quel bianco più bianco che avvelena noi e il pianeta



da repubblica.it
domenica 16 gennaio 2005


VEDERCI CHIARO
Un corso dello scienziato pistoiese Antonio Agostini mette sotto accusa il
mito domestico di schiume battericidi e altri veleni
Quel bianco più bianco avvelena noi e il pianeta
Il biologo: "Stop al falso pulito"

Quello che per noi è "sporco" non lo era 50 anni fa e non lo è in altre
culture: attenti alle manie psicologiche e alle bugie degli spot
Meglio un pavimento lavato con acqua che uno strofinato con formaldeide.
Tanto i batteri non se ne vanno mai del tutto
MARIA CRISTINA CARRATU

SI FA presto a dire sporco. Quello che per noi, oggi, lo è, non lo era
affatto per gli antichi romani, nel Rinascimento o nel secolo dei Lumi, o
anche solo per quelli di 50 anni fa, e nemmeno per altre culture
contemporanee. Siamo sicuri che il nostro sporco sia davvero sporco e che
valga la pena avvelenare noi e l´ambiente per combatterlo? E se si scoprisse
che è in gran parte un´illusione, esattamente come quella del «bianco più
bianco» del nostro bucato? Un´illusione, peraltro, che sta costando molto
alla qualità della vita sul pianeta. A sollevare la raffica di interrogativi
è stato ieri (al corso per volontari Fa´ la cosa giusta. Percorsi quotidiani
per azioni consapevoli, organizzato dal Cesvot, Centro servizi volontariato
toscana, e dalla onlus Eticamente) un biologo che da tempo si occupa di
ecologia domestica, Antonio Agostini, 48 anni, pistoiese, presidente
dell´Associazione biologi italiani alimenti e nutrizione (Abian). «Non sono
domande retoriche» spiega. «L´impatto delle nostre scelte, anche minime come
quelle domestiche, su ambiente e salute, è sotto gli occhi di tutti.
Cambiare rotta è ormai obbligatorio». Come? Innanzitutto, rendendosi conto
di quello che si fa. Ecco qualche esempio.
Ablutomanìa. E´ la vera e propria patologia (psicologica) di chi si lava
troppo spesso e troppo accuratamente. Lavarsi le mani prima di cucinare è
indispensabile, ma, avverte l´esperto, non c´è alcun bisogno di saponi
disinfettanti o antibatterici (che eliminano di colpo il 35% dei grassi
naturali, a cui servono poi ore ed ore per riformarsi) se semplicemente si è
andati a fare la spesa, si sono maneggiati soldi o si è preso l´autobus, si
è stretta la mano a qualcuno o si è stati a scuola e in ufficio. Acqua calda
con un qualunque sapone bastano e avanzano. «Tanto» ricorda Agostini «i
batteri non si eliminano mai del tutto, e per fortuna, visto che servono
anche per garantire l´equilibrio delle nostre funzioni fisiologiche. Troppi
disinfettanti, inoltre, rendono resistenti i microorganismi, costringendo ad
aggredirli con prodotti sempre più potenti e nocivi». Anche fare troppe
docce e lavarsi troppo i capelli è sbagliato: l´uso eccessivo dei
tensioattivi dei bagnoschiuma o degli shampoo elimina radicalmente,
impedendogli di riformarsi via via, il sebo, «preziosa crema naturale che
protegge la pelle dalle aggressioni esterne, innanzitutto degli inquinanti».
Effetti: dermatiti, disidrosi, allergie.
Lavatrici a go go. Giù le mani dal mio detersivo, dice la casalinga in tv,
ignara, forse, di cosa ci sia in realtà nel prezioso fustino. Per esempio, i
tensioattivi: di solito derivati dal petrolio, con una biodegradabilità
lenta e mai eliminati del tutto nel lavaggio, e che, attraverso il contatto
prolungato della biancheria con la pelle, penetrano nell´organismo.
«Molecole estranee», dice Agostini, «cui il sistema immunitario reagisce con
patologie varie». Eppure, esistono anche i tensioattivi derivati da materie
naturali. «Che costano di più, però, e per questo sono meno usati».
Tu chiamale? illusioni. Ancora: gli sbiancanti ottici, che, come dice la
parola, danno solo l´illusione ottica di un bianco più bianco. Sono infatti
coloranti, che aderiscono alle fibre del tessuto emanando una luce
fluorescente blu. Il lenzuolo è giallino, ma l´occhio lo vede bianco. La
sigla di questo principio chimico (per esteso: acido 44 bis
triazinilammino-stilben-2,2-disolfonico) è Dasc. L´alternativa? «I detersivi
con tensioattivi derivati da sostanze naturali, e privi di sbiancanti, ma
anche di enzimi (per le macchie difficili, ma che attaccano l´albumina della
pelle), coloranti (che servono solo a coprire il colore poco accattivante
del detersivo grezzo), profumi sintetici (che una volta nei fiumi alterano
il comportamento dei pesci)». Oppure il caro, vecchio sapone di Marsiglia,
purché autentico, con olii vegetali (guardare l´etichetta).
Schiuma pazza. La schiuma è un´altra illusione ottica: non serve a niente.
Però dà l´idea del pulito. E´ prodotta dagli schiumogeni, messi apposta nei
detersivi. Per evitare di ingolfare la lavatrice, si aggiungono i preventori
di schiume, che però rischiano di farle del tutto scomparire, ed ecco allora
gli stabilizzatori, che ne equilibrano la formazione. A un bianco
inesistente, a una schiuma inutile, il nostro organismo (e l´ambiente)
pagano così il pesante tributo di un assorbimento di ulteriori sostanze
chimiche.
Smacchia, lustra, gratta. Vapori di benzene, formaldeide, acido solforico.
Ogni volta che ci si accanisce contro una macchia, si lava il pavimento con
un disinfettante, o si pulisce il forno con lo spray, si forma, dice
l´esperto, «un cocktail di veleni». Che fare? «Meglio mettere subito a mollo
in acqua la macchia, pulire il pavimento con acqua e alcool, e il forno con
polvere di pomice e la vecchia lisciva». Più faticoso? Forse. «Certo molto
più sano».