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Re: R: x Andrea Agostini
- Subject: Re: R: x Andrea Agostini
- From: Andrea Gallina <agallina at ruc.dk>
- Date: Wed, 15 Dec 2004 14:35:37 +0100
- Organization: Roskilde University - Social Sciences
Amici di Peace link/Andrea AgostiniIl dibattito che è nato su queste mailing list dalle riflessioni sulla "decrescita" seppur interessante mi sembra che non riesca a presentare altre posizioni se non quella tra chi cerca di prendere il potere senza dire che cosa ne vuole fare e chi invece non vuole prendere il potere ma si trova in una posizione in cui non riesce a trovare la chiave per cambiare il mondo. Mi schiero dalla parte di quelli che invece -a metà tra le due posizioni- sostiene che anche se si pensa di poter cambiare il mondo senza prendere il potere bisogna in ogni caso dire apertamente dove e come si vuole essere governati. Una prima riflessione chiama in gioco il fatto che la globalizzazione neoliberista è omologante, marginalizzante e destabilizzante (come ha scritto ripetutamente Bruno Amoroso già dieci anni fa) ma non rappresenta l'unico modo di organizzare l'economia e la società (su questo invito chi non lo avesse fatto a leggere Serge Latouche). E questo non significa solo romanticizzare i mercati africani o il microcredito indiano. Infatti, esperienze di consumo, organizzazione e produzione miranti all'obiettivo del bene comune (cioè del bene della comunità) esistono anche nei paesi ricchi (chi legge Carta ad esempio è informato su queste iniziative dei cd distretti del sociale). Da questa prima riflessione nasce la seconda cioè lo slogan "un altro mondo è possibile" dovrebbe cambiarsi in "questo mondo ci va benissimo, ma lo vogliamo migliorare". Il "come" è proprio il messaggio che andrebbe sottoscritto da quei politici dai quali vogliamo farci governare. In questo modo la classe politica, che appunto deve fare quel mestiere, verrebbe presa in ostaggio su un progetto di sviluppo ben preciso. Ovviamente sempre nella prospettiva del rispetto dei bisogni e domande di ogni comunità e della pace tra le comunità. Quindi la necessità contingente della strategia deve assolutamente essere legata ad un processo di elaborazione dei contenuti. Su questo l'Università del Bene Comune (una iniziativa di Riccardo Petrella) ha per esempio stabilito dei punti nevralgici sui quali non si può scendere a compromessi: la de-privatizzazione dei beni comuni (acqua, educazione, sanità, etc); la riappriopriazione dei mercati (cioè riportare il sociale dentro l'economico); il riconoscimento dell'alterità e della diversità come valore. Su questo direi varrebbe la pena di concentrare (almeno una parte) gli sforzi per evitare una deriva multitudinaria e ricostruire invece quello che Pietro Barcellona aveva giustamente definito il "legame sociale" tra le persone (e dentro le comunità).
Andrea GallinaRoskilde University e Università del Bene Comune, Fac. della Mondialità (www.ssc.ruc.dk/federico)
Lorenzo Dellacorte wrote:
Il modo di produzione capitalistico domina integralmente l'economia mondiale (non per nulla parliamo di globalizzazione) ed è caratterizzato da una alta intensità di capitale che esige un'incremento costante di produttività per evitare la caduta del saggio del profitto. Questi incrementi di produttività stanno compromettendo la vita degli uomini e dell'ambiente. Ciononostante anche la "sinistra", la GAD, continua a sostenere il modo di produzione capitalistico cercando di mantenere i profitti delgrande capitale "ridistribuiendo" il reddito tra salariati, piccoli "imprenditori", disoccupati,lavoratori del terzo mondo livellando verso il basso il livello di vita generale (la legge dell'entropia è ferrea: globalizzata l'economia si assiste ad un livellamento automatico dei redditi da lavoro verso il basso, verso quello "meno strutturato" verso quello cinese): da qui nasce l'ideologia dell'economia "minimale" dello stile di vita alternativo. dei mercatini, ecc. Non sono contrario a queste ONLUS,e che si ipotizzino e si pratichino fin d'ora modalità diverse di economia alternativa (senza dubbio costituiscono una ricca esperienza ed un accrescimento della coscienza partecipativa della moltitudine), anche se "immerse" nell'oceano capitalista, ma dobbiamo avere piena la coscienza che senza colpire il modo di produzione capitalistico a partire dalle grandi multinazionali non si possono cambiare i destini dell'uomo e che è insito in queste attività il rischio di "calmierare" i salari, di abbattere i costi a favore del capitale, che può disporre