la doppia vita di un barile di petrolio



da socialpress.it
sabato 5 febbraio 2005

La doppia vita di un barile di petrolio

Questo articolo è apparso su Le Monde il 17/11/04. La traduzione è a cura di
socialpress.

Dai pozzi del Mare del Nord fino alle pompe di una stazione di servizio
francese, passando per Ginevra ed Anversa, il cammino di un barile di
petrolio è tortuoso. All'arrivo il suo prezzo è moltiplicato per 34 volte.
Lo slancio dei prezzi della benzina nutre molti sospetti; chi si arricchisce
sulle spalle dei consumatori? Per rispondere a questa domanda abbiamo
seguito il cammino di un barile (159 litri) di Brent, (qualità di
riferimento per l'Europa) della compagnia Total. Una via che sorvola gli
oceani, attraversa i continenti, cancella le frontiere, ma conserva la sua
parte di mistero. Dai prezzi alla pompa, la vita del barile è agitata, con
una molteplicità di interventi e di scambi.
ALWYN

Due ore e mezzo di elicottero, infagottato, come un astronauta, in una
imbracatura di sopravvivenza gialla per atterrare su di un gigantesco
"meccano."
Il primo contatto è piuttosto rude. La piattaforma di Alwyn sarebbe piaciuta
a Stanley Kubrick, con il Mare del Nord infuriato e onde a perdita d'occhio,
degne dell'infinito intersiderale di Odissea nello spazio.
Situata a 440 chilometri a nord-est di Aberdeen (Scozia), al limite delle
acque norvegesi, la piattaforma di Alwyn nord 3/9 (area 3, blocco 9) è
collocata al centro della zona "brent" nella quale si estrae questa qualità
di petrolio. L'installazione è costituita da due unità collegate da un ponte
d'acciaio: ad ovest la torre di trivellazione e le abitazioni, ad est
l'officina di trattamento dei fluidi. La profondità dell'acqua e di 126
metri. "Si tratta di un giacimento complesso, con brusche variazioni di
pressione. Il mio lavoro consiste nell'estrarre il petrolio nel modo più
efficace possibile. Del prezzo. se ne occupano altre persone", insiste Colin
King "manager dell'istallazione offshore"; solo capo a bordo, allo stesso
modo d'un capitano, questo scozzese regna su un territorio che contiene
qualche miliardo di barile di petrolio e di metri cubi di gas.
Un'immensa barra si tuffa in questo tesoro di idrocarburi annidato a
centinaia di metri di profondità, nel "ventre" del Mare del Nord.
All'estremità di questo tubo d'acciaio è fissata una trivella che fora il
sottosuolo fino alla falda. Grazie a queste perforazioni verticali, un
miscuglio d'acqua, di petrolio e di gas a 250 gradi è riportato in
superficie. Filtrato e separato, l'oro nero estratto dal giacimento è poi
inviato attraverso un oleodotto verso una piattaforma vicina, Cormorant
Alpha, utilizzata dalla compagnia Shell. Infine, il grezzo si immette nel
reticolo di giganteschi oleodotti che tappezzano il fondo del mare. Queste
autostrade sottomarine portano la produzione al terminal BP di Sullom Voe,
nelle isole Shetland. Messa in attività nel 1987, la piattaforma d'Alwyn
Nord è operativa tutto l'anno, ventiquattr'ore su ventiquattro. L'attività
dei 210 impiegati, che rappresentano tutti i campi del mestiere, è
frenetica: soggiornano per due lunghe settimane consecutive, saldatori,
tecnici, personale addetto alla manutenzione o all'attività alberghiera;
lavorano dodici ore al giorno, sette giorni alla settimana, dandosi il
cambio. In questo universo maschile, figurano una dozzina di donne, due
delle quali sono ingegneri.
Questa struttura gigante è largamente automatizzata. Piena di computer, la
sala di comando controlla tutto, dalla resa dei pozzi all'invio degli
idrocarburi nell'oleodotto, passando attraverso il trattamento dei fluidi
estratti. Di una pulizia immacolata, questo luogo offre una visione
estetizzante e virtuale del petrolio. Oggi la pompa di trivellazione non
"sputa" più olii neri. Il James Dean del film Il Gigante, che urlava di
gioia sotto una pioggia di petrolio, appartiene definitivamente al passato.
Steve, il "comptroller", dai gesti precisi ed efficaci, non smette mai di
guardare un voluminoso contatore che calcola il volume di spedizione del
grezzo.
Nell'oleodotto che conduce al terminal, la produzione di Alwyn in effetti è
mescolata con quella delle piattaforme utilizzate da altre compagnie. Da qui
la necessità di determinare la quota estratta da ciascuna. Le compagnie
petrolifere traggono la maggior parte delle loro rendite e dei loro profitti
dall'esplorazione-produzione. E la valorizzazione delle riserve figura in
bilancio come attivo. Come tutte le piattaforme del Mare del Nord, zona
petrolifera arrivata alla maturità, Alwyn Nord comincia ad invecchiare.
Difatti non produce più di 40.000 barili al giorno, contro il doppio
prodotto nel 1995, al suo apogeo. Grazie alle tecnologie avanzate, il prezzo
di costo del grezzo nel Mare del Nord è di 7,30 dollari per barile (grosso
modo la media dei costi tecnici del gruppo nel 2003). La piattaforma dovrà
restare in attività fino al 2020, ossia vent'anni oltre le previsioni
iniziali.
Colin King, il "patron" scozzese, scruta il mare attraverso l'unico oblò
della sua cabina: "Gli olii viscosi del vicino oriente sono vinello, e il
'brent' è lo champagne," assicura. Leggero, con debole percentuale di zolfo,
il brent è assai apprezzato per la fabbricazione della benzina, il nerbo
della guerra del petrolio.

