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la doppia vita di un barile di petrolio
- Subject: la doppia vita di un barile di petrolio
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 8 Feb 2005 23:15:43 +0100
da socialpress.it sabato 5 febbraio 2005 La doppia vita di un barile di petrolio Questo articolo è apparso su Le Monde il 17/11/04. La traduzione è a cura di socialpress. Dai pozzi del Mare del Nord fino alle pompe di una stazione di servizio francese, passando per Ginevra ed Anversa, il cammino di un barile di petrolio è tortuoso. All'arrivo il suo prezzo è moltiplicato per 34 volte. Lo slancio dei prezzi della benzina nutre molti sospetti; chi si arricchisce sulle spalle dei consumatori? Per rispondere a questa domanda abbiamo seguito il cammino di un barile (159 litri) di Brent, (qualità di riferimento per l'Europa) della compagnia Total. Una via che sorvola gli oceani, attraversa i continenti, cancella le frontiere, ma conserva la sua parte di mistero. Dai prezzi alla pompa, la vita del barile è agitata, con una molteplicità di interventi e di scambi. ALWYN Due ore e mezzo di elicottero, infagottato, come un astronauta, in una imbracatura di sopravvivenza gialla per atterrare su di un gigantesco "meccano." Il primo contatto è piuttosto rude. La piattaforma di Alwyn sarebbe piaciuta a Stanley Kubrick, con il Mare del Nord infuriato e onde a perdita d'occhio, degne dell'infinito intersiderale di Odissea nello spazio. Situata a 440 chilometri a nord-est di Aberdeen (Scozia), al limite delle acque norvegesi, la piattaforma di Alwyn nord 3/9 (area 3, blocco 9) è collocata al centro della zona "brent" nella quale si estrae questa qualità di petrolio. L'installazione è costituita da due unità collegate da un ponte d'acciaio: ad ovest la torre di trivellazione e le abitazioni, ad est l'officina di trattamento dei fluidi. La profondità dell'acqua e di 126 metri. "Si tratta di un giacimento complesso, con brusche variazioni di pressione. Il mio lavoro consiste nell'estrarre il petrolio nel modo più efficace possibile. Del prezzo. se ne occupano altre persone", insiste Colin King "manager dell'istallazione offshore"; solo capo a bordo, allo stesso modo d'un capitano, questo scozzese regna su un territorio che contiene qualche miliardo di barile di petrolio e di metri cubi di gas. Un'immensa barra si tuffa in questo tesoro di idrocarburi annidato a centinaia di metri di profondità, nel "ventre" del Mare del Nord. All'estremità di questo tubo d'acciaio è fissata una trivella che fora il sottosuolo fino alla falda. Grazie a queste perforazioni verticali, un miscuglio d'acqua, di petrolio e di gas a 250 gradi è riportato in superficie. Filtrato e separato, l'oro nero estratto dal giacimento è poi inviato attraverso un oleodotto verso una piattaforma vicina, Cormorant Alpha, utilizzata dalla compagnia Shell. Infine, il grezzo si immette nel reticolo di giganteschi oleodotti che tappezzano il fondo del mare. Queste autostrade sottomarine portano la produzione al terminal BP di Sullom Voe, nelle isole Shetland. Messa in attività nel 1987, la piattaforma d'Alwyn Nord è operativa tutto l'anno, ventiquattr'ore su ventiquattro. L'attività dei 210 impiegati, che rappresentano tutti i campi del mestiere, è frenetica: soggiornano per due lunghe settimane consecutive, saldatori, tecnici, personale addetto alla manutenzione o all'attività alberghiera; lavorano dodici ore al giorno, sette giorni alla settimana, dandosi il cambio. In questo universo maschile, figurano una dozzina di donne, due delle quali sono ingegneri. Questa struttura gigante è largamente automatizzata. Piena di computer, la sala di comando controlla tutto, dalla resa dei pozzi all'invio degli idrocarburi nell'oleodotto, passando attraverso il trattamento dei fluidi estratti. Di una pulizia immacolata, questo luogo offre una visione estetizzante e virtuale del petrolio. Oggi la pompa di trivellazione non "sputa" più olii neri. Il James Dean del film Il Gigante, che urlava di gioia sotto una pioggia di petrolio, appartiene definitivamente al passato. Steve, il "comptroller", dai gesti precisi ed efficaci, non smette mai di guardare un voluminoso contatore che calcola il volume di spedizione del grezzo. Nell'oleodotto che conduce al terminal, la produzione di Alwyn in effetti è mescolata con quella delle piattaforme utilizzate da altre compagnie. Da qui la necessità di determinare la quota estratta da ciascuna. Le compagnie petrolifere traggono la maggior parte delle loro rendite e dei loro profitti dall'esplorazione-produzione. E la valorizzazione delle riserve figura in bilancio come attivo. Come tutte le piattaforme del Mare del Nord, zona