di servizi a costi ridotti (basta pensare al volontariato che garantisce servizi con salari ridicoli) e di ottenere un "consenso" che permette al sistema di sopravviveresenza opposizione. Dobbiamo contemporeneamente colpire le grandimultinazionali: dobbiamo chiedere alla sinistra che è chiamata dal capitale in aiuto (Montezemolo, presidente Confindustria si comporta come un segretario DS) di promuovere a livello internazionale una legislazione che metta al bando le holding che superano come fatturato il PIL di un medio stato, perchè sono loro che pagano le classi politiche dirigenti, che promuovono le guerre e la distruzione del pianeta. E' una vergogna che la sinistra presenti un misero impiegatino di queste multinazionali come premier dell'Ulivo!!!--- "T.Bonotto" <bonotto at clopd.univr.it> ha scritto:Salve, Sono dell'avviso che i piccoli-medi progetti di tipo produttivo agricolo, industriale, artigianale e commerciale, servizi siano la spina dorsale di una eventuale alternativa socio-economica. Dovremmo aumentarne il numero. Nel mondo vi sono 26.000 ONG e se ognuna si prendesse la briga di stabilire qualche progetto a favore della popolazione vi sarebbe una attenzione maggiore. Cito tra tutti, in questo momento, la necessità di creare dei 'gruppi di acquisto' calmierati rispetto alle condizioni della grande distribuzione (che favorisce la concentrazione di ricchezza in mano a pochi, il monopolio, la fluttuazione dei prezzi etc.) per tutti i generi di prima necessità: alimenti, vestiario, matreriale scolastico, edilizia etc. I gruppi di acquisto, se incentivati potrebbero essere una alternativa per una buona parte della popolazione: Gli agricoltori hanno difficoltà a sopravvivere per gli alti costi di gestione e i prezzi di vendita troppo bassi dei propri prodotti. Anche qui l'intermediario spesso specula. Se si acquista direttamente dai produttori si hanno dei benefici. Quella 'organizzazione della società civile' di cui parlava anche Zanotelli, sembra sempre più necessaria. 2. Altro punto importante. Non sarà sufficiente la attivazione dei soli progetti alternativi. La società dovrebbe avere un assetto socio-economico-politico non di tipo capitalistico o liberista. Per questo serve anche un impianto teorico. Il nostro governo segue la strada liberista, la Grande alleanza Democratica non si sa quale modello adotterà. Comunqe quale visione si avvicina di più all'espressione degli interessi di tutti i cittadini e non di una minoranza elitaria di essi? A dire il vero quella dell'internazionale socialista di Willy Brandt nata nel 1951 a Francoforte, mi sembra in linea con le esigenze di questo momento. Una visione che vede il comunismo non come una soluzione e l'attenzione agli aspetti individuali e collettivi sullo stesso piano da apprezzare. Un'economia socializzata, attraverso la responsabilità diretta di tutti i cittadini nel processo economico, sembra un'alternativa. In questo senso vi suggerisco di andare al sito www.prout.it e vedere se trovate qualche spunto utile in questa direzione. Saluti Tarcisio Bonotto -------------------------------------- Proutist UNiversal Istituto di Ricerca PROUT -------------------------------------- -----Messaggio originale----- Da: economia-request at peacelink.it [mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di Giuliano De Colle Inviato: martedì 14 dicembre 2004 18.11 A: economia at peacelink.it Oggetto: x Andrea Agostini a proposito dei consigli sulla decrescita sostenibile , ho letto le tesi contro il commercio equo e solidale. In sostanza non tentare di modificare dall'interno il sistema che, secondo te è immodificabile, ma proporre modelli del tutto diversi... E' molto dura. Tutto questo sistema è purtroppo già nostro, dagli strumenti con cui ti farai operare in ospedale, all'aspirina bayer che ti toglierà il dolore, alle pinze che mi sevono in casa e che non mi produrrà più l'artigiano e men che meno io. Che dire poi di loro? Senza il sostegno del commercio equo e solidale non ci sarà neanche per quei pochi che prima l'avevano il sostegno a continuare il loro lavoro di piccoli contadini e cooperative.. --- Outgoing mail is certified Virus Free. Checked by AVG anti-virus system (http://www.grisoft.com). Version: 6.0.781 / Virus Database: 527 - Release Date: 21/10/2004___________________________________ Nuovo Yahoo! Messenger: E' molto più divertente: Audibles, Avatar, Webcam, Giochi, Rubrica… Scaricalo ora! http://it.messenger.yahoo.it-- Mailing list Economia dell'associazione PeaceLink. 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