merci la democrazia comincia dai trasporti



da carta.it ottobre 2005
 
Merci La nuova democrazia comincia dai trasporti
Articolo / di Serge Latouche *

«Gli utenti spezzeranno le catene del trasporto strapotente quando torneranno ad amare come un territorio la loro isoletta di circolazione, e a temere di allontanarsene troppo spesso»
Ivan Illich
I trasporti, in PARTicoiAR modo internazionali, sono l'illustrazione dell'aberra-zione della nostra logica odierna di funzionamento. Si tratta di una delle attività più inquinanti e più consumatrici di una energia non rinnovabile come il petrolio.
Con un' aumento del Prodotto nazionale lordo, prò capite, di un 3,5 per cento ali' anno, [questa è stata la crescita media per la Francia dal 1949 al 1959], si arriva a una moltiplicazione di 31 nell'arco di un secolo e di 961 in due secoli! Con un tasso di crescita del 10 per cento, quello attuale della Cina, si ottiene una moltiplicazione per 736 in un secolo! Qualcuno pensa davvero che una crescita infinita sia possibile su un pianeta finito? Il problema è particolarmente cruciale per l'energia, base del trasporto a buon mercato. Già da ora, un americano medio consuma ogni anno nove tonnellate equivalenti di petrolio e un francese ne brucia 4, cioè rispettivamente 430 e 200 volte di più di un abitante del Mali, che ne usa solo 21 chili. «Se si considera che ogni abitante del pianeta ha lo stesso 'diritto al Co2' - ne ricava Jacques Aubin - bisogna che noi, francesi, diminuiamo di quattro o cinque volte le nostre emissioni, gli americani per dieci».
Questa riduzione è possibile senza dover tornare all'età delle caverne e alla candela [la lampada a petrolio rischia di spegnersi a breve per mancanza di carburante], come pretendono i nostri avversari. La nostra capacità di diminuire di quattro volte il nostro consumo di energia-materia, preservando nello stesso tempo la nostra qualità di vita, è stata dimostrata nel campo dei trasporti da vari studi scientifici. Questa diminuzione, che gli esperti aspettano soprattutto dalla crescita dell'eco-efficienza, cioè da un utilizzo più efficiente del carburante, sarà effettiva e durevole solo se accompagnata di una riduzione degli spostamenti. «L'alternativa radicale ai trasporti attuali -nota giustamente Jean-Pierre Dupuy - non sono trasporti meno inquinanti, meno pròduttivi di gas ad effetto serra, meno rumorosi e più veloci; è una riduzione drastica del loro influsso sulla nostra vita quotidiana».
Sposando la ragione geometrica, l'economia illustra tragicamente l'assurdità del vangelo del produttivismo, che si potrebbe riassumere con: «Rovinatevi la vita gli uni agli altri il più possibile e il più velocemente possibile, fino all'estinzione della specie». Il caso delle valli alpine, dove gli abitanti subiscono i flussi di camion che trasportano dall'Italia alla Francia bottiglie di acqua San Pellegrino mentre altri flussi non meno importanti trasportano dalla Francia all'Italia bottiglie di Badoit o di Evian, è caricaturale. Non è necessario ricordare che, quando ci fu l'incidente nel tunnel del Monte Bianco, uno dei camion coinvolti riportava verso l'Europa del nord patate che erano state trasformate in palatine in Italia, mentre si trasportava carta igienica nei due sensi! Gli esempi strampalati di queste assurdità sono numerosi. Gli americani, ricchi in legno, importano fiammiferi dal Giappone, che sì deve procurare il legno saccheggiando le foreste indonesiane, mentre i giapponesi importano le loro bacchette dagli Stati uniti. Farebbe sorridere, se non fossero i nostri polmoni, la nostra salute, l'esistenza delle generazioni future e la sopravvivenza del pianeta a pagarne il conto. Non solo i trasporti esauriscono una preziosa risorsa non rinnovabile, ma emettono gas tossici come il mo-nossido di carbone, gas ad effetto serra come il Co2 che provocano instabilità climatica, e metalli pesanti cancerogeni come il piombo e il cadmio. ... . .
Caricature dell'assurdo economico: attraverso le Alpi, i Tir portano acqua San Pellegrino dall'Italia in Francia, e Evian dalla Francia all'Italia. Gli Usa ricchi di legno importano fiammiferi dal Giappone, che li produce distruggendo le foreste indonesiane, mentre importa bacchette dagli Usa

