Hong Kong-il punto di vista dei contadini africani







Campagna di informazione

per un’agricoltura solidale e sostenibile

nel Nord come nel Sud del mondo





Comunicato stampa

Hong Kong VI, Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio – 13/18 dicembre 2005

Il punto di vista dei contadini africani


ROPPA, la Rete delle Organizzazioni Agricole e dei Produttori dell’Africa
Occidentale, la più grande del continente, che vanta un numero di circa 35
milioni di contadini membri in dieci diversi paesi, ha redatto un documento
con cui intende porre sul Tavolo delle Negoziazioni WTO alcune questioni,
di fondamentale importanza per la futura esistenza dell’agricoltura
africana.  La Campagna EuropAfrica/Terre Contadine, impegnata in Italia al
fianco di ROPPA, ha voluto dar voce alle richieste e ai quesiti dei
contadini africani.   



ROPPA intende porre l’attenzione su due grandi questioni, che sono alla
base del funzionamento del WTO e che arrecano una grave minaccia
all’agricoltura africana:

-il mercato mondiale non è assolutamente estraneo alle   frontiere
africane, ma pervade, con i suoi effetti,   i villaggi,   le città, le
terre,  e si siede a tavola, insieme ai contadini.

-i paesi ricchi continuano a premere per aprire i mercati africani ai loro
prodotti agricoli, ai loro beni industriali, ed ai loro servizi, senza
minimamente curarsi delle gravi conseguenze di tali manovre.



I contadini africani pongono, dunque, alcune domande:



  L’agricoltura africana...

...può competere con quei  produttori del Nord, che, in pochi, godono di
sostegni finanziari e tecnici  da almeno 50 anni, e che oggi ancora, sui
prodotti alimentari di base, godono di politiche di sostegno
all’esportazione che garantiscono margini di guadagno dalle tre alle sei
volte superiori ai margini dei produttori africani?



Gli Obiettivi del Millennio ...

...solenne impegno assunto dalle Nazioni Unite, come possono essere
raggiunti, se coloro che producono cibo soffrono la fame?

Da quando il WTO esiste, l’Africa è diventata importatrice netta di
prodotti alimentari, con gravi conseguenze sulla dipendenza alimentare,
perpetrando il paradosso di un’Africa a vocazione agricola che dipende
dall’estero per nutrirsi. Rendere  i prodotti agricoli nient’altro che una
merce come tutte le altre, significa vedere la povertà e la fame
installarsi definitivamente ed irreversibilmente nei paesi dell’Africa
occidentale, per i quali le attività agricole sono il motore dell’economia
e la fonte principale di impiego.





Il riso, coltivato da 20 milioni di piccoli produttori e dalle donne
dell’Africa occidentale e centrale, non arriva ad essere venduto sui
mercati nazionali e regionali ad un prezzo minimo remunerativo, con le
conseguenze dell’impoverimento, della denutrizione, dell’abbandono delle
attività agricole e delle copiose e incontrollabili migrazioni verso le
città. La causa è nella concorrenza sleale del riso di importazione, riso
sovvenzionato che viene dagli USA e dai paesi asiatici, dal momento che  i
Piani di Aggiustamento Strutturale voluti dal Fondo Monetario
Internazionale, in Africa, hanno imposto lo smantellamento delle barriere
tariffarie e la soppressione di qualsiasi intervento pubblico a protezione
di uno dei prodotti alimentari di base, che resta invece tra i più protetti
nel resto del mondo.



Il dumping...

...non è, in fondo, una parola elegante per mascherare la vendita
sottocosto di cibi dannosi?

