acqua in bottiglia e altro



CARE, LOSCHE E TRISTI ACQUE
IN BOTTIGLIE DI PLASTICA
Maurizio Pallante

Alla fine dell'Ottocento, quando mia nonna era bambina, viveva in una casa
in cui non c'era l'acqua corrente, come in quasi tutte le case. Così ogni
giorno doveva andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La
vedo con gli occhi dell'immaginazione scendere le scale insieme a sua madre
o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada,
mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in
attesa del suo turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni.
Una vita faticosa e dura.
Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone
riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d'acqua, le scaricano
nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro
abitazioni, le scaricano dai portabagagli e le portano a braccia in casa.
Proprio come faceva mia nonna. Ma con sei differenze rispetto a lei.
1. Mia nonna era costretta a fare la fatica di portare a braccia l'acqua in
casa. La sua non era una scelta. Oggi le persone che fanno questa fatica,
non vi sono costrette. La loro è una scelta. E il passaggio dalla
costrizione alla libertà di scelta è un progresso, baby!
2. Mia nonna per portare l'acqua a casa doveva soltanto scendere le scale e
fare un breve tratto di strada a piedi. Oggi le persone per coprire il
tragitto casa - supermercato - casa usano l'automobile. Impiegano più tempo,
hanno costi di trasporto e consumano fonti fossili, che emettono CO2, ossidi
di azoto (NOx) e polveri sottili (pm 10), incrementando l'effetto serra e
inquinando l'aria. Ma andare in automobile invece che a piedi è un
progresso, baby!
3. L'acqua che portava a casa mia nonna era attinta dalla falda idrica
sottostante; l'acqua in bottiglia che si porta a casa oggi dai supermercati
viene da centinaia, o migliaia di chilometri di distanza. Ha un costo di
trasporto e consuma fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e
polveri sottili (pm 10), incrementando l'effetto serra e inquinando l'aria.
Ma l'estensione dei mercati è un progresso, baby!
4. I recipienti di metallo con cui mia nonna trasportava l'acqua erano
sempre gli stessi; quelli utilizzati oggi sono di polietilene tereftalato
(PET) monouso. Per produrli si è consumato petrolio in un'industria
petrolchimica (2 kg. di petrolio per kg. di plastica); si è consumato
gasolio per trasportarli dall'industria petrolchimica allo stabilimento dove
è stata imbottigliata l'acqua; altro gasolio si consumerà per portarli dalle
abitazioni ai cassonetti della raccolta differenziata e di qui a. Al
consorzio obbligatorio Replastic? Alla discarica? All'inceneritore? Ogni
trasporto delle bottiglie di plastica ha comportato un costo e un consumo di
fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm
10), incrementando l'effetto serra e inquinando l'aria. Ma l'economia di
mercato e l'industria sono un progresso, baby!
5. La produzione di un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua
e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di
zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio e 2,3 chilogrammi di anidride
carbonica (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004,
Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137). Poiché una bottiglia in PET
da 1,5 litri pesa 35 grammi, con un chilo di PET se ne fanno 30. Pertanto,
per trasportare 45 litri d'acqua se ne consuma quasi la metà. A mia nonna
poteva caderne qualche goccia per strada se riempiva troppo i suoi
recipienti. Quanto all'emissione di gas, al massimo qualche volta sotto lo
sforzo poteva rilasciare qualche scorreggetta.
6. L'acqua che portava in casa mia nonna non costava nulla, l'acqua in
bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione di 6 bottiglie
da 1,5 litri (prezzi di novembre 2004). In realtà il costo effettivo dell'
acqua contenuta nelle bottiglie è solo l'1 per cento del costo di produzione
totale, mentre l'imballaggio ne assorbe il 60 per cento. Ma si può spendere
di più solo se si è più ricchi e la crescita della ricchezza è un progresso,
baby!
Rispetto ai tempi di mia nonna, per fare la stessa fatica e avere la stessa
utilità ci vuole più tempo, si inquina molto mentre prima non si inquinava
affatto e si paga mentre prima non si pagava. Il contributo alla crescita
del prodotto interno lordo dato dalla produzione e dal commercio delle acque
in bottiglia ha comportato un peggioramento della qualità della vita
individuale e della qualità ambientale. Questo è il progresso, baby?
Quanto paga e quanto inquina in un anno una persona che consuma acqua in
bottiglie di plastica nella misura di 1 litro al giorno?
Trecentosessantacinque litri corrispondono a poco più di 40 confezioni da 6
bottiglie di 1,5 litri (240 bottiglie). Ai prezzi attuali il costo va da 80
a 180 euro all'anno.
Per trasportare 15 tonnellate, che corrispondono a 10.000 bottiglie d'acqua
da 1,5 litri, un camion consuma 1 litro di gasolio ogni 4 km (25 litri ogni
100 km). Ipotizzando una percorrenza media di 1.000 km, tra andata e ritorno
(l'acqua altissima e purissima che va dall'Alto Adige alla Sicilia ne
percorre molti di più), il consumo di gasolio ammonta a 250 litri, ovvero
250.000 cm3 che, divisi per 10.000 bottiglie corrispondono a 25 cm3 di
gasolio per bottiglia. Moltiplicando 25 cm3 per 240 si deduce che il consumo
giornaliero pro-capite di 1 litro di acqua in bottiglia comporta un consumo
di 6 litri di gasolio all'anno. A questi 6 litri di gasolio vanno aggiunti:
- i consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240
bottiglie);
- i consumi di gasolio dei camion che trasportano le bottiglie di plastica
vuote dalla fabbrica che le produce all'azienda che imbottiglia l'acqua e
dei camion della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli
impianti di smaltimento;
- i consumi di benzina degli acquirenti nei tragitti casa - supermercato -
casa e casa - cassonetti - casa.
