lotta all'evasione come svuotare il mare con un cucchiaino



da lavoceinfo.it
giovedi 3 novembre 2005

La lotta all'evasione, come svuotare il mare con un cucchiaino
Alberto Zanardi

Uno degli elementi qualificanti della manovra finanziaria attualmente all’esame del Senato è l’enfasi sul rafforzamento delle misure di contrasto all’evasione fiscale. A suggello dei molteplici annunci lanciati nei mesi scorsi dall’allora ministro Siniscalco che la (lunga) stagione dei condoni si sarebbe definitivamente conclusa, la Finanziaria pone in campo una serie di interventi anti-evasione, peraltro già tratteggiati nel giugno scorso a sostegno del taglio dell’Irap.
Le misure anti-evasione della Finanziaria
Innanzitutto, viene riproposto e rilanciato il coinvolgimento dei comuni nella lotta all’evasione dei tributi statali (quindi non solo dell’Irpef, come era nella vecchia normativa del 1973, ma anche, ad esempio, dell’Iva) con la previsione di meccanismi premiali a loro favore (potranno trattenere il 30 per cento delle somme riscosse a titolo definitivo). Si prevede poi il rafforzamento degli organici dell’agenzia delle Entrate (1.500 nuovi verificatori), di quella delle Dogane (300) e della Guardia di finanza specificamente dedicati al contrasto dell’evasione fiscale, delle frodi e del sommerso. Infine, si pone mano a una batteria di misure più specifiche, come ad esempio, la possibilità da parte dell’amministrazione finanziaria di anticipare, nel caso di rischi per la riscossione, la liquidazione dell’Iva o delle imposte dirette rispetto alla presentazione della dichiarazione annuale.
Su queste colonne si è già discusso l’effettiva applicabilità di queste misure e del loro impatto in termini di recupero di gettito.
Assumendo come quantificazione del maggior gettito dalla lotta all’evasione nel 2006 i trecento milioni di euro riportati nel conto di cassa (e non i ben tre miliardi di accertamenti), bisogna chiedersi innanzitutto se si tratti una stima realistica. Qualche dubbio è certamente legittimo se si considerano, ad esempio, i limitati incentivi che probabilmente avranno i comuni a partecipare attivamente all’attività di controllo: si tratta di investire fin da subito in strumenti e personale, peraltro in un periodo di pesanti tagli alla finanza locale, con prospettive di remunerazione (il 30 per cento dell’effettivo riscosso) di lunghissimo periodo dati i tempi del contenzioso tributario. Oppure se si considera il pressing che viene dai partiti della maggioranza per reintrodurre nuovi condoni da offrire sul piatto elettorale senza costi immediati apparenti, se non quello di indebolire ancor di più la credibilità dell’amministrazione nella lotta all’evasione.
I numeri dell’evasione
Più in generale, la portata dei recuperi di gettito forse realizzabili con le misure anti-evasione previste dalla manovra finanziaria letteralmente impallidisce di fronte alle dimensioni complessive del fenomeno che dovrebbero aggredire. Anche se si tratta di un fenomeno per definizione di difficile quantificazione, numerose analisi hanno cercato di misurare tanto l’ampiezza delle attività produttive sommerse (che generano evasione fiscale nella misura in cui questa è legata alla produzione di beni e servizi, senza tuttavia esaurire tutte le fattispecie di evasione), quanto direttamente la dimensione dell’evasione (mediante il confronto fra dichiarazioni fiscali e contabilità nazionale, o quello tra campioni di imponibili dichiarati e imponibili accertati).
I risultati di queste analisi (vedi tabella) testimoniano di un fenomeno di dimensioni certamente preoccupanti e probabilmente persistente nel tempo. Per esempio, la base Irpef dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese è evasa tra il 55 e il 70 per cento; sulle imposte indirette, e in particolare sull’Iva, si riscontra un valore aggiunto non dichiarato fra il 30 e il 40 per cento; sull’Irap, la base imponibile (che dovrebbe avvicinarsi al valore aggiunto di contabilità nazionale) non dichiarata supera il 30 per cento. Se poi si analizzano questi dati nella loro articolazione settoriale e territoriale si rileva una forte concentrazione dell’evasione nel settore agricolo e in alcuni comparti del settore terziario e una crescita del tasso di evasione via via che si passa dal nord al sud del Paese.
Mancanza di informazioni
Di fronte a un fenomeno così pervasivo, le strategie adottate in Italia nell’ultimo decennio hanno puntato più che sui tradizionali strumenti di deterrenza (inasprimento di controlli e sanzioni) su interventi di tax compliance (dagli studi di settore, agli istituti transattivi come l’accertamento con adesione, il concordato fiscale preventivo, la pianificazione fiscale concordata, le misure di emersione del sommerso, fino ai condoni).
L’amministrazione finanziaria non ha mai fornito dati e valutazioni ufficiali circa i risultati dell’applicazione di questi strumenti in termini di gettiti recuperati e di stimolo al tasso di adempimento spontaneo dei contribuenti. Si tratta di una grave carenza informativa, che sottrae un segmento fondamentale della politica fiscale, come è il contrasto all’evasione fiscale, alla valutazione non solo degli osservatori esterni, ma anche degli stessi parlamentari. E la mancata disponibilità di informazioni realistiche, affidabili e ufficiali sulla dimensione del fenomeno e sulla performance degli strumenti di contrasto utilizzati negli ultimi anni è tanto più grave oggi che la lotta all’evasione fiscale è vista non soltanto come elemento fisiologico di garanzia dell’efficienza e dell’equità del sistema tributario, ma anche come misura di copertura finanziaria per i conti pubblici, alternativa ai tagli della spesa e all’aumento delle aliquote.

Stime dell'evasione in Italia         
stimaanno di stima IrpefIrpegIvaIrap
dipendenti indipendenti    
% base% imposta% base% imposta% base% imposta% base% imposta% base
Convenevole1985-1993      40,142,3
Zanardi1987  55,358,6    
Bernardi19948,5 59,5     
Bernardi e Bernasconi19918,512,962,868,526,830,640,138,6
Secit1989-1993       37,8
Sogei1994  68,5 52,2  32,9
Agenzia delle entrate1998        31,5