cara saponetta perchè ti metti tanti profumi?



da il Salvagente/3-10 novembre 2005

GLI ITALIANI PREFERISCONO SPENDERE MENO

Cara saponetta, perché ti metti tanti profumi?

PER CAPIRE LE DIFFERENZE TRA I VARI DETERGENTI IN COMMERCIO, SULLA BASE DI ANALISI DEL MENSILE "OKOTEST' ABBIAMO MESSO ALLA PROVA SETTE PRODOTTI, 4 SOLIDI E 3 FLUIDI. E QUESTI SONO I RISULTATI.
• barbara cataldi
Mela verde, mango, papaya, e poi olio d'oliva, miele, latte di mandorle, soia. Non è mia liste della spesa dal sapore un po' esotico, ma l'enorme assortimento di aromi e fragranze con cui vengono arricchiti i saponi venduti in farmacie, profumerie e supermercati.
Tra le centinaia di prodotti presenti sul mercato, però, la concorrenza non si gioca solo attraverso le profumazioni più bizzarre, ma anche puntando su prezzi più bassi. Sugli scaffali, infatti, abbondano le saponette in offerta 3x2 e se non si hanno grandi pretese con poche decine di cent ci si può assicurare il lavaggio di mani e viso per mesi.
La conferma di questo trend arriva anche dai numeri: gli italiani per i detergenti solidi e liquidi nel 2004 hanno risparmiato il 5,6 per cento rispetto all'anno precedente, spendendo per i primi poco più di 131 milioni di euro e per i secondi quasi 147 milioni di euro. Ma, oltre al prezzo, esistono anche altri crileri per scegliere tra i cosmetici più utilizzati al mondo?

Fedele nei secoli
Al di là della incredibile evoluzione delle forme e dei claim, la cara vecclùa saponetta è la stessa da secoli: è fatta sostanzialmente di acidi grassi animali o vegetali saponificati, ovvero mescolati con soda caustica, a cui si aggiunge un po' d'acqua, degli stabilizzanti per tenere il rutto insieme e fragranze varie. SÌ tratta quindi di un cosmetico che
nella sua versione tradizionale e più economica è quasi completamente naturale, pur avendo un pH decisamente meno acido di quello della pelle. Il sapone liquido, invece, non è altro che un bagnoschiuma proposto ai consumatori in una bottiglia con dispenser. Del bagnoschiuma, quindi, ha vizi e virtù: oltre a costare generalmente il doppio rispetto a un omologo in panetto e a contenere più acqua, tra i suoi ingredienti elenca un maggior numero di sostanze sintetiche e può nascondere conservanti troppo aggressivi, schiumogeni inutili ed emulsionanti potenzialmente tossici. Il suo pH, però, è identico a quello dell'epidermide, ruota intomo a 5,5, e quindi è meno stressante per la pelle.
Per comprendere le differenze tra i vari detergenti in commercio, II Salvagente ha messo alla prova sette prodotti, 4 solidi e 3 fluidi, partendo dalle analisi di laboratorio eseguite dal mensile dei consumatori tedeschi Okotesl. Tre dei saponi testati non hanno ottenuto la sufficienza: si tratta di un sapone liquido, Palmolive al latte di mandorla, e di due saponette, Fenjal e Ni-vea Balh care cremasapone. Fenjal, oltre a contenere diverse fragranze tra cui Isoeugenol ed Eugenol, due delle 26 molecole allergenizzanti che le aziende sono obbligate a indicare in etichetta, nasconde sostanze alogenorganiche, un gruppo di composti a base di bromo, iodio e spesso cloro, utilizzati come antiossidanti, capaci di favorire le allergie e sospettati di cancerogenicità. Nella cremasapone di Nivea, invece, sono stati scovati profumi allergenizzanti, die-thylftalati, molecole che appartengono alla micidiale famiglia degli ftalati potenzialmente tossici per il sistema ormonale e per gli organi riproduttivi, e troppe paraffine, sostanze derivate dal petrolio.

