un mondo possibile come utilizzare la ricchezza ecologica senza farsi male



Un Mondo Possibile
Rivista di Cultura Noglobal e Democrazia Economica

Maurizio Pallante, Ricchezza ecologica

È possibile contrastare l'invadenza dell'economia mercantile in tutte le
sfere della vita umana organizzando nicchie di alterità in cui riscoprire i
vantaggi della produzione di valori d'uso e degli scambi fondati sul dono e
la reciprocità? È possibile resistere alle sirene di una modernità che si
fonda sul valore dell'innovazione in quanto tale, per riscoprire la
bellezza, la ricchezza e le potenzialità di sviluppo insite in molte forme
del sapere e del saper fare incautamente archiviate come residui di un
passato da abbandonare senza rimpianti? L'ideologia dominante, fondata sui
miti del progresso e della scienza, squadernerebbe una serie a piacere di
statistiche economiche, a partire dalla crescita del prodotto interno lordo,
per bollare queste domande come espressione di una cultura conservatrice.

Sfidando impavidamente l'accusa, la prima parte di questo libro, Per una
riconversione ecologica dell'economia, avanza qualche riserva sul fatto che
la sistematica sostituzione dei valori d'uso con valori di scambio, del
vecchio col nuovo, dell'autoproduzione e degli scambi non mercantili con gli
scambi mercantili costituisca, sempre e comunque, un miglioramento per la
vita degli uomini e per gli equilibri ambientali. La critica del mercato non
viene però condotta in termini moralistici e manichei. Strumento
insostituibile per lo scambio delle merci, alla sua tendenza a fagocitare
ogni prodotto del lavoro umano vengono ricondotte le attuali degenerazioni
dei rapporti degli uomini col mondo, con sé stessi e con gli altri. Senza
sottovalutare i vantaggi apportati dall'economia mercantile in termini di
diffusione del benessere, né il suo ruolo nello sviluppo scientifico e
tecnologico, non si ignorano nemmeno i problemi causati dalla sua
progressiva estensione a tutte le sfere dell'attività umana e i limiti
inerenti alle sue pretese totalizzanti: la sostituzione dei criteri
qualitativi con criteri esclusivamente quantitativi nella valutazione della
produzione, il supersfruttamento delle risorse rinnovabili e non
rinnovabili, la crescita delle emissioni inquinanti e dei rifiuti, la crisi
sociale derivante dalla mercificazione di tutti i rapporti interpersonali,
l'acuirsi dei problemi occupazionali con la crescita della produzione (e non
la loro attenuazione come un luogo comune induce a credere).

L'accettazione acritica di questo processo e la convinzione che non si possa
fare altrimenti, che quanto rimane al di fuori della sua sfera porti
inevitabilmente impresso il marchio dell'arretratezza, sono analizzate nella
seconda parte del libro, in un lungo racconto intitolato Batistin, dal nome
del protagonista, un contadino inurbato di cui si seguono le fasi del
passaggio da un'economia prevalentemente fondata sulla produzione di valori
d'uso a un'economia esclusivamente fondata sulla produzione di valori di
scambio.

Nella terza parte, Per una riconversione economica dell'ecologia,
l'inefficacia delle politiche ecologiste a contrastare il processo di
degrado ambientale in atto viene ricondotto alla loro impostazione
prevalentemente moralistica e se ne propone un superamento mediante lo
sviluppo di tecnologie che rendano conveniente economicamente ridurre
l'impatto ambientate dei processi di produzione. L'ipotesi di fondo da cui
muove il ragionamento è che tutti i problemi ecologici, derivano in ultima
analisi dall'inefficienza con cui si usano le risorse. La via maestra per
ridurli è costituita pertanto da innovazioni tecnologiche indirizzate ad
accrescere i rendimenti e a ridurre gli sprechi. In questo modo si riducono
anche i costi di gestione e si ottengono risparmi economici con cui si
possono pagare i costi d'investimento di queste tecnologie. L'ecologia
diventerebbe così il futuro dell'economia e l'economia il futuro
dell'ecologia. Le possibilità di cambiamento insite nell'applicazione di
questa metodologia sono analizzate nell'agricoltura, nell'architettura e
nell'urbanistica, nell'energia, nel trattamento dei rifiuti.

Nella quarta parte del libro, intitolata I Monasteri del terzo millennio si
descrivono le possibilità di cominciare a realizzare nicchie di alterità nei
luoghi che la logica mercantile abbandona perché non adeguatamente
sfruttabili in base ai suoi criteri. Sfuggendo all'omologazione culturale
sui modelli del fare fine a se stesso e del consumismo, con lo sguardo
rivolto a quanto di futuro alternativo rispetto al presente vi è nel
passato, riscoprendo e reinterpretando quanto è ancora applicabile
dell'organizzazione economica, produttiva, sociale e culturale dei monasteri
del I e del II millennio, si analizza come si possano costruire modelli di
vita, di lavoro e rapporti sociali più rispettosi di sé, degli altri e del
mondo, mediando i rapporti con gli ecosistemi con tecnologie che riducono al
minimo l'impatto ambientale, utilizzando con discrezione le risorse,
valutando con criteri qualitativi e non quantitativi il fare, preferendo il
fare bene al fare tanto, riscoprendo la dimensione della contemplazione,
preservando la biodiversità delle specie viventi e valorizzando le diversità
delle culture.