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Fare la malta otto ore al giorno
- Subject: Fare la malta otto ore al giorno
- From: "Max" <max at ocdbgroup.net>
- Date: 24 Jun 2005 22:36:20 -0000
Trova Lavoro e Carriere, 20 giugno 2005 Fare la malta otto ore al giorno di Roberto Marabini Un aperitivo in campagna per confrontarsi sul tema delle difficoltà occupazionali dei lavoratori in età matura. Roberto Corno, specialista di ricerca e selezione del personale, ha invitato una decina di responsabili delle risorse umane, imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria per rispondere alle amichevoli provocazioni dell'ospite Giuseppe Zaffarano, presidente dell'associazione Lavoro Over 40. Nemmeno a farlo apposta, tutti i presenti all'aperitivo almeno una volta nella loro vita hanno voluto o dovuto reinventarsi una posizione professionale, altreo segnale di quanto la filosofia del posto fisso sia sempre più lontana dalla realtà. Ed ecco avanzare le opinioni dei manager che, da sempre abituati ad esprimersi con equilibrio e razionalità, questa volta lasciano emergere un involontario coinvolgimento emotivo sulle difficoltà, anche personali, che caratterizzano questi passaggi. Il fenomeno è difficile da analizzare, perché ancora mancano dati certi. Il ricollocamento di un manovale edile ormai lontano dalla brillantezza fisica che gli permetteva di "fare la malta otto ore al giorno ad oltre trenta gradi di temperatura" è ben diverso da quello del coletto bianco analfabeta informatico, ed ancor più nei confronti del manager squalificato dalla delocalizzazione di interi distretti industriali. Ma "quanto" e "come" sono diverse queste esperienze? Anche in termini di numeri assoluti, è ancora difficile quantificare l'allarme occupazionale dei lavoratori maturi espulsi dal mercato del lavoro senza alcun ammortizzatore sociale che non riescono a ricollocarsi e sono ancora lontani dal traguardo della pensione. Le stime empiriche dell'Associazione Lavoro Over 40 parlano di sei/settecentomila persone. In altre parole, questa realtà sempre più allarmante deve essere studiata a fondo e con urgenza, per arrivare in brevissimo tempo alla definizione di progetti di "seniority": un nuovo termine che indica la possibilità di valorizzare il lavoratore maturo. Al termine dell'aperitivo, Zaffarano ha infatti presentato un progetto di ricerca che potrebbe essere sviluppato con il contributo delle istituzioni e delle aziende (per ulteriori informazioni: http://www.lavoro-over40.it). In attesa di adesioni e sviluppi, non dovrebbero tardare a concretizzarsi, dal canto nostro ci permettiamo comunque di avanzare un primo suggerimento operativo sul terreno che meglio conosciamo: quello delle inserzioni di lavoro. Accertato che nessuna autorità sembra voglia intervenire nella lotta alle inserzioni illegali (i limiti di età sono legali solamente quando rispondono alle esigenze di specifiche forme contrattuali) e senza nulla voler togliere all'attività dei consulenti di organizzazione del personale, invitiamo le aziende e gli operatori dell'intermediazione a dimenticare i requisti (gli "skill") ed a concentrarsi sulla "job description": cosa diavolo dovrà concretamente fare il lavoratore una volta assunto? Non si tratta di un esercizio di stile. Sotto i nostri occhi passano migliaia di inserzioni alla settimana e la nostra sensazione ci dice che nel 70-80% dei casi l'inserzionista dovrebbe chiarire, azitutto a se stesso, questo elemento fondamentale. "Fare la malta otto ore al giorno anche con un caldo torrido" è quanto basta per capirsi senza discriminare su sesso, abitudini alimentari, età o quant'altro. Se i lavoratori devono familiarizzare con il concetto di "bilancio di competenze" per evitare il rischio di emarginazione dal mercato del lavoro, ai selezionatori del personale ed alle aziende italiane è ormai richiesto uno sforzo uguale e contrario fin dalla realizzazione dell'inserzione. Pena l'emarginazione a breve termine dell'intera azienda.
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