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Martedì 25 Gennaio 2005

ECOREATI|Il dossier di Legambiente

RIFIUTI SPA

La terra dei fuochiA 10 anni dal primo rapporto Ecomafia, l'associazione e
il Comando tutela ambiente dei Carabinieri fotografano il business della
"monnezza connection". Dal 1994 al 2003 oltre 17.000 le infrazioni. Il 39%
in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Un traffico illecito con tanto di
tariffario, in lire

Ogni giorno almeno 5 reati nel traffico illegale di rifiuti. Dal 1994 al
2003 sono state 17.097 le infrazioni accertate nel nostro paese. Un business
che in 10 anni ha fatto guadagnare alle organizzazioni criminali 26,9
miliardi di euro. E che per il 39% si è concentrato nelle 4 regioni a
tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria
e Sicilia. Più di 1.000 le persone messe "sotto controllo" dalle forze dell'
ordine. Nelle 32 indagini compiute negli ultimi 3 anni sono stati arrestati
200 trafficanti e denunciati 649, con il coinvolgimento diretto di 192
aziende attive nella gestione dei rifiuti (intermediazione, smaltimento,
trasporto, stoccaggio e trattamento). Sono 22 le procure impegnate in
inchieste sul traffico illecito di rifiuti, mentre le regioni interessate da
queste attività sono 18, sostanzialmente tutto il territorio nazionale
tranne Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta.
Sono numeri incredibilmente alti quelli elaborati da Legambiente e dal
Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente in occasione del
decennale del Rapporto Ecomafia. Il preoccupante livello di organizzazione
che i traffici illegali di rifiuti hanno raggiunto in Italia, le tipologie,
i prezzi, i profitti e i movimenti della "monnezza connection", sono stati
raccolti nel dossier "Rifiuti S.p.A." e presentati oggi a Roma. Ciò che
emerge da 10 anni di indagini e monitaraggio è che il problema non è più un'
esclusiva del Mezzogiorno. Le 11 procure meridionali attive contro gli
ecocriminali sono state "messe in minoranza" dalle 12 del Centro nord, a
testimonianza che la criminalità ambientale agisce al di là dei confini
storici. Basta ricordare le procure di Spoleto, Larino (Cb), Rieti, Firenze
e Livorno. Ma anche Milano, Busto Arsizio, Alessandria e Mondovì (Cn),
Forlì, Venezia e Udine.
«È davvero impressionante - spiega Roberto Della Seta, presidente di
Legambiente - l'enorme varietà di rifiuti al centro di questo mercato
illegale: dalle polveri di abbattimento fumi delle acciaierie ai fanghi di
depuratori industriali. Dalle terre di bonifiche contaminate da idrocarburi
ai rifiuti contenenti arsenico, mercurio e piombo. Dai residui di concerie
ai rifiuti ospedalieri, dai rifiuti solidi urbani al fluff, ovvero i rifiuti
delle parti non metalliche delle automobili. Sembra che non ci sia tipologia
di rifiuti che possa sfuggire agli appetiti criminali». Quella della Rifiuti
Spa, insomma, è per molti
aspetti un'impresa globale, una vera e propria ragnatela che avvolge il
nostro paese e che ha raggiunto dimensioni rilevanti sia per ragioni
strutturali che per la convergenza d'interessi, soprattutto nel Sud, con le
organizzazioni mafiose.
Ma la vera novità è che per ogni tipologia di rifiuti trattato e per ogni
passaggio è prevista una tariffa. E scopriamo che, curiosamente, i
trafficanti sono rimasti legati ai valori in lire. Prezzi al di sotto di
quelli di mercato, spesso la metà quando si tratta di rifiuti provenienti da
imprese private. Più alti della norma quando sono in gioco rifiuti
provenienti da aziende municipalizzate o amministrazioni locali. Vediamo nel
dettaglio: terre di spazzamento delle strade, 55 lire al kg; imballaggi con
residui di rifiuti pericolosi, da 280 lire al kg fino a 350 lire se
"trattati" in maniera fraudolenta; rifiuti proveniente da impianti di
tritovagliatura della Campania, 215 lire al kg; diluenti e altri rifiuti
pericolosi, 500 lire al kg. A questi si aggiungono i prezzi delle terre e
degli inerti da lavori cimiteriali: 30 lire al kg; il fluff a 185 lire al
kg, trasporto compreso; rifiuti costituiti da pentasolfuro di fosforo, 1.200
lire al kg.
Dietro questi numeri si "nascondono" emergenze ambientali con decine di siti
contaminati da rifiuti pericolosi, caratterizzati da elevate concentrazioni
di metalli pesanti, alcuni dei quali cancerogeni. Nel solo 2002 (ultimo dato
ufficiale disponibile) sono mancate all'appello 14,6 milioni tonnellate di
rifiuti speciali.
«C'è da dire che l'Italia - dice Enrico Fontana, responsabile Ambiente &
Legalità di Legambiente - nella lotta all'ecomafia e ai fenomeni di
criminalità ambientale, costituisce un esempio. I fenomeni criminali
analizzati in questo dossier non rappresentano una "esclusiva" del nostro
paese, come evidenziano ricerche condotte in sede europea e contributi
elaborati dall'Europol. C'è da fare ancora molto lavoro e tra le azioni
urgenti il più importante resta l'introduzione dei delitti contro l'ambiente
nel Codice penale».
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chi fosse interessato al testo completo del dossier me lo può richiedere
direttamente
andrea agostini
lonanoda at tin.it