la retorica dello sviluppo lacrime sangue



da repubblica di mercoledi 29 giugno 2005

LE IDEE

La retorica dello sviluppo lacrime e sangue

AMARTYA SEN
NEL corso del XX secolo, abbiamo assistito a molti e radicali cambiamenti
per quel che attiene alle teorie sullo sviluppo.
Non si può negare che la nostra comprensione dei processi legati allo
sviluppo sia oggi molto più completa rispetto a cinquant´anni fa. Tuttavia
tendiamo a fare generalizzazioni eccessivamente semplicistiche. Ci sono
presunti "insegnamenti" la cui validità risiede nell´uso di un´informazione
selettiva (e, talvolta, nella forza del loro enunciato) piuttosto che in
un´effettiva analisi critica.
Un buon esempio di quanto sopra affermato è dato dall´assioma, abbastanza
generalizzato, secondo cui le esperienze di sviluppo avrebbero dimostrato
l´irrazionalità dell´interventismo statale, in contrasto con le
incontrovertibili virtù della pura economia di mercato; e il requisito
indispensabile per lo sviluppo sarebbe il passaggio "dalla pianificazione
(economica) al mercato".
È indubbio che l´esperienza osservata in molti Paesi ha messo in rilievo la
straordinaria forza del mercato, i grandi benefici che si possono trarre
dallo scambio tra Paesi diversi (e all´interno degli stessi) e i disastri
che la chiusura dei mercati di solito comporta, piuttosto che la
realizzazione dell´equità ideale (equità che di solito viene esibita come
ragione di tale chiusura).
Ma il fatto di riconoscere le virtù del mercato non deve indurci a ignorare
le potenzialità e i successi già sanciti dall´intervento dello Stato o, al
contrario, a considerare il mercato come fattore di successo indipendente
da qualsiasi politica governativa.
Di fatto, molti Paesi dell´Europa occidentale sono riusciti a dar vita a un
ampio sistema di sicurezza sociale, che copre l´istruzione e l´assistenza
sanitaria, per vie fino ad allora sconosciute nel resto del mondo. In
Giappone e in Asia orientale, il governo ha assunto le redini della
trasformazione dell´economia e della società. L´istruzione e l´assistenza
sanitaria hanno svolto un ruolo determinante nei cambiamenti sociali ed
economici del mondo intero (il caso dell´Est e del Sudest asiatico è
piuttosto spettacolare in tal senso).
La formulazione di politiche pragmatiche si è ispirata sia a
istituzioni dello Stato e del mercato sia a organismi che non rientrano in
queste categorie, come le organizzazioni comunitarie.
Se è vero che fomentare l´iperattività e l´interventismo dello Stato
può essere un errore, è pur vero che un governo inattivo o ozioso può
risultare altrettanto dannoso.
Possiamo imparare molto da ciò che è avvenuto nel mondo e da ciò che,
pur essendo auspicato da tutti, purtroppo non si è verificato. In questa
sede, affronterò l´argomento in modo diverso, tentando di sradicare nozioni
ormai "classiche", come quelle di Stato o di mercato, di pianificazione o
redditività, indipendentemente da quanto dogmatica sia la nostra concezione
dello sviluppo.
Da un lato, abbiamo una visione dello sviluppo come processo
intrinsecamente "crudele", basato su princìpi morali che potrebbero essere
riassunti, parafrasando un commovente Winston Churchill, in "sangue, sudore
e lacrime". Visto che viviamo nell´era delle sigle, ci prenderemo la
libertà di definirla concezione Blast dello sviluppo - dove Blast sta per
Blood, Sweat and Tears (sangue, sudore e lacrime). Allo stesso modo,
tenteremo di mostrare i cambiamenti - sorprendentemente diversi - che
questo approccio ha ormai assunto.
Questa concezione contrasta profondamente con quella che considera lo
sviluppo un processo essenzialmente amichevole, che dà spazio alla
cooperazione tra gli individui, e che può essere riassunto in un celebre
verso dei Beatles: "Ce la faremo con un piccolo aiuto dei nostri amici",
laddove in "piccolo aiuto" si può vedere, da una parte, l´interdipendenza
caratteristica del mercato (fenomeno che Adam Smith illustrò con il suo
paradigma del "vantaggio reciproco" nello scambio tra il macellaio, il
birraio e il panettiere); e dall´altra, i servizi pubblici in grado di
promuovere la cooperazione tra, e a favore, degli individui, in riferimento
ai quali Smith ebbe a dire: "A fronte di un costo minimo, il (settore)
pubblico può fornire, stimolare e persino imporre all´insieme della
popolazione alcuni elementi basilari dell´educazione più elementare".
Utilizzerò la sigla Gala (dall´inglese Getting by, with A Little
Assistance, corrispondente all´italiano "farcela, con un po´ di aiuto") per
mettere a confronto questa concezione dello sviluppo con la visione Blast.
Caratteristico della retorica Blast, è il principio del "sacrificio
necessario" per ottenere un futuro migliore. Lo sviluppo passa attraverso
l´accettazione di alcuni mali contemporanei. Questa impostazione generale
prevede svariate modalità, a seconda dei sacrifici che si vogliono prendere
in considerazione: prestazioni sociali insufficienti, grande sperequazione
sociale, autoritarismo, eccetera.
Stando alla teoria Blast, è possibile richiedere (al Paese in
questione) "sangue, sudore e lacrime" in molti modi diversi. Gli esempi di
