legambiente rifiuti partire dalla differenziata



da lanuovaecologia.it
martedi 19 ottobre 2004



La radiografia tracciata dall'Osservatorio nazionale

Il Belpaese dei rifiuti

Rifiuti 2 L'Italia ne produce 29,8 milioni di tonnellate. E la produzione
pro capite del 2002, 522,6 kg, è poco al di sotto della media europea /
Sondaggio: disinformati e disinteressati - A Roma il Congresso mondiale
dell'Iswa

Sono circa 29,8 milioni le tonnellate di rifiuti prodotte nel nostro paese,
secondo le ultime stime sull'anno 2002 fornite dall'Osservatorio nazionale
sui rifiuti, con un incremento dell'1,3% sul 2001. La ripartizione per aree
geografiche mostra una crescita complessiva della produzione dell'1,6% nelle
regioni del Nord, dell'1,1% in quelle del Centro
ed un incremento inferiore all'1% nel Mezzogiorno. Su scala nazionale, il
valore medio di produzione pro capite stimato per il 2002 si attesta a 522,6
kg per abitante, poco al di sotto del dato europeo (527 kg/abitante). Se,
però, si scompongono i dati su scala regionale, si possono osservare
situazioni molto differenziate: in termine pro-capite, sono la Toscana e
l'Emilia Romagna le regioni con maggior tasso di produzione (nel 2002,
rispettivamente, con 673,1 e 661,2 kg per abitante).
Quelle che forniscono il minor contributo invece sono la Basilicata (359,2
kg per abitante) e il Molise (365,9 kg per abitante). In controtendenza
rispetto all'aumento della produzione, solo un numero ristretto di regioni:
al Nord il Trentino Alto Adige, al Centro il Lazio, al Sud Abruzzo, Campania
e Basilicata. Per quanto riguarda le aree metropolitane, i dati relativi al
2002 indicano le maggiori crescite di produzione rispetto all'anno
precedente nell'area di Palermo (+6,4%), Roma (+4,3%) e Bologna (+3%).
In calo, invece, il valore relativo all'area di Venezia (-6,7%) e Milano
(-2,5%).

Lo smaltimento in discarica resta, per i rifiuti urbani, la forma di
gestione prevalente in Italia, ma sembra in aumento anche il ricorso al
compostaggio e alla termovalorizzazione. Per quanto riguarda inoltre la
raccolta differenziata, l'ultimo rapporto dell'Osservatorio indica per il
2002 valori in crescita, attestandosi intorno ai 5,7 milioni di tonnellate,
pari al 19,1% della produzione nazionale di rifiuti solidi urbani. Se si
scompone il dato per aree geografiche, però, la situazione appare
notevolmente diversificata. Il Nord, infatti, con un tasso di raccolta pari
al 30,6% raggiunge e supera l'obiettivo fissato dalla normativa (30%),
mentre il Sud, nonostante abbia incrementato i quantitativi di raccolta
differenziata, si colloca a un livello percentuale molto basso (6%). Anche
il Centro, con un tasso pari al 14,5% è ancora lontano dall'obiettivo
programmato.

SONDAGGIO
|Un rilevamento effettuato dalla rivista Nuova Energia

Sui rifiuti disinformazione e scarso interesse

Anche se il 31% è possibilista sui termovalorizzatori, il 28% non li vuole
sotto casa e il 41% non si pronuncia. Poca la dimestichezza degli italiani
anche con tutto il ciclo di smaltimento

I termovalorizzatori e gli italiani due mondi ancora lontani, soprattutto al
Sud. Anche se il 31% è possibilista, il 28% non li vuole sotto casa e il 41%
non si pronuncia. Solo il 3% conosce qualche impianto, è scarsa la fiducia
nei controlli (meno del 28%) e i giovani (52%) temono per la salute. Poca la
dimestichezza degli italiani anche con tutto l'universo rifiuti: non sanno
quanta immondizia producono, dove va a finire. Lo rivela un sondaggio
condotto dalla rivista Nuova Energia, il periodico dello sviluppo
sostenibile, tra luglio e ottobre 2004.

La maggioranza degli intervistati sottostima il volume di rifiuti e il 46%
pensa di produrre meno dei 450 kg pro capite l'anno realmente mandati al
cassonetto; il 45% si disinteressa di dove va a finire la propria
immondizia, con un picco del 52% al sud; l'83% ignora che molti rifiuti
nazionali per essere smaltiti viaggiano per centinaia di chilometri. Quasi
un plebiscito a favore della raccolta differenziata con il 92% di sì. Solo
il 7% è disposto a pagare di più per mandare i propri rifiuti in un'altra
regione.

Buio totale invece rispetto al Cdr (combustibile da rifiuti) sconosciuti
dall'85% degli italiani (le recenti proteste al sud ne hanno aumentato la
conoscenza). La discarica, per il 60% preoccupa più del termovalorizzatore
mentre il 31,2% li pone sullo stesso piano. In particolare i
termovalorizzatori, protagonisti di una scatenata protesta ad Acerra, dove
ne é previsto uno, rappresentano una realtà sulla quale la nazione non
prende una posizione netta. Solo 31 su 100 apre un piccolo spiraglio alla
possibilità di avere un termovalorizzatore nella propria città o nel
quartiere; no deciso dal 28% degli intervistati mentre ben il 41% non si
pronuncia. Man mano che ci si sposta verso Sud calano i sì e crescono i
contrari.