Buoni e cattivi
Nel nostro test peggio di tutti è stato valutato il sapone fluido di Palmolìve, in cui sono stati trovati formaldeide, sostanza cancerogena utilizzata come conservante, ma anche Peg e muschi polici-clici: i primi, emulsionanti che aiutano l'amalgamarsi di parti oleose e acquose, rendono la pelle più permeabile anche ai composti nocivi; i secondi, usati in alternativa
agli oli essenziali naturali, sono accusati di danneggiare il sistema ormonale.
Un buon giudizio, invece, è toccato tanto a una saponetta, C'ream bar di Dove, che a un detergente liquido, l'economicissimo Cien Beauty di Lidi. L'unico difetto dei due prodotti: la presenza di fragranze potenzialmente allergenizzanti. nel primo, e un discreto contenuto di Peg, nel secondo. La versione fluida del sapone Dove, infine, ha fatto registrare la presenza di allergeni e Peg. Per questa ragione è stata apprezzato meno e ha meritalo un voto medio, come Soft & Creamy Beauty nioments di Lux, in cui è stata rilevata un'alta con-cent razione di diethylftalati.
Quali siano i gusti personali, è sempre meglio privilegiare i cosmetici con pochi ingredienti e col minor numero possibile di profumi e fragranze. Bisogna considerare, poi, che nel mercato si stanno diffondendo anche i cosiddetti syndet che si trovano prevalentemente in farmacia. Sono saponette con pH simile a quello della pelle, o addirittura più basso nel caso di detergenti curativi. Si tratta di una versione solida di saponi liquidi e bagnoschiuma. Il vantaggio è che non interagiscono con il normale equilibrio del derma. Lo svantaggio è che costano 3-4 volte più dei prodotti tradizionali.
 

LUMI DALLA LETTURA DELL'ETICHETTA
Guardarsi anche dai conservanti
 
Come fate a capite se il vostro sapone preferito nasconde qualche insidia? L'unico modo per avere una risposta, è, in genere, leggere con attenzione l'etichetta. L'ostacolo da superare è l'interpretazione di quei nomi complicati che si susseguono sulle confezioni dei cosmetici. Non arrendetevi, però: il compito non è impossibile se si conoscono le parole da cercare. E per aiutarvi, nella pagina seguente pubblichiamo gli ingredienti di tre prodotti con composizioni molto diverse: un sapone liquido e due saponette tradizionali. Se il detergente che si sceglie è fluido, bisogna usare le stesse accortezze che si hanno quando si acquista un bagnoschiuma. "Il sapone liquido, infatti, è praticamente un bagnoschiuma, quindi è più inquinante di una saponetta, ma è migliore per la salute della pelle, perché ha il suo stesso pH". A parlare è il chimico Fabrizio Zago, che aggiunge: "Se
si prova a portare una saponetta tradizionale al pH fisiologico, invece, si ottiene un addo grasso che non lava, ma sporca". Da cosa bisogna guardarsi, allora? Oltre che dalle fragranze, potenziali allergeni, soprattutto dai conservanti. L'acqua utilizzata nella composizione di un detergente liquido è un ambiente adatto alla proliferazione di batteri e funghi. Il rischio che un sapone si alteri per la presenza dì microrganismi è comunque basso, ma molte aziende per prevenire la formazione di colonie abbondano in germicidi. Tra questi composti, quelli che vanno assolutamente evitati sono i cosiddetti cessori di formaldeide, ovvero quelle sostanze capaci di cedere nel tempo la molecola giudicata cancerogena anche dallo lare, l'Agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms. Per non sbagliarsi è bene tenere a mente i nomi dei cessori di formaldeide usati più frequentemente, come DMDM hydantoin, Imidazolidinyl urea, 5-Bromo-5-Nitro-1,3-Diossano, Diazolidinyl urea e 2-Bromo-2-Nitropropane-l ,3-Diol. Sospetto è anche l'antibatterico triclosan, che vedete sottolineato in rosso nell'immagine dell'etichetta del sapone liquido. Questa molecola, simile alla diossina, è stata classificata tra i pesticidi dall'Epa statunitense ed è ufficialmente sconsigliata nei prodotti di largo consumo dalle autorità sanitarie svedesi, le sole in Europa a condurre studi sulla sua tossicità. Da tenere sotto controllo, infine, sono i para-beni, come il methylparaben, propylparaben o butylparaben, probabili riproduttori delle cellule tumorali, e gli isotiazolinoni, come il methylchloroisothiazolinone e il methylisothia-zolinone, talmente abusati da aver provocato in metà della popolazione un'ipersensibilizza-zione. E anche queste due sostanze compaiono evidenziate nell'etichetta riprodotta in alto. Il sapone solido generalmente è composto per I'80 per cento da acidi grassi saponificati. "A seconda della disponibilità della materia prima si usa o il sego bovino o l'olio di cocco e di palma", spiega Fabrizio lago. Di solito il for-mulatore adotta una miscela di acidi grassi saponificati che contiene l'80 per cento di sego e il 20 per cento di olio di cocco. "Per scegliere una buona saponetta", precisa l'esperto cosmetologo, "bisogna controllare che in etichetta, nella lista degli ingredienti tra le prime posizioni, compaiano le parole sodium coco-ate (acidi grassi saponificati di cocco), sodium kernel palmate (addi grassi saponificati di palma), o meglio ancora sodium oleate (acidi grassi saponificati d'oliva). Se questi termini mancano e il prodotto non è molto costoso vuoi dire che il cosmetico è fatto solo di sego e quindi è di scarsa qualità". Il sapone solido, i cui ingredienti sono pubblicati nell'etichetta blu, contiene anche il sodium cocoate, quindi è un prodotto naturale di discreta qualità, ma due fragranze potenzialmente allergenìzzanti e un colorante. Un esempio positivo, invece, è il sapone all'olio d'oliva, la cui composizione è riprodotta qui sopra a sinistra. Gli ingredienti sono pòchissimi e il contenuto è quasi esclusivamente formato da acidi grassi saponificati di oliva. Il sapone solido, comunque, non ha mai bisogno di conservanti, perché contiene piccolissime quantità di acqua. La sua durata è sempre di circa 36 mesi. L'indicazione di un Pao di 12 mesi, riportata nell'etichetta blu, quindi, non sembra veritiera.
 
