la mobilità che noi vogliamo
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- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 10 Sep 2005 23:27:44 +0200
La
mobilità che noi vogliamo
Le
condizioni di vita nelle aree urbane sono, in sostanza uno dei fattori
critici della vita umana e di ogni forma di convivenza tanto che il problema
della mobilità delle persone e delle merci è uno dei principali indicatori (
forse il primo ) di ogni analisi globale e di ogni percezione soggettiva della
vivibilità. L’eccessivo
affollamento, il suo divenire caotico e senza rispetto per la legge e le forme
di convivenza, hanno poi una ricaduta devastante su tutto il sistema dei
trasporti comprese le grandi infrastrutture con un danno economico diretto e indiretto di enormi
proporzioni. La
gravità del problema si può cogliere meglio se si considera che la mobilità
delle persone e delle merci , in complessivo calo negli ultimi 5 anni ( 6% in
meno gli spostamenti 25% in meno le percorrenze) è in netto e costante aumento
nelle aree metropolitane. In queste aree si concentrano il 90% degli spostamenti
delle persone e il 60% dei passeggeri. In
questa cornice si evidenzia anche il ristagno del trasporto pubblico che molto
spesso diventa perdita secca. Per capire la gravità del problema si deve
considerare che il trasporto pubblico urbano copre il 12,7% degli spostamenti e
il 15,2% delle percorrenze. Nelle città di grandi dimensioni la percentuale sale
ma sempre in termini di grande inadeguatezza ( 23% spostamenti , 31% percorrenze
), numeri in ogni caso risibili se comparati con quelli delle principali realtà
del centro e nord Europa. La
totale sottostima del problema negli anni da parte delle amministrazioni e dello
stato ( attratti da altre priorità ) ha reso frammentari e scoordinati gli
investimenti pubblici con l’ovvio aggravio dei costi e delle inefficienze
. La
pessima organizzazione e gestione del trasporto pubblico hanno permesso
all’automobile di dominare il panorama della mobilità avvantaggiandosi della sua
flessibilità, anche in funzione della modifica profonda degli spostamenti non
più indirizzati sulle direttrici centro-periferie , non rigidamente determinati
nei tempi e nei percorsi, modello di riferimento sempre mantenuto per
la gestione del trasporto pubblico che, nel migliore dei casi garantisce un
relativamente discreto servizio nelle aree centrali lasciando totalmente al
trasporto privato l’incombenza di servire tutte le altre aree e
direttrici. Una
revisione di questa impostazione presuppone un grande sforzo organizzativo,
finanziario, culturale, si tratta di passare da politiche gestionali di tipo
modale a politiche di integrazione dei servizi, degli orari, delle tariffe,
dell’uso delle infrastrutture, della stessa automobile, con politiche mirate di
tassazioni e di incentivazioni. Per
raggiungere un qualche risultato in termini di alleggerimento delle congestioni
sugli assi stradali e autostradali bisognerebbe abbinare lo sviluppo dei servizi
ferroviari nelle aree urbane ad una integrazione spinta di tutti i mezzi di
trasporto, ripensare tutte le reti infrastrutturali e le loro tariffe d’uso con
l’obbiettivo di raggiungere risultati significativi di qualità e di costi a
livello complessivo, modificando la progettazione degli insediamenti con
particolare riguardo ai grandi attrattori, facendo sempre riferimento ad indici
di qualità urbana complessivi. Quello
che sta succedendo, in maniere purtroppo bipartisan è esattamente il contrario.
Per rispondere all’esasperante ed endemica congestione degli assi di
attraversamento metropolitani ( merci e persone) si stanno varando in
continuazione progetti infrastrutturali di bretelle, bypass, parcheggi privati e
a rotazione, nell’illusione di spostare il traffico su altre percorrenze e di
recuperare spazi . Il
risultato è quello di coltivare delle illusioni incentivando sui grandi numeri
il traffico che ( ovviamente ) satura ogni nuovo
spazio. Valga per tutti l’incredibile serie di progetti di parcheggi progettati, autorizzati e costruiti negli ultimi anni che non hanno minimamente inciso sul problema , andando nel contempo ad incidere , qui si in maniera significativa e negativa , sugli indicatori di qualità urbana e dell’ambiente. ( Esempio oltremodo significativo è quello del centro storico di Genova , su 25.000 abitanti censiti vi sono 25.000 automobili di proprietà e 10.000 ingressi giornalieri nella cerchia della città medioevale da parte di non aventi diritto, neanche costruendo parcheggi scavando un buco fino in Nuova Zelanda si potrebbe rispondere al bisogno di parcheggi dei residenti , non parliamo poi dei lavoratori, dei possessori di attività commerciali e di quanti altri avrebbero diritto ). Le
nuove infrastrutture inoltre non sono progettate per integrarsi con il sistema
complessivo , al contrario vivono proprio grazie alla loro totale estraneità ad
esso Se
si facesse un bilancio dei costi complessivi e dei benefici si vedrebbe che
questa politica arricchisce pochi, favorisce pochissimi, costa a tutti. Se è pur vero che ore di coda nel traffico aumentano in maniera considerevole il Prodotto Interno Lordo ( Pil ) , le auto consumano ettolitri di benzina , le persone comperano più farmaci per curarsi allergie, tumoti e quanto altro, la manutenzione delle strade e la costruzione incessante di nuove piccole e grandi infrastrutture polarizzano le finanze degli Enti, non mi pare ci sia ragione per portare tutti il cervello all'ammasso per la gloria di economisti inapaci di usare il cervello e di amministratori che gli vanno dietro ( sulla nostra pelle e dei nostri portafogli ). Attendiamo preoccupati
