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la dimensione etica dello sviluppo sostenibile
- Subject: la dimensione etica dello sviluppo sostenibile
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 13 Mar 2005 07:56:55 +0100
Per uno sviluppo capace di
futuro* Matteo Mascia Coordinatore del Progetto Etica e Politiche Ambientali Fondazione Lanza 1. Lo sviluppo umano sostenibile Negli ultimi vent'anni si è affermato il più ampio ed esteso processo di revisione e di critica delle tradizionali teorie dello sviluppo a livello internazionale e nazionale come conseguenza di un evidente degrado dei sistemi sociali e di quelli ambientali a causa del modello di sviluppo dominante nelle nostre società che privilegia la dimensione economica e la "quantità" della produzione e del consumo rispetto a qualsiasi altro fattore sociale, culturale, ambientale. Due sono le riflessioni di questi anni che parallelamente, ma da punti di vista diversi, hanno contribuito ad evidenziare i limiti del modello di sviluppo produttivista, e i danni causati e che sta causando, e a stimolare ed avviare innovativi approcci per un diverso impatto delle società umane sugli equilibri sociali e ambientali del pianeta. Da un lato, la riflessione elaborata in ambito internazionale dalla Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite nel 1987 sullo sviluppo sostenibile che viene definito come "uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni". Due sono i concetti chiave che si rilevano da questa definizione: il fine dello sviluppo sostenibile è la persona umana, per cui lo sviluppo per essere sostenibile deve essere indirizzato a promuovere i bisogni essenziali/diritti umani delle persone in una prospettiva intragenerazionale (tutte le persone che vivono oggi sul pianeta) e intergenerazionale (le future generazioni); il secondo principio, insito nelle preoccupazione per le generazioni di domani, afferma e riconosce i limiti della natura, cioè che il pianeta terra è un sistema chiuso e limitato. L'approccio della sostenibilità non si propone di bloccare il progresso delle società umane, ma di guidarlo nel rispetto dei vincoli dati dalla capacità di rigenerazione delle risorse e di assorbimento dei rifiuti e dell'inquinamento da parte dell'ambiente naturale. Dall'altro l'innovativo approccio dello sviluppo umano elaborato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) in quegli stessi anni, impone un ripensamento della concezione dello sviluppo esclusivamente come crescita economica. Viene elaborato l'indice di sviluppo umano (Isu) che registra il livello di benessere raggiunto da ciascun paese affiancando al tradizionale indicatore del reddito, indicatori quali il livello di alfabetizzazione e l'aspettativa di vita delle persone. Se, da un lato, lo sviluppo sostenibile propone il superamento della tradizionale contrapposizione tra sviluppo e ambiente, riconoscendone invece la complementarietà per cui le risorse naturali sono indispensabili per promuovere lo sviluppo economico, dall'altro lo sviluppo umano evidenzia, sulla base di dati empirici, come il benessere e la qualità della vita non dipendano esclusivamente dalla ricchezza economica di un paese misurata dal Pil, ma sono dati dall'ampliamento delle possibilità di scelta delle persone e dal riconoscimento che non vi è alcun automatismo tra crescita economica e benessere di una società in quanto molto dipende dal comportamento delle istituzioni, degli operatori economici, delle famiglie, della società civile. 