petrolifera arrivata alla maturità, Alwyn Nord comincia ad invecchiare. Difatti non produce più di 40.000 barili al giorno, contro il doppio prodotto nel 1995, al suo apogeo. Grazie alle tecnologie avanzate, il prezzo di costo del grezzo nel Mare del Nord è di 7,30 dollari per barile (grosso modo la media dei costi tecnici del gruppo nel 2003). La piattaforma dovrà restare in attività fino al 2020, ossia vent'anni oltre le previsioni iniziali. Colin King, il "patron" scozzese, scruta il mare attraverso l'unico oblò della sua cabina: "Gli olii viscosi del vicino oriente sono vinello, e il 'brent' è lo champagne," assicura. Leggero, con debole percentuale di zolfo, il brent è assai apprezzato per la fabbricazione della benzina, il nerbo della guerra del petrolio. GINEVRA Sulle carte dello "stato maggiore" la piattaforma di Alwyn non rappresenta che un puntino di matita. Ma in un grigio edificio in mezzo a tanti altri alla periferia di Ginevra (Svizzera), la somma dei piccoli punti posseduti dalla Total in tutto il mondo costituisce una formidabile manna finanziaria. "Compro là dove il grezzo e il più basso e vendo ove è il più alto," questo è il "leitmotiv" del "trading," l'affare al quale si dedicano tutte le compagnie. Sulla sua consolle, il commerciante di Total va da un quadro all'altro per individuare le quantità che vengono scambiate a livello mondiale, le previsioni metereologiche, i movimenti dei superpetrolieri o del dollaro, la moneta di riferimento del settore. Senza dimenticare, di sicuro, l'attualità: l'Iraq, l'OPEC. Strano destino quello di questo "operatore": si logora i nervi per comprare e vendere carichi di greggio che non vede mai! Come se il barile di brent avesse una doppia vita, interna ed esterna. Per motivi di convenienza, la Total non distribuisce solamente la propria produzione. La società vende a un'altra compagnia o a una raffineria solo una parte della propria produzione, e acquista da altre una parte di ciò che commercializza. La priorità è ottimizzare la qualità e di ridurre le distanze per il trasporto. Sul computer del "trader" arriva, per esempio, l'ordine di una raffineria del greggio: tanti barili, di tale qualità, per il tale periodo e nella tale forchetta di prezzo. Se questo quantitativo non è disponibile nella produzione della casa, viene acquistato sul mercato. Una équipe specializzata noleggia una nave per il trasporto. E il nostro petrolio di'Alwyn? Il commerciante decide oggi di inviarlo a Rotterdam, nei paesi bassi. Sarà venduto sia a un intermediario, sia ad una raffineria. Alla velocità di un ciclomotore, il tragitto su Manchester tra Sullon Voe e il porto olandese impiegherà una settimana buona. Di là, l'oro nero proseguirà il suo cammino tramite oleodotto sotterraneo fino ad una raffineria belga. I benefici del traffico commerciale per la Total? Impossibile avere una risposta: i petrolieri proteggono gelosamente il proprio bottino. All'evocazione di tale tema la loquacità si inceppa, la voce del mercante si vela: "Diciamo semplicemente che, per i tempi che corrono, gli affari vanno molto bene." "Questa attività di commercio in proprio frutta vere fortune alle compagnie che preferiscono non parlarne perché temono d'essere accusate di parassitismo". Ora questo autentico Eldorado non è che un gioco d'azzardo legalizzato, suggerisce un osservatore della scena finanziaria, prendono la via della Svizzera. Controllata come Fort Knox, la filiale locale del World Trade Center non può essere visitata. Fine dell'incontro e saluti. Acquistare barili di petrolio, venderne, approfittare della differenza di quotazione giorno per giorno e delle crisi energetiche come quelle che conosciamo al giorno d'oggi: è questa la parola d'ordine dei giovani che si danno da fare oggi sulle rive del Lago di Ginevra. A credere agli esperti, la speculazione avrebbe un impatto da 4 a 8 dollari sul prezzo. Quanto alle autorità elvetiche, esse non hanno il cattivo gusto di mettere il naso in questo universo segreto e chiuso. L'attività verosimilmente più redditizia del mondo del petrolio resta al coperto da sguardi indiscreti. ANVERSA "Io cerco il petrolio grezzo che, tenuto conto della mia attrezzatura di produzione e dello stato del mercato, rende il miglior margine di utili," spiega Marc Sohier, direttore della raffineria di Anversa (Belgio) che si approvvigiona passando per il mercato ginevrino. Situato nella zona industriale, a una dozzina di chilometri dalla metropoli fiamminga, questo enorme complesso tratta ogni anno 17,5 milioni di tonnellate di greggio per fornire di prodotti petroliferi i mercanti del Benelux del bacino renano germanico e degli Stati Uniti. Lo stabilimento trasforma il