Bankitalia: Assassiga vuole segretare,...



Rinascita, 6 ottobre 2005
Cossiga vorrebbe mettere altri segreti in cassaforte
http://www.italiasociale.org/articoli2005/notizie081005-6.html

Il presidente Francesco Cossiga scende in campo a difesa della banca
(privata) d’Italia in relazione alle intercettazioni telefoniche. Il
senatore a vita ha presentato un’interpellanza parlamentare al presidente
del consiglio, Silvio Berlusconi, ai ministri dell’Interno, Giuseppe
Pisanu, e dell’Economia, Giulio Tremonti, nella quale, ritornando sulla
scottante questione, ha chiesto di sapere se è vero che “le comunicazioni
vocali e dati della Banca d’Italia, in traffico pubblico e di reti
dedicate, interne ed internazionali, su le utenze telefoniche fisse e
mobili, compresi i collegamenti informatici e via fax” sono stati
controllati per “molti mesi” per ordine delle procure di Roma e Milano. Il
senatore a vita - dimenticando che, almeno in teoria, tutte le
intercettazioni ‘dovrebbero’ essere coperte dal segreto istruttorio - ha
chiesto inoltre se il governo non ritenga “che le dette comunicazioni,
debbano essere considerate coperte da segreto di Stato, in quanto possono
attenere ai più vitali interessi economico-finanziari del Paese e per la
loro stretta correlazione anche con la politica estera dello Stato, e
pertanto non lecitamente intercettabili, e se intercettate, non
utilizzabili né divulgabili, fino a quando la presidenza del Consiglio non
abbia tolto il vincolo del segreto”.
Ritenendo (erroneamente) che Palazzo Koch abbia un ‘ruolo istituzionale’ -
nonostante in realtà sia una banca privata in mano ad una compagine
azionaria fatta essenzialmente di banche e imprese altrettanto private che
difendono i propri interessi invece di quelli del Paese - Cossiga ha
chiesto anche “quali indagini il governo abbia disposto in proposito,
anche tramite i servizi di informazione e di sicurezza e gli organi
speciali di polizia ad essa collegati (Sco della Polizia dello Stato e Ros
dell’Arma dei Carabinieri), a tutela del segreto di Stato per prevenire e
se del caso reprimere attività interne ed estere di spionaggio politico,
economico e finanziario a danno della comunità nazionale, e se, ritenendo
insufficiente ai fini della difesa degli interessi nazionali l’attuale
normativa sul segreto di Stato, quali iniziative amministrative e
legislative intenda eventualmente adottare”. Non contento di ciò, l’ex
presidente della Repubblica ha anche chiesto al governo di valutare se non
sia “opportuno e necessario sottoporre ad attenta e rigorosa osservazione
e valutazione” le iniziative giudiziarie assunte dalle Procure di Milano e
Roma e dai gip ad esse collegati, in materia di operazioni finanziarie in
ordine ad assetti proprietari e di ‘governance’ di banche e di società
editrici. Un chiaro riferimento al risiko bancario e alla tentata scalata
su Rcs. Cossiga, forse per ‘avvisare’ la Magistratura, ha sottolineato che
la valutazione serve anche per disporre “eventuali ispezioni da parte del
ministero della Giustizia, e di disporre o sollecitare inchieste ed
indagini da parte dei servizi di informazione e di sicurezza e dei servizi
di polizia giudiziaria, anche per la promozione dell’azione penale” con lo
scopo di “accertare se quelle iniziative siano state compiute o meno, in
accordo o collegamento o comunque informandone centri finanziari e bancari
interessati, sia italiani che soprattutto esteri, anche tramite e per
iniziativa ed impulso di noti studi italiani di assistenza e consulenza
giuridica e finanziaria, notoriamente collegati a banche estere”.
Evidentemente, per il senatore a vita, chi ‘tocca’ Bankitalia (e il
sistema bancario privato) commette un errore imperdonabile. Una cosa che,
come direbbe Don Abbondio, ‘non s’ha da fare’. Né oggi né mai. A buon
intenditor poche parole…


Nadia Puglisi