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genova i grandi armatori internazionali all'assato dei porti
- Subject: genova i grandi armatori internazionali all'assato dei porti
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 31 Jan 2005 08:52:30 +0100
Parla il presidente dei porti europei Gallanti denuncia: i grandi armatori all'assalto di Genova Genova. «E' lo scontro decisivo per la conquista del predominio sui moli italiani e la prova generale dell'offensiva scatenata dalle multinazionali del mare, va in scena proprio nel terminal di Voltri... Genova rischia di essere sfrattata se non investe sullo sviluppo e non impone innovative regole del gioco ». Giuliano Gallanti, leader di Palazzo San Giorgio per otto anni e attuale presidente di Espo, l'associazione delle Autorità Portuali europee, lancia preoccupati segnali d'allarme. «Per ridurre ulteriormente i loro costi, i colossi armatoriali devono controllare anche le banchine e la logistica terrestre. E se un'Authority questi spazi non li sa offrire orchestrando il gioco e dettandone le regole, verrà tagliata fuori perché gli armatori si impadroniranno comunque del business ». Gallanti anticipa al Secolo XIX i risultati di una ricerca condotta per Espo dall'Institut of transport and marittime management di Anversa. «Sono i migliori esperti del mondo e le loro analisi sulle dinamiche di mercato si rivelano inquietanti - dice il leader dei porti europei - Il terremoto sui moli è imminente, la battaglia tra terminalisti puri come Psa e Hutchison e armatori come Maersk, Msc e Cosco sarà devastante. I porti rischiano di essere solo vasi di coccio se non sapranno giocare la partita a terra, governando la catena logistica e offrendo soluzioni di sviluppo immediate e innovative». Il leader degli scali europei: «A Voltri prova generale dei grandi armatori alla conquista del potere» L'allarme di Gallanti ai porti italiani «Authority sfrattate dai big del mare» Genova. «Senza investimenti immediati e strategie accorte di sviluppo, il porto di Genova rischia di essere stritolato nello scontro tra i colossi del mare e i maggiori gruppi terminalistici. I segnali ci sono tutti, questa è una competizione che non ammette passi falsi». Giuliano Gallanti, leader di Palazzo San Giorgio per otto anni e attuale presidente di Espo, l'associazione cui fanno capo tutte le Autorità Portuali europee, lancia preoccupati segnali d'allarme. «La battaglia per conquistare il dominio del terminal di Voltri - dice - non è che un momento evidente di questo scontro planetario. Grandi gruppi armatoriali come Maersk e Cosco contro Psa, il secondo terminalista del mondo che deve anche fronteggiare il ritorno di Contship. Se questo è lo scenario di mercato, la strategia di un porto deve risultare assolutamente innovativa». Quale? Gallanti non rilancia solo il ruolo propulsivo e di regia delle Autorità Portuali, ma insiste soprattutto sulla necessità di una svolta progettuale. «I porti, a cominciare da Genova, devono diventare la piattaforma di ben più vasti poli logistici, come già accade a Rotterdam - spiega il leader di Espo - Può sembrare un paradosso, ma nell'immediato futuro i nostri terminal si espanderanno più all'interno del territorio che li circonda che verso il mare. Naturalmente, è quasi superfluo rammentarlo, occorre investire molto e subito in nuove infrastrutture portuali, altrimenti verrebbe a mancare la prima protagonista della catena, cioè la nave... Ma la vera novità, a parità di condizioni per quanto riguarda investimenti e strutture, è che un sistema portuale risulterà vincente se saprà giocare la partita a terra». Perchè secondo Gallanti il problema di fondo, in questa stagione contraddittoria che segnala un porto di Genova inchiodato dall'immobilismo e frenato nella sua corsa produttiva, è che i colossi armatoriali, per ridurre i loro costi, devono necessariamente controllare anche la logistica terrestre. «Un segmento vitale per trasferire la merce... Per le compagnie di