greggio in prodotti "bianchi" (carburante per le auto, kerosene per gli aerei e gasolio per i trattori) o "Neri" (combustibile industriale, olii e bitumi), senza dimenticare i gas leggeri che sono il butano ed il propano. "Una raffineria somiglia a un gran piatto di spaghetti," stima Sohier, indicando con la mano le estremità delle canalizzazioni, i serbatoi offuscati dall' ossidazione, le paratie , i materiali, le cisterne e le ciminiere. Il processo di fabbricazione comprende tre tappe: la distillazione, la conversione e la raffinazione. A partire dallo stesso barile proveniente dalla Scozia escono alla fine tre categorie di prodotti (bianchi, neri e gas) in proporzioni diverse, a seconda delle qualità del greggio, la necessità e le tecniche usate. La sala di controllo di questo stabilimento che impiega circa 900 persone pilota una produzione interamente automatizzata. Se non fosse per il chiasso assordante delle fornaci e delle due installazioni che bruciano per sicurezza il gas non utilizzato, si potrebbe credere di essere nella hall di una esposizione high-tech. "Lavorare in raffineria può essere frustrante, perché non si vede mai il prodotto finito," prosegue Sohier, "ma ciò è garanzia di sicurezza, perché questi prodotti, portati a un'alta temperatura, sono infiammabili." Blockaus senza finestra, capace di resistere a una deflagrazione, protetta da un ingresso di sicurezza, la direzione teme tuttavia i rischi dello stoccaggio. "Nel mercato non c'è affatto penuria di petrolio greggio, in quanto la produzione è leggermente superiore alla domanda. In compenso abbiamo tensioni su certi prodotti raffinati. "Così, attualmente, l'Asia manca di benzina, gli Stati Uniti di benzina super, e l'Europa è carente per il diesel e di olii per il riscaldamento," sottolinea, da parte sua, Jean Luis Reynaud, il responsabile della raffinazione per l'Europa del Nord. Con la fiammata del prezzo del greggio, lo stabilimento funziona a pieno regime. Dopo la primavera 2004, i margini della raffinazione sul Brent, 4,72 dollari di media per barile dall'inizio dell'anno, sono confortanti. Il prezzo della benzina e del diesel venduti secondo le indicazioni d'Anversa alle stazioni di servizio è in effetti direttamente legato al prezzo del greggio. I soprassalti delle valutazioni all'International Petroleum Exchange di Londra arrivano attenti sulle rive della Schelda, dove la raffineria dispone di molti portuali. Una buona metà delle esportazioni è assicurata per vie marittime, il resto per oleodotti. Ormeggiata al molo 476, la Zefiro scarica del butano originario di Havre, che deve essere trasformato in benzina. Al suo fianco la Pamir ha terminato di caricare 38,500 tonnellate di benzina. Un piccolo rimorchiatore scivola sui suoi fianchi. La sirena risuona sulla costa est degli stati Uniti. L'itinerario del petrolio è decisamente molto complesso. Staffetta di Phalepinà Seclin, sulla A1 Alle 6 del mattino, un camion cisterna Renault consegna 32.000 litri di gasolio proveniente dalla raffineria di Dunkerque. Il travaso, come viene definito in gergo l'operazione di riempimento delle vasche, avviene in un angolo del porto, di fianco alle pompe. Il conduttore, in tenuta kaki attraversata da strisce riflettenti, versa il diesel in una bocca gialla riservata a questo carburante. Il diesel costituisce il 70% delle vendite di questa stazione molto frequentata dai camionisti. Un automobilista si ferma, si arma della pistola, fa il pieno di "SP95", venduta a 1,21 euro al litro, ciò che porta il nostro barile a 192,4 euro (248 dollari), ovvero 34 volte il costo d'estrazione. Un aumento che si divide nel modo seguente: 18% per il prezzo di produzione (incluso il margine di raffinazione), il 5,9% per il margine di distribuzione, il 59,7% per le tasse specifiche ed il 16,4% per la T.V.A ( IVA francese). "I clienti si sono fatti una ragione dell'aumento dei carburanti. Senza dubbio perché non hanno scelta," assicura François Bodart, 33 anni, gestore di questa stazione situata all'uscita di Lille. La concorrenza delle altre compagnie e degli ipermercati - che vendono sotto costo- riduce i margini di guadagno delle stazioni di servizio. Terzo pilastro dell'attività Total dopo lo sfruttamento e la raffinazione, la distribuzione non rappresenta gran cosa nei guadagni totali. Ma che importa: la rete delle stazioni di servizio è di primo acchito la vetrina d'un petroliere. Per compensare la carenza di guadagno, si sono trasformate in minisupermercati dove non manca niente sugli scaffali, nemmeno il sandwich dimagrante. Il cammino del nostro barile termina dunque vicino ad una drogheria. Marck Roche
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