Ipotizziamo quindi che il consumo annuo totale di combustibili fossili
pro-capite di una persona che compri l'acqua in bottiglie di plastica sia di
almeno di 8 litri di gasolio/benzina oltre gli 8 kg di petrolio.
Una famiglia di quattro persone spende quindi ogni anno da 320 a 720 euro e
fa bruciare almeno 32 litri di combustibili fossili per bere acqua in
bottiglie di plastica invece dell'acqua potabile che sgorga dal rubinetto di
casa. Evidentemente pensa di ottenere vantaggi superiori ai costi economici
che sostiene e ai danni ecologici che genera. Dal punto di vista chimico e
batteriologico questi vantaggi non ci sono. Dal punto di vista organolettico
possono esserci se l'acqua distribuita dall'acquedotto è troppo clorata. Ma
per toglierle il sapore del cloro è sufficiente scaraffarla con un po' di
anticipo, o utilizzare appositi filtri che con un costo molto minore, senza
fatica né perdite di tempo consentono di eliminarlo.
In realtà il costo dell'acqua minerale in bottiglia comprende anche il costo
delle frottole che si bevono insieme ad essa. Una di queste acque, secondo
la pubblicità fa digerire tutto. Non c'è indigestione o ingordigia che
tenga. Più ne bevi e più digerisci. Una fa fare tanta pipì (come tutte le
acque; più ne bevi e più ne fai, anche con quella del rubinetto). Una ha un
effetto collaterale sorprendente: risveglia il desiderio erotico. Una è
fatta con energia verde al cento per cento. Ammesso che un'energia senza
impatto ambientale esista, anche la plastica della bottiglia è di energia
verde, anche il gasolio necessario a trasportarla? Un'altra è altissima
(embè?) e purissima (vorrei vedere.). Una si pubblicizza facendo fare una
pernacchia a una particella di sodio che poi se la ride da sola. Una è di
qualità trasparente (ci mancherebbe anche che fosse torbida.). Una a volte
fornisce l'apporto di calcio necessario a prevenire l'osteoporosi nella
terza età, a volte è utile nella prevenzione della calcolosi perché è povera
di calcio. Insomma solo se si beve di tutto si può scegliere di bere l'acqua
in bottiglia.
Se invece non si beve di tutto e al posto dell'acqua in bottiglia si beve l'
acqua del rubinetto, si ottiene un risparmio economico che comporta una
diminuzione dell'inquinamento ambientale e un miglioramento della qualità
della vita individuale. E una decrescita del prodotto interno lordo in
conseguenza della diminuzione non solo della domanda di acqua in bottiglia,
ma anche dei prodotti petroliferi utilizzati in tutte le fasi della
produzione e del trasporto.
Ciò disturba non solo le industrie che imbottigliano e vendono acqua
minerale, le aziende di trasporti e le industrie petrolchimiche, ma anche i
ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA sulle vendite di
acqua in bottiglia e delle accise sui carburanti che si consumano per
produrle e trasportarle; gli altri ministri perché di conseguenza si
riducono gli stanziamenti dei loro bilanci; i sindaci e i presidenti delle
aziende municipalizzate, o consorzi, o S.p.A. a prevalente capitale pubblico
per la gestione dei rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle
discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento
alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di
combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio
(che devono comprare).
"Prima di trasferirmi in città per trovare lavoro, al paese ho sempre bevuto
acqua di sorgente. L'acqua dell'acquedotto non ce la faccio proprio a berla.
Ma con i soldi dello stipendio posso comprarmi l'acqua di sorgente
imbottigliata. E pagare la benzina necessaria per andare a prenderla e
portarla a casa. Sì lo so che al paese non la pagavo nulla e che le
bottiglie di plastica fanno aumentare i rifiuti, ma io ho una coscienza
ecologica e sono convinto che non c'è futuro per l'umanità senza uno
sviluppo sostenibile. Per questo faccio una scrupolosa raccolta
differenziata. Inoltre comprando l'acqua in bottiglia sostengo l'occupazione
nelle aziende che producono bottiglie di plastica, nelle aziende che
imbottigliano l'acqua, nelle aziende di trasporto, nelle agenzie
pubblicitarie che inventano tanti spot spiritosi, nelle aziende che
raccolgono e smaltiscono i rifiuti. Sono un benefattore dell'umanità.
Eppure, nonostante i miei comportamenti virtuosi, adesso vogliono costruire
un termovalorizzatore nel quartiere in cui abito. Dicono che è un impianto
sicuro e non emette inquinanti, come i vecchi inceneritori. Anzi, le ultime
analisi dimostrano che ne esce un'aria più pulita di quella che entra. D'
altra parte se i rifiuti aumentano occorrerà pure trovare un sistema
ecologicamente corretto di smaltirli. Però l'inceneritore, pardon il
termovalorizzatore, avrei preferito che lo facessero un po' più lontano da
casa mia".