I pezzi di scarto del pollo, ovvero ciò che resta del pollo tolte le cosce
e il petto privilegiate dal consumatore europeo, vengono destinate
all’alimentazione degli animali domestici oppure congelate ed esportate in
Africa occidentale. Le esportazioni massicce e incontrollate di “pezzi di
pollo congelato”dall’Unione Europea verso l’Africa costituiscono una vera e
propria catastrofe per i produttori avicoli africani, e per quella
agricoltura di tipo familiare vitale per l’economia e la sicurezza
alimentare di intere popolazioni. Cosce di pollo e galline sterili,
svendute sui mercati africani a prezzi due o tre volte più bassi del prezzo
di mercato locale, hanno provocato l’abbassamento generale dei prezzi e ben
presto causato problemi di salute: salmonellosi e infezioni da batteri
vari, dovuti alle condizioni di commercializzazione e alla cattiva
conservazione. Uniche a beneficiarne, le imprese multinazionali che
controllano filiere produttive industriali totalmente integrate
(allevamento-trasformazione- distribuzione).



E  l’industria conserviera italiana

...in tutto questo, gioca la sua parte?

Il mercato del Senegal è stato invaso da un concentrato di pomodoro di
fabbricazione italiana, che arriva dall’area di Battipaglia, cui i
fantasiosi fabbricanti hanno attribuito un marchio africano "Waalo", che
nella lingua locale identifica proprio la terra nella quale si coltivano i
pomodori.

Il prezzo di vendita del pomodoro concentrato sino-italiano"mascherato da
africano" scende al negozio al di sotto di 1050 CFA al chilo (rispetto ai
1110 CFA di quello locale) mettendo in ginocchio migliaia di famiglie per
le quali la coltivazione del pomodoro costituisce la propria vita. “La
concentrazione di coloranti, conservanti residui di pesticidi e
fertilizzanti che abbiamo rilevato – denuncia Saliou Sarr rappresentante
del Consiglio Nazionale di concertazione e cooperazione rurale

– è preoccupante, ma quel colore acceso attira le persone più sprovvedute.
Il risultato è che questo alimento è poverissimo di vero nutrimento e pieno
di sostanze chimiche. E in una situazione di alimentazione difficile questo
non può che complicare lo stato di salute dei senegalesi poveri”. A
perderci ancora una volta, i coltivatori e le agricolture familiari del Sud
e del Nord…



“Non possiamo negoziare la nostra pancia”, è lo slogan che ROPPA propone.

Non si possono assoggettare la sovranità e la sicurezza alimentare alle
regole commerciali del WTO, e accettare che i contadini siano privati del
loro lavoro, e che si ignorino l’importanza e la ricchezza della terra. 



Le organizzazioni agricole africane denunciano le pressioni ed i tentativi
di intimidazione che subiscono i loro paesi nel quadro delle negoziazioni
multilaterali e bilaterali in corso, chiedono la possibilità di proteggere
le proprie economie agricole attraverso un adeguato sistema tariffario,
almeno fino a quando non siano create le condizioni per un mercato
regionale che possa essere competitivo con il resto del mondo.















Il testo del documento redatto da Roppa è riprodotto integralmente e
scaricabile dal sito <http://www.europafrica.info/>www.europafrica.info



Per informazioni e contatti:

-ROPPA : Ndigou Fall, Presidente  tel : + 221 614 17 24

-Campagna EuropAfrica: Nora McKeon, Coordinatrice nazionale, tel: 335-8388785

-Centro Internazionale Crocevia:Antonio Onorati, Presidente, tel. 340/8219456

-Terra Nuova: Paola De Meo, ufficio stampa, tel: 06-24410358

EuropAfrica/Terre Contadine

Una campagna promossa da Terra Nuova e Crocevia per il GA Gruppo d’Appoggio
al movimento contadino dell’Africa Occidentale- fra gli altri AUCS, CIPSI,
CISV, COSPE

Con la partecipazione di Coldiretti e del Réseau des organisations
paysannes et de producteurs agricoles de l’Afrique de l’Ouest (ROPPA)

in collaborazione con ROBA dell’Altro Mondo /FAIR



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Paola De Meo
Terra Nuova Centro per il Volontariato
Via M.U.Guattari, 60G
00172 Roma
tel. 0624410358
fax. 0624416915
<mailto:info at terranuova.org>info at terranuova.org