Tremonti: asino o fine umorista?



Lettera a Arturo Diaconale, direttore de L'opinione.it
Tremonti: asino o fine umorista?
4 giugno 2005

Egregio Direttore,

ho appena letto l'articolo di Roberto Casalena, "Nessuna banconota da uno o 
due euro: la bocciatura della Bce è definitiva", e sono rimasto stupito dal 
fatto che all'autore sia sfuggita la questione del signoraggio. Se, 
infatti, le monete metalliche hanno un signoraggio che finisce al Ministero 
dell'Economia, quelle cartacee hanno un signoraggio che finisce alla BCE e 
viene registrato in bilancio nel Passivo. Ovvero: come fosse una perdita 
invece di un utile. Difatti sarebbe come se un proprietario di un Casinò 
mettesse al passivo non il costo delle "fiches" (ovvero il costo 
tipografico delle banconote), ma bensì il valore facciale. Accertato quindi 
che tale valore facciale è un utile mascherato da perdita, il signoraggio 
sull'euro viene suddiviso tra le banche socie della BCE. Alcune hanno un 
guadagno netto maggiore, come la Banca d'Inghilterra, che percepisce il 
100% del signoraggio sulla sterlina PIU' il 16 per cento di quello 
sull'euro. Praticamente, su ogni banconota "euro" che usiamo paghiamo una 
tassa ai banchieri della city maggiore del signoraggio percepito dalla 
Banca d'Italia, che è di circa il 15%. Bisogna veramente essere degli 
asini, come Tremonti, per cedere alla BCE anche il signoraggio sugli 1 e 2 
euro. O forse, chissà, era solo una battuta di spirito per prendersi gioco 
delle "menti raffinatissime" che infestano l'Eurotower di Francoforte.

Cordialmente,

Marco Saba
Centro Studi Monetari