navigazione, dunque, disporre di spazi a terra diventa una necessità competitiva. E se un'Autorità Portuale questi spazi non li sa offrire orchestrando il gioco e dettandone le regole, verrà tagliata fuori perchè gli armatori se ne impadroniranno comunque». Analisi inquietante, quella di Gallanti. Soprattutto perchè ipotizza un terremoto imminente sui principali moli italiani. «Non sono io a dirlo - spiega il presidente dei porti europei - ma i ricercatori dell'Institute of Transport and Marittime management di Anversa, uno dei più autorevoli del mondo, cui Espo si è rivolta per capire in anticipo le dinamiche di mercato e la loro influenza sul business portuale». Che cosa emerge? La ricerca parte da una constatazione: l'aumento delle dimensioni delle navi consente una significativa riduzione dei costi per container. Il che, insieme all'aumento sostanzioso dei noli, conferisce ai mega carrier una potenza finanziaria esplosiva. «In un'industria marittima dominata dalle mega navi, le possibilità di ridurre ulteriormente i costi del trasporto via mare sono molto ridotte - aggiunge Gallanti - Inevitabile la pressione per trovare sbocchi alternativi. Uno su tutti: l'appropriazione estesa di segmenti della catena logistica. Le multinazionali del mare cercano di conquistare terminal dedicati, dove poter svolgere praticamente in esclusiva le operazioni portuali. Non a caso stiamo assistendo in Europa, e il fenomeno è ancora più diffuso in Asia e in Nord America, ad una massiccia offensiva sul mercato terminalistico. I protagonisti sono gli stessi che si stanno fronteggiando sulle banchine genovesi. Maersk Sealand atttraverso la consociata APM Terminals, Eurogate-Contship, Psa, Msc di Aponte, Hapag Lloyd, CP Ships, NYK». Come reagiscono i terminalisti puri? «Cercano a loro volta di espandersi - dice Gallanti - Indubbiamente la privatizzazione europea dei porti tende a favorire la posizione di questi grandi investitori. In occasione della discussione sulla direttiva dei servizi, all'interno di Espo qualcuno ha fatto notare come non esista alcuna reciprocità con realtà quali Singapore ed Hong Kong: chi mai potrebbe installarsi in quei porti iper protetti? E non a caso i due gruppi più forti nel mondo sono Psa di Singapore e Hutchinson di Hong Kong. La battaglia su Voltri, del resto, è significativa. Da un lato mega carrier contro terminalisti puri e poi all'interno di ogni gruppo competizione tra diversi soggetti: Contship contro Psa, Maersk contro Cosco. Siamo molto preoccupati, perchè i porti rischiano di essere solo vasi di coccio in questo scontro tra colossi. I grandi gruppi internazionali dispongono di ingenti mezzi finanziari, potere contrattuale ed alleanze strategiche, tanto da essere arbitri delle fortune di un porto. E' un problema enorme». Servirebbero regole chiare che, all'interno della competizione, garantissero lealtà e correttezza. Gallanti è d'accordo. «Certo - ammette il leader di Espo - Ma è anche indispensabile che a questo punto le nostre Authority si trasformino da pure e semplici titolari del demanio in protagoniste che operano sul mercato. A Rotterdam, Anversa o Amburgo le Autorità Portuali assumono la forma giuridica di società commerciali. Insomma, il successo di un sistema portuale dipende dalla sua capacità di creare e sfruttare sinergie con altri soggetti della catena logistica. E le Autorità Portuali sono il catalizzatore di questa strategia». Prospettive a breve scadenza? Gallanti ha giocato da protagonista sulle banchine della Lanterna. E cavalca ancora un vecchio sogno. «La mia è l'idea di una città portuale... I porti, inutile negarlo, non sono amati dalle comunità. Dovrebbero essere le Authority a dar prova di capacità nel tutelare l'ambiente, facendo contemporaneamente capire quale valore aggiunto e ricchezza può esprimere una città portuale. Servizi di alta qualità, assicurazioni, banche, istituti di ricerca, università... Sono queste le carte vincenti». Giorgio Carozzi
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