GINEVRA
Sulle carte dello "stato maggiore" la piattaforma di Alwyn non rappresenta
che un puntino di matita. Ma in un grigio edificio in mezzo a tanti altri
alla periferia di Ginevra (Svizzera), la somma dei piccoli punti posseduti
dalla Total in tutto il mondo costituisce una formidabile manna finanziaria.
"Compro là dove il grezzo e il più basso e vendo ove è il più alto," questo
è il "leitmotiv" del "trading," l'affare al quale si dedicano tutte le
compagnie.
Sulla sua consolle, il commerciante di Total va da un quadro all'altro per
individuare le quantità che vengono scambiate a livello mondiale, le
previsioni metereologiche, i movimenti dei superpetrolieri o del dollaro, la
moneta di riferimento del settore. Senza dimenticare, di sicuro,
l'attualità: l'Iraq, l'OPEC. Strano destino quello di questo "operatore": si
logora i nervi per comprare e vendere carichi di greggio che non vede mai!
Come se il barile di brent avesse una doppia vita, interna ed esterna.
Per motivi di convenienza, la Total non distribuisce solamente la propria
produzione. La società vende a un'altra compagnia o a una raffineria solo
una parte della propria produzione, e acquista da altre una parte di ciò che
commercializza. La priorità è ottimizzare la qualità e di ridurre le
distanze per il trasporto. Sul computer del "trader" arriva, per esempio,
l'ordine di una raffineria del greggio: tanti barili, di tale qualità, per
il tale periodo e nella tale forchetta di prezzo. Se questo quantitativo non
è disponibile nella produzione della casa, viene acquistato sul mercato. Una
équipe specializzata noleggia una nave per il trasporto. E il nostro
petrolio di'Alwyn?
Il commerciante decide oggi di inviarlo a Rotterdam, nei paesi bassi. Sarà
venduto sia a un intermediario, sia ad una raffineria. Alla velocità di un
ciclomotore, il tragitto su Manchester tra Sullon Voe e il porto olandese
impiegherà una settimana buona. Di là, l'oro nero proseguirà il suo cammino
tramite oleodotto sotterraneo fino ad una raffineria belga. I benefici del
traffico commerciale per la Total? Impossibile avere una risposta: i
petrolieri proteggono gelosamente il proprio bottino. All'evocazione di tale
tema la loquacità si inceppa, la voce del mercante si vela: "Diciamo
semplicemente che, per i tempi che corrono, gli affari vanno molto bene."
"Questa attività di commercio in proprio frutta vere fortune alle compagnie
che preferiscono non parlarne perché temono d'essere accusate di
parassitismo".
Ora questo autentico Eldorado non è che un gioco d'azzardo legalizzato,
suggerisce un osservatore della scena finanziaria, prendono la via della
Svizzera. Controllata come Fort Knox, la filiale locale del World Trade
Center non può essere visitata. Fine dell'incontro e saluti.
Acquistare barili di petrolio, venderne, approfittare della differenza di
quotazione giorno per giorno e delle crisi energetiche come quelle che
conosciamo al giorno d'oggi: è questa la parola d'ordine dei giovani che si
danno da fare oggi sulle rive del Lago di Ginevra.
A credere agli esperti, la speculazione avrebbe un impatto da 4 a 8 dollari
sul prezzo. Quanto alle autorità elvetiche, esse non hanno il cattivo gusto
di mettere il naso in questo universo segreto e chiuso.
L'attività verosimilmente più redditizia del mondo del petrolio resta al
coperto da sguardi indiscreti.