"sacrifici necessari" non mancano di certo e, per quanto le teorie
differiscano per quel che attiene a preferenze istituzionali e politiche,
tutte condividono una concezione poco benevola dello sviluppo e la
convinzione secondo cui una politica "lassista" finirebbe, nel lungo
periodo, per far deragliare l´andamento dello stesso.
Una delle varianti della concezione Blast pone l´accento sulla
necessità che si raggiungano livelli elevati di accumulazione; un esempio
di ciò è rappresentato dall´Unione Sovietica e dal successo con cui essa ha
raggiunto, grazie alla formazione di capitale, un rapido sviluppo
economico. Prescindendo dalle sue connotazioni storiche, questo modello si
è ispirato, in larga misura, alla logica del "modello di crescita", che
prevede di mantenere tenori di vita poco elevati, almeno in un immediato
futuro, per favorire un´accumulazione accelerata di capitale e la
conseguente crescita economica, "risolvendo" così il problema dello
sviluppo.
Di fatto, il primato del concetto di accumulazione di capitale è
stata una caratteristica permanente del pensiero economico del dopoguerra.
In quell´epoca, regnava una perfetta armonia tra gli analisti in merito
all´"accumulazione ottimale". Le "traiettorie per una crescita ottimale"
spesso comportavano la scelta di contenere a breve scadenza i livelli di
benessere per ottenere benefici maggiori nel futuro.
Tuttavia, alcune varianti di questa impostazione equiparavano la
nozione di accumulazione di capitale a quella di formazione di capitale
fisico, come funzione sostitutiva delle risorse umane (formazione
professionale, istruzione, ecc.). L´accumulazione di capitale non
costituiva un errore in sé, soprattutto quando cominciò ad acquisire
importanza quello che presto sarebbe stato definito "capitale umano". Tutti
gli studi empirici condotti su esperienze positive di sviluppo hanno messo
in evidenza il ruolo di cruciale importanza dell´accumulazione di capitale,
nel senso più ampio dell´espressione, nell´ambito dello sviluppo economico.
Anche vista in quest´ottica, la teoria del "boom dell´accumulazione"
presenta alcuni inconvenienti, legati soprattutto al relativo disinteresse
nei confronti del benessere e della qualità della vita, nel presente e
nell´immediato futuro. In questo senso, non può essere trascurato il
gravissimo problema della povertà, anche nel caso in cui esista la
possibilità che una generazione futura sia più prospera.
È altrettanto importante che si analizzi la natura e la portata della
nostra responsabilità sociale, nei confronti delle diverse generazioni (e,
all´interno di queste, dei loro diversi gruppi) considerando come
prioritaria la prevenzione di una povertà che sappiamo essere catastrofica
e assolutamente rimediabile.
Se partiamo da un modello che propugna la divisione della produzione
nazionale in "consumo" e "investimento" e, d´accordo con questa formula, il
benessere viene definito come fondato sul consumo, mentre la crescita si
considera basata sull´investimento, emerge il classico conflitto tra
benessere presente e benessere futuro.
Anche se si tratta di un argomento che è stato studiato in modo
approfondito, dobbiamo proporre nuove formule che tengano conto della
correlazione esistente tra produttività economica e istruzione, assistenza
sanitaria, alimentazione e altri aspetti dello stesso genere.
È indubbio che tutti questi fattori hanno un effetto immediato sul
benessere attuale. Di conseguenza, per affrontare il problema della
"compensazione intertemporale" dobbiamo allontanarci dalla dicotomia delle
"decisioni difficili", sulle quali si è basata la letteratura in materia di
crescita ottimale.
Inoltre, alcuni degli effetti del consumo sociale, ivi compresi
l´istruzione e l´assistenza sanitaria, vanno oltre la produttività
economica e il benessere immediato. A esempio, istruzione e occupazione
remunerata delle donne possono incidere sulla riduzione delle
disuguaglianze di genere, elemento centrale del sottosviluppo in molti
Paesi del mondo.
La formazione scolastica (in particolar modo quella femminile) e
l´assistenza sanitaria di base possono incidere in modo significativo sui
tassi di fecondità e di mortalità e, dunque, essere di cruciale importanza
per l´evoluzione dello sviluppo, oltre ad avere effetti potenziali sul
benessere e sulle libertà delle persone nel corso della loro vita.
In questo contesto, la concezione Gala dello sviluppo armonizza in
modo naturale l´interdipendenza tra miglioramento del benessere sociale,
stimolo della capacità produttiva e sviluppo potenziale di un´economia. E,
sebbene le compensazioni intertemporali e l´accumulazione di capitale
sussistano in questa formula, nel momento in cui inseriamo al suo interno
il fattore dell´interdipendenza tra qualità della vita e produttività
economica, eliminiamo la rigida dicotomia tra benessere e accumulazione
rapida.
l´autore è premio Nobel per l´Economia. Il testo completo
      dell´articolo è pubblicato da Lettera internazionale,
      rivista trimestrale da oggi in edicola con testi, tra gli altri, di
Ash Amin, George Steiner, Joshka Fisher