Comunicato stampa Cocis






Coordinamento delle Organizzazioni non governative

per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo













COMUNICATO STAMPA





Con riferimento all'articolo pubblicato ieri 28 giugno, sulla prima pagina
de Il Sole-24ore, Ombre sulle Ong, il Cocis, federazione delle Ong laiche
che raccoglie 28 Ong di sviluppo, pur constatando la correttezza e la
sostanziale esattezza dei dati contenuti nell'articolo, sente la necessità
di esprimere il proprio disagio per l'immagine che da esso viene a
proiettarsi su tutto il mondo delle Ong.

Prima di tutto ci domandiamo perché quando si fanno delle indagini
(doverose) da parte delle attività di controllo su banche e imprese, si
circoscrive giustamente il caso alle banche e alle imprese coinvolte mentre
in questo caso si tende ad estendere il problema (e quindi l'ombra) su
tutte le Ong. Lo stesso articolo nel suo testo dice che delle 32 ong
europee sotto inchiesta sono sette quelle in "fase di valutazione". (le Ong
europee sono 800).

Un secondo aspetto riguarda la complessità dei soggetti e delle modalità
operative che stanno sotto la sigla "Ong" e la confusione che ciò può
ingenerare nell'opinione pubblica.

Una doverosa distinzione è necessaria soprattutto per differenziare
attività e Ong che richiedono "contributi" per sviluppare e co-finanziare i
propri programmi di cooperazione, da quelle derivanti da "contratti" per
svolgere attività volute e promosse dagli stessi finanziatori. Nessuna è di
per sè esente da errori, opacità e inefficienze, ma operano con logiche
piuttosto diverse: associative le prime, aziendali le seconde.

Bisogna dire chiaramente, che per l'entità delle risorse impegnate e per le
modalità di attuazione previste, i controlli si stanno concentrando su
questo secondo tipo di attività, che per la maggior parte delle 180 Ong
italiane è secondario o del tutto assente.

Infine ci domandiamo se la stessa Unione Europea abbia chiaro questa
differenza e se non abbia contribuito essa stessa a questa deriva delle Ong
imponendo un'impostazione puramente efficientista e aziendalista
all'attività di cooperazione e solidarietà internazionale, giocando sulla
contraddizione un po’ demagogica per cui alle Ong si richiedono allo stesso
tutte le virtù del volontariato (compreso gli apporti finanziari ai
progetti), e le  efficienze delle imprese, senza riconoscerne i
corrispondenti costi e rischi!

Roma, 29 giugno ’05





Giancarlo Malavolti

Presidente






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