ANVERSA
"Io cerco il petrolio grezzo che, tenuto conto della mia attrezzatura di
produzione e dello stato del mercato, rende il miglior margine di utili,"
spiega Marc Sohier, direttore della raffineria di Anversa (Belgio) che si
approvvigiona passando per il mercato ginevrino. Situato nella zona
industriale, a una dozzina di chilometri dalla metropoli fiamminga, questo
enorme complesso tratta ogni anno 17,5 milioni di tonnellate di greggio per
fornire di prodotti petroliferi i mercanti del Benelux del bacino renano
germanico e degli Stati Uniti. Lo stabilimento trasforma il greggio in
prodotti "bianchi" (carburante per le auto, kerosene per gli aerei e gasolio
per i trattori) o "Neri" (combustibile industriale, olii e bitumi), senza
dimenticare i gas leggeri che sono il butano ed il propano.
"Una raffineria somiglia a un gran piatto di spaghetti," stima Sohier,
indicando con la mano le estremità delle canalizzazioni, i serbatoi
offuscati dall' ossidazione, le paratie , i materiali, le cisterne e le
ciminiere. Il processo di fabbricazione comprende tre tappe: la
distillazione, la conversione e la raffinazione.
A partire dallo stesso barile proveniente dalla Scozia escono alla fine tre
categorie di prodotti (bianchi, neri e gas) in proporzioni diverse, a
seconda delle qualità del greggio, la necessità e le tecniche usate.
La sala di controllo di questo stabilimento che impiega circa 900 persone
pilota una produzione interamente automatizzata. Se non fosse per il chiasso

assordante delle fornaci e delle due installazioni che bruciano per
sicurezza il gas non utilizzato, si potrebbe credere di essere nella hall di
una esposizione high-tech. "Lavorare in raffineria può essere frustrante,
perché non si vede mai il prodotto finito," prosegue Sohier, "ma ciò è
garanzia di sicurezza, perché questi prodotti, portati a un'alta
temperatura, sono infiammabili."
Blockaus senza finestra, capace di resistere a una deflagrazione, protetta
da un ingresso di sicurezza, la direzione teme tuttavia i rischi dello
stoccaggio.
"Nel mercato non c'è affatto penuria di petrolio greggio, in quanto la
produzione è leggermente superiore alla domanda. In compenso abbiamo
tensioni su certi prodotti raffinati. "Così, attualmente, l'Asia manca di
benzina, gli Stati Uniti di benzina super, e l'Europa è carente per il
diesel e di olii per il riscaldamento," sottolinea, da parte sua, Jean Luis
Reynaud, il responsabile della raffinazione per l'Europa del Nord.
Con la fiammata del prezzo del greggio, lo stabilimento funziona a pieno
regime. Dopo la primavera 2004, i margini della raffinazione sul Brent, 4,72
dollari di media per barile dall'inizio dell'anno, sono confortanti. Il
prezzo della benzina e del diesel venduti secondo le indicazioni d'Anversa
alle stazioni di servizio è in effetti direttamente legato al prezzo del
greggio. I soprassalti delle valutazioni all'International Petroleum
Exchange di Londra arrivano attenti sulle rive della Schelda, dove la
raffineria dispone di molti portuali. Una buona metà delle esportazioni è
assicurata per vie marittime, il resto per oleodotti.
Ormeggiata al molo 476, la Zefiro scarica del butano originario di Havre,
che deve essere trasformato in benzina. Al suo fianco la Pamir ha terminato
di caricare 38,500 tonnellate di benzina. Un piccolo rimorchiatore scivola
sui suoi fianchi. La sirena risuona sulla costa est degli stati Uniti.
L'itinerario del petrolio è decisamente molto complesso.
Staffetta di Phalepinà Seclin, sulla A1
Alle 6 del mattino, un camion cisterna Renault consegna 32.000 litri di
gasolio proveniente dalla raffineria di Dunkerque. Il travaso, come viene
definito in gergo l'operazione di riempimento delle vasche, avviene in un
angolo del porto, di fianco alle pompe. Il conduttore, in tenuta kaki
attraversata da strisce riflettenti, versa il diesel in una bocca gialla
riservata a questo carburante.
Il diesel costituisce il 70% delle vendite di questa stazione molto
frequentata dai camionisti. Un automobilista si ferma, si arma della
pistola, fa il pieno di "SP95", venduta a 1,21 euro al litro, ciò che porta
il nostro barile a 192,4 euro (248 dollari), ovvero 34 volte il costo
d'estrazione. Un aumento che si divide nel modo seguente: 18% per il prezzo
di produzione (incluso il margine di raffinazione), il 5,9% per il margine
di distribuzione, il 59,7% per le tasse specifiche ed il 16,4% per la T.V.A
( IVA francese).
"I clienti si sono fatti una ragione dell'aumento dei carburanti. Senza
dubbio perché non hanno scelta," assicura François Bodart, 33 anni, gestore
di questa stazione situata all'uscita di Lille. La concorrenza delle altre
compagnie e degli ipermercati - che vendono sotto costo- riduce i margini di
guadagno delle stazioni di servizio.
Terzo pilastro dell'attività Total dopo lo sfruttamento e la raffinazione,
la distribuzione non rappresenta gran cosa nei guadagni totali. Ma che
importa: la rete delle stazioni di servizio è di primo acchito la vetrina
d'un petroliere. Per compensare la carenza di guadagno, si sono trasformate
in minisupermercati dove non manca niente sugli scaffali, nemmeno il
sandwich dimagrante. Il cammino del nostro barile termina dunque vicino ad
una drogheria.
Marck Roche