Per buona parte, questi camion trasportano la stessa cosa producibile localmente,  ed è fondamentalmente assurdo, oppure trasportano prodotti diversi che possono però * essere fabbricati localmente con costi diretti leggermente superiori, e sono quindi nocivi per le regioni vittime di delocalizzazioni selvagge. Che senso ha guadagnare qualche centesimo su un oggetto quando bisogna contribuire con miglìaia di euro, grazie a spese varie, alla sopravvivenza di una frazione della popolazione che non può più, appunto, partecipare alla produzione di quell'oggetto? La mondializzazione ha spinto al parossismo questa logica del gioco di massacro. Già qualche anno fa, i nostri beni di consumo incorporavano, in media, non meno di cinquemila chilometri di trasporto. Uno yogurt alla fragola di 125 grammi venduto a Stoccarda nel 1992 ha percorso 9112 chilometri, se si sommano il percorso del latte, quello delle fragole coltivate in Polonia, quello de 11'allumini o dell'etichetta, la distanza alla distribuzione...
Una riduzione dei trasporti è quindi necessaria. Purtroppo, viene programmato l'esatto contrario. Si prevede una crescita notevole del traffico transfrontaliero negli anni venturi. Tutti i piani di rilancio a livello europeo scommettono sullo sviluppo delle infrastrutture di trasporto. I lavori di scavi di tunnel -Lotschberg (fine lavori 2007], Got-tardo [2015], Brennero [2017], Lìone-Torino [20201 - sono tra i cantieri europei più giganteschi del XXI secolo.
Un modo abbastanza semplice, in teoria, d iribaltare questa disastrosa tendenza sarebbe fare pagare il trasporto al suo prezzo reale «in temalizzando» i suoi costi esterni. Ciò vuoi dire applicare il principio «chi inquina paga» e scaricare sui trasportatori i costi diretti e indiretti generati dalla loro attività che vengono sopportati oggi da chi paga le tasse e dalle generazioni future: infrastrutture, inquinamento [di cui fanno parte effetto serra e instabilità climatica]... Questa «internalizzazione» delle diseconomie esterne, in via di principio in conformità con la teoria economica ortodossa, permetterebbe, se fosse spinta fino alle sue ultime conseguenze, di realizzare quasi completamente il programma di una ri-localizzazione delle attività al fine della costruzione di una società sostenibile. «Anche se le tasse attuali sul carburante moltiplicano per quattro o cinque il prezzo di estrazione e di raffinazione, anche se tutti brontolano contro il prezzo della benzina ad ogni aumento, siamo ancora ben lontani dal pagare il petrolio al prezzo corrispondente al suo valore insostituibile per il domani e ai costi indotti dallo spreco, in termini di inquinamento e di noie di ogni tipo». Quanto costerebbe al chilometro un Tir, in Francia, se gli venisse imputato il prezzo delle vittime della canicola in Francia nel 2003, ad esempio secondo la tariffa applicata agli americani morti nell'attentato di Lockerbie? Con un costo di trasporto moltipllcato per dieci, che sembra ragionevole, c'è da scommettere che Danone e gli altri produttori riscoprirebbero le virtù del latte, del cartone e del gusto di prossimità !
Un modo per ridurre il ricorso a trasporti sulla lunga distanza esiste: calcolare nel costo dei prodotti l'impatto ambientale dei viaggi. Anche aziende come la Danone scoprirebbero i vantaggi economici della produzione locale del latte, e del gusto di prossimità
La rimessa in questione del volume considerevole degli spostamenti di uomini e merci sul pianeta, con l'impatto negativo che comporta, deve essere organizzata. Ciò significa una ri-localizzazione delle attività e della vita, essa stessa legata ovviamente a un progressivo mutamento di cultura. Ri-locahzzare significa produrre localmente, per l'essenziale, i prodotti che servono alla soddisfazione dei bisogni della popolazione, a partire di imprese locali finanziate dal risparmio raccolto localmente. Di fronte alla«to-pofagia della «cosmopoli», cioè alla bulimia di un modello urbano centralizzato divoratore di spazio, è necessario lavorare a una «rinascita dei luoghi» e a una ri-territo-rializzazione. Ogni produzione che si può fare su scala locale per soddisfare bisogni locali dovrebbe essere realizzata localmente. Un tale principio si fonda sul buon senso e non sulla razionalità economica. Se le idee devono ignorare i confini, i movimenti di merci e di capitali devono essere ridotti all'indispensabile.

Nell'ottica di una rinascita del locale, lari-localizzazione include sicuramente ìi «ri-circondare/riseparare. Dove e possibile, sarebbe preferibile tornare aìì'autoproduzione. Fabbricando il proprio yogurt, come raccomanda Maurizio Pallante, si sopprimono gli imballaggi di plastica e di cartone, gii agenti conservanti, il trasporto [quindi economia di petrolio, di Co2edi rifiuti) e si guadagnano batteri preziosi per la salute. Così diminuiscono notevolmente il Pil, e le tasse [ Iva, tasse sui carburanti], il che ha una serie di effetti recessivi a cascata sulle istituzioni come anche sulla domanda [meno plastica quindi meno petrolio, quindi meno tasse, effetti positivi sulla salute, quindi meno farmaci, meno medici, meno Tir, quindi meno incidenti, quindi meno medicina...]. La stessa analisi può essere fatta con l'abbandono dell'acqua nelle bottiglie di plastica che vengono da lontano e al ritorno all'acqua del rubinetto proveniente da una falda di prossimità depurata. Abbiamo qui una spirale virtuosa di decrescila.
Dalla riduzione dei trasporti si passa ai vantaggi dell'autoproduzione, con i suoi effetti virtuosi a cascata sul sistema economico e sociale. L'obiettivo finale è ri-localizzare il politico, una democrazia di prossimità. Le idee sono senza confini, le merci devono circolare il meno possibile
Per evitare la scomparsa delle attività di prossimità e favorire la rinascita degli scarti -*  non commerciali, è l'essenziale della vita stessa che deve essere ri-territorializzato, La convinzione che il mio domicilio sia il centra del mondo è necessaria per dare senso al mio quotidiano. Per questo, bisogna per prima cosa ri-localizzare il politico e, ad esempio, inventare o reinventare una democrazìa di prossimità. Questa utopia democratica locale coincide con le idee della maggior parte dei pensatori di una democrazia ecologica come Murray Bookchin. «Non è totalmente assurdo - scrive quest'ultimo - pensare che una società ecologica possa essere costituita da una municipalità di piccole municipalità, ognuna delle quali sarebbe formata da una 'comune di comuni' più piccoli [.. . in perfetta armonia con il proprio'ecosistema'».
Per ora, per costruire una società sostenibile bisogna scoraggiare trasporti nocivi all'ambiente (instabilità climatica], al legame sociale (delocalizzazione ), distruttori della diversità culturale [uniformizzazione planetaria] e contrario alla dignità degli uomini {invasione turistica]. Per fortuna, la fine del petrolio a buon mercato può incitarci a farlo.
' Professore emerito dell'Università Parigi-Sud