping
appartengono alla categoria dei sussidi domestici.
Per il resto niente.
Nel negoziato sui prodotti industriali si va avanti per la strada
occidentale: formula svizzera, quella che taglia in maniera più sostanziale,
così da favorire chia già è forte e sa esportare, senza considerare oin
alcun modo dititti per i lavoratori e per l'ambiente.
I servizi, entrati nella ministeriale con il relativo allegato messo fra
parentesi quadre per indicare che la maggioranza dei paesi non ne
condivideva il contenuto,
ne esce senza e con l'anno nuovo avremo negoziati plurilaterali ad
aggiungersi a quelli bilaterali..
Sul tema aiuti, ovviamente grandi parole ma neppure la decisione che tutti
si attendevano, quella di offrire libero accesso alle esportazioni dei paesi
meno sviluppati è uscita vincente. Certo i giornali scriveranno di sì ma a
leggere il testo, l'impegno non è imperativo e i paesi potranno esentare i
prodotti per loro più sensibili (il 3% delle linee tariffarie).
Sul cotone compare un impegno a cancellare i sussidi all'esportazione entro
il prossimo anno, ma per i sussidi domestici, quelli americani che sono la
causa reale del dumping, nulla di stabilito. Il ridicolo si tocca con la
decisione di dare accesso duty free al cotone africano, ma guarda caso in
America non ne viene esportato.
Alla fine insomma Rob Portman, caponegoziatoore USA, esce a testa alta da
questo vertice, così come il nostro Mandelson, che certamente temeva in un
fallimento che sarebbe pesato solo sulle sue spalle.
Delude il G20, dopo la dichiarazione congiunta con tutti gli altri paesi in
via di sviluppo, ci si attendeva certamente un finale diverso.
Ora appuntamento a marzo per un Consiglio generale in versione speciale
perché il tempo stringe ed entro fine 2006 il Doha round deve chiudere in
bellezza.
Ma non è detta l'ultima parola, anche se per ora Pascal Lamy può sorridere
ed alzare i pugni in segno di soddisfazione, in effetti è riuscito a
centrare il suo primo difficile obiettivo come direttore generale: fare di
Hong Kong un successo e dare nuovo impulso al Doha Round.

Roberto Meregalli
Beati i costruttori di pace - Rete di Lilliput
Tradewatch.it