Solo tre italiani su 100, inoltre, secondo il sondaggio condotto su 727
intervistati, ha dichiarato di conoscere qualche impianto. Al Sud impianti
sconosciuti per il 73%, record dei sì nel Nord-est con il 39%. Veramente
poca la fiducia sui controlli delle emissioni: il 72% ha detto di non
fidarsi o ha preferito non pronunciarsi, al sud la percentuale sale al 79%.
Sui rischi per la salute, sono i giovani ad essere più preoccupati: il 52%
teme che le emissioni siano dannose mentre sopra i 35 anni - riferisce la
Nuova Energia - tra le 429 persone sentite, Acerra compresa, nessuna ha
dichiarato apertamente i suoi timori.

A livello nazionale, la maggior parte degli italiani non considera a priori
dannose le emissioni. Solo il 21% propende per il sì netto (con punte del 26
per cento al Sud). L'atteggiamento più ricorrente è stato quello di non
pronunciarsi. I "non so" sono stati il 52% delle risposte mentre a non
temere effetti dannosi dalle emissioni è stato il 26 per cento con un
sorprendente picco del 62% nella fascia tra i 35 e i 54 anni. Alla domanda
sulla necessità comunque che parte dei rifiuti raccolti vengano trattati nei
termovalorizzatori, il 30% non si pronuncia mentre solo il 5% nega a priori
la necessità di questi impianti.

"Ben il 65% - rileva Nuova Energia - risponde, invece, affermativamente.
Anche nel Sud solo il 6% degli interpellati dichiara di ritenere inutile a
priori la soluzione del termovalozzatore. Si nota un leggero incremento
delle risposte negative al crescere dell'età, ma i valori sono molto
contenuti". E sulla raccolta differenziata, solo il 4% dà la risposta giusta
per la quota ideale del 40%, percentuale che sale al 36% nel Nord-ovest del
paese. Per il 3% il valore ottimale è del 10% (meno dell'1% al Centro)
mentre il 55% (63 nel Nord-est) sovrastima la quota indicando l'80% di
rifiuti che potrebbero essere effettivamente riciclati. Infine, oltre le più
rosee aspettative la conoscenza sul fatto che dalla combustione di rifiuti
si possa produrre energia: l'88% degli intervistati ha detto di esserne a
conoscenza.

 Il monito di Legambiente per un correto smaltimento

Partiamo dalla differenziata

Emergenza rifiuti Quattro in Sicilia, 3 in Abbruzzo, 5 nel Lazio. E tanti
altri in altre regioni. Il Belpaese sembra buttarsi a capofitto sulla
costruzione di inceneritori. Dimentocando che prima... / I numeri - Il
sondaggio - Il congresso Iswa

 "Nessuna sorpresa sui risultati dell'indagine Iswa in materia di rifiuti.
Per superare la logica del solo smaltimento in discarica, in Italia si tende
a invertire l'ordine degli addendi e il risultato non è lo stesso. Se
infatti si portasse al massimo la raccolta differenziata si potrebbe
chiudere il ciclo con l'incenerimento, ma nel nostro Paese si ragiona al
contrario". Così Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, commenta la
"pagella" consegnata al nostro Paese dall'Associazione internazionale per i
rifiuti solidi.

"Portare al massimo la raccolta differenziata, - spiega Della Seta -
significa arrivare a una percentuale del 45-50%. A questo punto sarebbe
anche plausibile un discorso di affiancamento dell'inceneritore per smaltire
parte del restante. Ma purtroppo nel nostro paese c'è tutta un'altra
musica".

Qualche esempio? Basti pensare che in Sicilia si prevede la realizzazione di
ben 4 siti d'incenerimento che arriverebbero a bruciare almeno l'80% dei
rifiuti prodotti. In Abruzzo sono addirittura 3 gli inceneritori previsti
per una regione che conta appena 1.200.000 abitanti. Nel Lazio, invece, gli
inceneritori presenti sono già due ma se ne vorrebbero costruire altri 5. A
Milano si lavora per costruirne un secondo che brucierebbe ben 1.400
tonnellate di spazzatura al giorno.

In alcuni casi addirittura si predilige un ritorno al passato piuttosto che
uno sforzo per una gestione sostenibile del rifiuto: nella provincia di
Genova si sta formalizzando una proposta per un inceneritore che bruci non
il Cdr (combustibile derivato dai rifiuti), bensì il tal quale. Ma si inizia
a parlarne anche a Torino.

"Con queste premesse - conclude il presidente di Legambiente - è chiaro che
l'Italia è destinata a restare l'ultima ruota del carro: se in termini di
smaltimento dei rifiuti si parte dall'incenerimento si arriverà a smaltirne
gran parte con questa soluzione che comunque richiede tre anni per la
costruzione e la messa a regime dell'impianto, nel frattempo le discariche
in via d'esaurimento andranno al collasso e, come avviene ogni anno,
l'Italia si troverà in emergenza. Legambiente ritiene che la soluzione più
immediata per ridurre quantitativi di conferimento in discarica sia
l'attivazione di raccolte differenziate domiciliari. Per garantire una volta
per tutte una vera soluzione all'emergenza".