stop ai fumi, si va in fumo ultimatum alla terra



manifesto - 21 Ottobre 2004

ULTIMATUM ALLA TERR


Stop ai fumi, si va in fumo

La riduzione dei gas di serra deve diminuire del 60-80% rispetto al 1990,
altrimenti l'aumento della temperatura nel corso del secolo sarà
distruttivo. In un rapporto, per la prima volta le associazioni umanitarie e
quelle ambientaliste denunciano insieme il legame tra i gas inquinanti e la
povertà

GUGLIELMO RAGOZZINO

Andremo in fumo? Lo ritiene probabile il gruppo di lavoro su «Cambiamento
climatico e sviluppo» che si è scelto proprio come nome Up in smoke. Il
gruppo raccoglie alcune tra le più note associazioni umanitarie e
ambientaliste, come Oxfam, Wwf , Friends of the Earth, Greepeace, Christian
Aid. Up in smoke ha preparato un rapporto di una quarantina di pagine per
descrivere la situazione ambientale del pianeta e l'avvenire delle persone
che lo abitano, nell'incombente riscaldamento globale. Si tratta di una
coalizione di persone, agenzie, associazioni, che non amano stare a vedere
l'effetto che fa, ma preferiscono agire: capire gli avvenimenti e spendersi
nelle direzioni che conoscono meglio; convincere i governi, muovere le
opinioni pubbliche, agire direttamente; cercando così di mitigare gli
effetti peggiori delle situazioni rischiose. Il riscaldamento è in corso. Ha
un'origine largamente dovuta all'azione umana, è inarrestabile e a lasciarlo
andare, crescerà sempre più rapidamente, a meno che.... a meno che non si
taglino, subito, del 60-80% le emissioni di gas di serra.

Nel corso del secolo la temperatura media della superficie terrestre
aumenterà tra 1,4 e 5,8 gradi centigradi. Dipenderà da quanto combustibile
fossile verrà bruciato nei prossimi anni. Poi tutto seguirà il suo corso,
con moto accelerato.

Fin qui si tratterebbe di una ripetizione, sia pure autorevole, di quanto
scritto sul Tar nome abbreviato del «Rapporto sul terzo accertamento» del
gruppo di lavoro dell'Onu, Ipcc (Comitato ministeriale sul cambiamento
climatico). In più c'è una certezza ormai acquisita sul disastro in arrivo e
sul mancato raggiungimento di tutti gli Obiettivi di Sviluppo per il
Millennio in tema di lotta alla povertà. E a ben vedere proprio qui sta la
novità, nel nesso forte tra ambiente, cambiamento climatico di origine
prettamente umana e povertà. Il Rapporto Tar non si nascondeva certo questo
aspetto, ma non ne faceva il punto decisivo. Ora si capisce che non solo il
cambiamento climatico agisce sulla capacità di sopravvivenza delle
popolazioni, delle persone in povertà, ma è vero anche l'inverso: la povertà
fa sì che le persone siano obbligate a distruggere la loro povera ricchezza
per sopravvivere, bevano acqua inquinata per bere, con un'alta probabilità
di ammalarsi, non coltivino più i campi non avendo niente da seminare. Al
giro seguente, qualche stagione dopo, nessuno avrà arato la terra, difeso i
canali, piantato gli alberi. Il deserto avanzerà, l'inondazione avrà buon
gioco, e così la dissenteria. «Il tempo speso per cercare e raccogliere
acqua (spesso inquinata) è già una ragione importante perché in particolare
le ragazze non riescano ad andare a scuola. La pressione della povertà che
tiene i bambini lontano dalle aule scolastiche avrà una forza maggiore a
causa del riscaldamento globale».

Il riscaldamento non è uguale per tutte le persone. Non è uguale, per
esempio per chi è ricco e per chi è povero, per chi vive di agricoltura e
chi va solo a comprare quel che sta per mangiare, per chi vive in prossimità
di un deserto e chi in n una zona temperata, chi è uomo, chi donna, chi
vecchio, chi bambino. L'interesse del rapporto sta proprio nell'aver
identificato le condizioni diverse e i diversi destini di chi può mettere in
moto il proprio condizionatore e chi, nella stessa città, è sollecitato a
recarsi al supermercato per godere del fresco che mantiene in buono stato le
cibarie dei più fortunati.

Le associazioni che si sono riunite nel preparare Up in smoke insistono sul
fatto che vi è un consenso internazionale su «un principio di precauzione e
un semplice senso comune»: la concentrazione di gas di serra nell'atmosfera
deve rimanere al disotto di quanto farebbe aumentare di 2 gradi centigradi
la temperatura terrestre. Già così «il riscaldamento globale determina
effetti disastrosi sulle popolazioni e sugli ecosistemi in tutta la terra».
La necessità di contrastare il riscaldamento globale «deve essere messa in
funzione subito, non dopodomani». E` l'esperienza sul campo che consente a
Nef e Iied, le associazioni che hanno preparato il rapporto, di sapere con
precisione che i disastri hanno un'azione assai più rapida delle opere di
prevenzione. Queste devono essere disposte subito, altrimenti ne va della
sicurezza generale, non solo delle popolazioni povere. La diga è unica,
perché unica è la terra; e una volta superata la diga, la terra sarà
inondata per tutti.

Per questo è inutile chiamarsi fuori, immaginare di potersi proteggere dal
riscaldamento globale nei paesi dei ricchi. Il deserto, l'acqua
dell'inondazione, il grande caldo la malattia avanzano per tutti. Coloro che
hanno un alto reddito e producono la gran parte dei gas di serra devono
sapere che non è solo un obbligo morale risarcire la parte povera del mondo
che subisce il caldo e l'inquinamento nati dal benessere. Non è certo con i
protocolli di Kyoto che ci si può accontentare. Kyoto è poco più di un
secchiello per fermare un'onda.