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quel bianco più bianco che avvelena noi e il pianeta
- Subject: quel bianco più bianco che avvelena noi e il pianeta
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 25 Jan 2005 06:55:27 +0100
da repubblica.it domenica 16 gennaio 2005 VEDERCI CHIARO Un corso dello scienziato pistoiese Antonio Agostini mette sotto accusa il mito domestico di schiume battericidi e altri veleni Quel bianco più bianco avvelena noi e il pianeta Il biologo: "Stop al falso pulito" Quello che per noi è "sporco" non lo era 50 anni fa e non lo è in altre culture: attenti alle manie psicologiche e alle bugie degli spot Meglio un pavimento lavato con acqua che uno strofinato con formaldeide. Tanto i batteri non se ne vanno mai del tutto MARIA CRISTINA CARRATU SI FA presto a dire sporco. Quello che per noi, oggi, lo è, non lo era affatto per gli antichi romani, nel Rinascimento o nel secolo dei Lumi, o anche solo per quelli di 50 anni fa, e nemmeno per altre culture contemporanee. Siamo sicuri che il nostro sporco sia davvero sporco e che valga la pena avvelenare noi e l´ambiente per combatterlo? E se si scoprisse che è in gran parte un´illusione, esattamente come quella del «bianco più bianco» del nostro bucato? Un´illusione, peraltro, che sta costando molto alla qualità della vita sul pianeta. A sollevare la raffica di interrogativi è stato ieri (al corso per volontari Fa´ la cosa giusta. Percorsi quotidiani per azioni consapevoli, organizzato dal Cesvot, Centro servizi volontariato toscana, e dalla onlus Eticamente) un biologo che da tempo si occupa di ecologia domestica, Antonio Agostini, 48 anni, pistoiese, presidente dell´Associazione biologi italiani alimenti e nutrizione (Abian). «Non sono domande retoriche» spiega. «L´impatto delle nostre scelte, anche minime come quelle domestiche, su ambiente e salute, è sotto gli occhi di tutti. Cambiare rotta è ormai obbligatorio». Come? Innanzitutto, rendendosi conto di quello che si fa. Ecco qualche esempio. Ablutomanìa. E´ la vera e propria patologia (psicologica) di chi si lava troppo spesso e troppo accuratamente. Lavarsi le mani prima di cucinare è indispensabile, ma, avverte l´esperto, non c´è alcun bisogno di saponi disinfettanti o antibatterici (che eliminano di colpo il 35% dei grassi naturali, a cui servono poi ore ed ore per riformarsi) se semplicemente si è andati a fare la spesa, si sono maneggiati soldi o si è preso l´autobus, si è stretta la mano a qualcuno o si è stati a scuola e in ufficio. Acqua calda con un qualunque sapone bastano e avanzano. «Tanto» ricorda Agostini «i batteri non si eliminano mai del tutto, e per fortuna, visto che servono anche per garantire l´equilibrio delle nostre funzioni fisiologiche. Troppi disinfettanti, inoltre, rendono resistenti i microorganismi, costringendo ad aggredirli con prodotti sempre più potenti e nocivi». Anche fare troppe docce e lavarsi troppo i capelli è sbagliato: l´uso eccessivo dei tensioattivi dei bagnoschiuma o degli shampoo elimina radicalmente, impedendogli di riformarsi via via, il sebo, «preziosa crema naturale che protegge la pelle dalle aggressioni esterne, innanzitutto degli inquinanti». Effetti: dermatiti, disidrosi, allergie. Lavatrici a go go. Giù le mani dal mio detersivo, dice la casalinga in tv, ignara, forse, di cosa ci sia in realtà nel prezioso fustino. Per esempio, i tensioattivi: di solito derivati dal petrolio, con una biodegradabilità lenta e mai eliminati del tutto nel lavaggio, e che, attraverso il contatto prolungato della biancheria con la pelle, penetrano nell´organismo. «Molecole estranee», dice Agostini, «cui il sistema immunitario reagisce con patologie varie». Eppure, esistono anche i tensioattivi derivati da materie naturali. «Che costano di più, però, e per questo sono meno usati». Tu chiamale? illusioni. Ancora: gli sbiancanti ottici, che, come dice la parola, danno solo l´illusione ottica di un bianco più bianco. Sono infatti coloranti, che aderiscono alle fibre del tessuto emanando una luce fluorescente blu. Il lenzuolo è giallino, ma l´occhio lo vede bianco. La sigla di questo principio chimico (per esteso: acido 44 bis triazinilammino-stilben-2,2-disolfonico) è Dasc. L´alternativa? «I detersivi con tensioattivi derivati da sostanze naturali, e privi di sbiancanti, ma anche di enzimi (per le macchie difficili, ma che attaccano l´albumina della pelle), coloranti (che servono solo a coprire il colore poco accattivante del detersivo grezzo), profumi sintetici (che una volta nei fiumi alterano il comportamento dei pesci)». Oppure il caro, vecchio sapone di Marsiglia, purché autentico, con olii vegetali (guardare l´etichetta). Schiuma pazza. La schiuma è un´altra illusione ottica: non serve a niente. Però dà l´idea del pulito. E´ prodotta dagli schiumogeni, messi apposta nei detersivi. Per evitare di ingolfare la lavatrice, si aggiungono i preventori di schiume, che però rischiano di farle del tutto scomparire, ed ecco allora gli stabilizzatori, che ne equilibrano la formazione. A un bianco inesistente, a una schiuma inutile, il nostro organismo (e l´ambiente) pagano così il pesante tributo di un assorbimento di ulteriori sostanze chimiche. Smacchia, lustra, gratta. Vapori di benzene, formaldeide, acido solforico. Ogni volta che ci si accanisce contro una macchia, si lava il pavimento con un disinfettante, o si pulisce il forno con lo spray, si forma, dice l´esperto, «un cocktail di veleni». Che fare? «Meglio mettere subito a mollo in acqua la macchia, pulire il pavimento con acqua e alcool, e il forno con polvere di pomice e la vecchia lisciva». Più faticoso? Forse. «Certo molto più sano».
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