PARLA L'ESPERTA DERMATOLOGA
"Laviamoci meno, specie le mani

IL PRODOTTO MIGLIORE È QUELLO CON INGREDIENTI DI SINTESI NON NOCIVI AL FILTRO NATURALE.
 
Ci aviamo troppo, ci sciacquiamo male e siccome andiamo sempre dì corsa ci  asciughiamo anche peggìo. Risultato? Le dermatiti da sapone sono in aumento e le nostre mani sono il loro bersaglio preferito. "I problemi dermatologici più frequenti dipendono da un utilizzo eccessivo di detergenti". Non ha dubbi Ornella De Pità, primario del Laboratorio di allergologìa e immunologia dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata a Roma.
Dottoressa De Pità, perché lavarci troppo fa male?
Perché causa la perdita della barriera protettiva del derma, costituita dal film idro-lipidico naturate. L'eliminazione dì questo schermo ci espone a irritazioni e più raramente a dermatiti allergiche.
Quali sono le parti del corpo più vulnerabili?
Le mani, purtroppo le laviamo in continuazione, anche quando non ce ne è bisogno. Per non stressare la pelle, il consìglio è di mantenereuna corretta igiene, senza eccessi, ricordando di sciacquarsi e asciugarsi sempre con cura.
Qua! è il sapone migliore?
Tanto più i! detergente si avvicina all'acidità della pelle e meglio è. Purtroppo il sapone tradizionale è meno acido della pelle e quindi rischia di modificare temporaneamente l'equilibrio dertnatoìogico. Il prodotto migliore, quindi, è quello con ingredienti di sintesi, purché non contenga tensioattivi aggressivi, e quindi faccia poca schiuma, né conservanti e profumazioni, in modo da non stressare il filtro idrolipidico.
Allora, perché i dermatologi consigliano il sapone dì Marsiglia, che è naturale?
Viene consigliato agli allergici solo nella versione originale. Infatti, avendo pochi ingredienti è meno allergenizzante di un sapone con conservanti e fragranze.
Quali allergie possono scatenare i detergenti?
Una delle allergie più frequenti è quella legata al nichel. Una recente indagine su questo metallo e i cosmetici, come solari,
creme per il viso, latti detergenti, tinture, prodotti per il trucco e detergenti per corpo e capelli, ha rivelato che una delle più alte concentrazìoni di nichel è proprio nei saponi. Il cosmetico che da più fastidio è sicuramente quello che sta a contatto più a lungo con la pelle, quindi tinture e trucchi, che tra l'altro ne contengono una maggiore quantità per via dei pigmenti a base di metalli. Ma subito dopo ci sono i detergenti.
Ma come è possibile?
Se eyeliner e ombretti totalizzano 27 ppm di nichel, shampoo e bagnoschiuma, e quindi anche i saponi liquidi, ne contengono 4,75 ppm. Ulta bella somma se si considera che il sapone si usa molte volte al giorno, spesso non viene sciacquato bene e attraverso la sudorazione può penetrare meglio nella pelle. Ma perché il nichel finisce nei detergenti? Di solito non è voluto ed entra nel ciclo produttivo del cosmetico involontariamente: basta che gli impianti utilizzino parti in lega metallica. L'importante è che questa presenza si limiti a tracce. Per esserne sicuri, è meglio scegliere prodotti "nichel tested".

HA COLLABORATO GABR1ELLA BRUGNOLI