2. Tre dimensioni della sostenibilità Lo sviluppo umano sostenibile è l'approccio attorno a cui si sono venute costruendo le risposte delle organizzazioni internazionali, degli stati e della società civile alla questione ambientale e alle disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo. Risposte che devono saper integrare e valorizzare almeno tre dimensioni fondamentali delle nostre società: · la sostenibilità ambientale, secondo cui l'uso delle risorse ambientali per essere sostenibile deve rispettare i vincoli dati dalla capacità di rigenerazione e di assorbimento da parte dell'ambiente naturale. La finalità di fondo è data non dalla necessità di mantenere un equilibrio statico, che di per sé non esiste in natura, ma di salvaguardare e non compromettere i processi dinamici di autorganizzazione dei sistemi bio-ecologici. La dimensione ecologica della sostenibilità si basa su un principio piuttosto semplice "vivere bene con quello che l'ecosistema Terra è in grado di dare", ciò presuppone una strategia di sviluppo che tenga conto dei valori ambientali e di una loro eguale distribuzione su scala planetaria. Tale riflessione ha favorito l'elaborazione di nuovi indicatori quali lo spazio ambientale e l'impronta ecologica che consentono di calcolare e di valutare l'impatto delle comunità umane, a livello locale e nazionale, sul sistema naturale globale. Grazie all'utilizzo di questi indicatori che rilevano, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, il livello di utilizzo delle risorse naturali (aria, acqua, suolo) è possibile elaborare politiche realmente sostenibili in grado di guidare le attività umane senza mettere a repentaglio/rischio i delicati equilibri ecologici del pianeta; · la sostenibilità economica che presuppone di integrare nel calcolo economico di un intervento oltre ai due tradizionali parametri del capitale e del lavoro, anche il capitale naturale, dato dall'insieme dei sistemi naturali (mari, fiumi, laghi, foreste, fauna, flora, territorio), dai prodotti della natura (agricoltura, caccia, pesca) e dal patrimonio artistico costruito dalle società umane. La dimensione economica della sostenibilità richiede, in particolare, di porre l'accento e l'attenzione sulla qualità e non sulla quantità della crescita attraverso una maggiore efficienza nell'uso dell'energia e delle materie e una riduzione delle emissioni di sostanze nocive e nella produzione di scarti e rifiuti. Il principio di riferimento è, molto semplicemente, "fare di più con meno", cioè produrre gli stessi beni e servizi utilizzando meno risorse naturali, attraverso una maggiore efficienza sia nell'uso dell'energia e delle materie prime, sia una riduzione delle emissioni di sostanze nocive e della produzione di rifiuti. La sfida che le nostre società hanno di fronte è quella del "fattore 4" (ma si parla già di fattore 10) che significa quadruplicare la produttività delle risorse o, in altri termini, "raddoppiare il benessere dimezzando il prelievo di risorse naturali". La tecnologia diventa in questa azione una grande alleata dell'ambiente e già oggi è in grado di dare delle risposte positive ed innovative (lampadine a fluorescenza, elettrodomestici a basso consumo di acque ed energia, ...). L' ecoefficienza significa anche sfida per le imprese, sempre più chiamate a soddisfare e/o stimolare una crescente domanda di beni e servizi di qualità. E' la qualità il valore aggiunto per le imprese da spendere sul mercato con un duplice positivo risultato, da un lato ampliare i margini di crescita e quindi di guadagno per l'impresa e dall'altro diminuire l'impatto ambientale della produzione e del consumo. · la sostenibilità sociale, infine, pone l'accento sulla necessità di migliorare le condizioni di vita attraverso un migliore accesso ai servizi sanitari, educativi, sociali, al lavoro, ma anche il riconoscimento e la valorizzazione del pluralismo culturale e delle tradizioni locali, il sostegno e la ricerca della partecipazione popolare, nonché un cambiamento sostanziale negli stili di vita dei consumatori, promuovendo comportamenti sociali e istituzionali sostenibili. Anche in questo caso il principio di riferimento è molto semplice "stare meglio, nel senso di avere più benessere e felicità, con meno beni e servizi". Ciò significa, soprattutto nei paesi ricchi (economicamente) del Nord del mondo, promuovere comportamenti sociali e istituzionali che favoriscano l'assunzione di nuovi valori, attitudini, stili di vita in modo da modificare le scelte di consumo e i modelli di comportamento, così da