la ripresa del traffico post feriale con i soliti allarmi e risposte di
circostanza su smog, blocco delle auto, targhe alterne e quanto di altro servirà
la cucina dei parolai senza idee e proposte ( che ci amministrano
). Le
emergenze , gli sforamenti, i danni all’ambiente e alla salute sono stati
quest’anno ancor più preoccupanti e certamente seguendo il trend degli ultimi
anni il futuro non sarà roseo. I
blocchi alla circolazione , se attuati , hanno ottenuto minimi risultati, ma
certamente non è pensabile continuare con la politica delle emergenze e dei
tappabuchi. Il
problema non sta tanto nell'abbracciare una politica autoritaria
e draconiana, repressiva nei confronti degli automobilisti, ma in un
cambiamento di rotta nelle politiche della mobilità delle persone e delle
merci. Il
sogno del libero movimento individuale su gomma ( perché di sogno si tratta,
basta scendere in strada a qualunque ora del giorno per verificare ) genera due
principali elementi di criticità negativa. L’utilizzo
delle strade ( costruite e manutentenute con i soldi di tutti, anche dei non
patentati ) è gratuito, tutti ne possono fare liberamente uso con il risultato
che si rallentano i movimenti di tutti senza alcuna gerarchia ( tutti in coda
non importa se per lavoro o per shopping ) e tutti siamo
inquinati. Gli
automobilisti pagano solo in minima parte i costi di questi effetti negativi (
salute ed economia ). Ora
è ovvio che se si riduce la congestione urbana da traffico tutti ci guadagnano
in salute , in costi economici, in vivibilità, ma attenzione, se si passasse per
magia a combustibili a emissione zero, non verrebbe meno la congestione, non
verrebbero meno i costi da tempi persi, non verrebbe meno l’inquinamento che per
una parte significativa è collegabile all’erosione delle ruote sull’asfalto (
con la polvere che si genera ) , dal consumo dei freni ( polvere ), gli
incidenti fra auto e con pedoni ( in vertiginoso aumento ). Occhio quindi alla
favola dell’idrogeno=emissioni zero , questa soluzione finirà per aggravare il
congestionamento. La
soluzione va cercata mettendo al centro di ogni politica della mobilità delle
persone e delle merci il problema del congestionamento e non quello
dell’inquinamento. I
dati sono noti : a fronte di una domanda di trasporto crescente la risposta in
termini di nuovi spazi, di nuovi parcheggi non ha tenuto ( per fortuna) il
passo, ne così potrà mai essere in futuro Lunardi o non
Lunardi. L’esternalizzazione
dei costi da congestionamento urbano è stimabile nel 2% del Pil, a cui si
aggiunge un 1,5% per gli incidenti, e uno 0,6% per inquinamento e rumore. Ora,
questo dato ( a mio giudizio molto sottostimato ) ha un costo individuale e
collettivo notevolissimo, levando risorse da altre e a mio giudizio più
significative voci di bilancio. E
questo nonostante che il 64 per cento del traffico automobilistico si svolga nel
raggio di cinque chilometri dal centro delle città e il 19 per cento entro un
raggio di dieci chilometri. Anche le Ferrovie ci mettono del loro privilegiando
l'Alta velocità per 4 miliardi di euro su 6,4 del loro piano di
investimenti. Uno
degli stumenti più significativi di intervento intelligente e a costo zero per
il pubblico è quello del biglietto di ingresso ( sull’esempio di
Londra). Questo
sistema da una parte incentiva cittadini ed imprese a trovare soluzioni più
efficienti e altre opzioni ( viaggiare in orario differente con sconto sul
pedaggio,sciegliere altre modalità di trasporto ) dall’altro ridurrebbe
presumibilmente del 20% il traffico , con velocità medie significativamente
aumentate, e con risorse liquide immediatamente investibili per il miglioramento
dei servizi pubblici. I
nostri amministratori, quando sono presi per il collo ricorrono alle targhe
alterne e nei momenti di disperazione ai blocchi del traffico, ma sono strumenti
rozzi, non flessibilizzati a livelli diversi di domanda e soprattutto non
producono entrate. L’equità dei biglietti di ingresso dipendono in maniera significativa da come i soldi sono spesi, dalla flessibilità della tassazione in onere ai tempi , ai percorsi, alla tipologia di mezzi usati ( prima macchina , seconda o terza macchina , ecc. ) E’
vero un bell’ingorgo è più equo per tutti, ma in pochi anni con l’ausilio delle
tecnologie informatiche si potrebbero trovare risorse e fare investimenti sui
sistemi di trasporto pubblici delle persone e delle merci che renderebbero
evidenti a tutti i vantaggi. D’altro
canto con gli attuali trend di incremento di veicoli in circolazione e di costi
a ricaduta i conti sono presto fatti. L’accesso
e la sosta gratuita ovunque per tutti i residenti non appare possibile in una
cornice di rispetto della legge italiana e delle direttive europee già in
atto perché lo spazio nelle aree di
maggiore attrazione è comunque insufficiente per garantire a tutti il libero
movimento. Una
diversa politica della mobilità delle persone e delle merci porterebbe con i
tempi di ritorno e di verifica prevedibilmente abbastanza rapidi anche
a ritorni di consenso (
elettorali ) significativi per gli amministratori . Si tratta di uscire da sistemi ritualistici e poco efficaci per assumere la paternità di una innovazione e di un significativo e tangibile miglioramento della qualità della vita nelle aree metropolitane.
Andrea
Agostini |
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