sostituire alla cultura dell'"usa e getta" una nuova cultura della manutenzione, della riparazione e della sostituzione dei beni con servizi (condivisione di alcuni beni quali per esempio l'auto). Si tratta di responsabilizzare il cittadino/utente/consumatore sia per l' influenza diretta che le sue scelte hanno nei confronti dell'impatto ambientale e sociale (pensiamo al consumo energetico domestico, all'uso dell 'auto, ai prodotti fabbricati sfruttando il lavoro minorile), sia perché la sua scelta può influenzare in via indiretta le scelte a monte delle imprese, acquistando o meno un prodotto o un servizio, e decretando così il successo dello stesso sul mercato. Grande impegno deve essere rivolto nell'azione informativa e formativa dei cittadini, che devono essere messi nelle condizioni di poter conoscere e saper distinguere i beni e servizi socio ed ecocompatibili e nello stesso tempo essere educati ai "valori forti" di solidarietà, di giustizia, di dignità della persona umana, oggi troppo spesso dimenticati di fronte ai più facili valori del denaro, del successo, dell'avere piuttosto che dell'essere. 3. Lo sviluppo umano sostenibile per un nuovo patto sociale globale Lo sviluppo umano sostenibile, dunque, si propone di rispondere in modo innovativo e propositivo alle ricadute negative dei processi di globalizzazione, quale la stretta interrelazione esistente tra degrado ambientale, povertà e crescita economica, utilizzando le evidenti opportunità derivanti dallo sviluppo scientifico e tecnologico, ma nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone e del valore intrinseco della natura e delle forme di vita nonumane. Di più, credo che si possa affermare che la riflessione e le proposte sulla sostenibilità rappresentano un contributo ed uno stimolo importante per risignificare la pratica stessa della democrazia così come si è venuta realizzando nelle società occidentali. La concreta realizzazione di uno sviluppo umano e sostenibile presuppone, infatti, il coinvolgimento diretto ed effettivo delle singole persone e dei soggetti attivi nella definizione, realizzazione e valutazione delle scelte di sviluppo di una comunità. Queste brevi considerazioni evidenziano la forte valenza culturale ed etica della riflessione sullo sviluppo umano sostenibile, data dal fatto che il contenuto più profondo del concetto di sostenibilità non è di pura e semplice natura strumentale, ma racchiude in sé un progetto, una visione del mondo attraverso cui riorientare non solo le relazioni uomo/natura, ma anche quelle uomo/uomo in un'ottica di giustizia ed equità planetaria. Per saperne di più: Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo, Il futuro di noi tutti, Bompiani, Milano, 1988 Undp, Rapporto sullo sviluppo umano, Rosenberg&Sellier, Milano, 1990. I Rapporti hanno cadenza annuale e sono stati tutti tradotti in italiano. Wuppertal Institute, Futuro sostenibile, Emi, Bologna, e Edizioni Ambiente, Milano, 1997 E.U. Von Weizsacker, A.B. Lovins, L.H. Lovins, Fattore 4, Emi, Bologna, e Edizioni Ambiente, Milano, 1998 M. Carley, P. Spapens, Condividere il mondo. Equità e sviluppo sostenibile nel ventunesimo secolo, Edizioni Ambiente, Milano, 1999 G. Bologna (a cura di), Italia capace di futuro, Emi, Bologna 2000 H. French, Ambiente e globalizzazione. Le contraddizioni tra neoliberismo e sostenibilità, Edizioni Ambiente, Milano 2000 F. Giovanelli, I. Di Bella, R. Coizet, La natura nel conto. Contabilità ambientale: uno strumento per lo sviluppo sostenibile, Edizioni Ambiente, Milano 2000. Worldwatch Istitute, Vital Signs 2000. I trend ambientali e sociali che disegnano il nostro futuro, Edizioni Ambiente, Milano 2000 Worldwatch Istitute, State of the World 2001, Edizioni Ambiente, Milano 2001 (e precedenti) P. Hawken, A. Lovins, Capitalismo naturale. La prossima rivoluzione industriale, Edizioni Ambiente, Milano, 2001 *Questo articolo è stato pubblicato nel periodico delle Banche di credito cooperativo Omnibus, n. 3, ottobre 2001. |
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